Il loro amore non era stato un colpo di fulmine o una storia travolgente e piena di ostacoli come quelle raccontate nei libri. Era iniziato in sordina, così timido che ci era voluto del tempo perché se ne accorgessero. Si erano conosciuti all’università, in quella città piccola e vivace che è Bologna. Una sera, poco dopo l’immatricolazione, Giulia era stata trascinata dalle sue coinquiline a una festa a casa di un loro amico. Trascinata, perché la ragazza, appena arrivata dalla Sicilia, si sentiva un po’ persa e disorientata da quel cambiamento che l’aveva portata così lontana da casa e le coinquiline, vedendola quasi spaurita, avevano deciso di prenderla sotto la loro ala protettrice, promettendole di aiutarla a sentirsi a suo agio in quella nuova realtà, iniziando, appunto, col trascinarla a una festa. «Prima fai amicizia e meglio è» le avevano spiegato dall’alto della loro esperienza e senza tante cerimonie l’avevano portata con loro.
La festa era stata organizzata per celebrare il ritorno dalle vacanze, la fine della sessione di esami e, più pragmaticamente, per far ripartire la routine della vita universitaria da dove era stata interrotta. Giulia, nel giro di pochi minuti, era stata presentata ad almeno venti persone, aveva assaggiato la sangria e si era messa a ridere con uno degli invitati, anche lui siciliano. A sorpresa il tempo era passato piacevolmente in fretta, e a malincuore allo scoccare della mezzanotte aveva deciso che era giunta l’ora di ritornare a casa, dato l’inizio estremamente mattutino delle lezioni, il giorno seguente. Era stato proprio davanti al portone del palazzo che lei e Davide si erano incontrati per la prima volta. Anche Davide quella sera aveva partecipato a una rimpatriata lì vicino e stava tornando a casa con il suo coinquilino quando un «Accidenti!!!», espresso con molta impazienza e con un accento non proprio della zona, aveva richiamato la sua attenzione. Da gentiluomo qual era si era avvicinato per offrire assistenza, scoprendo che il contrattempo era causato dal lucchetto difettoso della catena della bici. Dopo qualche minuto di ferma persuasione era riuscito a far girare la chiave e a liberare il veicolo dal suo parcheggio. Aveva consegnato la chiave alla sconosciuta Giulia e le aveva consigliato di trovare un altro modo per assicurare il mezzo finché non avesse cambiato lucchetto oppure, aveva aggiunto scherzosamente, di chiamarlo, che sarebbe subito accorso. Giulia, di buon umore, aveva riso, ringraziato e aveva iniziato a pedalare alla volta di casa.
Sarebbe potuta finire lì, ma il giorno successivo Giulia, di fretta e timorosa che la sua bici potesse finire vittima del più grande mercato nero dei veicoli a due ruote d’Italia, l’aveva assicurata a un palo vicino la sua facoltà per trovarsi poi, una volta giunta l’ora di tornare a casa, nello stesso impiccio della sera prima. Il caso o il destino, a seconda dei gusti, volle che Davide passasse di lì in quel momento e, avendola riconosciuta, smontasse dalla sua, di bici, per offrirle di nuovo assistenza. Una volta sbloccato il lucchetto, aveva accompagnato Giulia da un ferramenta di fiducia, dove avevano comprato una di quelle catene moderne la cui apertura non necessita di un braccio persuasivo, ma solo di una buona memoria. Dopo, le aveva offerto un caffè al bar alloggiato al Voltone del Podestà, scoprendo una ragazza un po’ timida, ma solare e generosa di sorrisi anche con gli sconosciuti. Giulia, prima di andarsene, lo aveva ringraziato di nuovo, sollevata di come, anche a Bologna, s’incontrassero persone pronte a dispensar gentilezza fine a se stessa.
Da quel giorno ogni volta che s’incrociarono, si fermarono sempre a scambiare quattro chiacchiere finché Davide, distrattamente, la invitò a una festa organizzata dai suoi amici in un locale, un sabato sera. Giulia ci andò insieme alle sue nuove amiche/colleghe e fu presa tanto in simpatia dalla compagnia di Davide che fu immediatamente scelta dal gruppo come nuova leva. Gli incontri tra i due s’intensificarono, ma oltre a diventare veramente amici quel primo anno non successe altro. Durante il secondo anno di università, Davide si fidanzò conun’altra ragazza che lasciò ben prima di laurearsi, mentre Giulia uscì diverse volte con un suo collega. Al terzo anno s’incontrarono raramente di persona, Davide partì per il Brasile per l’Overseas, e Giulia andò a Praga per il suo anno di Erasmus. Fu proprio la distanza a unirli, generando un fitto scambio di messaggi in cui condivisero i momenti di gioia e di malinconia del vivere in un paese straniero. Al ritorno in Italia Davide fu invitato, assieme ad altri della compagnia, a passare le prime due settimane di agosto a Lampedusa, a casa dei genitori di Giulia. Tra la gioia del ritrovarsi e la spensieratezza dell’estate i due, una sera, si allontanarono dal falò acceso sulla spiaggia e sulle note di un’Albachiara un po’ stonata si baciarono. Un bacio ispirato dal luogo e dall’atmosfera giusta, un bacio che svelò sentimenti pronti a essere riconosciuti e si concluse con una confessione d’amore.
Negli anni, nessuno dei due seppe mai indicare il momento esatto in cui avevano capito di essere innamorati, ma non vi diedero mai molta importanza perché contava solo che lo fossero.
Da quella estate non si lasciarono mai. Furono felici, appassionati, euforici, tristi, arrabbiati, spazientiti. La prima volta che litigarono seriamente non si parlarono per giorni. Eppure, restarono sempre insieme, sempre consapevoli che dall’altra parte c’era qualcuno che stava vivendo la stessa situazione, decisi a non arrendersi alla prima difficoltà, al primo ostacolo che appariva insormontabile, perché erano loro due, Davide e Giulia, a ritrovarsi e a sorridersi una volta passato il temporale. Superarono anche i due anni di separazione, quando Davide si trasferì in Svezia per il dottorato di ricerca e Giulia rimase in Italia per finire l’università. Quando si ritrovarono non persero tempo a trovare un minuscolo appartamento da chiamare casa. Anche la convivenza ebbe le sue ore turbolente, ma le loro basi erano così solide che neppure la totale noncuranza nel riporre i vestiti o il sistematico dimenticarsi i piatti sporchi nel lavandino poté dividerli.
Poi il matrimonio, ma solo per rendere tutto più legale e far contente le nonne. E infine di tutto quel vivere insieme la loro gioia più grande: Chiara dagli occhioni castani come il papà e i boccoli ribelli come la mamma, che a soli tre anni era una viaggiatrice provetta della tratta Svezia-Italia e rideva ogni volta che erano indicate le uscite di emergenza. E che ora, seduta sul suo seggiolino, seguiva appassionata la musica dall’Ipod della mamma, incoraggiando i genitori a intonare con lei la canzone con i versi degli animali che le piaceva tanto. Davide pregò Giulia di cambiare brano: «Ormai la sento anche mentre dormo!». Giulia rispose che preferiva ascoltare cento volte la canzone piuttosto che affrontare la piccola furia. Il marito, dandole della codarda, appena si spense l’ultima nota staccò il cavo dell’Ipod dallo stereo. Chiara aspettò fiduciosa per qualche minuto che la musica ricominciasse da capo e quando non accadde si sporse in avanti curiosa.
Immediatamente Giulia si voltò verso di lei per dirle di tornare a posto. La bambina, che non aveva alcun problema a viaggiare su un aereo ma poco apprezzava il muoversi in macchina, iniziò ad agitarsi e a chiedere che la musica riprendesse. Mentre Giulia si chinava per far ripartire la canzone, la piccola con movimenti da contorsionista circense riuscì a liberarsi dalle cinghie del seggiolino, un sostituto di fortuna per quello dimenticato a casa. Davide, notando strani movimenti, lanciò un’occhiata dietro e vedendola libera fece quello che si era ripromesso di non fare una volta nato il primo figlio: buttò giù una bestemmia da far tremare il cielo. Giulia, allarmata dalla foga del marito, si voltò di scatto trattenendosi a stento dal seguirlo e stava già attivandosi per porre rimedio alla situazione, quando sentirono un clacson suonare all’impazzata. Davide, vedendo il pick-up venirgli incontro a tutta velocità, sterzò così bruscamente da perdere il controllo della macchina, che finì fuori strada e poi giù, giù fino alla spiaggia, irrompendo con uno schianto nel pomeriggio di sole e mare dei bagnanti.
Vincenzo Bisantis (proprietario verificato)
Adesso che ci hai raccontato come comincia, quanto tempo occorrerà aspettare per sapere come finisce? E col libro in mano? Comunque complimenti, non sono un critico letterario ma il racconto mi é sembrato particolarmente scorrevole e piacevole. Grazie!
Diana Briguglio (proprietario verificato)
All’inizio mi ha colpito l’idea, perché l’autrice ha saputo affrontare un tema, di per sé tragico e non poco impegnativo, con un mix di magia e da una prospettiva (direi anche “fisica” ) completamente inedita. Poi, quando ho ascoltato la lettura dei primi tre capitoli in diretta, ho proprio pensato che non vedevo l’ora di avere la mia copia per sapere come andava a finire. Consigliatissimo!
Nicolò Cerra (proprietario verificato)
Una lettura non impegnativa che scorre piacevolmente e tratta in maniera originale uno degli aspetti inevitabili della vita. Brava sorella
Esra Ateş (proprietario verificato)
Non vedo l’ora che l’autore me lo porti personalmente in Turchia, autografata ovviamente..
Assunta Mancuso (proprietario verificato)
Cara Martina non vedo l’ora di leggerlo e ascoltare i primi tre capitoli non ha fatto altro che aumentare questa mia curiosità
Martina Pizzuto (proprietario verificato)
Un libro schietto ed umano, che rispecchia l’animo della scrittrice. Capace di non nascondere il dolore, riuscendo a trasformarlo in bellezza. È proprio quel libro che manca nella tua libreria:)
PAULA SUAREZ (proprietario verificato)
Già solo la sinossi rivela una grande storia, non vedo l’ora di ricevere la mia copia cartacea e immergermi tra le pagine di questo racconto così attuale ma anche senza tempo per viaggiare attraverso luoghi e persone che possano ispirarmi.
Grazie Martina per questa incredibile avventura!
Barbara Bonacci (proprietario verificato)
Storia originale e davvero ben scritta. Si nota che l’autrice si è documentata bene per le descrizioni dei paesaggi e dei personaggi che studiati a puntino, sono davvero interessanti. Questa storia ha stuzzicato la mia curiosità e non sono riuscita ad aspettare la versione cartacea,non vedo l’ora di avere la mia copia cartacea per rileggerlo. Complimenti
Angela Staropoli (proprietario verificato)
Titolo, storia, ambientazioni e quanto letto fin ora è ciò che serve per iniziare a sognare. Bravissima Marti non vedo l’ora di leggere la versione cartacea. Concedetevi un po’ di magia!
Chantal Maroni (proprietario verificato)
Bravissima Martina! Storia bellissima, lettura scorrevole e scritto molto bene. Nonostante avessi ordinato la versione cartacea non sono riuscita a tenere a bada la mia curiosità e sono corsa a leggere la versione digitale; e ho fatto bene. Mi è piaciuto tantissimo. Che dire?! Aspetto già il prossimo!
Elena Bracco (proprietario verificato)
Una storia interessante, un punto di vista non convenzionale…un solo consiglio: leggero!!! Ma non solo una volta…
AngelaBonacci (proprietario verificato)
Una storia che fa sognare e da speranza su come sarebbe bello se la realtà fosse veramente così. Molto piacevole da leggere. Brava
Lorenzo Cerra (proprietario verificato)
Un libro che tratta in maniera originale argomenti scabrosi e attuali. Scritto bene e ricco di particolari, soprattutto nella prima parte, che dimostrano come l’autrice si sia documentata prima di mettersi a scrivere. Bei personaggi descritti accuratamente. Un buon libro a cui trovo un’unica pecca: dura poco!
Tiziana Bonacci (proprietario verificato)
C’è chi pensa che con la morte finisca tutto, paradiso o inferno e c’è chi propone un altra alternativa facendoci pensare che si possa essere felici anche dopo la morte. Questo è cio che ci propone l’autrice, in un racconto semplice e leggero, ispirato dalla leggenda delle sirene di andersen.
Prendetevi un momento per apprezzare questo bel libro, una storia leggera che ti prende il cuore e ti lascia un sorriso.