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Sangue fatuo

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Crudeli, abietti, immorali. Del tutto incapaci di provare sentimenti genuini come l’altruismo e la generosità, i Sechi sono i membri di una numerosa famiglia napoletana, nelle cui vene, mescolato al sangue, scorre un veleno che viene tramandato di generazione in generazione, una maledizione che infetta chiunque li circonda. Alcuni di loro vivono nella spasmodica attesa che sfortuna e dolore si abbattano sul prossimo, altri alimentano in continuazione la malata ossessione dell’approfittarsi di tutto e tutti. Solo una cosa accomuna questi perfidi individui: l’amore, ma solo per se stessi.

Non tutti i Sechi sono però fatti di questa pasta: alcuni di loro conoscono i valori dell’onestà e della dignità, valori che devono essere salvaguardati dalla corrompente contaminazione dei loro parenti.

1. NTONIO SECHI

Antonio Sechi, detto Ntonio, era un uomo dai tratti e dai colori meridionali, somigliante ai siculi se non proprio ai nordafricani. Carnagione olivastra, naso aquilino, magro e con un viso particolarmente scarno. Occhi grigi, impenetrabili. Labbra carnose e sorriso non perfetto. I denti di sotto non dritti, qualcuno leggermente accavallato, quelli di sopra un po’ meglio, ma con i canini sporgenti e decisamente troppo ingialliti dal fumo.

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Poco più che adolescente, durante il secondo conflitto mondiale, ha iniziato a lavorare come ciabattino. Non una persona facilee non con un buon carattere, aveva saputo far soldi. Alcolizzato. Aveva complicato la vita agli altri, a tutti coloro che inevitabilmente gli erano legati e dipendevano da lui. Il suo vizio lo aveva fatto diventare imprevedibile, a momenti bui alternava ilarità e una incontrollabile magnanimità di cui non pochi avevano fatto man bassa. Sposò Miriam Lai.Gli anni Cinquanta sono stati anni di ripresa, i più vivevano in case non troppo grandi, molti nei bassi.Ntonio comprava e vendeva di tutto. Un tempo era una illegale normalità per molti, come il contrabbando. Si firmavano pizzini, come promesse di pagamento, e si scambiavano denari, con strette di mano si sanciva un debito. Il commercio gli aveva permesso di avere una famiglia numerosa, a cui materialmentenon era mancato nulla, ma è inverosimile che dal marcio sboccino fiori. La vita è emulazione o sintesi di quel che si vede e vive da piccoli. Nessuno è vittima del mondo, ma ognuno è carnefice di sé e degli altri per mezzo del proprio veleno.I figli furono molti, non tutti sopravvissuti, non tutti rimasti in famiglia. La loro realtà li condusse all’abbrutimento. Miriam sempre più vittima, quasi impotente, impaurita e tremante. Ntonio sempre più distante e imprevedibile.
La quotidianità familiare ha cresciuto lentamente i più grandi mali del mondo, per lasciarli poi liberi di manifestarsi e insinuarsi una volta adulti. Lussuria, avarizia, invidia, accidia, ira, con tutte le loro forme di degenerazione. E c’è da dire che il male si moltiplica, procrea. È ilbene che si fraziona.Non si capì per quale motivo Ntonio e Miriam si sposarono, o meglio resta un mistero perché lui scelse di farlo. Abbastanza maturo per aver vita propria, aveva forse bisogno di chi lo accudisse, chi gli sistemasse i panni, o forse un tempo si erano amati sinceramente. Scelse dunque chi stava lì al posto suo, timorosa e muta, chi faceva ciò che s’aveada fare. Ordinava casa, lavava, stirava e all’occorrenza lo soddisfaceva. La prima gravidanza arrivò presto e nonostante la gioia di Miriam, Ntonio non sembrava contento. Cupo, scontroso, nei confronti della moglie mostrava spesso ostilità, quasi disprezzo. Non agiva sempre come un uomo cattivo, ma aveva un lato oscuro che non di rado veniva fuori, forse accentuato dal suo alcolismo. La gravidanza di Miriam lo infastidiva.

26 luglio 2020

Aggiornamento

Una breve intervista 😁

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Mariella D'Andrea
è nata in provincia di Napoli nel 1979, si diploma al Liceo Scientifico F. Severi nel 1998, per poi continuare gli studi in scienze umane e filosofia, laureandosi a Salerno. Ha collaborato con il dipartimento di sociologia e la cattedra di Didattica generale. Ha gestito focus group per analisi sociologiche e recensito testi universitari. Ha pubblicato un saggio, con Edisud Salerno, dal titolo Il movimento del Mosè. Ha partecipato a un progetto sociologico, Mediterraneo, scrivendo articoli online in merito. Ha poi abbandonato la realtà universitaria per insegnare storia e filosofia.
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