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Il Brando di Helash

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Hanno viaggiato nel tempo, convocati in un futuro arretrato e carico di mistero. I tre Eletti affrontano ora il percorso che la Profezia ha disegnato per loro. Claude, discendente di un antico Re, sarà chiamato a guidare i Troll allo scontro finale contro il male; Johnny, nuovo Druido di Kunharien, dovrà superare un tortuoso cammino verso il dominio della magia: o riuscirà nel suo intento o perirà nel tentativo. Stephen si appresta a incontrare gli Elfi, nella loro magnifica e decadente capitale. Tre ragazzi, tre amici, una missione: trovare il Brando di Helash e con l’aiuto delle Razze riunite sconfiggere il Recisore di Anime e le sue armate demoniache. Solo allora la lotta avrà fine e la Profezia sarà compiuta. Solo allora potranno tornare indietro nel tempo. A casa.

Antefatto
Claude, Jhonny e Stephen sono tre ragazzi che vivono la loro spensierata adolescenza fatta di amicizia, scuola e passioni in una piccola cittadina sulle sponde del lago Superiore in Minnesota.
Una sera, mentre in casa di Johnny si sta svolgendo una festa, vengono repentinamente “tempotrasportati” nel XXVI secolo da un oscuro macchinario. Sono stati convocati dall’Antico, uno strano scienziato, che superando l’iniziale incredulità dei giovani li convince di averli scelti per adempiere a una missione di vitale importanza per le sorti dell’umanità, ricaduta in un medioevo arretrato dopo le disastrose guerre del XXI secolo. Una concreta minaccia si è materializzata in Hallorann, uno studioso che, come l’Antico, faceva parte di un Consiglio il cui compito era stato quello di preservare ciò che di buono era sopravvissuto al devastante conflitto mondiale. Ma Hallorann, meditando il proposito di dominare il mondo, si è avvicinato a un antico testo di magia nera, restando soggiogato dal demone che ne pervade le pagine. Una volta compreso il funzionamento del transfer, il macchinario che consente la traslocazione spazio-temporale, lo ha azionato per realizzare i suoi scopi.
Una sola è l’arma che può opporsi al piano di Hallorann: il Brando di Helash, una misteriosa spada a tre lame che già in un lontano passato ha consentito a Liutprando, antico e nobile Re, di sconfiggere il demone incarnatosi ora nello studioso. L’Antico convince gli sconcertati ragazzi del fatto che solo loro tre potranno sconfiggere Hallorann e per poterlo fare dovranno viaggiare nel tempo e recuperare il Brando. Impreparati, scettici e ingenui, vengono trasportati in un mondo simile al basso medioevo europeo. Qui trovano l’aiuto di Halgan, ufficiale dei Lancieri di Roccaboscosa, ai quali un’antica profezia ha preannunciato il loro arrivo, e che ha riconosciuto nel Sigillo, apparentemente soltanto una spilla che l’Antico ha fornito a Johnny a corredo del suo mantello da viaggio, un segnale a lui noto.

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Sono gli Eletti, quelli di cui parla la profezia. Devono fare in fretta e raggiungere la Guarnigione dei Lancieri, dove potranno trovare riparo, spiegazioni e protezione. Hallorann infatti è al corrente del loro arrivo e già ha sguinzagliato sulle loro tracce Flagello, un demone interdimensionale, e Kerberg, un ex baro a cui ha affidato il governo di quelle terre in cambio della sua assoluta fedeltà. Per evitare un’imboscata presso un guado sul Celestacque, Halgan e i giovani cercano di passare il fiume nottetempo, ma Stephen cade e viene trasportato via dalla corrente impetuosa. Il loro passaggio viene scoperto e ben presto devono rinunciare alla ricerca dell’amico. Sconfortati e stanchi, raggiungono le propaggini della Selva Oscura, un cupo e antico bosco che si dice irto di pericoli e creature mostruose. Attraversare il bosco rappresenta l’unica strada percorribile e Halgan guida Claude e Johnny all’interno di esso.
Nottetempo, una misteriosa e impalpabile presenza si palesa a Johnny. Spaventata, la ragazza si accorge che il Sigillo brilla in risposta a essa: la Magia ha riconosciuto il Sigillo e accolto il suo nuovo Custode. Una sera, mentre si apprestano a uscire dalla Selva, i tre incontrano Trillo, uno sfuggente e dinoccolato folletto dal linguaggio forbito. Destinato a essere divorato da un mostro, rivela di essere stato catturato e imprigionato da armigeri neri, che sono spuntati dal nulla così come le loro fortezze, ma soprattutto non si capacita di chi siano le persone che ha dinnanzi: secondo la buffa creatura gli Uomini non dovrebbero esistere!
Calata la notte, il mostro attacca il loro accampamento. A nulla valgono i tentativi di Halgan e Claude per arrestarne la furia ma, quando ogni speranza sembra perduta, Johnny, si eleva in un alone di magia e abbatte il mostro con la forza arcana che scaturisce dalle sue mani. Intanto Flagello, aiutato da Perfidia e Inganno, i suoi oscuri fratelli, continua la sua ricerca. Deve rintracciare i ragazzi, gli unici che possono impugnare il Brando di Helash, e ucciderli. Raggiunta Roccaboscosa, i due ragazzi incontrano la Grande Lancia e la sua Guarnigione e fanno conoscenza con Sir Eightfields ed Hector Zohl, ufficiali e comandanti di cavalleria. Qui, Al Dax, custode della Profezia e studioso di magia, riconosce in Jhonny la portatrice del Sigillo di Kunharien, una antica Casata di Druidi, e si prende cura della giovane: Johnny dovrà diventare il nuovo Custode della magia della Casata.
La profezia è chiara, è il tempo del Ricongiungimento, l’epoca in cui tutte le razze si riuniranno per lo scontro definitivo contro il male. Trillo ne è la testimonianza vivente ed egli conferma che gli Uomini non sono soli: a nord si trovano i Troll e a est gli Elfi. Vengono approntate due ambascerie, destinate a raggiungere i due popoli, per chiederne l’aiuto. Lo scontro appare infatti imminente.
Intanto Stephen viene salvato da Dana, una ragazza che lo invita a seguirlo al Rifugio, un villaggio fondato e guidato dall’anziano e amorevole Drenadin. Il ragazzo qui trova riparo, conforto e amicizia, anche se non riesce a dimenticare i suoi amici. Stephen è tentato di raccontare tutto di sé e dei suoi compagni, ma non ne ha ancora il coraggio. Potrà fidarsi di Dana e di Drenadin?
Le rappresentanze dei Lancieri lasciano Roccaboscosa. Claude si aggrega a quella guidata da Halgan, che si dirige a nord in cerca dei Troll. Una notte, davanti al loro accampamento compaiono le rovine di Helash, la capitale del Regno di Liutprando. Tra le mura antiche e sbrecciate trovano un misterioso bassorilievo, che ritrae un giovane armato di una spada a tre lame che conduce in battaglia un manipolo di grossi guerrieri dai tratti indistinti. Sotto di esso si apre l’accesso alle Cripte di Helash. Qui, Claude, imbracciato un bastone apparentemente abbandonato in una nicchia, affronta assieme ai suoi compagni l’attacco degli spettri che infestano le rovine. Inaspettatamente, in un momento di estremo pericolo, il bastone muta in uno scettro e la minaccia degli spettri viene meno. Ancora incredulo e perplesso, il giovane segue i compagni attraverso un lungo cunicolo che solo dopo molto tempo consente loro di uscire allo scoperto. Catturati dai Troll, scoprono di essere in definitiva giunti a destinazione.
Nel frattempo la delegazione inviata a parlare con gli Elfi viene intercettata ed eliminata da Flagello presso un guado sul fiume. Il demone, trovato un messaggio da parte della Grande Lancia su uno dei cadaveri, viene a conoscenza che da qualche parte un’alleanza di Uomini si sta preparando al conflitto. Giorni dopo, una pattuglia di Elfi in caccia, guidata da Jenash, Elfa giovane e risoluta, trova i cadaveri abbandonati sulle sponde del fiume e, grazie al dono della chiaroveggenza, viene a conoscenza delle modalità dell’agguato. Rientrata a Hiltingaal, capitale del regno, incontra il Re e i suoi consiglieri, che si convincono che i tempi della Consegna, fino ad allora considerata poco più che una leggenda, sono giunti: le razze si stanno per riunire contro un nemico comune.
Intanto Claude e i Lancieri vengono portati al cospetto di Gagadesh, monarca dei Troll, che, aiutato da Trillo in veste di interprete, li accoglie benevolmente. Il Re accetterà di scendere in guerra a fianco degli Uomini solo se il “segno” si manifesterà. Colto da un’intuizione, Claude imbraccia nuovamente il bastone, che magicamente ridiventa uno scettro. È il segno atteso. Il giovane così scopre di essere Klöd, il condottiero che deve guidare i Troll nella battaglia finale contro il male e le sue orde. Ma soprattutto viene a conoscenza di essere il diretto erede di Liutprando, Re di Helash.
Nel frattempo, Johnny viene accompagnata da Al Dax all’Ultima Guardia, una torre solitaria che da sempre rappresenta la porta di ingresso privilegiata per la formazione dei Druidi. Qui la magia le proporrà la sua sfida: o la supererà o morirà nel tentativo di farlo.
Una squadra comandata da Taddeus, un Nano scorbutico al servizio di Gagadesh e composta da Claude, Trillo, alcuni Troll e un drappello di Lancieri, si appresta a violare una fortezza nera.
Grazie all’abilità di Trillo e alla sua capacità di rendersi invisibile, la squadra scopre che il nemico, per fare pervenire le truppe sulla Terra, utilizza un varco dimensionale. Scoperti dal nemico, gli incursori riescono a fatica a fuggire lasciando alcuni caduti sul campo. Ora Hallorann è a conoscenza che Troll e Uomini si sono alleati e non tarderà ad attaccare.
Intanto Stephen scorge in un bosco lontano dal Rifugio alcune creature a caccia. Sono Elfi e la loro natura gli viene rivelata da Drenadin. Stephen è indeciso. Forse è giunto il momento di raccontare la sua storia…

(Da Le tre lame di Claudio De Michielis, bookabook, 2019)

Capitolo uno
La sera stava calando e gli ultimi raggi di sole tracciavano fasci di luce che coloravano di rosa le lontane montagne innevate. Drenadin raccolse un tizzone dal fuoco e si accese la pipa. I due ragazzi sedevano di fronte a lui; sul tavolo la magra zuppa di avena si stava raffreddando nelle ciotole.
Il Padre rimaneva in silenzio, i pensieri rivolti al soffitto, mentre si dondolava sulla sua poltrona preferita producendo i primi sbuffi di fumo.
«Perché non me l’hai detto prima?» Lo sguardo in tralice di Dana sosteneva il peso della sua accusa. «Abbiamo condiviso fatica e amicizia… per… poi arrivare a questo?» continuò la ragazza. «Io ti ho confidato le mie paure, i miei segreti e tu mi hai ricambiato con la menzogna?»
Stephen non riusciva a ribattere, colto dai sensi di colpa: «Dana, io…». Non riusciva a trovare le parole. Aveva raccontato tutto, davvero, ma forse non lo aveva fatto al momento giusto. Più volte aveva cercato di cogliere uno spunto, un’occasione per confidarsi con la ragazza. Ma non lo aveva fatto e ora se ne rammaricava.
«Se ci ha raccontato solo ora la sua storia,» intervenne il vecchio «vuole dire che era il momento giusto per farlo. Non è un caso che gli Elfi si siano nuovamente manifestati dopo tanti secoli.»
Già, gli Elfi. Drenadin non aveva avuto esitazioni. Sapeva. Non era stata un’intuizione oppure una rivelazione. Lui era al corrente. Stephen non riusciva a crederci. Incrociò lo sguardo del vecchio ed ebbe la sensazione che gli stesse leggendo dentro e si facesse beffe di lui. Abbassò il capo.
«Come facevi a…»
«A sapere che avevi incontrato gli Elfi?» lo anticipò il Padre, con un sorriso sarcastico sul volto. «Potrei dire intuizione oppure rivelazione, come pensi tu» aggiunse osservando compiaciuto l’espressione di stupore che si disegnava sul volto del ragazzo. «Ma più semplicemente ti dico preveggenza. Io sapevo che avresti incontrato gli Elfi, l’ho sempre saputo. E sapevo che un giorno saresti arrivato al Rifugio in cerca di aiuto.» Si alzò, accomodandosi poi allo stesso tavolo dei due ragazzi. «Mangiate, che si raffredda» li invitò. «Nel frattempo ascolterete la storia che ho da raccontarvi.» Ravvivò il fuoco e tirò due profonde boccate dalla pipa. «Non ricordo la prima volta in cui mi è capitato,» cominciò «probabilmente perché ero molto piccolo. Sogni, questo erano e lo sono tuttora. Visioni notturne, volti o paesaggi senza contorni o riferimenti. Eppure sempre con un riscontro nel reale. Mesi, a volte anni dopo, quelle visioni si realizzavano, quegli oscuri messaggi prendevano corpo e forma, puntualmente.»
Raccolse le due scodelle, ne svuotò il contenuto in una pentola che bolliva sul fuoco.
«Forse è meglio riscaldare la zuppa» disse, mentre con il cucchiaio ripuliva con cura le ciotole. «All’inizio pensavo fossero soltanto delle coincidenze, ovviamente. Ma, crescendo, mi accorsi che non poteva essere così. Dapprima erano fatti che riguardavano me, la mia famiglia. Poi cominciai a sognare cose che non capivo, volti che non conoscevo.» Tornò a sedersi davanti ai ragazzi. «Un giorno, tanti anni fa, sognai il mercato di una città, colmo di venditori e bancarelle e tra queste una bambina impaurita e affamata. Dovunque voltassi lo sguardo, la piccola era sempre dinnanzi a me. E mi guardava.»
Dana cominciava ad agitarsi sulla panca e la domanda stava per sorgerle sulle labbra.
«Eri tu, Dana. L’ho scoperto solo alcuni anni dopo. Nel sogno la città era diversa e il tuo volto sfumato e confuso, ma ti ho subito riconosciuta. E da quel giorno sei venuta a vivere con me.»
«E io invece… e poi gli Elfi…» intervenne, irrequieto, Stephen.
«È stato recentemente,» riprese il Padre «alcuni mesi fa. Ricordo che le nevi si stavano sciogliendo e le acque dei fiumi erano ingrossate. Stavo facendo una ricognizione oltre le colline, in cerca di nuovi boschi dove potermi approvvigionare di legname. Mi fermai per mangiare qualcosa e mi sedetti al riparo di una sporgenza rocciosa. Accesi un piccolo falò, con la poca legna asciutta che avevo trovato. Forse fu il tepore del fuoco, forse la stanchezza, non lo so, ma mi assopii, per quanto tempo non so dirvelo. Ma alla fine, quando mi risvegliai, avevo chiaro in mente che un ragazzo venuto dal lago avrebbe incontrato il popolo della foresta.» E qui si volse verso Dana: «E che tu lo avresti accompagnato nel suo viaggio».

Passarono gran parte della mattina seguente a raccogliere le loro cose e a salutare gli amici. E furono lacrime e pacche sulle spalle; chi donò loro una faretra di frecce, chi dei caldi indumenti chi, come Jacob il calzolaio, dei robusti stivali per l’incombente stagione invernale. Il sole era al culmine quando alla fine furono pronti a partire. Avevano cercato di portare con loro lo stretto indispensabile, ma nonostante ciò non avevano potuto limitare di molto l’ingombro del loro zaino.
«Puntate a nord, restando sui sentieri noti fino a quando potrete» raccomandò Drenadin, stringendo loro le cinghie dello zaino. «E tenete il fiume Acquesilenti alla vostra destra. Se è vero che le loro pattuglie stanno scendendo a sud, prima o poi li incontrerete.»
Stephen era teso. Voleva riprendere il cammino interrotto e, soprattutto, voleva raggiungere i suoi amici. Verso nord. Era la direzione che il Lanciere aveva tracciato quella notte, quando era caduto al guado. Forse anche loro avevano incontrato quelle creature…
«Andate ora» li esortò il vecchio. «Il cammino è lungo e il sole ha iniziato la sua fase discendente.» I due ragazzi si avviarono, un ultimo sguardo alle spalle.
Fatti pochi passi Stephen si voltò. «Gli Elfi…» disse rivolto al vecchio che si stava già allontanando «come facevi a conoscere il nome di quelle creature?».
«Oh, probabilmente in sogno,» si schernì quest’ultimo «qualcuno me l’avrà detto.»
«Già» fece il ragazzo riavviandosi. «È possibile.»
Soprattutto se in qualche modo sei uno di loro, aggiunse tra sé e sé il vecchio, rientrando nella sua capanna.

Camminarono fino a quando ci fu luce, poi si accamparono. Avevano percorso alcune miglia nella foresta, a passo sostenuto. Non erano molto lontani dal punto in cui Stephen aveva incontrato quelle creature due giorni prima e stavano per abbandonare i sentieri conosciuti per inoltrarsi nella foresta inesplorata. Accesero il fuoco in un posto riparato dal vento, misero a scaldare un po’ di birra e mangiarono con parsimonia, prelevando dal loro zaino solo il cibo che sarebbe deperito prima, lasciando la carne secca e le gallette per i giorni a venire. Stephen rovistò nella sua sacca, estraendone la coperta. Come era diversa quella sera da quella in cui Dana lo aveva strappato a morte certa, ripescandolo dalle fredde acque del lago. Ora si sentiva più forte, più sicuro di sé, ma ancora vulnerabile. Osservò la ragazza, che dall’altro lato del falò si stava preparando il giaciglio per la notte e provò un forte senso di gratitudine. Finì in fretta di sbocconcellare un pezzo di pane e svuotò, con un’ultima sorsata, la tazza di birra calda. Rannicchiatosi sotto la sua coperta, si addormentò quasi subito.

L’alba del terzo giorno di ricerca non prometteva nulla di buono. Pesanti nuvoloni carichi di neve si stavano addensando sulle lontane Catene del Confine e rapidamente stavano scendendo verso sud-est. Due giorni prima si erano addentrati nella foresta, perlustrando la zona a sud della Palude del Rimorso, finora senza alcun esito. Si erano ritirati nuovamente a nord di qualche miglio dopo l’ultima esplorazione.
«Forse dovremo provare più a est» disse Khyteen, avvicinandosi ai compagni. Non hai tutti i torti, pensò l’Elfa mentre stringeva i legacci degli stivali. Ringraziò Warwitch che le porgeva una ciotola di brodo fumante; il suo amico era incredibile, rifletté, sorbendosi lentamente la bevanda ristoratrice. Era in grado di preparare il brodo anche in aperta foresta, trovando le erbe giuste per insaporirlo. Versò un po’ di liquido a terra, recitando brevemente e sottovoce le formule propiziatorie. Il cinghiale che avevano abbattuto due giorni prima era stato trattato con tutti gli onori che il rito di Dereh prevedeva. Avevano prelevato solo le parti commestibili e trasportabili, come sempre, seppellendo il resto. Ucciderlo era stato più facile del solito, pensò; era come se il cinghiale non li avesse sentiti in quanto distratto, spaventato da qualcos’altro. O da qualcuno…
«Torniamo a sud, invece.» Jenash si alzò bruscamente. «È là che troveremo gli Uomini.»

Stephen si girò sotto la coperta, rabbrividendo. Il consueto profumo della zuppa di cereali lo invitava ad affrontare una nuova giornata. Aprì gli occhi e si stiracchiò, le membra intirizzite. Il sole si era levato da poco e appariva poco più che una vacua palla di luce, nascosta dalle grigie nuvole a est. Si alzò, scuotendo la coperta che brillava di brina notturna. La piegò accuratamente e la ripose nello zaino. Il falò aveva ripreso vigore, alimentato dalle foglie e dai secchi e contorti ramoscelli che avevano raccolto la sera precedente. Dana stava già versando la zuppa nelle scodelle.
Già, pensò Stephen, stamattina, al Rifugio, toccherebbe a lei. Sedettero in silenzio, gli occhi a nord, dove la foresta si faceva più fitta. Le foglie dei faggi stavano cominciando a cadere, mettendo ancora più in evidenza le macchie verde scuro delle prime conifere che si addensavano in lontananza, ai piedi della catena del Krakhain.
«Da qui in poi dovremo fidarci del nostro istinto» fece Dana, interrompendo i suoi pensieri. «E del nostro senso di orientamento.»
«Pensi che li troveremo?»
«O loro troveranno noi!» rispose Dana. «In fondo, se la loro conoscenza della foresta è almeno pari alla nostra, e credo sia di molto superiore, sapranno trovare e seguire le nostre tracce.»
«Giochiamo a guardia e ladri, allora?» sorrise lui, poi cogliendo lo sguardo interrogativo della ragazza si affrettò ad aggiungere: «Oh, è solo un modo di dire delle mie parti. Voglio dire che è solo questione di tempo.» Spensero il fuoco, ricoprendo le braci di terra. Raccolti gli zaini, si misero in cammino. Faceva freddo e le foglie secche e gelate a terra crepitavano al loro passaggio. Dana faceva strada, l’occhio più allenato, i sensi più attenti. Stephen la seguiva, tenendo il passo; ancora una volta le doveva qualcosa. Si rese conto solo in quel momento che la ragazza non aveva posto dubbi o chiesto spiegazioni, accettando il fatto che fosse suo dovere accompagnarlo.
«Grazie, Dana» mormorò. «Ancora una volta.»
Dana si fermò, girandosi verso di lui: «Siamo amici, no?».
«Non è solo per questo…»
«No, non solo» rispose lei. «Fermiamoci un attimo» aggiunse. Si arrestarono ai piedi di una quercia solitaria, poggiando la schiena sul suo tronco rugoso. «Quando il Padre mi accolse,» attaccò «ero arrabbiata con il mondo intero. Non fu facile all’inizio fidarmi di lui. Era dolce e premuroso e non mi faceva mancare niente, ma avevo imparato a diffidare delle belle maniere e delle false promesse.» Rovistò nello zaino per estrarne un oggetto che custodiva in un panno. «Ti ho già raccontato della mia infanzia, passata con mia madre e della serena miseria in cui ci trovavamo. Non ho mai conosciuto mio padre. Quando chiedevo di lui a mia madre, mi accennava al fatto che era un soldato e che si trovava lontano e che un giorno sarebbe tornato a prenderci, per portarci in una casa grande, giù in città. E io le credevo e ogni sera pregavo affinché tornasse presto a prenderci. Ma non tornò.» Aprì con cura il panno che portava in mano e ne estrasse un ciondolo. Era un semplice e rozzo pendaglio in bronzo che rappresentava un cavaliere con la lancia in resta. «Questo è ciò che mi rimane di mio padre» sussurrò, accarezzandone il profilo. «Il giorno prima di morire, mia madre me lo donò. Lo custodiva in una scatoletta, vicino al focolare. Mi disse che mio padre le aveva detto di consegnarmelo quando fossi stata abbastanza grande per portarlo. Ma io credo che mia madre si sentisse al termine dei suoi giorni e volesse lasciarmi una speranza e una traccia da seguire.» Ripose con cura il ciondolo nello zaino. «Credo, adesso, di essere pronta a cercare mio padre e conoscere la verità. Non sono certa che la storia del soldato sia vera, ma credo che il ciondolo mi aiuterà a trovarlo, un giorno.»
«Per questo hai accettato di accompagnarmi?» chiese Stephen. La ragazza scosse la testa. «Il mio tempo al Rifugio era terminato e il Padre me l’ha fatto capire quella sera. E poi,» aggiunse con un sorriso «come faresti a cavartela senza di me?»
Il sole era alto quando ripresero il cammino, lungo una pista battuta solo da animali, che si inerpicava sulle basse colline coperte dai faggi. Alle loro spalle, in lontananza, si potevano intravedere le placide acque del Lago di Ghiaccio, che da quella distanza sembrava una tavola grigiastra che rifletteva il colore di un cielo sempre più plumbeo. Camminavano in silenzio, pronti a cogliere i segnali che il bosco poteva offrire loro: impronte, rami spezzati, resti di falò. La Catena del Krakhain occupava buona parte del loro orizzonte a nord-ovest e dietro di essa si intravedevano le lontane cime innevate di monti di cui non conoscevano il nome. Erano parecchie ore che avanzavano e già le prime ombre si allungavano sul terreno.
«Quanto dovremo salire ancora?» chiese Stephen. «Nord è una direzione, ma non una meta. Spero di non dovere valicare quelle montagne laggiù» disse, indicando le catene lontane.
«A questo punto ci siamo inoltrati parecchio» rispose Dana. «Forse dobbiamo fermarci e aspettare. È inutile girare a caso. Questa sera ci accamperemo in un luogo visibile e accenderemo un bel falò. In fondo noi siamo soltanto in due e questo è il loro territorio, ci troveranno.»
«Così rischiamo di farci scoprire dagli Uomini del Granduca,» ribatté Stephen «e da quel demone che ho visto al guado quella notte. Non credo che abbia abbandonato la caccia.»
«Dobbiamo rischiare» lo sollecitò la ragazza. «In fondo è più probabile che ci trovino gli Elfi.» Avanzarono fino a quando la visibilità lo concesse e poi si accamparono ai margini di una radura. Accesero il fuoco, non curandosi di schermare le fiamme o di usare legna troppo asciutta, così che un fumo biancastro si levò al cielo.
È imprudente, pensò Stephen, ma necessario.
Decisero di vegliare assieme quella notte, le ginocchia strette tra le braccia, l’attesa vigile nell’oscurità.
«Dana,» chiamò sottovoce «promettimi una cosa.»
«Dimmi.»
«Quella sera al Guado, quell’Uomo ci disse che la nostra meta si trovava a nord. Se non riusciamo a incontrare gli Elfi, mi aiuterai a trovare i miei amici?»
«Certo» rispose la ragazza. «Te lo prometto.»
Rimasero in silenzio, le palpebre pesanti, i pensieri sempre più annebbiati dal sonno.
Li sorpresero così.

30 novembre 2019

Aggiornamento

Goal raggiunto! Dopo Le tre lame anche Il Brando di Helash verrà pubblicato. Un grande ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito al successo della campagna. Ora un nuovo obiettivo: extragoal a 250 copie. Ci proviamo?
22 novembre 2019

Evento

Biblioteca di Raveo (Udine)
Venerdì 22 Novembre alle 20.30 presso la biblioteca di Raveo (Udine), l'autore presenterà Le tre lame. In occasione dell'evento verrà presentata anche la campagna di crowdfunding de Il Brando di Helash.
25 ottobre 2019

Aggiornamento

Venerdì 25 Ottobre alle 18.30, presso l' albergo Olivo di Cavazzo Carnico (Ud) in occasione della presentazione de Le tre lame, parleremo anche della campagna di crowdfunding de Il Brando di Helash.
15 ottobre 2019

Aggiornamento

Mentre raggiungiamo quota 120 ordini (grazie ancora a tutti), invito chi ha già letto Le tre lame a indovinare che scena rappresenta l'immagine usata per la campagna. Chi è il personaggio in primo piano? Che cosa rappresenta la scena ritratta?
21 settembre 2019

Aggiornamento

Abbiamo raggiunto e superato le 60 copie preordinate! Questo vuol dire che chi ha ordinato una copia la riceverà nel formato scelto al termine della campagna. La prossima tappa è raggiungere al più presto le 200 copie. Claude, Johnny e Stephen hanno bisogno di voi : continuate con il passaparola. Grazie a tutti! Intanto, per coloro che hanno letto Le tre lame lancio una sfida: che cosa rappresenta l'immagine di lancio della campagna de Il Brando di Helash? Il Brando di Helash

Commenti

  1. Alessandro

    (proprietario verificato)

    Con “Il Brando di Helash”, Claudio De Michielis prosegue il racconto lasciato in sospeso con il suo primo libro, “Le Tre Lame”. Dovrei forse anche dire – no, non è uno spoiler – che si concludono le vicende di Claude, Johnny e Stephen negli strani mondi in cui sono precipitati. Tuttavia alcuni indizi mi dicono che, presto o tardi, rivedremo in azione i tre Eletti. Perlomeno questo è ciò che si augurano i lettori. Le 301 pagine del secondo capitolo della saga si leggono d’un fiato e l’autore libera completamente la sua immaginazione che nel primo libro scopriamo aver tenuto a freno, stimolando un inappagato sentimento di attesa. Tanti sono infatti i personaggi, le vicende, le rivelazioni che attendono il lettore in queste pagine in cui potrà trovare incursioni nelle atmosfere horror di Lovecraft o nella science-fiction del periodo d’oro. Le citazioni, qua e là disseminate, una prosa scorrevole e un ininterrotto succedersi di avventure e di emozioni tengono il lettore incollato alle pagine dall’inizio alla fine del racconto. Ma forse, ripeto, fine non è la parola giusta. Almeno fino a quando il Sigillo di Kunharien continuerà a brillare..

  2. Claudio De Michielis

    Grazie Paolo! Spero di essere sempre all’altezza delle aspettative dei miei lettori

  3. Paolo

    (proprietario verificato)

    Continuano le straordinarie avventure di Claude, Johnny,Stephen e dei loro incredibili compagni di viaggio, trai quali l’incomparabile Hector Zohl. Il seguito delle Tre Lame promette azione e continui colpi di scena grazie ad una verve letteraria degna dei migliori scrittori di fantasy! La caratterizzazione dei personaggi e le descrizioni paesaggistiche ci trasportano nel fantastico mondo ideato da questo geniale scrittore e ne restiamo stregati, incantati dai colori e dalle fantastiche architetture narrative che lo caratterizzano. Mi auguro che questo scrittore trovi sempre più tempo per scrivere e che non smetta mai di farlo!!

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Claudio De Michielis
nato a Udine nel 1967, laureato in Scienze Forestali, sposato, con due figli, è docente di Tecnologia presso l’IC di Tolmezzo (Ud), città in cui risiede da sempre. Lettore di fantasy fin da ragazzo, inizia a scrivere avventure per giochi di ruolo, delineando scenari e personaggi che lo portano in seguito a cimentarsi con la narrativa. Il Brando di Helash è il secondo libro della saga Le tre lame (primo volume: Le tre lame, 2019, bookabook).
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