«Le persone mi fanno schifo,» ripeteva spesso «ma sono attratto, senza scampo, da come potrebbero essere. E dai loro corpi.» Aggiungeva che le due cose erano collegate. Perché lui trovava che i corpi fossero innocenti e, in quanto tali, la prova che l’innocenza non è estranea alla gente, che la gente potrebbe esserlo, innocente, e migliore, e buona. Il contrasto netto tra l’innocenza dei corpi e la corruzione dell’essere era per Neli l’esempio più evidente di come in una stessa persona possano coesistere mondi diversi e, di conseguenza, del fatto che si possa odiare e amare una stessa persona, che il destino di ognuno di noi sia aperto come il cielo, anche se può sembrare chiuso e definitivo, e morto.
Queste sue certezze esercitavano su di me una forte fascinazione, perché postulavano una speranza che mi era del tutto estranea, e, ancor prima, per il solo fatto di essere certezze. Al tempo, infatti, non ero sicuro neanche di cosa avrei mangiato a cena, tanto che finivo spesso a fare la spesa pochi minuti prima che i market chiudessero, guadagnandomi gli sguardi di disprezzo dei commessi che stavano mettendo via la roba ed erano costretti a servire il ritardatario di turno. Non era raro trovassi la saracinesca già abbassata e dovessi accontentarmi di quel poco che era avanzato nel frigo, sperando non fosse scaduto da più di una settimana.
Neli faceva l’amore con molte donne, alcune delle quali erano donne improbabili, il tipo di donne con cui nessuno sogna di farci qualcosa. Da ragazzo aveva avuto anche esperienze con uomini. Raramente, ma era successo.
Corpi di ogni età, di ogni forma, appartenenti a etnie e ceti sociali diversi. Il che non significava che potesse farlo con chiunque, anzi, a sentire lui doveva scattare qualcosa di molto preciso perché si sentisse attratto, ma questo qualcosa aveva a che fare con la persona specifica e mai con un qualsiasi elemento che in qualche modo potesse catalogare quella persona in un determinato genere.
«Ma cosa può scattare con quelle che rimorchi per strada?» gli contestai una delle prime volte che ne parlavamo. «Te le sbatti in un parcheggio, senza sapere neppure il loro nome.»
«Non mi sbatto nessuno» aveva precisato. «Facciamo l’amore.»
«Al più fate sesso. Neanche le conosci!»
«Cosa significa conoscere una persona? Un marito e una moglie, sposati da trent’anni, si conoscono sempre?»
Era vero. I miei erano stati insieme vent’anni, avevano fatto due figli, ma non per questo si conoscevano. Anzi, si erano feriti, odiati con un’intensità che solo due sconosciuti dovrebbero poter nutrire l’uno per l’altro.
«Oppure mi vuoi dire che conoscere qualcuno significa sapere il suo nome, il suo numero di telefono, dove abita?»
«No, però averlo frequentato direi che fa la differenza.»
«Non fa nessuna differenza quanto hai frequentato una persona. È l’interesse. Profondo. Io posso fare sesso con una persona senza che lei mi interessi: posso farlo per soldi, per vendetta, per frustrazione, per rivalsa, per noia, perché mi voglio umiliare, perché sono malato. In tutti questi casi l’amore non c’entra. Ma se lo faccio perché quella persona mi interessa allora l’amore c’è, anche se non so come si chiama, anche se non la rivedrò mai più.»
«Ma tu a volte neanche ci parli, non ci scambi una parola. Come fai a dire che ti interessa qualcuno se non sai neanche cosa pensa?»
«Cosa pensa, cosa pensa, questa cazzo di ossessione per le idee! Le idee sono importanti, certo, ma non lo è di meno l’essere. Io guardo una persona e ci trovo qualcosa che mi attrae, oppure no. Un sorriso, un’espressione, il modo di camminare, di rispondere a una domanda, fosse anche una banale informazione. Sono cose che ci vuole un attimo. Non c’è bisogno di anni. Non c’è bisogno di mezz’ora di discussione. Poi, a volte, succede per le idee. Che sono quelle ad attrarmi. Ma non per forza.»
A volte non capivo bene cosa volesse dire.
«Non c’è niente da capire, devi solo interrogarti.»
«Su cosa?»
«Ci sarà qualcosa che ami.»
«Qualcosa di che tipo?»
«Una cosa, inanimata, che ami.»
«Be’, certo, sì.»
«Tipo?»
«Tipo… l’odore della terra bagnata.»
«Bene: non credo che la terra bagnata pensi qualcosa.»
«No, certo.»
«Infatti, eppure tu la ami.»
Neli era così. Ti lasciava interdetto. Anche il suo avere tante storie con persone diverse non era come per gli altri. Lui se ne andava in giro leggero come l’aria. E come l’aria tutti potevano respirarlo senza che a nessuna venisse in mente che se lo respirava lei non potessero respirarlo le altre. Questo perché lui era chiaro dal primo istante. “Non cerco una relazione di possesso” diceva. “Libero io, libera tu.” Era il suo biglietto da visita. “Voglio tanto fare l’amore con te, ma lo faccio già con altre persone e a loro va bene così.” Era chiaro, onesto. Alcune rifiutavano, le altre diventano suoi amori, come diceva lui, che detestava la parola amanti.
Non ci stava a essere un compagno, prenotato per diventare un marito, ordinato per fare da padre. «Ci sono già passato,» mi aveva detto «la mia firma l’ho messa, me ne sono pentito e non voglio più nessun contratto che abbia il potere di vincolare i miei sentimenti.»
Ma non voleva neanche essere un amante, uno con cui si fanno le cose di nascosto, con cui si tradisce qualcun altro. “Devi dirlo al tuo compagno, che fai l’amore con me” suggeriva, e se lei non lo faceva, smetteva di frequentarla. Non gli andava di essere complice di una menzogna, diceva. Le menzogne uccidono il mondo. Di Roxana, per esempio, si era innamorato di brutto, ma quando lei aveva iniziato a essere gelosa, a fare casini, a inventare cazzate con lui e con gli altri, alla fine aveva rotto. Ci era stato male, e parecchio, ma aveva rotto, con tutto quello che ne era seguito.
Niente a che fare coi tanti che scopano in giro, lasciandosi dietro una lunga scia di bugie e tradimenti. Una sola bugia, il solo pensiero di tradire qualcuno, e a Neli sarebbe passata la voglia di fare l’amore con chiunque. Per lui era naturale andare con persone diverse tanto quanto lo era non mentire per farlo.
Una volta gli chiesi perché. Perché la faceva così difficile. «La mattina, quando mi sveglio, voglio sentirmi libero» mi aveva detto. «Se ti svegli, e con te si riaccendono tutti i casini con cui le bugie riempiono la tua vita, è una vita di merda.»
Sapevo benissimo di cosa stesse parlando. Da quando reticenze e bugie erano entrate nella mia vita – l’amante di mio padre, il divorzio – non c’era stato giorno in cui non avevo provato l’angoscia che qualcuno scoprisse una delle tante cazzate che dicevo in giro. A scuola avevo finto, per anni, che i miei stessero ancora insieme. Quando ero andato a vivere con gli anarchici del Bighorn, non l’avevo mica detta la verità sul perché avevo lasciato casa di mia madre.
Neli, al contrario, era incapace di mentire, soprattutto sull’amore libero. «L’amore libero è la verità che ci aspetta a fine condanna» mi diceva. «E non ha senso mentire per fare una cosa vera. Se lo fai, smette di esserlo.»
Gian Domenico Musu (proprietario verificato)
Autore da sostenere assolutamente.
puglisi.gaetano
Io questo romanzo ve lo consiglio…come un viaggio da fare, come una cura da provare…una rivoluzione da pensare.
Bodies ci fa guardare oltre… apre finestre troppo spesso chiuse.
Noi esseri umani…dove ‘umanità’ non andrebbe mai contraddetta…siamo immensi, illimitati…e la società che ci vuole addomesticare…mentre noi siamo indomabili …dentro gabbie muoriamo..ci ammaliamo…dove vogliamo essere siamo ‘noi’ e siamo felici …e questi sono occhi nuovi…un nuovo modo di guardare che il romanzo di Andrea, che ho avuto la fortuna di leggere, mi ha donato.
Allo stesso modo la sacralità del corpo che in Bodies viene elogiato.. corpi capaci di vivere molto di più.. di amare molto di più…alla luce del sole di ogni giorno..
Grazie Andrea perché questo tuo figlio io lo condivido.. lo sento anche mio e spero possa trovare altri genitori…
siamo come un cielo pieno di stelle e il corpo è una mappa dove scoprirci e scoprire altre nuove vite….solo attraverso il corpo è possibile avvertire il senso dell’altro..toccare l’anima…toccarci..
ricordiamoci che attraverso un abbraccio, una carezza, un bacio sperimentiamo quel sentire che è impossibile alle volte esprimere a parole…
Quel sentire capace di dare senso ad ogni cosa….
Capace di riempire
Daniela Minuti (proprietario verificato)
Di una storia così c’è forte bisogno, in un momento storico in cui il corpo è trattato, nella narrativa popolare, come oggetto, soggetto, idea, immagine, attore, venditore ma mai come semplice corpo, fatto di carne, sangue, sudore, materia viva.
Questo fa Andrea, racconta una storia trattando le cose come non vengono quasi mai trattate. E quando dico “quasi mai” intendo mai.
Buona lettura a tutti voi.
Miriam D’Addario (proprietario verificato)
Ho appena finito di leggerlo.
Bodies ha smosso i sedimenti della mia coscienza come non mi capitava da molto tempo. In modo dissacrante e senza tabù, mette in luce tutte le costrizioni, le convenzioni e le castrazioni mentali a cui ci sottomette la nostra cultura, ma allo stesso tempo è un commovente inno alla sacralità della vita.
Acquistatelo e non potrete fare a meno di leggerlo in anteprima…e preparatevi ad affrontare una inevitabile rivoluzione interiore!
Giuseppe Bisceglia (proprietario verificato)
Tutto ciò che finora ho letto di Andrea mi ha tenuto incollato al testo fino all’ultima parola, con una narrazione solida, mi ha sempre permesso di proiettarmi in personaggi e ragionamenti imprevedibili e tremendamente veri. Adesso non vedo l’ora di leggere Bodies.
Luca Ceccopieri (proprietario verificato)
Bodies. Perché alla fine la cosa più reale che abbiamo sono i nostri corpi. Non sapremmo neanche come esprimerci senza, e quindi si parte da lì. Non vedo l’ora di poter leggere il romanzo di Andrea Tomaselli, che rimane il mio maestro di cinema anche dopo aver terminato i miei studi e che continua a insegnarmi, sempre in modi diversi, che il cinema è corpo.
Francesco Giugiaro (proprietario verificato)
Leggo quello che scrive Andrea da almeno 15 anni e la sua prosa è straordinariamente fluida, ma anche ricca. Queste sono due caratteristiche fondamentali che cerco in uno scrittore e che hanno la capacità di trascinarti dentro un tornado emotivo. Quello che ha scritto finora lo ha sempre fatto, fidatevi di lui. Vi porterà a provare sensazioni che diventeranno fisiche e vi resteranno sulla pelle.
9aprile1981
Andrea Tomaselli è il custode di un immaginario seducente e anarchico.
La forza delle sue visioni è paragonabile a un potente esplosivo a base di nitroglicerina. Lo scoppio, quando avviene, squassa tutto.
Giuli Muscatelli (proprietario verificato)
Ho avuto il privilegio di leggere Bodies in anteprima. Aria fresca in un momento in cui l’argomento del “corpo” è trattato ma mai indagato in profondità. Ecco cosa fa questo libro: scava dentro ciascuno di noi.
Leggere Bodies è mettersi davanti allo specchio, nudi, guardarsi e domandarsi: è tutto qui? Per scoprire poi che no, non è tutto lì. Che i corpi che abitiamo ospitano gli occhi di chi ci ha guardato e le mani, e le teste. Che il nostro cervello lì dentro si muove tra gli organi e lascia pezzi in ogni dove. Una storia che prima ti scompone e poi ti rimette in un nuovo ordine.
Domitilla Pirro (proprietario verificato)
Il prof migliore che conosciamo, il fricchettone-capo, il regista-di-Zoo (tutti gli zoo), il pezzo-di-cuore-papà-di-Dani-metà-di-Sara Andrea Tomaselli è autore di un libro che ha bisogno di tutti per decollare. Fieri di farlo qui! Domi&Fran
Maurizio Amendola (proprietario verificato)
Andrea Tomaselli, con la sua visione, non può che mettere in luce quegli aspetti dei nostri corpi che fatichiamo a scoprire e raccontare. Aspetto di avere tra le mani il suo libro perché aspetto di avere tra le mani quel che ancora non conosco di me stesso. Sarà così, anche per voi.
Tommaso Sgrizzi (proprietario verificato)
Ho avuto la straordinaria opportunità di leggere Bodies trovandovi un’esperienza davvero intensa che mi ha tirato fuori cose che faticavo a vedere. Mi ha commosso profondamente, e fatto tanto riflettere. Fatevi un regalo bellissimo, e preordinate questa storia.💐