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L’ombra della sera

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Al B&B Villa degli Ulivi, sulle crete senesi, il risveglio non è calmo come il paesaggio. Catia, la responsabile della struttura, è alle prese con uno spettacolo sconvolgente: nella camera numero tre c’è il cadavere di un turista. Il presunto suicidio ricorda un episodio avvenuto sedici anni prima, nella stessa stanza, che ha segnato profondamente Catia ed Elena, l’amica di tutta una vita. Ben presto, Catia si ritrova nella lista dei sospettati del tenente Rosi, sagace poliziotto incaricato del caso. Passione, paura, dolore: su quale movente calerà l’ombra della sera?

RISVEGLIO

Era una mattina come tante, la luce del sole filtrava dalle persiane di legno un po’ scrostate della dépendance dove Catia dormiva, avvolta nel tepore della trapunta primaverile. La sveglia era suonata già da una decina di minuti ma lei non si decideva ad abbandonare il letto.

Il momento del risveglio era quello in cui cercava di analizzare la sua vita nel modo più oggettivo possibile; avvertiva che la mente era più lucida, sgombra dalle incombenze quotidiane.

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A trent’anni compiuti, poteva dirsi soddisfatta della sua attività. Dopo il primo anno di incertezze, era riuscita a creare una discreta rete con le agenzie e i siti internet per le vacanze in Toscana, e Villa degli Ulivi era quasi sempre pieno da aprile fino a settembre. Le rate del mutuo pesavano come macigni, ma d’altra parte i soldi per la ristrutturazione erano stati spesi bene.

Il B&B vantava ben quattro camere matrimoniali e una suite per quattro persone, tutte con bagno annesso, e il salone per la colazione al piano terra con la vetrata che si apriva sulle crete senesi era un gioiellino.

La proprietà che gli aveva lasciato la zia Erminia era di circa due ettari. Il podere principale era stato rimesso a nuovo quasi completamente, mantenendo le caratteristiche architettoniche originarie; la dépendance invece, dove lei viveva, era stata sistemata all’ultimo momento e con i pochi soldi rimasti. I preventivi non tornavano mai, i lavori erano come voraci buchi neri, come i vermi che si nutrono della mela dall’interno e non vedi che è spolpata fino a quando non la mangi e la trovi vuota.

Era perciò stata arredata con mobili di fortuna, avanzi raccolti dai restauratori dei vecchi mobili di legno dove aveva acquistato quelli utilizzati per la villa a prezzi quasi regalati. Nonostante ciò, era riuscita ad abbinarli con gusto.

Il suo vanto era la camera da letto con uno specchio enorme su una parete, l’armadio moderno laccato bianco, accanto il lavamani in ceramica decorato a grandi fiori rosa e il vecchio scrittoio pieno di cassettini sopra al piano a ribalta, su cui torreggiava la foto di lei da bambina con un fazzoletto a quadri in testa, gli scarponcini slacciati e fangosi, in bilico sopra il carrello del trattore dello zio Ettore. Accanto a lei la zia Erminia, che la sosteneva tenendola per un braccio. Era sempre stata il suo sostegno.

Alla villa si accedeva dal grande cancello di ferro battuto, con il viale di cipressi che correva lungo un’oliveta e terminava nel prato dove si trovavano gli edifici. Al di là di questi si apriva il crinale da cui si ammirava il panorama delle crete e la piscina con il bordo a sfioro, molto richiesta dai clienti che venivano a soggiornare nel periodo estivo.

Da quando aveva iniziato l’attività, aveva assunto due soli collaboratori fissi: Silvia, che l’aiutava nelle colazioni e nelle pulizie e Duilio, il giardiniere, che si occupava anche della manutenzione degli immobili e della piscina.

Era stato Marco, suo marito, a insistere per la piscina e do-veva ammettere che era uno dei pochi suggerimenti intelligenti che aveva dato. Dopo cinque anni di matrimonio la sua relazione traballava già. Da quando, tre anni prima, aveva ereditato il podere e aveva deciso di licenziarsi dal suo impiego di contabile presso un mobilificio, si era dedicata completamente a realizzare il B&B, senza ricevere il minimo appoggio da parte di lui, che si era spesso espresso con battutine ironiche e molto scetticismo.

Il suo lavoro di agente di commercio lo portava spesso fuori città, come in quell’occasione, e Catia si era consolata con altri uomini: un ciclista tedesco di passaggio al B&B (aveva un debole per i fisici atletici e i capelli biondi), l’architetto egocentrico che aveva seguito i lavori e il medico anestesista appassionato di sesso con cui continuava a vedersi ogni tanto.

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Commenti

  1. TIZIANA FOGLIETTA

    (proprietario verificato)

    Pur nella sua brevità il racconto risulta essere molto scorrevole e avvincente. Ci si trova immersi in una storia in bilico tra presente e passato. Nello spaccato della vita di provincia, come in tutti i gialli che si rispettano ci sarà il colpo di scena finale.

  2. Cinzia Cavaglioni

    Un grazie di cuore a tutti i miei sostenitori! Un’avventura iniziata per caso in cui vi ho coinvolto e che sono riuscita a portare avanti attraverso il vostro aiuto. Spero che leggendo il libro, vi immergerete nei personaggi come se fossero gli amici della porta accanto che vi raccontano una storia, una delle tante che può succedere alla gente comune. Un abbraccio e continuate a sostenermi! I preordini sono ancora attivi per un altro pò di tempo

  3. (proprietario verificato)

    Un breve racconto che si legge tutto d’un fiato grazie ad uno stile asciutto e scorrevole. La trama non è scontata, le descrizioni accurate fanno desiderare di trovarsi immersi nei paesaggi della Valdorcia; buono l’approfondimento psicologico dei personaggi.
    E poi… cosa sarà mai l’ombra della sera? Basta leggerlo per scoprirlo!

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Cinzia Cavaglioni
è nata a Siena nel 1973. Ha lavorato nel settore del turismo e dopo la laurea in Scienze economiche e bancarie, conseguita nel 1999, è stata assunta in banca, sua attuale occupazione. Ha seguito diversi corsi di scrittura creativa ed è autrice di brevi racconti. Ha due figli e vive a Siena. L’ombra della sera è il suo primo romanzo.
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