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Epiche, amiche e innamorate

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Donne che sono state abbandonate dall’uomo che amano, donne che aspettano il ritorno dell’amato, donne che sono state tradite, donne che inseguono l’oggetto d’amore, donne che sono state umiliate e vogliono vendicarsi. Donne con temperamenti e destini diversi, ma tutte accomunate dalla medesima sorte: soffrire per amore. Didone, Medea, Penelope, Calipso, Eco, Dafne, Andromaca, Arianna, Psiche, Deianira: eroine epiche, amiche e innamorate si raccontano l’un l’altra i reciproci tormenti amorosi. Tramite le loro lettere ricche di pathos, il lettore compie un viaggio nella mitologia greca alla scoperta del più potente dei sentimenti, l’amore, a cui pare non riescano a sfuggire nemmeno le divinità.

 

Cara Arianna,
affranta scrivo queste poche righe alla donna che
meglio di chiunque altra potrebbe capirmi.
Mi sembra di vedere ancora all’orizzonte la nave
dell’uomo al quale ho dato tutto allontanarsi a vele
spiegate, sospinta dai venti. Sentivo la mia anima erodersi

a ogni flutto che si infrangeva sulla chiglia, il
cuore spremeva sangue e il respiro veniva a mancare.
Invocavo la morte, che mi cogliesse in quell’istante,
così da non sentire più quel tremendo dolore.
Non sono riuscita a trattenerlo, niente sembrava
poterlo fermare: non lo scettro sulla potente Cartagine,

non il mio giuramento di amore eterno, non il
frutto della nostra maledetta passione che ora cresce
dentro di me.Continua a leggere
Continua a leggere

Più non nomino il suo nome, voglio esercitarmi
a dimenticarlo anche se qui tutto parla di lui. Dovrò
mutare i miei gesti ed eliminare il duale dai miei pensieri.

L’ho accolto naufrago, profugo dal mare, sfinito
dopo il lungo viaggio. Per anni non ho ceduto ai mille
pretendenti che strinsero alleanza con me nella spe-
ranza di avermi in sposa; a lui, invece, è bastato uno
sguardo per vincermi e ottenere così un regno che suscita

l’invidia dei popoli confinanti.
Gli ho dato tutta me stessa: per lui dopo notti di
tormento ho calpestato il Pudore, ho violato il vincolo
di fedeltà alla memoria dell’unico uomo che mi abbia
mai amato veramente e di cui continuo a essere orfana.

Ah, se fossi ricordata soltanto come la vedova di
Sicheo! Ora, invece, per tutti sono l’amante ingannata,

la sciocca che pensava di poter cambiare un uomo,
la regina che per lussuria perse la ragione! Che sprofondino

nel Tartaro senza fine! Ma che ne sanno gli
altri del mio sentimento?! Quale sventura capitò a me,
nuora di Venere: vedere offeso il mio amore da quelle
onde che alla dea diedero la vita! Che il traditore in
quella stessa spuma trovi la morte!
Perché è partito? Perché l’ha fatto? Pensa davvero
di conoscere una donna che lo amerà più di me? Non
trovo requie, Arianna; una passione irrefrenabile mi
domina! Alla vita di una schiava sarebbe riconosciuto
maggior valore!
Mia cara, abbiamo avuto la malasorte di trovare sul
nostro cammino due farabutti, due egoisti che meriterebbero

di essere torturati dalle Arpie per il dolore che
ci hanno inferto! Lui tradirà ancora, come ha sempre
fatto, così come ha ingannato me e abbandonato Creusa

mentre Ilio cadeva in mani nemiche… Perfidus! Le
sue parole le porta via il vento. Gli immortali non

possono avere nel cuore uomini come questi!
Ho un’unica colpa: quella di avere amato.
Didone

Cara Didone,
non è mia intenzione biasimarti o condannare
i tuoi sentimenti perché Cupido è un dio beffardo e
crudele. Non pretendo, inoltre, di immedesimarmi
nel tuo dolore, ma, poiché anche io sono stata lasciata

dall’uomo che mi aveva rapito il cuore, vorrei alleviare

il peso dell’abbandono che ora senti e sperare di
chiarire il motivo per il quale stai soffrendo.
Sai dove ha avuto inizio questa tua afflizione che
è stata anche la mia? Da una favola: quella della metà
della mela. Te la racconto brevemente e mi auguro
che le mie parole ti siano amiche.
Un tempo noi uomini eravamo grossi come giganti,

esseri tondeggianti e uniti per le spalle, con
due volti su un solo collo, quattro braccia, venti dita,
quattro gambe e quattro piedi, due organi sessuali e,
infine, due cuori che battevano all’unisono. Forse ti
sorprenderà sapere che non siamo sempre stati o solo
uomini o solo donne, ma che eravamo anche perfetti:

ermafroditi o androgini, se preferisci. Avevamo in
noi, cioè, entrambi i connotati, eravamo a un tempo
discendenti del Sole e della Terra: venivamo dalla
Luna. Camminavamo in posizione eretta, ma quando
c’era da correre ci divertivamo come fanciulli a volteggiare

facendo leva prima sugli arti del lato destro,
poi su quelli di sinistra. Piroette avanti e indietro,
evoluzioni in obliquo, atterraggi su due piedi…

Ci libravamo nell’aria come acrobati! Tutti, uomini, donne

ed ermafroditi eravamo energici, dal temperamento altero

e con un senso di onnipotenza tale per cui
la terra dove abitavamo non ci bastava più. Volevamo
arrivare in alto, molto in alto: fino alla vetta dell’Olimpo.

Prima di noi furono i Giganti a insorgere contro gli dèi,

ma la loro tracotanza fu incenerita da Zeus
che annientò i sediziosi con un fulmine.
Per noi, invece, le divinità idearono una punizione più

blanda, atta a non sterminarci tutti, ma ugualmente

dolorosa perché ci privò della nostra interezza:
ci divisero a metà. Fu il Cronide a sezionarci, mentre
Apollo fu incaricato della sutura: lavoro non da poco,
dato che oltre a voltare il viso di ciascuna metà verso
la ferita, a ricordo del castigo subìto, c’era anche una
quantità enorme di pelle da tirare, piegare e cucire,
soprattutto attorno al ventre che il dio si divertiva a
manipolare in modi diversi, con il risultato di modellare

ombelichi come bitorzoli. Divisi, eravamo alla
disperata ricerca di quello che era nostro: ci abbracciavamo

l’un l’altro fino allo sfinimento, ma alla fine
eravamo sempre in due. Non insieme in due, ma separati

in due e, cosa ancor più grave, senza la propria
metà l’altra non voleva far nulla, per cui si moriva di
inedia e di inattività.
I semiuomini, le semidonne, gli erma e i froditi,
erano disinteressati a tutto: al lavoro come alle divinità,

tanto all’ozio quanto al sesso e avanti di questo
passo il genere umano si sarebbe estinto. Per scongiurare

questo pericolo, Zeus decise di spostare gli organi
sessuali in posizione frontale – sì, prima erano laterali,

ragion per cui procreavamo con la terra come le cicale

che si posano al sole! – così che dall’unione tra le
due metà di un originario androgino sarebbe nato un
bambino. In questo modo, l’uomo e la donna avrebbero
finalmente appagato il desiderio di unità, ritornando a
far parte dell’intero primordiale. Le cose sono rimaste
invariate nel corso dei millenni, tanto che ancora oggi
la nostra vita sentimentale – etero o omosessuale non
fa differenza: mal comune mezzo gaudio – ha un unico

scopo e cioè trovare l’altra parte di noi, quella con
cui basta uno sguardo per capirsi senza sprecare parole,

quella che non ci lascerà mai e che ameremo per
sempre. In altre parole, la metà con cui essere una cosa
sola. Finalmente, di nuovo, un tutto.
Quando sono stata piantata in Nasso, ho pensato
molto a questo mito e mi struggevo nell’animo pensando

che con quel farabutto – hai detto bene! – di Teseo se

ne fosse andata per sempre anche la mia anima
gemella. Come avrei fatto senza di lui, il pezzo mancante

per colmare i miei vuoti?
Poi, un giorno, la rabbia che provavo per quel ragazzotto

ha risvegliato in me un pizzico di sano amor
proprio e sai che cosa ti dico, Didone? Che nessuno ha
bisogno di un’altra persona per sentirsi interamente felice!

Hai forse bisogno di un altro paio di occhi
per vedere? Di due piedi in più per camminare? Di un
secondo cuore per vivere? Certo che no! Quindi, io ti
dico che questa invenzione dell’altra metà della mela
ha provocato più danni che vantaggi e decisamente
più dolori che gioie, ma soprattutto ha creato l’utopia
della persona giusta con la quale condividere una vita
tra il romanticismo smielato e l’attaccamento morboso.

Cresciamo con l’idea di essere incompleti, di aver
necessariamente bisogno di un’altra persona per stare

bene e una volta che l’abbiamo trovata, bramiamo
vivere nell’extra-ordinario, nello stupefacente, nello
strabiliante. Anche io quando sognavo la mia vita con
Teseo, non mi accontentavo di essere felice: volevo
essere felicissima, così come non mi bastava essere
innamorata, ma innamoratissima perché bisognava
essere super per essere davvero. Mai bugia fu più bugiarda!
Purtroppo, seguendo l’inganno dell’anima gemella abbiamo

finito per capovolgere la realtà con la
finzione di una commedia, dove la banalità e la quotidianità,

persino la noia e le delusioni, anziché essere la semplice

normalità sono percepiti come segnali
forieri di tempesta, indizi che qualcosa si stia incrinando.

L’estasi del primo incontro e le farfalle nello
stomaco del primo bacio non potranno protrarsi nel
corso degli anni con la stessa intensità. Rimarranno
un’eccezione.
Cosa c’entra questo discorso con il dolore che ora
ti spacca il cuore? C’entra eccome! Quello che voglio
dirti è che se anche quel Troiano non ti avesse abbandonato

e a quest’ora foste la coppia regnante di Carta-
gine, la vostra vita di coniugi sarebbe stata banalmente

abitudinaria, costellata da baci e da lunghe notti
d’amore – sì – ma anche da screzi, litigi, incomprensioni

e da tanta, tanta pazienza.
Mi domandi se esista un rimedio per metterci in
guardia da relazioni con uomini che non ci meritano?
Be’, sì e sarei pronta a giurarlo sullo Stige, se necessario!

La fine di ogni relazione è racchiusa nell’inizio,
quando il fuoco che arde dentro di noi ci impedisce
di vedere la realtà per quello che è veramente. Le nostre

fragilità hanno un peso in questa fase delicata
che può protrarsi anche molto a lungo, almeno finché
continuiamo a preferire le ombre della caverna che ci
siamo costruiti alla luce abbagliante del sole che ci richiama

a gran voce dalla fine dell’antro.
Un altro problema sono forse le domande che siamo soliti

porgere in fase di conoscenza: se, per esempio, anziché

chiedere a Teseo se fosse di alto lignaggio
o se sapesse maneggiare bene la spada, avessi cercato
di sapere qualcosa di più sul trattamento riservato
alle precedenti donne, magari non avrei visto in lui il
mio salvatore. Allo stesso modo, se tu avessi domandato

all’Innominabile quali fossero le sue passioni,
probabilmente avresti capito che il richiamo del mare
sarebbe stato più forte di lui.
Ti prego, non chiedermi chi fosse Teseo perché
ti confesso che ancora fatico a comprenderlo; so solo
che aveva una gran confusione in testa e che se non
fosse stato per il mio aiuto, a quest’ora sarebbe ancora
lì nel labirinto di Cnosso. Ma sai che c’è? Non mi interessa

più niente di lui! Passata la bufera, ho deciso
di non continuare a riversare rancore su chi neppure
poteva ascoltarlo e ho iniziato a pensare a me.
Capisci dove voglio arrivare? Gli antichi ci insegnarono

il Mēdèn ágān, a non avere nulla in eccesso;
anche l’amore – se troppo – stroppia. Anche se con
la persona che riteniamo giusta per mille motivi non
dovesse andare, non pretendiamo. Il punto è proprio
questo: non pretendere la perfezione – perché non è
di questo mondo – né la persona giusta perché semplicemente

non esiste! No, Didone, con Lui non sarebbe stato tutto bellissimo:

ti avrebbe deluso, fatto arrabbiare, condotto allo sfinimento –

qualcosa in meno
rispetto a quanto non abbia fatto ora! – e con buona
pace del tuo ego ferito, anche tu avresti fatto lo stesso
con lui!
Se, dunque, sono riuscita a persuaderti che anche con Quello

lì – così come io con Questo qui – non
avresti vissuto una vita da favola, potrai forse giungere alla

conclusione che ti innamorerai di nuovo.
Ma questa volta, fallo cum grano salis: smantella le
sovrastrutture dell’amore, liberati dalla trappola del
romanticismo a tutti i costi e se la quotidianità si rivelerà

diversa da quella che avevi immaginato, non
lasciarti scoraggiare mandando tutto a monte! Nessuna

relazione è esente da fastidi ma gli ostacoli sono
superabili, la fatica non è vana, gli sforzi sono ripagati
e tagliare traguardi – insieme – è possibile.
L’amore non è né una favola né una tragedia: è
quel che sta nel mezzo. Per cui è inutile arrabattarsi
a cercare quello 0,5 che sommato a noi diventa un intero;

impegniamoci, piuttosto, a far sì che il nostro
insieme a quello di un’altra persona faccia né più né
meno.
Questo è l’augurio che faccio a entrambe perché
anche tu come me possa tornare presto a sorridere
ancora.
Post Scriptum: del mio nuovo uomo ti parlerò
prossimamente; si chiama Dioniso ed è ebbro di voglia di vivere!
Fatti forza, Didone!
Un bacio.
Arianna

17 gennaio 2019

Recensione

Qui la recensione Instagram di amy_labiscotta:

{Ho un'unica colpa: quella di aver amato.}•
___________________________
Questa è solo una delle tante meravigliose frasi proferite dalle eroine presenti in questo libro, quella che più mi colpisce e che racchiude tutto. Amare è molto più difficile che essere amati, amare è una lotta impari con se stessi, amare è donarsi, scendere a compromessi e, a volte, saper perdere. @chiara_bernocchi ha dato voce a donne (saranno anche eroine e dee, ma sempre donne fatte di carne e amore sono!!!) quali Penelope, Andromaca, Arianna, Deianira, Psiche e Dafne (e altre ancora), e ha abbattutto il muro di viscidume che circonda il mondo femminile. Ha fatto in modo in modo che tali donne, tramite corrispondenza, potessero parlarsi e aiutarsi, condifidarsi e confessarsi. Ha dato voce ai loro sentimenti e al loro amore. Ma, vi assicuro, ha fatto anche di più! Il libro è pregno di forza vitale e io ne sono totalmente avvinta!!!♥ Sono immensamente felice di aver potuto leggere queste storie (ritrattate sapientemente) e spero che anche voi possiate farvi questo regalo!
Unico neo: Medea... Per me, resta sempre un grande NO!
13 dicembre 2018

Aggiornamento

Recensione di EPICHE, AMICHE E INNAMORATE  di @manumomelibri (Emanuela Sorrentino)

"Questo è il mio addio, Dafne, ma se mai ti trovassi tra i boschi a noi cari, cercami tra i monti, grida il mio nome: ci sara sempre la mia voce a risponderti" Eco

L'amore offeso, l'amore tradito, l'amore consapevole, l'amore coniugale, l'amore ingannevole. L'amore è il fulcro di questo libro, ma a parlarcene non sono donne ordinarie ma donne che animano i racconti epici e mitologici. Dafne, Eco, Penelope, Andromaca, Psiche, Calipso e altre si raccontano attraverso uno scambio di lettere e in queste ci riversano tutti i dubbi, il dolore, le pene d'amore con l'accoratezza con la quale si parla ad un'amica. Un libro sorprendente per la capacità di affondare nelle gesta note e ricamarci sopra qualcosa di assolutamente nuovo. E così ci troviamo ad aspettare con Penelope, ci innamoriamo con Psiche, soffriamo la gelosia di Calipso. L'autrice di questo gioiellino è Chiara Bernocchi, ha affidato la sua opera ai lettori di "bookabook" che hanno permesso di renderlo un progetto in "carta e copertina". Il 18 uscirà e credetemi fa un gran bene leggerlo.

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Questo titolo sembra davvero interessante e di sicuro diverso dal solito. Non vedo l’ora di leggerlo! Giulia.

  2. Chiara Bernocchi

    (proprietario verificato)

    Grazie, Valentina, per le tue parole e per il tempo trascorso in compagnia delle mie eroine.
    Chiara

  3. (proprietario verificato)

    Ho letto questo romanzo qualche tempo fa. È un romanzo che parla di donne, donne epiche, amiche e innamorate. Le protagoniste sono Arianna e Didone, Andromaca e Penelope, Psiche e Calipso, Eco e Dafne, Atena e Teti. Donne che si scrivono lettere e a cuore aperto si scambiano consigli, consigli sull’amore tradito, sull’amore consapevole, sull’amore coniugale, sull’amore offeso e sull’amore materno.
    Consigli sinceri come quelli che solo buone amiche sanno scambiarsi. Parole intelligenti che ci trascinano dentro il testo e approfondiscono storie e stati d’animo che non sono mai stati esplorati in maniera cosí onesta e autentica.
    Grazie al libro di Chiara approfondiamo storie e punti di vista differenti.
    Il coraggio non manca in queste lettere e la penna di Chiara è davvero singolare.
    Leggetelo!!

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Chiara Bernocchi
Chiara Bernocchi è laureata in Storia e Critica dell'Arte all'Università degli Studi di Milano. Il suo racconto breve "La prima cosa bella" ha ottenuto il secondo posto nella sezione giovani del premio letterario 2016 del Centro Culturale Antonianum.
"Epiche, amiche e innamorate" è il suo primo romanzo.
Chiara Bernocchi on FacebookChiara Bernocchi on Twitter
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