Anno 2012. Una calda estate, in un paese del Sud.
Un’estate che non lascia scampo alla protagonista, “Lei”. Basta un incontro per ribaltare il suo mondo, quello di una ragazzina ancora troppo piccola per provare sentimenti così importanti. “Lui” è qualcosa di inaspettato, bellissimo, e proibito. Perché mille chilometri di distanza rendono qualsiasi amore proibito.
E allora l’unico modo per andare avanti è scrivere a quel misterioso ragazzo del Sud che l’ha fatta innamorare. Prendono forma lettere, dediche, confessioni. Parti di vita essenziali, che non si condividono con chiunque.
Cosa succederà?
Inseguire i propri sogni è così difficile come dicono, o così banale come alcuni vogliono far credere?
E l’amore vero ha sempre un finale felice?
Bella domanda.
Perché ho scritto questo libro?
Per dar vita a una storia che non morirà mai. Perché chi non ha incontrato almeno una persona che abbia ribaltato la sua intera esistenza?
Ho scritto questo libro per non dimenticare mai qualcosa che mi ha fatto vivere. Perché avevo fatto una promessa silenziosa a qualcuno che ai miei occhi era il mondo, ma che non lo ha mai capito. Perché l’amore vero merita di vivere, anche nella vita di altre persone.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Ricordo che era stata un’estate piuttosto calda, quella del 2012. Andare in vacanza, per me, non era lo spasso che era per tutte le mie amiche. O in generale, per qualsiasi persona. Io detestavo lasciare la mia città, le mie abitudini, la gente che era solita circondarmi.
Non ero mai stata una tipa da prendere piuttosto bene i cambiamenti. E quello di andare in vacanza mi turbava probabilmente più di quanto avrebbe dovuto.
Arrivavo spesso di cattivo umore, merito anche del viaggio. Quelle rare volte che decidevamo di andare al Sud in macchina erano terribili, per me, che non facevo altro che sentirmi male lungo tutto il tragitto. Ricordo che non appena arrivavo, mi sentivo sempre un pesce fuor d’acqua. E dopo pochi giorni di permanenza, facevo i conti alla rovescia, calcolando quanto tempo mancasse per tornare a casa. Ed era proprio in uno di quei giorni in cui trascrivevo il calendario con i giorni mancanti, che ho incontrato te.
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Faceva caldo e io ero piuttosto annoiata. Ero seduta su un muretto, vicino ad una piazza, travolta dalla monotonia. E per l’età che avevo, provare ciò equivaleva a qualcosa di davvero insolito. Perché l’estate solitamente è il momento che quasi tutti gli adolescenti aspettano per divertirsi e far festa. Ma per me non era così.
Ecco, tu sei arrivato in uno dei miei sprazzi di nervosismo, in cui non facevo che lamentarmi con i miei amici per il caldo, per gli insetti che ci ronzavano attorno, e per qualsiasi motivo che mi avesse indotta a trovarmi lì.
Non ero molto brava a nascondere ciò che provavo, all’epoca. Ma col tempo imparai anche a fare quello.
Ricordo che ti vidi da lontano.
Non eri molto alto, nel 2012. Ma avevi una camminata piuttosto buffa, e ti notai subito. Quando ti avvicinasti, capii il motivo di tanto interesse da parte mia.
Eri probabilmente la prima persona ad aver catturato la mia attenzione nel giro di pochi secondi.
E questo non perché la tua risata fosse buffa, e il tuo sguardo così curioso da non soffermarsi mai troppo a lungo su qualcosa. Avevi qualcosa di dionisiaco, forse. O comunque, una qualsiasi caratteristica che apparteneva unicamente alle divinità greche, tanto omaggiate e tanto adorate, soprattutto per la loro bellezza. E se tu fossi stato una divinità di quei tempi, non avresti fatto nessuna eccezione. Avevi dei riccioli chiari, occhi dello stesso colore del cielo, profondi e che sembravano quasi cambiassero colore, quando il tuo sguardo si concentrava su qualcosa. E poi avevi un sorriso radioso, solare proprio come te. Non facevi altro che mostrarlo, quello splendido sorriso. Forse, fu proprio quello a farmi cascare ai tuoi piedi senza che io potessi fare qualcosa per evitarlo.
Non riuscivo a smettere di guardarti. Era impossibile farlo.
E poi mi hai parlato. E in quel momento pensai davvero di aver perso l’uso della parola. Io, che di parole ne ho sempre dette a raffica.
Dicevi di ricordarti di me. Ne eri convinto. E io negavo. Ero sicura che se ti avessi davvero già incontrato, non avrei potuto dimenticarti. E tu, ridendo, spavaldo come sempre, mi dicevi che sarebbe stato impossibile dimenticarti, dando conferma ai miei pensieri.
Probabilmente, la prima volta in assoluto che ti vidi, e che come dicesti tu, io davvero non ricordavo, era stato puramente un caso del destino il fatto che non mi ricordassi di te. Un evento assurdo, e a pensarci adesso, quasi improbabile.
Perché da quel giorno di luglio del 2012, il 27 precisamente, sarebbe stato davvero impossibile dimenticarti.
***
Eravamo lontani. Ci eravamo conosciuti poco. E anche se da quel giorno ne avremmo trascorsi altri insieme, cari lettori, lui sembrava non bastarmi mai. E l’unico modo che trovai per poter esprimere ciò che sentivo, era parlargli. Scrivergli.
In quelle lettere, era come se non ci fossero barriere tra me e lui, nessuna distanza. Lettere che lui non avrebbe mai letto, e di cui non avrebbe mai saputo l’esistenza.
O almeno, fino a quando non iniziai a scrivere questo libro.
francesca.laurendi10 (proprietario verificato)
Un libro toccante, che lascia con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Non ci si può non emozionare.