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È facile cambiare lavoro se sai come fare!

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Tutti abbiamo un “lavoro dei sogni”. Alcuni si alzano la mattina per farlo, altri si addormentano la sera sognando che chissà, un giorno…

Questa è una guida pratica per smettere di sognare e iniziare a cercare, e trovare, una nuova collocazione nel mondo del lavoro che soddisfi le nostre capacità, le nostre inclinazioni e i nostri desideri. Dall’esperienza dell’autrice consigli teorici (quanto basta) e pratici (moltissimi) per chiunque voglia o debba cambiare lavoro.

PARTE PRIMA O DELL’ESSERE

Non progrediamo dall’errore alla verità, ma dalla verità alla verità. Ecco perché dobbiamo renderci conto che nessuno può essere incolpato per quello che fa, perché in quel momento sta facendo quello che può.
Impariamo solo dall’esperienza.

Swami Vivekananda

Quando si pensa al lavoro, alla ricerca di un nuovo lavoro, al cambio di lavoro o di occupazione, vengono in mente parole come “curriculum”, “colloquio”, “annuncio”.

Partiamo quindi dai basic, anzi proprio dal Curriculum Vitae, per costruire un linguaggio comune.

Il CURRICULUM VITAE

Il CV è il mio biglietto da visita!

Chi ben comincia…

Il Curriculum Vitae (abbreviato in “CV”) a cosa serve?

Serve per presentarsi a un’azienda – a un potenziale datore di lavoro in generale – nei cui confronti si è maturato un interesse di tipo professionale.

È il primo passo verso la creazione di tale relazione, a cui ne seguiranno altri come una telefonata, un colloquio conoscitivo, un processo di selezione (che varia da azienda a azienda, da posizione a posizione, da Paese a Paese).

Questo è il contesto in cui si inserisce quanto va scritto o non va scritto in un CV.

Per inciso, stiamo considerando la situazione in cui il CV è scritto con un testo libero.

Appena poco più avanti considereremo altre modalità di presentazione.

Sembra facile, ma partire dalla pagina bianca non lo è.

Cosa scrivo in testa?

Scrivo Curriculum Vitae o no?

Posso scrivere “Curriculum Vitae” se invio il CV senza una lettera o un’e-mail di accompagnamento o di marketing, altrimenti meglio tralasciare la dicitura: il riferimento al “CV in allegato” o similari verrà messo nella lettera.

La dicitura “Curriculum Vitae” può eventualmente essere indicata nel piè di pagina.

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Il nome va messo di sicuro. Meglio mettere prima il nome e poi il cognome. Ciò vale come regola anche nella firma, anzi soprattutto in quella. Sono passati i tempi in cui ci si presentava, anche oralmente, a partire dal cognome!

Dal momento che il contesto è quello di un privato cittadino che si propone a un’azienda per un rapporto di lavoro, è meglio non usare titoli (gli studi si indicano in un’altra sezione). Esordire con Dr., Ing., P.I., ecc. non è elegante. Non ci poniamo qui come liberi professionisti, caso in cui è effettivamente doveroso precisare il titolo professionale!

Che riferimenti mettere?

Innanzitutto vanno messi i propri contatti! Se il lettore mi vuole chiamare (che è poi lo scopo per cui scrivo e invio un CV!) è meglio che abbia sotto mano i miei riferimenti senza andarli a cercare nell’ultima pagina o chissà dove (nella lettera di accompagnamento per esempio). E se poi li dovessi dimenticare? Ho fatto il lavoro per niente!

I riferimenti sono: indirizzo, telefono, e-mail. Ormai questi tre riferimenti sono uno standard.

In Italia l’indirizzo si vuole sapere. Siamo ancora un Paese in cui conta il dialetto, la provincia, ecc., per diversi motivi. Un motivo “aziendale” per cui si guarda dove una persona vive è che chi si sposta per lavoro in Italia ha ancora delle aspettative economiche nei confronti dell’azienda interessata (es. rimborso spese di viaggio o per un albergo/una residenza). L’azienda che non ha intenzione di pagare per questo può avere delle preclusioni verso candidati che vengono da altra città, regione, ecc.. Solo in alcuni casi di profili difficili da trovare in zona l’azienda prevede nel budget anche i compensi di trasferimento.

Magari ha senso specificare residenza e domicilio nel caso in cui si voglia/possa giocare su due città o regioni.

Il telefono ormai è il cellulare, chi usa più il fisso o controlla frequentemente la segreteria di casa?

Meglio un numero di cellulare sempre funzionante e con segreteria. Alcuni non gradiscono quest’ultima. Non discuto stili e gusti, ma per essere facilmente reperibili è meglio avere la segreteria, il telefono acceso, l’ascolto dei messaggi e richiamare chi ci ha lasciato un messaggio appena possibile.

La proposizione di sé stessi a un’azienda è un atto personale: usiamo cellulare ed e-mail personali. Ciò ci conviene nel breve e anche nel medio-lungo periodo: se dovessimo cambiare azienda, chi ci trova più? Oppure, se l’azienda ci licenzia, ci “beccano” subito e non possiamo gestire la “motivazione dell’uscita”, cioè dare la nostra versione dei fatti.

E la foto? Dipende. Innanzitutto se foto deve essere, che sia del viso, a colori e recente per favore: foto da giovani quando si è over cinquanta non ci valorizzano, anzi costituiscono una nota stonata!

La foto in Italia non è molto in uso. In altri paesi può essere richiesta (come in Germania), in altri può essere del tutto fuori luogo (negli USA per esempio è vietata dal momento che dalla foto si evince sesso, razza, età, ecc. ciò può dar adito a discriminazioni).

Ci sono delle professioni in cui la foto può essere opportuna: penso alle professioni legate al contatto con il pubblico, con i clienti, ecc., oppure per sviare l’attenzione sull’anagrafica! Magari dimostro meno anni di quelli che ho, e in Italia sull’età ci sono ancora certi pregiudizi!

Dobbiamo mettere altro all’inizio?

Dipende: alcuni possono indicare un riferimento a un social network professionale (es. LinkedIn), oppure un account Skype per i contatti telefonici (oggi alcuni primi passaggi di selezione passano per la rete, soprattutto se la selezione è a livello internazionale).

Non mettiamo la data di nascita. È un dato che può scatenare pregiudizi, meglio non metterlo in evidenza. Concentriamo dapprima l’attenzione su cosa sappiamo fare e non su quanti anni abbiamo.

La ricetta per un buon CV

Per fare un buon CV ci vuole la ricetta giusta!

Una ricetta si compone di alcune parti fondamentali:

1. gli ingredienti

2. le modalità di preparazione, più qualche tocco dello chef!

1. Gli ingredienti

Il CV è un documento professionale che racconta di noi aspetti importanti nel mondo del lavoro e dell’azienda. Per fare un buon CV devo quindi raccogliere una serie di informazioni relative al mio excursus professionale. Magari posso usare delle schede per raccogliere – per iscritto – informazioni relative a:

aziende per cui ho lavorato/lavoro: cosa fa l’azienda, in che mercato opera, se appartiene a un gruppo, quanto è “grande”, ecc…

ruoli ricoperti: attività svolte e responsabilità ricoperte, posizionamento del ruolo all’interno dell’organizzazione (es. riporti, collaboratori), interfacce con il mondo dei clienti e dei fornitori o con il mondo esterno in generale

realizzazioni (es. progetti, risultati, interventi particolari): posso pensare, e magari descrivere brevemente, tutta una serie di esempi concreti che mettano in evidenza come interpreto il ruolo che mi è assegnato, come opero con i clienti, i collaboratori, come raggiungo gli obiettivi

competenze: posso sintetizzare una serie di competenze che ho acquisito negli anni e che mi caratterizzano, ad esempio dal punto di vista dello stile e dell’atteggiamento nei confronti del lavoro, delle opportunità/difficoltà del mercato, mie e dell’organizzazione cui appartengo.

attività extralavorative: se pratico uno sport o un’attività associativa può essere il caso di indicarlo: magari ha un senso anche per l’azienda o per la persona che mi intervisterà e ciò mi permette di distinguermi!

Questa parte della ricetta relativa agli ingredienti assomiglia per la verità alla “spesa”: devo infatti raccogliere una serie di ingredienti, ma non ho ancora deciso e calibrato i pesi.

2. Le modalità di preparazione

Esistono diverse modalità di preparazione. A parte i gusti – che influiscono sulla quantità e sui dettagli degli ingredienti usati – ci sono almeno tre formati per un buon Curriculum Vitae:

il formato europeo

il formato libero in senso cronologico (o anticronologico)

il formato libero per competenze o funzionale

Libero o europeo: che formato usare per il CV?

Se mi appresto a scrivere il mio Curriculum Vitae per la prima volta può succedere che la mia scelta si orienti verso il formato europeo.

Il formato europeo viene consigliato su Internet, è in uso da anni, dà una struttura certa e completa da seguire, è “europeo”.

In realtà la prassi in Italia non depone a favore dell’uso del formato europeo, soprattutto nel caso di persone con una certa esperienza da illustrare.

L’unica eccezione è costituita dalle procedure aziendali, dalla Pubblica Amministrazione e dai desiderata dell’azienda. Mi spiego:

all’interno dell’azienda per cui lavoro mi può venire richiesto il CV in formato europeo

la Pubblica Amministrazione (es. Stato, Regione, Comune) per un concorso pubblico mi chiede il CV in formato europeo

un’azienda tramite annuncio o in altro modo (es. dopo un primo contatto), mi chiede il formato europeo.

A domanda si risponde, in questI casi non si discute. Si appronta il CV in formato europeo e lo si fornisce.

Di seguito il template del curriculum europeo così come disponibile in Internet all’indirizzo:

https://europass.cedefop.europa.eu/it/documents/curriculum-vitae

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. Cristina Gianotti

    Sono piena di gioia per questo primo risultato. Ringrazio tutti i sostenitori ad oggi e futuri!
    Un pensiero al mio caro papà che mi ha lasciato di recente e a cui il libro è dedicato. Ciao papà.
    Cristina

  2. Complimenti!!

  3. Partendo dalla convinzione che una persona non sia solo il suo lavoro, ma dopo aver vissuto di recente un periodo di disoccupazione – dopo un’esperienza professionale di 18 anni – durante il quale questo dato di fatto ha anche influenzato tutto il resto, sono curiosa di leggere questo libro, nella consapevolezza della responsabilità riguardo la competenza “employability”, prima di tutto verso me stessa (seppure non ricopra incarichi direttivi).

    In bocca al lupo per questa nuova avventura !

  4. Bel lavoro!
    Mi sembra che a tutti possa interessare prendere consapevolezza delle proprie possibilità e magari confrontarsi con le proprie aspirazioni. Può essere d’aiuto anche a chi ha già una professione interessante e quindi all’apparenza meno tentato dal cambiamento.
    Ciao

  5. Ciao Cristina,

    mi piacerebbe sapere come è nata l’idea di questo libro. Grazie

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Cristina Gianotti
Cristina Gianotti si occupa da molti anni di Career, Executive e Business Coaching a supporto di manager, professionisti, imprenditori interessati a investire su se stessi e sulla propria crescita professionale. Dopo la laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano e l’MBA alla SDA Bocconi, ha conseguito un master in Executive e Business Coaching e la certificazione WABC (Worldwide Association of Business Coaches).
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