Guardò di nuovo il tabellone. Di una cosa era sicura: sarebbe andata al mare. Sul tabellone era in partenza un treno diretto verso sud, oltre Roma.
Bene, aveva deciso: scese a comprare il biglietto e salì sul vagone con un misto di paura ed eccitazione.
Appena il treno cominciò a muoversi, Nina provò un’onda che si espandeva nel petto e un grande senso di libertà.
Aveva rotto il filo che le teneva legata a terra, ora era un aquilone libero: non era più possibile tornare indietro. Non sapeva cosa avrebbe fatto, non voleva nemmeno pensare alle conseguenze, a suo marito, ai suoi amici: ormai aveva tagliato il filo e ora il vento l’avrebbe portata sicuramente da qualche parte.
NINA 2
Mentre il treno si muoveva veloce, Nina guardava il paesaggio e sentiva un sorriso dentro di sé, come una bambina che sta per fare una marachella ed è contenta.
– Eh, eh – pensò – Sìiiiììììì! – un lungo sì, di quelli che ti riempiono di forza – Non devo più nulla a nessuno! Il tempo è mio!
Quante volte era stata ostaggio del tempo, un ostaggio che chiedeva pietà all’orologio sperando si sbrigasse a correre…
Quante volte aveva rincorso il tempo senza riuscire a farlo proprio.
– Eh no: d’ora in poi sarò io pirata del mio tempo!
E si vide con una bella benda sull’occhio, una bandana in testa, abbarbicata su una nave pirata pronta all’arrembaggio.
Del petto una risata le uscì spontanea e i passeggeri del treno la guardarono perplessi.
Abbassò la testa fingendo imbarazzo per i presenti, in realtà trattenendo a stento la mimica: – Il tempo non esisterà più! Ci sarà solo la mia volontà! – e il sorriso si rifece piacevolmente sentire: – Pirata del tempo! Eh Eh!
Guardò l’ora sul cellulare: sfogliando pensieri aveva perso la cognizione del tempo e si rese conto che il cellulare, e per fortuna la ricarica, erano, oltre le carte di credito e i documenti, le uniche cose che aveva.
– Bagaglio leggero! – pensò ridendo da sola.
Il pomeriggio stava finendo; presto il marito sarebbe tornato a casa e, non trovandola, avrebbe sicuramente telefonato.
– Cosa è meglio fare? Scrivo un messaggio o non rispondo quando mi chiama? Mhmm… Lui si recherebbe subito alla polizia…
Forse è meglio prendere tempo con una scusa che potrebbe capire … poi vedremo.
Si lasciò accompagnare dal paesaggio che scorreva veloce pensando a casa scrivere, attese l’ora del rientro del marito e puntualmente lui chiamò.
Nina lasciò che il telefono squillasse una volta. Non rispose, scrisse: “Ciao, non sono a casa. Sono in crisi con la mia vita come è successo a te tempo fa …quando hai avuto un’altra relazione.
Ho bisogno di tempo per riflettere.
Tranquillo… non ho un’altra storia a differenza tua: hai mentito a lungo prima di ammettere che la crisi esistenziale, così dilaniante a quanto sostenevi, era correlata anche a un’altra donna. Non ti ho mai tradito e non lo sto facendo ora. Ho davvero necessità di chiarire a me stessa cosa voglio fare della mia vita.
Non chiamarmi perché non risponderò. Non chiamare le mie amiche perché non sanno nulla. Mi faccio sentire tra una settimana.”
– Ecco fatto. Penserà subito a un tradimento, come d’altronde ha fatto lui anni fa quando mi ha detto che era l’ultima occasione della sua vita…l’altra.
Mah, la crisi dei cinquant’anni negli uomini…un classico dell’incapacità di accettare i cambiamenti e l’invecchiamento. Hanno bisogno di riflettere, dicono, e, intanto che pensano, hanno un’altra storia… Troppo duro fare da soli.
Va beh lasciamo stare il bigino di psicologia. L’importante è che mi lasci in pace per qualche giorno: mi devo organizzare. –
NINA 3.
Mancava un’ora all’arrivo e doveva cercare un albergo per la notte. Cominciò a guardare in internet le varie possibilità. Per fortuna, fuori stagione, i prezzi non erano alti e optò per un bell’albergo con vista mare, piscina e SPA.
– E che cavolo, bisognava cominciare bene! – si disse.
Dalle foto, la vista era ariosa e l’albergo non troppo distante dall’acqua, forse avrebbe anche sentito il profumo del mare. La struttura aveva un’ampia piscina e un bel giardino.
Guardando le foto della piscina pensò:- Devo assolutamente andare a comprare un costume! –
– Certo… – sorrise delle priorità che si stava dando – magari sarebbe meglio comprare prima un pigiama. –
L’indomani avrebbe fatto alcune spese: le mancava tutto! In albergo ci sarebbe sicuramente stato l’occorrente per il bagno: era la prima volta che si ritrovava senza bagagli, senza tutte le cose che di solito si aggiungono in valigia anche se non si useranno mai e, invece di essere preoccupata, si sentiva eccitata come per un’avventura.
L’albergo non era distante dal centro e dalla stazione: poteva raggiungerlo facilmente a piedi. La colazione era inclusa e sembrava poter soddisfare le necessità di un’intera giornata. Prenotò per due notti.
Il treno entrò in stazione senza troppo ritardo e Nina lasciò scendere i passeggeri prima di muoversi: impostò il navigatore e si incamminò. La strada era in discesa. Era buon segno: si stava avvicinando al mare.
In un quarto d’ora arrivò all’albergo. Mostrò la prenotazione, si registrò e quando la ragazza all’accettazione chiese:- Bagagli?- Nina mentì spudoratamente:- Purtroppo, me li hanno rubati sul treno mentre dormivo. Magari domani mi può indicare dove fare alcuni acquisti urgenti…-
– Certo! – disse la ragazza – Mi spiace molto per il furto dei bagagli!
La stanza era pulita e spaziosa, il balcone arredato con un grazioso tavolino proprio di fronte al mare e Nina riuscì a godere degli ultimi raggi del sole al tramonto.
Fece un bagno rilassante, si rivestì e scese per la cena.
Il menù offriva piatti tipici e vari tipi di pesce. Decise per una pasta con pesce spada; ordinò un bicchiere di vino che gustò e ne chiese subito un altro, brindando a sé e alla sua libertà. Poi scelse un dolce per darsi piacere: tartufo di Pizzo Calabro, una delizia.
Durante la cena continuarono a giungere varie telefonate e messaggi del marito e di alcune amiche, probabilmente contattate dal consorte, cui non rispose: silenziò il cellulare e decise che non avrebbe ascoltato o letto nulla che potesse rovinare quel momento.
Godette il fresco della sera in giardino e pensò che, tra l’altro, doveva acquistare un libro. L’indomani sarebbe stata una giornata di compere.
Si addormentò subito: nessun pensiero ossessivo la tenne sveglia.
NINA 4
La mattina, si svegliò tardi, riposata. Fece colazione appena in tempo prima che la cucina chiudesse e, su consiglio della ragazza all’accoglienza che nel frattempo aveva preso servizio, si recò a fare le spese necessarie.
Certo, un centro commerciale, luogo che normalmente rifuggiva, sarebbe stato perfetto per comprare lo stretto necessario, ma non ce n’erano e avrebbe potuto acquistare nel centro storico i capi d’abbigliamento: un costume, un pareo e un paio di pantaloncini o un prendisole, dell’intimo e almeno un cambio di pantaloni con qualche maglietta. Sì, poteva cominciare così e naturalmente avrebbe comprato un libro: la libreria che le era stata indicata non era distante dal negozio di abbigliamento.
Il centro storico si rivelò davvero bello: la piazza dove si trovava il negozio in cui aveva acquistato lo stretto necessario proseguiva con una breve via, chiusa da una balconata affacciata sul mare.
Nina guardò il panorama, poi si sedette per un caffè in uno dei numerosi bar che affollavano il centro e si godette la rilassatezza del luogo per qualche istante. Sarebbe sicuramente tornata con calma, ma ora doveva risolvere alcuni problemi: non poteva usare la sua carta di credito o il marito avrebbe scoperto dove erano state fatte le spese e il contante, che per fortuna aveva prelevato in banca il giorno della partenza per pagare delle spese, sarebbe presto finito.
Purtroppo, aveva il conto corrente condiviso col marito.
– Accidenti alla consuetudine di avere conti condivisi!- pensò. Doveva assolutamente aprire un nuovo conto corrente e trasferire velocemente ciò che le spettava: la metà delle somme depositate. Poi avrebbe pensato ai suoi risparmi personali investiti in polizze vita.
Si recò presso la filiale di una delle due banche presenti, fece controllare la cifra ancora a disposizione sul conto corrente suo e del marito e aprì un nuovo conto. Quando uscì dalla banca, trasferì la metà del denaro tramite l’home banking. Ci sarebbero voluti alcuni giorni per avere una nuova carta di credito e il denaro a disposizione.
– Pirata all’arrembaggio! – si disse sorridendo.
NINA 5.
Le formalità della banca avevano assorbito alcune ore: era ormai pomeriggio. Nina, che non amava le ore calde con il sole aggressivo, si diresse verso l’albergo con l’intenzione di andare in spiaggia: col nuovo costume avrebbe fatto un bel bagno!
Non vedeva l’ora di entrare in acqua assaporandone tutta la dolcezza e la forza.
Amava immergersi piano piano accarezzando il mare e lasciare che questo lambisse, come una scoperta, ogni centimetro della sua pelle.
Pregustò l’idea – Si! Un bel bagno e poi un po’ di sole!-
Voleva lasciare che le ore passassero senza altro da fare se non guardare il mare e poi il tramonto, magari con un buon negroni sbagliato in onore ad un’amica che non c’era più.
Si incamminò verso l’albergo e, dopo essersi cambiata, raggiunse la spiaggia poco affollata. C’era solo una coppia che Nina aveva notato in hotel e qualche anziano: probabilmente si godeva la pensione e il fuori stagione.
Sola: un brivido partì dal centro del petto, le percorse le braccia e si diffuse fino all’attaccatura del collo.
Provò un caldo, eccitante piacere: nessuno sapeva dove fosse e che cosa stesse facendo, nessuna traccia che potesse indicare da dove veniva o dov’era diretta, nessun rendiconto da fare. Poteva assaporare il vivere per sé stessa, decidere dove, quando e cosa: inventarsi una vita nuova, solo sua.
Un senso di libertà assoluta.
Scelse la fine della spiaggia, vicino alle rocce che chiudevano l’arenile e stese il suo pareo.
Lasciò che il sole la scaldasse e che la brezza la accarezzasse: le piaceva, appena tolti i vestiti e con gli occhi chiusi, sentirsi sfiorare dall’aria come da un amante.
Poi, con lentezza, entrò in acqua: il primo bagno era sempre speciale.
Si stese sulla sabbia e si asciugò al sole. Osservò le poche persone che erano in spiaggia e si sentì un po’ pettegola dell’occhio, ma guardare cosa facessero gli altri e immaginare il perché, le piaceva molto: era come guardare spezzoni di film muti, delineare personalità e presupporre motivazioni.
Sorrise al pensiero:- Forse… sono semplicemente un’impicciona.-
Prima che il sole tramontasse, si recò al baretto sulla spiaggia e ordinò il negroni sbagliato: non fu una buona idea perché le portò dei ricordi, piacevoli ricordi, ma era pur sempre un tornare al passato e non aveva bisogno di intristirsi.
Accettò comunque quel dolce sapore di affetto che il momento le regalava insieme al tramonto.
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