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Disturbo ossessivo compulsivo generalizzato: questa è la diagnosi di Luca Morante, professore di matematica di un liceo nel cuore di Roma. Un momento è felice, quasi euforico, e il momento dopo tutto sembra andare a rotoli. I frequenti sbalzi di umore condizionano la sua vita, le sue nottate sono tormentate dal ricorrente sogno di Zoe e persino la sua passione per la Roma determina una condanna a tre anni di DASPO. A complicare la situazione, il ritrovamento di un tema scritto da una studentessa, venti anni prima, in un foro della parete di un’aula scolastica.

Luca Morante prova a mettersi in gioco attraverso le sedute di inchiostro-terapia, ma la verità è lì, tra le parole di un articolo di giornale, e all’improvviso frammenti di vita vengono a galla per riportare alla luce un’inaspettata e serena voglia di vivere.

Roma, 11 dicembre 1997

Emma Vicentini, III A

Liceo Scientifico Lagrange

Traccia 2: “Racconta un episodio che ti ha cambiato la vita, valutando le conseguenze positive e/o negative che ne sono scaturite”.

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Svolgimento:

È stata Flaminia a uccidere Emiliano, sei anni fa.

Non si è trattato di un incidente!

Ce l’ha portato lei in cucina e sapeva benissimo che era allergico alle noci. Quei biscotti glieli ha dati di proposito!

Tanto di quello che succede negli orfanotrofi non gliene frega niente a nessuno…

Però è così che è andata e io ho visto tutto!

Lei mi crede, prof?

Controlli, è successo il diciannove marzo del novantuno. L’orfanotrofio si chiama Il Girasole, sta in zona Trastevere.

Sa benissimo dove vivo, non mi sto inventando niente.

Quella è una pedofila, un’assassina! Altro che educatrice. È completamente matta!

Mi maledico per non aver trovato il coraggio di intervenire, ma ero sicura che se l’avessi fatto avrebbe ucciso anche me. Capisce?

Perciò sono scappata via.

Cos’altro avrei potuto fare? Avevo solo dieci anni!

E adesso che sono cresciuta ho la sensazione di essere ancora lì, nel dormitorio, a tentennare di fronte alla porta della maestra Sonia con l’intenzione di raccontarle tutto e la certezza che non ci riuscirò mai.

Mi sento complice, odio me stessa!

Da quella notte è come se dormissi con un occhio solo. Temo che Flaminia possa entrare nella mia stanza per strangolarmi.

Spesso sogno di essere io a ucciderla, invece. Immagino di entrare in cucina, mentre si prepara il caffè, afferrare un coltello e pugnalarla alle spalle. Dieci, cento, mille volte e ancora.

Provo piacere quando visualizzo la scena. Lo ammetto.

Allo stesso tempo ringrazio Dio per non esserne capace. Se così non fosse, sarei esattamente come lei: una strega.

Non è una bella vita, la mia.

Non sarò mai felice.

Si può dimenticare una cosa del genere?

Me lo dica lei, prof, la prego. È possibile?

Penso sempre a Emiliano, al suo sorriso e a quegli occhi che implorano aiuto. Rivedo spesso i suoi occhi. Gli stessi che mi guardavano mentre mi raccontava che da grande avrebbe voluto fare il veterinario.

Mi chiedo se, ovunque sia, potrà mai perdonarmi.

 

Roma, 30 ottobre 2017

Liceo Scientifico Lagrange

 

Driiin!

«Giorno, prof…»

«Bella, professo’!»

«Prof, il compito glielo porto domani: ieri sera il gatto di mia nonna ha pisciato sul quadernone.»

«Ha visto che Roma, professo’? Grande Faraone, ce l’ho pure al Fantacalcio!»

«Professor Morante, i miei rispetti.»

«Sedetevi, ragazzi, tra poco cominciamo.»

2022-02-14

Aggiornamento

Grazie, grazie davvero a tutti coloro che mi hanno sostenuto, in Italia e negli Stati Uniti. Siete parte integrante di questo sogno che si è appena avverato. Grazie! Giovanni Antonucci

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Giovanni Antonucci
È nato a Roma il 15 agosto del 1974. Ha una laurea in Ingegneria elettronica e insegna elettronica in un istituto tecnico industriale della capitale. Grande appassionato di pop art, ama dipingere quadri, t-shirt e talvolta murales. Adora il cinema, il teatro, lo sport, la natura, gli animali e la buona musica. Scrive da sempre. Ha cominciato con poesie e testi di canzoni, per poi dedicarsi alla narrativa. "Hai più scritto a George?" è il suo secondo romanzo.
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