Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Invisibile al mondo

Svuota
Quantità

A volte il passato è un bagaglio troppo pesante da sopportare, ma non possiamo liberarcene, né tantomeno possiamo smettere di andare avanti. Accade così che Rita viva la vita trascinandosi dietro i suoi fantasmi, sempre accomodante con tutti, anche con chi non le vuole bene e non la rispetta. Il suo atteggiamento remissivo le impedisce di realizzarsi nel proprio lavoro e condiziona tutte le sue relazioni. Un segno le è rimasto addosso e, anche se da fuori non è visibile, dentro di lei continua a far male e a rubarle la felicità. Ma la felicità non è nei luoghi, non la si trova da qualche parte: la felicità è una conquista e Rita dovrà imparare a essere di nuovo felice. Sarà abbastanza forte da riuscirci?

PARTE PRIMA

L’INQUIETUDINE

1.

Doveva respirare. Spalancò la bocca alla disperata ricerca di ossigeno. Era piegata in due e si teneva la pancia con le braccia. Rideva, proprio non riusciva a smettere. Rideva fino a sentire male. Era zuppa: gli schizzi d’acqua le tappavano il naso e le offuscavano gli occhi, impedendole di vedere bene. La canottiera di Snoopy con le frange e i pantaloncini blu con il bordino rosso le si erano appiccicati addosso, tanto erano fradici. I sandaletti di tela scivolavano sul terreno bagnato, rendendole difficile mantenersi in equilibrio. Il prato tutto intorno era diventato un lago, ma la battaglia continuava a infuriare.
«Tutti contro Rita!» urlò Marco, suo fratello, e sei mani la presero di mira con una salva di bombe d’acqua.
Rita lanciò un gridolino divertito e si voltò di spalle per proteggersi: doveva trovare il modo di difendersi, per poi passare al contrattacco. A pochi centimetri da lei, c’era il rubinetto della canna dell’acqua. Gliel’avrebbe fatta vedere, a quei tre. D’altronde, era la più piccola, e l’unica femmina, per giunta: se voleva sopravvivere, doveva imparare a farsi valere, e in fretta.
Aprì il rubinetto e raccolse da terra il tubo verde di gomma: quando premette il pollice sull’estremità, ne uscì un violento getto d’acqua.
«Ehi! Non vale con la canna!» protestò Matteo, il cugino maggiore.
«Infatti, non vale, Rita» gli fece eco Marco.
Tipico. Suo fratello e Matteo avevano la stessa età: di cinque anni più grandi di lei, erano compagni di giochi da sempre. Fin da piccolissimi, avevano condiviso tutto: giocattoli, camerette, perfino il lettino da neonati. Si somigliavano anche molto: erano entrambi alti e robusti, con i lineamenti del viso molto marcati e gli occhi neri e vivaci. Solo, Matteo era quasi biondo, mentre i capelli di Marco erano castano scuro. A parte questo, avrebbero quasi potuto passare per gemelli. La loro era un’alleanza granitica. Capitava di sentirli bisticciare, a volte, anzi, litigavano sul serio, alzavano la voce e si arrabbiavano fino ad arrivare alle mani, nel tentativo di stabilire una supremazia che mutava di continuo, ma, nei confronti di chiunque altro, formavano un duo indivisibile.

Continua a leggere

Continua a leggere

«E invece vale» replicò Rita, alzando un po’ la voce. «Vale tutto.»
Li aveva in pugno. Non sarebbe durata a lungo, lo sapeva, ma, per una volta, era in posizione di vantaggio, ed era decisa a vendere cara la pelle.
«Rita, avevi detto che a me non mi bagnavi!» si lamentò Nicola.
«Va bene» concesse lei. «Allora, facciamo un patto. Vieni qui e mi aiuti. Noi contro di loro.»
Nicola era il fratello di Matteo: aveva solo quattro mesi più di lei, perciò, quando i due grandi sparivano per complottare chissà che cosa, loro si ritrovavano spesso da soli. Rita si era chiesta molte volte se lui non avesse preferito passare il tempo con gli altri due, invece che rimanere incastrato con una femmina, ma Nicola non aveva mai dato segno di non gradire la sua presenza: non l’aveva mai esclusa, non l’aveva mai fatta sentire piccola o stupida e, quando giocavano insieme, sembrava divertirsi davvero.
«Va bene, ci sto» rispose suo cugino, andando a mettersi di fianco a lei.
All’improvviso, però, Rita si sentì afferrare le braccia.
«L’ho presa!» esclamò Nicola. «Venite presto!»
«Adesso ce la paghi!» rise Marco. «Teo, prendi l’altro piede!»
Quei tre erano più grossi e più forti, e per quanto Rita si contorcesse e scalciasse, non riuscì a impedire di finire, con tanto di vestiti e scarpe, dentro alla piscinetta riempita solo a metà.
Era una piccola piscina gonfiabile, con il bordo di gomma bianco e arancione e il fondo azzurro. Era poco più che una tinozza: misurava all’incirca due metri di diametro, ma per loro era grande quanto una vasca olimpionica. Ogni giorno, riuscivano a organizzarci grandi gare di tuffi, nuotate lungo il bordo e coreografie sincronizzate. Dentro quei trenta centimetri di acqua, gli schizzi e gli schiamazzi erano in-terminabili, e le risate sembravano non finire mai. Chissà come, erano capaci di starci comodi in quattro, mentre Paola e Lucia, le due sorelline più piccole, giocavano con i pesciolini di gomma sedute nel catino del bucato, al riparo dai movimenti scoordinati ed esuberanti dei più grandi. Quella piscinetta rappresentava il culmine del divertimento dei loro giorni al Vecchio Granaio.
Ogni estate, appena arrivati, le mamme avevano il loro bel da fare per arginare le insistenze dei bambini per tirarla immediatamente fuori dal garage. Di solito, riuscivano a tenerli buoni intanto che aprivano casa, facevano i mestieri e sistemavano le camere, impegnandoli a trasportare i bagagli nelle stanze e a lavare e sistemare il tavolino e le sedie a sdraio del giardino. Il secondo giorno, però, non c’erano più scuse: allora la saracinesca della rimessa si apriva tra mille cigolii, e i quattro cugini correvano dentro per prendere la piscina mezza sgonfia, sollevarla in verticale e farla rotolare fino al prato sul retro della casa. Poi, instancabili, facevano a gara a chi pe-stava più forte sulla pompa a pedale per rigonfiare i bordi e, armati di spugne e alcol, cominciavano a pulirla tutta, assaporando già il momento in cui avrebbero potuto riempirla di acqua per farci il bagno.
Era una scena che si ripeteva identica anno dopo anno, quasi secondo un copione già scritto: sapevano già che cosa sarebbe successo dopo e come sarebbe andata a finire, ma loro non aspettavano altro, come se, senza quel rituale, le loro vacanze in campagna non potessero avere inizio.
«Niky, sei un bugiardo!» finse di arrabbiarsi Rita.
«Ah, sarei un bugiardo? Adesso ti faccio vedere!»
Nicola prese la canna dell’acqua che era caduta a terra e gliela puntò contro, mentre gli altri due le furono subito addosso per farle il solletico.
Rita urlava e rideva. Cercava di rialzarsi, ma non ci riusciva. Si sol-levava in ginocchio e cadeva di nuovo. E rideva, rideva tanto da non riuscire a respirare.
All’improvviso, ci fu un istante di tregua. Rita riprese fiato e aprì gli occhi. Matteo, Marco e Nicola si erano fermati e fissavano dall’altra parte del prato.
«Che cosa succede qui? Vi si sente fino in camera da letto!»
«Scusa, papà» disse Marco.
«Scusa, zio» gli fecero eco Matteo e Nicola.
Ancora in affanno, Rita non riuscì a rispondere.
Suo padre si avvicinò a grandi passi alla piscinetta, seguito da Giuseppe, suo cognato.
«Non vi avevamo detto di fare piano e di lasciarci riposare?» disse Giuseppe.
Con gli occhi bassi, i bambini mormorarono di nuovo le loro scuse.
«Avanti, datemi quella canna» ordinò Mirco. «Rita, esci da lì, prima di farti male.»
Nicola allungò una mano per aiutarla, e lei la afferrò per scavalcare il bordo senza scivolare.
«Allora, chi è stato a iniziare?» volle sapere Mirco.
I quattro cugini si guardarono, ma nessuno parlò. Le battaglie tra loro erano una cosa, ma fare la spia ai grandi era tutt’altra faccenda.
«Quindi, non è stato nessuno?» li incalzò di fronte al loro silenzio. «Capisco.» Dopo un attimo di riflessione, si rivolse a suo cognato con espressione accigliata. «Beppe, che cosa ne facciamo di questi quattro? Qual è il castigo adatto?»
«Be’, guardali» rispose lui. «Sono bagnati fradici e il prato sembra una palude… Io direi…» E, senza finire la frase, aprì di scatto il rubinetto della canna, mentre Mirco li inondava tutti e quattro con il getto d’acqua.
«Addosso ai papà!» urlò Matteo. Ed ecco che, all’improvviso, erano alleati. Loro quattro contro i genitori.
La battaglia riprese più feroce di prima. Valeva ogni cosa: la canna dell’acqua, spugne, secchi, gavettoni, schizzi sollevati con le mani e con i piedi. Unico scopo del gioco era bagnare chiunque il più possibile. Nel giro di pochi minuti, si era scatenata una guerra senza quartiere: tutti lottavano contro tutti, e le alleanze si stringevano e si scioglievano, effimere e fugaci come le nuvole nel cielo terso di agosto. Le risate e gli schiamazzi riecheggiavano per tutta la collina, attraversavano gli uliveti e correvano lungo i campi di girasole.
«Mirco!»
«Giuseppe!»
Anna e Pia erano comparse in quel teatro di guerra estivo, e guardavano i loro mariti con aria di rimprovero. Fu un istante: i due si lanciarono uno sguardo d’intesa e, senza smettere di ridere, diressero la canna dell’acqua contro le mogli.
«No, basta!» finsero di protestare divertite le due donne.
«Mi dispiace, Anna» replicò Mirco. «Non si fanno prigionieri.»
Con gli occhi sgranati per lo stupore, i bambini osservavano le loro madri subire impotenti gli attacchi dei due papà senza possibilità di difendersi, visto che tutti gli stracci, le spugne o i secchi disponibili erano già occupati.
Il Vecchio Granaio era una casa che regnava solitaria sulla cima di una collina della campagna umbra, chiamata così perché la bisnonna di Rita, Maria, l’aveva acquistata negli anni Trenta del Novecento quando ancora era un vecchio granaio in disuso, e l’aveva trasformata nel rifugio dove lei, i suoi figli, e i figli dei suoi figli avrebbero trascorso ogni estate, anno dopo anno. Quando si varcava il grande cancello verde in ferro battuto, non importava più quanti anni si avevano o se si era maschio o femmina. Lì, bastava un istante, un’idea, una parola, per sovvertire l’ordine naturale delle cose e, per qualche minuto, anche i grandi diventavano bambini, scherzavano e ridevano e li coinvolgevano nei loro giochi, e nessuno veniva mai escluso. Era una casa magica, e Rita la adorava.
«Mirco!» alzò la voce Anna, per riguadagnare un pizzico di autorità. «Smettila! La nonna sta ancora riposando, finirete per svegliarla!»
«Tranquilla, Anna, tua mamma è una cara vecchietta, non se la prenderà» rispose spavaldo suo marito.
«Chi hai chiamato vecchietta?»
Tutti si voltarono. Calò il silenzio.
La nonna, con indosso lo scamiciato azzurro con i bordi blu che indossava solo lì, in campagna, avanzava reggendo per i manici un grosso pentolone di latta pieno fino all’orlo. Il prato non era molto grande ma sotto il peso di tutta quell’acqua, sua nonna, che era una donnina minuta, procedeva barcollando. Tuttavia, non dava segni di cedimento: avanzava lenta ma inesorabile, con un’espressione furba sul volto.
Tutti restarono immobili a fissarla per quello che sembrò un tempo infinito, mentre lei copriva passo dopo passo la distanza che la separava dal genero. Pia e Anna ridevano, e i bambini fissavano la scena a bocca spalancata. Non si sentiva volare una mosca: le spugne e i secchi, armi di quella guerra pomeridiana, furono lasciati cadere a terra. Nessuno avrebbe osato scagliare il proprio attacco contro la nonna, lei era intoccabile.
Forte di quell’immunità, la donna camminava con il suo gavettone in mano e gli occhi fissi sull’obiettivo.
«Rosa, no!» protestò Mirco. «Non farai sul serio, dopotutto io…» ma non poté terminare la frase che sua suocera, allungandosi il più possibile per raggiungere il metro e novanta di suo genero, gli aveva rovesciato in testa il contenuto dell’enorme paiolo in cui, ogni giorno, cucinava la quantità di pasta necessaria per sfamarli tutti.
Mirco rimase immobile, rassegnato a subire la sua punizione.
Quel gesto metteva fine a ogni ostilità, tra le risate di tutti i presenti.
La battaglia era terminata, e Rita riuscì finalmente a riprendere fiato.
«Be’, te la sei cercata, tesoro» disse Anna, avvicinandosi a suo marito che ancora gocciolava copiosamente. «Non si dà della vecchietta a mia mamma» e con un sorriso, gli posò un bacio delicato sulla guancia.
«Avanti, voi quattro» intervenne Pia. «Venite con noi: siete bagnati fradici.»
Insieme a suo fratello e ai suoi cugini, Rita fu fatta sedere al sole sul muretto sotto al grande ulivo che dominava il giardino. Era un grosso albero centenario dal tronco nodoso e dai rami larghi e robusti. Durante i lunghi pomeriggi di agosto, loro quattro riuscivano a passare ore appollaiati tra le sue fronde a leggere fumetti o ad ascoltare la musica con un vecchio mangianastri portatile. Si erano perfino assegnati i posti. O meglio, Marco e Matteo, forti della loro stazza, si erano accaparrati i due rami più grossi, su cui si poteva sta-re comodi, quasi sdraiati, lasciando a Rita e a Nicola ben poca scelta: lei era la più piccola, quindi le era toccato il ramo più in alto, quello più sottile.
«Aspettateci qui» ordinò loro Pia. «Non entrate in casa che lasciate impronte dappertutto.»
Dopo qualche minuto, Anna e Pia tornarono con le salviette e i vestiti asciutti.
«Avanti» li esortò Anna. «Asciugatevi e cambiatevi.»
«Mamma, ho fame» disse Rita. «Posso fare merenda?»
«Adesso io e la zia saliamo in camera a vedere se le vostre sorelle sono sveglie, poi prepariamo la merenda per tutti» le rispose sua mamma con una carezza. «Intanto finisci di vestirti.»
Poco dopo, Rita, seduta sul muretto caldo di sole, gustava soddisfatta una grossa fetta di pane condito con sale e olio: era la merenda più buona che avesse mai mangiato. Aveva il sapore della gioia.

2022-04-06

Aggiornamento

Ecco una bella intervista sul mio percorso nell'editoria. Leggetela a questo link: https://secondotempo.cattolicanews.it/news-tradurre-e-un-mestiere-bellissimo-e-complicato
2022-03-31

Aggiornamento

Per scoprire qualcosa di più su Invisibile al mondo, leggete questa bella intervista uscita sul blog Spazio Lettura. Ecco il link: https://spaziolettura-it.jimdofree.com/2022/03/28/invisibile-al-mondo-di-alice-pizzoli/

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ho la fortuna di conoscere la sorella della scrittrice, che mi ha raccontato più volte dell’Antico Granaio e con questo libro mi è sembrato di aver vissuto lì la mia estate. Trovo questo racconto davvero splendido, chiunque riesce a ritrovarsi nelle debolezze di Rita e nel suo tentativo di ottenere più sicurezza. L’incontro con Giovanni e la forza di reagire, di andare avanti, senza dimenticare le proprie radici, danno al lettore la speranza. Complimenti!

  2. (proprietario verificato)

    Una scrittura asciutta, ma efficace, che non cede all’emotività gratuita, ma che regala anzi momenti profondi custoditi da molto nei ricordi. Due intuizioni dirompenti: “la felicità dipende dai desideri che scegliamo” e il trucco femminile come “pittura di guerra”. Bravissima.

  3. Wow, che dire… questo romanzo racconta con naturalezza la quotidianità di un’amica, una sorella, una persona amata e perché no, anche la propria quotidianità. La scrittura ti invoglia a leggere pagina per pagina, a scoprire e capire gli avvenimenti ed entrare sempre di più nella storia raccontata.

    Meriti tutto questo😘ti auguro veramente che tu possa raggiungere ancora tantissimi altri traguardi.

  4. Elisa Fontana

    (proprietario verificato)

    Alice ha una voce da ascoltare, una voce bellissima perché coltivata nell’amore per le parole e per il racconto.
    Questa storia merita di essere letta perché parla di voglia e paura di vivere, ti accompagna per mano a scoprire una donna che fiorisce e vede finalmente quelle che considerava le sue debolezze come il bozzolo necessario per dipingere e dare forza ad ali fortissime.
    Buona fortuna per questo viaggio ❤️

Aggiungere un Commento

Condividi
Tweet
WhatsApp
Alice Pizzoli
Nasce nel 1983 a Brescia, dove vive attualmente con la sua famiglia ed è laureta in Traduzione editoriale alla Scuola Superiore in Lingue moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì. Ha lavorato a lungo come libraia e, da più di dieci anni, è traduttrice editoriale dall’inglese e dallo spagnolo. Invisibile al mondo è il suo primo romanzo.
Alice Pizzoli on Instagram
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors