Da sempre, scrittori, scienziati, filosofi e inventori affermano di aver ricevuto in dono le loro preziose congetture senza nemmeno volerlo. Se interrogati sulla natura di questo misterioso fenomeno, amano parlare di “illuminazioni” venute da chissà dove. Libero, appartenente alla generazione dei millennials, sognatore, visionario e perennemente insoddisfatto, attraverso un viaggio onirico che lo condurrà oltre i confini del pensiero razionale, scoprirà la sorprendente scintilla che appicca il fuoco custodito nel cuore di ogni intuizione.
CAPITOLO 1
Le sue passioni duravano il tempo necessario; a volte un mese, a volte soltanto lo spazio di un fine settimana. Era come se volesse spremerne soltanto il primo succo, senza scendere troppo in profondità, senza assaporare le note amare e più marcate di questo frutto prelibato che sempre coglieva e mai mangiava fino in fondo.
Di solito funzionava così: bastava un piccolo e microscopico pensiero a fargli accendere una scintilla nel petto, prima che nella testa. A quel punto assaporava l’idea di dedicare una piccola porzione del suo tempo libero quotidiano a coltivare quel progetto e già si immaginava la sua esistenza prendere una piega diversa.
Gli piaceva avere il controllo del proprio destino e poter fare, quando ritenuto opportuno, delle piccole virate per esplorare l’inatteso fino a farlo accadere.
Come quella volta che, ascoltando una sequenza mixata di musica dance anni Novanta alla radio, pensò subito: Perché no?
Così, dopo il lavoro, era corso a casa e si era ritrovato a trafficare tra il PC e lo stereo, aggrovigliato in una giungla di cavi e connettori.
Comprese che era arrivata l’ora di una pausa verso le due del mattino. Fuori, il paese dormiva un sonno pesante. Forse sognava di essere una grande città, di quelle importanti, ma senza automobili. Chissà.
A Libero non importava dell’orario, né di aver saltato la cena.
Aveva un compito importante da svolgere: diventare DJ. Si tolse le cuffie e le appoggiò intorno al collo. Aveva appena finito di eseguire una sequenza di dieci tra i migliori pezzi che conosceva. Il risultato non era ancora soddisfacente, ma era certo che da lì a poco avrebbe avuto successo nel mondo della notte.
Occhi chiusi, mani incrociate dietro la nuca.
Sorrise e si buttò all’indietro sullo schienale.
Quello era il momento in cui la proiezione del film aveva inizio. Si trattava sempre, va detto, di uno spettacolo in cui pubblico, regista, scenografo e attore erano fusi in un’unica persona.
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Nel caso specifico, la prima scena lo inquadrava mentre armeggiava sapientemente a passo di musica con una mega consolle professionale. Nera e lucida, come la carrozzeria di un’auto sportiva. Sotto, una folla in delirio saltava senza sosta a ritmo di musica. I mixaggi tra un disco e l’altro erano eseguiti alla perfezione. Nulla al mondo era più reale di quella percezione.
Poi, come sempre in questi casi, nella visione compariva lei, con i suoi lunghi ricci neri. Indossava una maglietta e una minigonna cortissima, che metteva in mostra le sue gambe stupende. Che dono divino! Nei sogni di Libero sorrideva continuamente, ma non parlava mai. Saliva le scale che la conducevano al palco dove si esibiva Libero, guardandolo dritto negli occhi. Teneva le braccia sollevate, muovendole con estrema eleganza a ritmo di musica. Nella mano destra stringeva un piccolo libro, non era possibile leggerne il titolo. Man mano che si avvicinava, tutto diventava ancora incredibilmente più vivo.
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