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Susan ha una vita infelice: priva di parenti, in lutto per la morte del fidanzato, incinta e con un lavoro che odia, la ragazza non ha prospettive. Ma esiste un luogo in cui ci si può lasciare alle spalle il passato e avere ciò che si è sempre desiderato, in cambio di recensioni e dati di gradimento su prodotti di consumo: questo luogo è Adville. Ritenuta da tutti una sciocca leggenda nata sul web, anche Susan non crede alla sua esistenza, finché non le viene offerto di entrarci. Scopre così che Adville non solo è reale, ma assomiglia al paradiso in terra di cui tanto si parla. Dietro ogni luce, però, si annidano le ombre, e quelle di Adville sono più buie di quanto si possa immaginare.

CAPITOLO 1

Fetchbury, Inghilterra del Nord

Aprì gli occhi riprendendo fiato come se fosse stata in apnea per un indefinito lasso di tempo. Il respiro era affannoso, aveva un desiderio infinito di aria pura che le riempisse di nuovo i polmoni. Le sue pupille erano dilatate, i suoi occhi verdi erano sbarrati.
Grazie a Dio era mattina e non avrebbe più dovuto richiuderli. Almeno fino alla sera.

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Susan scese dal letto e, ancora infastidita dalla luce, raggiunse la cucina, accese il bollitore e si spostò verso il bagno. Si chiese perché ci fosse un solo spazzolino nel bicchiere di ceramica sul lavandino, ma bastò un attimo perché la realtà divenisse più forte del primo bagliore del giorno.
Era stato solo un incubo, si disse. Non aveva mai visto quel volto sfigurato, né aveva mai scoperto quel lenzuolo bianco dalla sagoma così familiare.
Si era fermata poco più distante, due mesi prima. Lo aveva soltanto visto da lontano. Eppure la sua mente aveva ricostruito minuziosamente la scena, continuando a tormentarla ogni notte con i suoi raccapriccianti dettagli.

La divisa era stirata solo per metà, poco importava, per quel lavoro tedioso che ormai serviva solo a non pensare. I colori un po’ sbiaditi pubblicizzavano quello che sembrava un pollo arrosto con le zampe raggrinzite, quasi buffo a vedersi così, pensò Susan indossando il gilè. Si girò verso lo specchio e sorrise a quei capelli biondi ancora arruffati e alla sua figura esile, che non nascondeva la sua maturità. Sembrava una giornata diversa, eppure erano passati solo due mesi dalla tragedia che aveva sconvolto la sua vita.
Fuori dalla finestra il sole faceva a schiaffi con le nuvole sospinte dal vento, come quasi tutte le mattine nella campagna del Nordovest della verde Inghilterra. Avrebbe avuto la peggio anche quel giorno, lasciando campo libero a qualche scroscio di pioggia, poi avrebbe ripreso il sopravvento per qualche minuto, per poi cedere di nuovo la mano.

Susan si incamminò tra muretti di ciottoli e marciapiedi umidi di pioggia, poi salì sull’autobus che tutti i giorni la portava al lavoro in città.
L’area residenziale di Fetchbury aveva il volto di un tipico villaggio di campagna inglese, dove le piante colonizzavano le facciate delle casette impreziosendole a loro piacimento e i pub erano più frequenti delle fermate del bus. Il centro poi, non grande ma sufficientemente attrezzato per accogliere turisti di passaggio e connazionali in gita fuori porta, ospitava locali dal sapore etnico e internazionale affiancati da piccoli supermercati e negozi di abbigliamento usato.
Arrivata al Chicken’s Paradise, Susan trovò Claire, la sua collega di lavoro, ad aspettarla sotto la veranda col suo solito sorriso incoraggiante. Dal momento in cui era diventata spettatrice inerme dell’incidente mortale di Tom, quella che fino ad allora era stata soltanto un’amica poco più che conoscente, l’aveva quasi adottata come una sorella. Claire sentiva che la sua missione era quella di farla sorridere, di farle ancora vedere che la vita è bella e cose del genere. L’aveva sorretta quando le lacrime le impedivano di parlare e continuamente spronata quando l’unico desiderio sembrava quello di restare in una stanza buia per il resto della sua vita. Dopo i primi giorni, Susan iniziò ad ammettere che senza di lei non ce l’avrebbe mai fatta.
«Non si lavora, oggi, tesoro… chiudi gli occhi!» Le afferrò la mano senza che avesse il tempo di entrare, trascinandola nel retro del fast food con foga mentre sogghignava sotto gli zigomi rossicci e paffutelli, il suo viso incorniciato da lunghi capelli neri ondulati. Claire non era mai stata magra, ma le sue forme erano armoniose in fondo e le conferivano quel ché di sincero e incoraggiante che spesso gli uomini cercano nelle donne e le donne cercano nelle amiche vere.
Inciampò due volte in quelle che, dal suono tintinnante, sembravano essere casse di birra e imprecò, pensando alla faccia del principale, ferito nel suo spasmodico desiderio di puntualità, quando non avrebbe visto né lei né Susan al bancone. «Apri gli occhi!» disse improvvisamente Claire bloccandosi di colpo. La voce era eccitata e Susan iniziava a essere veramente curiosa.
E così, fiduciosa, obbedì.
La serranda era alzata e dentro, sagoma lucida in contrasto con gli scatoloni polverosi sparsi tutti intorno, c’era la Rolling Lady.
Nel vecchio garage del signor Morton, quello che confinava col retrobottega, dove l’anno prima Tom l’aveva baciata inginocchiandosi e offrendole un tappo scintillante di birra scura le aveva promesso che si sarebbe trasformato in un anello d’oro e dove il loro principale non voleva entrasse nessuno a “fare porcherie, che se vi becco solo a sfiorarvi potete scordarvi il posto di lavoro finché campate”, tra l’odore di polvere e olio secco, Susan si era come immobilizzata improvvisamente, gli occhi fissi sull’elegante telaio che caratterizzava il profilo della Rolling Lady. Claire la guardava con gli occhi lucidi, impaziente di ricevere un segno di assenso, un gesto di approvazione, o qualsiasi cosa le permettesse di entrare in punta di piedi nella mente della sua amica.
Dopo un lungo silenzio, Susan mosse un passo titubante verso la carrozzeria della Royal Enfield modello Bullet 500 che se ne stava ferma lì, tra chiavi inglesi e pezzi di ricambio. Non era una copia o un rifacimento, era il modello originale del 1932, tenuta maniacalmente e perfettamente funzionante. Susan sapeva tutto di quella motocicletta, perché un giorno Tom aveva fatto più o meno la stessa cosa, ma Claire non poteva saperlo. L’aveva trascinata con gli occhi chiusi nel garage di suo padre e gliela aveva mostrata, non troppo grande ma con stile, lucida, con una personalità scattante ma robusta, “fatta come un cannone”, come recitava lo slogan dell’azienda. Le Enfield non erano moto fatte per correre, in sella a una di quelle potevi goderti il viaggio. E l’originale, poi, era tutto un altro paio di maniche. C’era soltanto una persona in grado di tenerla in quel modo in città, ed era il padre di Tom.
Quel giorno il suo ragazzo l’aveva invitata a salire in sella verso quello che sarebbe restato nella sua mente come il viaggio dell’avventura, la fuga verso la libertà, la corsa con il vento tra i capelli, verso quelle che pur essendo strade conosciute di periferia, si trasformavano nella mente di Susan in rotte affascinanti mai percorse.

2022-12-23

Aggiornamento

La Vigilia di Natale si avvicina ma io sto già ricevendo il regalo più bello. Per un autore, veder crescere i propri sostenitori è quasi una magia. Oggi siamo al 90% dell'obiettivo. Siamo, non sono, perché lo abbiamo raggiunto insieme e sono sicura lo supereremo grazie agli ultimi 21 coraggiosi che investiranno qualche minuto del loro tempo e una somma del loro denaro (che non è mai poco, quindi doppiamente grazie) in questa avventura oltre il tempo e il luogo, che li porterà a conoscere personaggi sconosciuti come Susan o Claire, Micheal o Stella, il vecchio Moore o Sean, rendendoli loro amici. O nemici. Durante questa campagna ho conosciuto altri scrittori, persone che hanno voglia di continuare ad inventare e sentono il desiderio di perdersi in strani mondi per non affogare nella realtà. Ho incontrato lettori che non avevano nemmeno bisogno di sapere la trama per preordinare il libro perché per loro un libro è sempre una porta aperta su qualcosa di bello. Ho parlato con curiosi che dopo aver letto la trama hanno preso il libro anche se forse non avranno tempo di leggerlo subito. Grazie a questo processo intenso ma necessario, la mia vita di scrittrice in erba continua a incrociare le stradi di tante persone. Tutto questo è oro per chi come me, cerca ispirazione continuamente per poi metterla su carta. La campagna volge al termine e sento, in un raro barlume di ottimismo, che Adville potrebbe avere qualche possibilità di vedere la luce. Immagino queste 21 copie che mi separano dall'obiettivo come 21 nuovi amici, 21 curiosi, 21 coraggiosi che nel 2022 (o inizio 2023?) vogliono ancora leggere un libro. Un libro nuovo, che ancora non ha una copertina, ma le cui pagine parlano già di amicizia amore, avventura. Nel ringraziarvi ancora una volta per il supporto che avete dato e che darete alla mia campagna negli ultimo mese rimasto, vi auguro un Natale sereno e un 2023 in cui la vostra voglia di leggere e scrivere non si esaurisca mai. Vi auguro di viaggiare sempre, anche solo con la penna o tra le pagine di un libro (o ebook!), di sognare sempre di essere come il vostro personaggio preferito, di perdervi in qualche sperduto mondo di carta e poi tornare rigenerati in questa realtà. Buon Natale, Buon anno e a presto! Ma soprattutto, grazie! Benedetta
2022-11-18

RadioVocal2021

Oggi gli speaker di RadioVocal2021, blog-radio, hanno interpretato un frammento di Adville dando vita alle mie parole. Potete ascoltare l’estratto, letto e recitato dalla bellissima voce di Marcella, al seguente link: https://radiovocal2021.altervista.org/le-vostre-opere-adville-di-benedetta-bianchi/?fbclid=IwAR1FoKque58uRO1WYQgyXzwvXFyzZXd6XJPumkOkhmDtuV5czQY88UiH3Ns
2022-11-05

Aggiornamento

Il 30% mi sembrava un buon obiettivo da festeggiare con un aggiornamento. Quindi eccomi di nuovo qui, a raccontarvi di come prosegue questo viaggio e a svelarvi qualcosa in più su Adville. Vi sarà sicuramente capitato di partecipare ad un gioco a premi, di quelli che prevedono estrazioni milionarie, magari di grandi multinazionali che invitano a leggere il codice sotto il tappo della bottiglia o su un pacchetto di patatine per poi inserirlo in un database che magicamente potrebbe proclamarvi vincitori assoluti. Ecco, diciamo che la nostra storia inizia così, con una vincita all'apparenza fortunata. Con un numero da chiamare per riscattare un premio. E con un offerta assolutamente imprevedibile per chiunque. Allettante si, ma allo stesso modo, estremamente inquietante. Per le modalità di "selezione", per le "regole" del gioco, per la destinazione ignota ma ben conosciuta dal popolo dei social media: Adville. E tu, cosa sei disposto a perdere per ottenere tutto ciò che hai sempre desiderato? Quanto vale una nuova vita dove qualsiasi tuo desiderio possa trasformarsi in realtà? Prima di accettare un premio vinto tentando la fortuna, aprendo il pacchetto di patatine fortunato o semplicemente chiamando un numero di annunci di lavoro, pensaci bene. Potresti essere scelto per diventare il prossimo residente di Adville. E tale decisione, sia ben chiaro, non prevede alcun ripensamento. Se siete curiosi di saperne di più, potete avventurarvi nel pre-ordine di una copia e sostenere l'avanzamento del mio progetto. Vi aspetto, ad Adville!
2022-10-21

Aggiornamento

Ciao a tutti! Benvenuti in questa avventura. A voi che passate veloci tra le proposte in corsa verso la pubblicazione, a chi si sofferma sull'anteprima o sull'immagine incuriosito/a, a quelli che cliccano sul magico pulsante che regalerà a questo progetto una scintilla di speranza in più e alla sua autrice un minuscolo respiro di sollievo e di orgoglio. Grazie a tutti quelli che hanno creato questo 20% (già 21 al momento in cui scrivo) di magia, Adville è per voi e per tutti quelli che vorranno entrare nel mio piccolo grande mondo. Vi svelerò qualcosa man mano che raggiungeremo nuove soglie, ora torno a godermi il viaggio, perché è vero che bisogna avere sempre lo sguardo fisso verso l'obiettivo, ma qualche volta è anche bello rilassarsi e guardare fuori dal finestrino. A presto!

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Benedetta Bianchi
nasce in provincia di Roma nel 1982. Laureata in Storia, Scienze e Tecniche della Musica e dello Spettacolo, si specializza nell’insegnamento dell’inglese come seconda lingua, ruolo che ricopre con passione da più di dieci anni. Scrive poesie e racconti, e viene selezionata dal sito Velisti Per Caso e dall’ente Tahiti Tourisme per volare in Polinesia Francese e compilare un diario di viaggio, pubblicato online. Adville è il suo romanzo d’esordio.
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