“E va bene…sul muretto di fronte, addossata al muro della casetta: si chiama Cinzia Guffanti e vicino a lei c’è il figlio Paolo che credo abbia circa 5 anni. Quello che sotto sta cercando di far partire il motore del Canadian è suo marito Claudio. Hanno un altro figlio, Mattia, che di anni ne ha una decina ma ora non lo vedo. A Claudio piace andare in paese in barca tutte le mattine a comprare il pane e i giornali. Sua moglie regolarmente s’incazza perché ci mette una vita”.
“Magari ha una tresca in paese” insinuò Sabrina.
“A dirti la verità lo sospettano tutti”
“Oddio, la grande tresca del lago! Non dirmi che è questa la situazione anomala”
Continuai senza commentare.
“Quello steso sullo stesso muretto di Cinzia si chiama Tancredi Malavasi” dissi indicando un quarantenne dai capelli biondi e un po’ lunghi, con un fisico non proprio perfetto ma un’abbronzatura da fare invidia a un maestro di tennis della Costa Smeralda.
“Questa passamela: mi da proprio l’idea del vitellone di provincia” disse Sabrina.
“In effetti lo si potrebbe anche definire cosi. E’ di famiglia nobile, pare. La morte di suo padre, un anno fa, ha fatto discutere la gente di queste parti. Ufficialmente si è parlato di un colpo ma girano voci che si sia suicidato.”
In quel momento Claudio Guffanti, un tipo bruno, piuttosto alto e un po’ imbolsito diede lo strattone vincente al filo del motore facendo quasi impennare la barca.
“Vedi di non rientrare tardi e vai a comprare il melone!” gli gridò sua moglie sopra il rumore del nove cavalli.
Le fece un lieve cenno d’assenso e aiutandosi con le mani disincastrò la barca dallo spazio angusto del micro-porto, per poi avviarsi al largo senza fretta.
Un piccolo cane schnautzer accovacciato accanto alla moglie balzò fin sull’orlo del muretto abbaiando furiosamente.
“Vi presento lo Schnautzer Pino” ripresi. “Ha l’istinto del pastore e quando la gente si raduna alla darsena non sopporta che qualcuno s’allontani. Anche solo per farsi un bagno”.
“Ma che rompicoglioni” disse Sabrina che poi cominciò a gridare al cane, che non la smetteva più di abbaiare correndo su e giù lungo il bordo del muretto con la sua minuscola aura di vita.
“Ehi sgorbio vedi di finirla! Smettila Pino o ti infilo un tappo in bocca!”
Il risultato fu che il cane, per il nostro stupore, fece mezzo giro su sé stesso mettendosi a latrare nella nostra direzione.
Il bel Tancredi, steso al sole, si degnò di aprire un occhio. “Ma con chi ce l’ha?”
“Ma che ne so. Più invecchia e più diventa pazzo” rispose Cinzia.
Il bambino corse ad afferrare il cagnetto e un po’ scuotendolo un po’ coccolandolo riuscì quasi a farlo smettere.
“Non mi resta che dirvi di Silvana” dissi indicando una bella bruna sui 45 anni che vestita di un minuscolo bikini stava in piedi in fondo al nostro muretto, vicina ai gradini che scendono nel lago. Guardava il cane con malcelata insofferenza.
“Non credi che starebbe meglio su in casa, cara?” disse rivolta all’altra donna che però non la degnò di una risposta.
“Bé, quella è ancora una bella gnocca” commentò Sabrina.
Come avevo fatto non poche volte in vita ne contemplai il corpo flessuoso e i muscoli guizzanti sotto la pelle abbronzata.
“Perché si sta legando quel palloncino giallo in vita?” chiese Stefano.
“Ma non sai proprio un cazzo tu!” lo redarguì Sabrina con esasperazione. “E’ una di quelle boe che si portano dietro i sub e quelli che nuotano su distanze lunghe. Per rendersi visibili ed evitare di farsi frullare dai motoscafi.”
“Esatto”. Confermai. “l’ho vista attraversare a nuoto il lago. Ma ultimamente si accontentava di nuotare fino a quella darsena laggiù sulla sinistra e ritorno”.
Tancredi si sollevò sui gomiti e le diede una lunga occhiata.
“Buona nuotata Silvana. E fai attenzione”
“Oh, sono un po’ fuori allenamento, non vado lontano.” Con gesti rapidi e precisi si raccolse i bei capelli in modo da potersi infilare la cuffia, poi indossò gli occhialini e cominciò a fare qualche lento esercizio di stretching per scaldarsi i muscoli. Lo sguardo con il quale Cinzia la osservava non era esattamente amichevole.
“Che sia lei il corpo del reato della tresca?” si chiese Sabrina.
“Non credo. Ha perso da poco entrambi i genitori e a parte le nuotate al lago pare faccia una vita molto ritirata.”
Tancredi si mise in piedi e si stiracchiò con evidente piacere. Poi si spostò lungo il muretto chiedendo cortesemente a Cinzia di scostarsi per lasciarlo passare. Lo schnautzer Pino lo guardò ringhiando sommessamente.
“Per noi comuni mortali il mezzo ideale è il materassino. Vado a prenderlo.”
“Lo devi gonfiare Tancredi, lo informò il bambino. “Se non lo gonfi affondi”.
Tancredi sorrise e gli scompigliò i capelli. “Hai ragione. Anche perché ho messo su qualche chilo di troppo e il materassino fa fatica a tenermi su.”
Quando scomparve oltre l’arco ci fu un momento di strana, silenziosa immobilità. Cinzia guardava nel vuoto. Il bambino era tranquillo appoggiato a sua madre e perfino il cane aveva accettato di buon grado che un personaggio avesse osato uscire di scena.
Forse fu per questo che i rumori che seguirono parvero tremendamente nitidi e precisi. Come scolpiti nell’aria.
Prima il tuffo di Silvana nelle acque del lago e le prime bracciate regolari che la fecero sparire oltre l’angolo della darsena. Subito dopo lo scatto del cane e il suo furioso abbaiare verso la nuotatrice. Poi trascorse un po’ tempo, forse meno di un minuto, e ci fu lo sparo.
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