“Conosci te stesso, e conoscerai l’universo degli dèi” recitava l’Oracolo di Delfi. Saul lo farà nel modo più semplice, scrivendo. Attraverso le parole incise sulla carta dialogherà con i numi, i personaggi che popolano il suo mondo interiore, scoprendo di sé bellezza e ombre. Non ci arriverà subito, prima si affiderà al caso che, pur portandolo a conoscere l’amore e l’amicizia più vera, lo condurrà dentro un inferno di emozioni che non saprà sostenere. Si troverà a vivere un presente buio affossato nelle memorie dolorose della perdita e del passato di chi ama. Un incubo lo tormenterà finché non troverà il coraggio di alzare la penna e osservarlo senza fuggire. Scrivere diverrà un rituale che lo aiuterà a elaborare e liberarsi dai demoni.
Presente Plurale è una storia di cura, il racconto di una delle vie possibili per incontrarsi e creare cambiamento. Presente è il regalo che possiamo vivere ogni giorno; Plurale è la realtà a cui tutti siamo connessi, anche nella profondità dell’essere.
Perché ho scritto questo libro?
Il libro c’era prima che iniziassi a scriverlo; i dialoghi con i numi erano in attesa, depositati tra i miei diari. Quando Saul, Norino e Cristina si animarono, compresi che avrebbero fornito il contesto adeguato. Così, una vicenda inventata in cui si intrecciano amicizia e amore divenne la cornice ideale per raccontare la storia reale del dialogo con sé. Mi andava di condividerla con semplicità, come una pianta fa nascere il suo fiore e ogni primavera, orgogliosa, dischiude il suoi petali al sole.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Se non di qua, di là
Ero grande a sufficienza per riconoscere le ombre, ma troppo giovane per dominarle. Incurante, le lasciavo strisciare giù per l’intestino dei rimossi. Ben istruito al mondo le pressavo fuori dalla scena, lungi da concedergli una parte sul palcoscenico della mia giovane vita. Le tenevo lontane camminando verso luminose certezze, ma invano perché voltandomi le vedevo più lunghe e minacciose. Finii per aggrapparmi a chi era capace di creare, se non realtà appaganti, quantomeno straordinarie illusioni.
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Il primo venerdì di marzo del 1994, tutta la scuola media si trovava al campo sportivo per l’annuale corsa campestre. Duemila metri per le femmine e duemilacinquecento per i maschi da percorrere tra la pista e le strade sterrate in mezzo i campi. Le prime maschili attendevano il via dentro improbabili tute di acetato. Da poco investiti dal testosterone i ragazzi scalciavano, accalcati sulla linea del via. Al fischio del professore di ginnastica il gruppo si avviò scanzonato. Alcuni caddero spinti dall’orda o dalle pedate dei meschini, altri si liberarono e presero il distacco. Incredulo ero tra loro. A cinquecento metri ero nel gruppo davanti, a mille mi trovai tra i tre in fuga, a mille e cinquecento a dispetto di ogni più rosea aspettativa guadagnai la prima posizione. Incredulo, tentai il distacco e allargai la falcata. Stavo vincendo e volevo farlo in grande. A duemila la vista iniziò ad offuscarsi e le braccia si fecero molle, non ci badai e mandai giù saliva dal sapore metallico. A duemila e cento caddi svenuto tra il fango della carreggiata e l’erba di un vigneto. Non mi accorsi dello scoscio di passi che mi passò accanto, e non badai nemmeno alle mani adulte che mi prendevano a schiaffi. Ero andato via.
Mi risvegliai adagiato sulle gradinate del campo sportivo. Con me la Zagni di inglese, più scocciata di dovermi assistere che amorevole. Mi spiegò telegrafica che ero svenuto, a breve sarebbero arrivati i miei genitori e di stare tranquillo. Non ero agitato, anzi mi sentivo bene nonostante il corpo di ricotta e un sapore amaro che mi impastava la lingua. Mi rimisi a sedere, la testa mi girava, ma poco. La professoressa prese ciò come un segno di benessere e accendendosi una sigaretta tornò ad alimentare la nube di insegnati che versavano nicotina al lato della pista. Guardai i miei compagni di classe che riprendevano fiato sul prato insieme alle altre sezioni. Non si curavano di me, avevano gli occhi puntati al via dove si preparavano le ragazze di seconda. Sulle gradinate separati dal resto della scuola c’eravamo solo io e una altro ragazzo. Avevo incrociato altre volte quel viso aperto dagli occhi limpidi che a fatica si faceva spazio sotto una massa di capelli crespi. Aveva un aria famigliare ma ero sicuro di non averci mai parlato. Era a qualche metro da me e assorto stava disegnando con un carboncino su un blocco ad anelli. Quando si accorse che lo stavo guardando fece cenno di avvicinarmi. Mi alzai e con un andatura ancora instabile andai a sedere vicino a lui.
– Guarda sei tu. – Linee decise disegnavano il corpo di un ragazzo tenuto in braccio da due uomini. I professori di ginnastica e di matematica
– Lo hai fatto tu? – Lui annuì. – Non mi sono accorto di nulla, ero da un’altra parte.
– E dove eri?
– Difficile da spiegare… era come essere in un sogno, ma più vero.
– Come guardare un film?
– Più come essere in un film.
– E cosa c’era?
– All’inizio era tutto bianco, come fatto di polvere… apparve un uomo con la testa rasata che teneva una lanterna in mano. Mi guardava senza dire nulla. Poi mi trovai a nuotare tra i pesci, erano colorati e lasciavano una scia luminosa dove passavano.
Guardai il ragazzo, i suoi occhi brillavano.
– E poi?
– E poi… riemersi dall’acqua e vidi una montagna. C’era di nuovo l’uomo con la lanterna, ma di spalle e stava camminando su un sentiero in salita. Non so come mi ritrovai a galleggiare nell’aria. Sotto di me una valle ampia si snodava nera tra le colline sotto un cielo di stelle. Da un punto imprecisato della volta un raggio luminoso mi colpì e sentii un gran calore. Apparve una donna bellissima che formò intorno a me una bolla di luce blu.
– e poi?
– e poi ho visto la faccia della Zagni.
Scoppiamo in una risata e il sangue ricominciò a scaldarmi il viso. In quel momento mi sentii chiamare. Erano i miei genitori.
– Ah, dunque ti chiami Saul.
– Già, tu sei Norino, vero?
Silvia Cacopardi (proprietario verificato)
Ho letto Presente Plurale tutto d’un fiato.
La storia, i personaggi, Saul in particolare, ti entrano sotto la pelle e più la storia prosegue più vuoi sapere come va a finire.
Devo essere sincera, all’inizio ho pensato fosse il solito libro sul viaggio che ti cambia dentro e dovrebbe farti crescere, ma presente Plurale è molto meglio e di più: leggendo il percorso di Saul ti ritrovi nel vissuto, nelle esperienze, che sono comuni ma al tempo stesso anche straordinarie perché ti portano a chiederti se sei esattamente dove vorresti essere….
Mi fermo qui nella recensione perché rischio di fare spoiler… per questo concludo facendo i miei complimenti a Paolo Maule e a chi mi legge consiglio vivamente di intraprendere il viaggio di “Presente Plurale”
majaroch (proprietario verificato)
devo dire grazie a Paolo Maule. “Presente Plurale” e la storia di un viaggio, anzi di due viaggi, quello della vita e quello interiore, non visibile agli occhi. Saul ti porta e ti trasporta facendti vedere cio che è, ciò che vorebbe essere e ciò che potrebbe essere. mentre accomapagni Saul nei suoi viaggi scorrendo le pagine del libro ti rendi conto del significato vero della vita, e capisci quanto il presente ti faccia da specchio… non posso dire di più per non togliere il piacere a chi vuole avventurarsi nella lettura di questo bellissimo libro. bella la storia, interessnti e ricchi i personaggi, forti emozioni. consiglio.
Annastella Pagliara (proprietario verificato)
Presente Plurale inizia come un romanzo di formazione ma poi silenziosamente se ne discosta. Nella terza parte la psicologia che traspare è innovativa, ricorda molto l’etnopsichiatria e regala una visione piacevolmente più spirituale e aperta. Il titolo non potrebbe che essere più azzeccato, lo si intuisce man mano che ci si addentra tra le pagine in cui Presente Plurale acquista sempre più senso. Ogni individuo non è solo la somma di ciò che è stato o ha vissuto, ma è molto di più , qualcosa di profondo che va oltre lo scorrere del tempo e raggiunge il suo pieno significato del vivere se in contatto con la sua dimensione spirituale. E’ questa dimensione più profonda e spirituale a dare respiro e creatività al quotidiano vivere dei personaggi.
La lettura è piacevole e intrigante.
Ringrazio l’autore per aver potuto ritrovare un sapore del leggere nuovo e al tempo stesso familiare, mai scontato e che recupera una psicologia lontana dai luoghi comuni.
eglebrozic2000
Carissimo Paolo,
Ho finito il libro ❤️❤️ E mi e’ piaciutoooo tantissimo. Non c’e’ niente da togliere e neanche da aggiungere, e’ fantastico.
Le nostre ombre, anime spiriti, l’ universo siamo tutti uno, presentato in modo diverso e’ favoloso, uno stupendo presente plurale ❤️ Namaste 🙏🙏
eglebrozic2000
Carissimo Paolo,
Grazie mille del libro. Vivo in Croazia. Nn ho letto un libro scritto in italiano da molto tempo, ma ieri sera quando ho iniziato a leggerlo nn mi potevo fermare, sono arrivata fino alla seconda parte….cioe’ quando partono per l’Africa….e ti posso dire che appena aspetto stasera di ritornare a casa e riprenderlo in mano per continuare ❤️
Egle
majaroch (proprietario verificato)
Io sono alla pagina 56, e amo Norino. Vorrei adottarlo, come figlio, come fratello. Mi è entrato sotto la pelle… voglio sapere più di lui, della sua storia e del suo viaggio. Ora torno al libro e mi godo il suo viaggio. Consiglio a chiunque di fare altrettanto, di cuore. Maja
majaroch (proprietario verificato)
Io sono alla pagina 56, e amo Norino. Vorrei adottarlo, come figlio, come fratello. Mi è entrato sotto la pelle… voglio sapere più di lui, della sua storia e del suo viaggio. Ora torno al libro e mi godo il suo viaggio. Consiglio a chiunque di fare altrettanto, di cuore.