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Andrea Vergante, detective fantasma: la Darsena

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Consegna prevista Marzo 2025
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È possibile per dei trapassati intervenire nella realtà dei viventi e addirittura metterci del loro per risolvere casi di omicidio? Inutile chiederlo a medium e spiritisti. La risposta è in questo libro.
Risolvere misteri è infatti il compito cui sono chiamati Andrea Vergante e i suoi giovani compagni di sventura, Sabrina e Stefano. È anzi il solo modo che hanno per conquistarsi il paradiso, qualunque cosa esso sia. Andrea è morto d’infarto sulle sponde del lago d’Orta mentre la fine della giovane coppia male assortita è stata ben più scabrosa. Un destino bizzarro li ha riuniti in una sorta di limbo dove i contatti con la vita hanno regole ben precise. I rispettivi caratteri rendono difficile la convivenza ma creano anche un’alchimia che, come detective, li rende meno improbabili del previsto. Inoltre scoprono di possedere degli utili poteri, come aprire qualsiasi porta, camminare sull’acqua e perfino evocare zie defunte da tempo, dotate di automobile.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto per documentari, spot, sceneggiature. Ho pubblicato un saggio insieme a un fisico di grido. Quando Andrea Vergante è comparso nella mia vita e ho iniziato un romanzo, arrivato a pagina 50 ho scoperto che mi stavo divertendo come un pazzo. Scrivevo a casa, camminando, lavorando… Quando sono arrivato alla parola “fine” e ho sottoposto il libro ad amici ho potuto constatare che si divertivano anche loro. Perciò sono uscito allo scoperto, deciso a crederci fino in fondo.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Scesi la breve scala alla mia destra, passai sotto il basso ingresso ad arco nel quale da vivo non facevo che sbattere la testa e mi ritrovai sul muretto addossato all’argine. Poco dopo venni raggiunto dai miei compagni di sventura. Ci mettemmo a guardare i viventi.  La luce che filtrava dalle loro aure faceva male agli occhi.

Dalla distanza di sicurezza Sabrina osservava con un sorriso ironico il gruppetto.

“Tu ovviamente conosci tutti”

“Si ma non bene. Sono il genere di conoscenti che s’incontrano d’estate e con i quali si scambiano quattro parole”.

“Un bel gruppo di provincialotti”

“Lo dici perché li conosci o per il solo fatto che si abbassano a passare le vacanze al lago?”

Sabrina non rispose. In quel momento avrei provato volentieri l’effetto che fa   strozzare una morta.

“Forse sarebbe utile se ci dicessi chi sono” intervenne Stefano.

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“E va bene…sul muretto di fronte, addossata al muro della casetta: si chiama Cinzia Guffanti e vicino a lei c’è il figlio Paolo che credo abbia circa 5 anni. Quello che sotto sta cercando di far partire il motore del Canadian è suo marito Claudio. Hanno un altro figlio, Mattia, che di anni ne ha una decina ma ora non lo vedo. A Claudio piace andare in paese in barca tutte le mattine a comprare il pane e i giornali. Sua moglie regolarmente s’incazza perché ci mette una vita”.

“Magari ha una tresca in paese”  insinuò Sabrina.

“A dirti la verità lo sospettano tutti”

“Oddio, la grande tresca del lago! Non dirmi che è questa la situazione anomala”

Continuai senza commentare.

“Quello steso sullo stesso muretto di Cinzia si chiama Tancredi Malavasi” dissi indicando un quarantenne dai capelli biondi e un po’ lunghi, con un fisico non proprio perfetto ma un’abbronzatura da fare invidia a un maestro di tennis della Costa Smeralda. 

“Questa passamela: mi da proprio l’idea del vitellone di provincia” disse Sabrina.

“In effetti lo si potrebbe anche definire cosi. E’ di famiglia nobile, pare. La morte di suo padre, un anno fa, ha fatto discutere la gente di queste parti. Ufficialmente si è parlato di un colpo ma girano voci che si sia suicidato.”

In quel momento Claudio Guffanti, un tipo bruno, piuttosto alto e un po’ imbolsito diede lo strattone vincente al filo del motore facendo quasi impennare la barca.

“Vedi di non rientrare tardi e vai a comprare il melone!” gli gridò sua moglie sopra il rumore del  nove cavalli.

Le fece un lieve cenno d’assenso e aiutandosi con le mani disincastrò la barca dallo spazio angusto del micro-porto, per poi avviarsi al largo senza fretta.

Un piccolo cane schnautzer accovacciato accanto alla moglie balzò fin sull’orlo del muretto abbaiando furiosamente.

“Vi presento lo Schnautzer Pino” ripresi. “Ha l’istinto del pastore e quando la gente si raduna alla darsena non sopporta che qualcuno s’allontani. Anche solo per farsi un bagno”.

“Ma che rompicoglioni” disse Sabrina che poi cominciò a gridare al cane, che non la smetteva più di abbaiare correndo su e giù lungo il bordo del muretto con la sua minuscola aura di vita.

“Ehi sgorbio vedi di finirla! Smettila Pino o ti infilo un tappo in bocca!”

Il risultato fu che il cane, per il nostro stupore, fece mezzo giro su sé stesso mettendosi a latrare nella nostra direzione.

Il bel Tancredi, steso al sole, si degnò di aprire un occhio. “Ma con chi ce l’ha?”

“Ma che ne so. Più invecchia e più diventa pazzo”   rispose Cinzia.

Il bambino corse ad afferrare il cagnetto e un po’ scuotendolo un po’ coccolandolo riuscì quasi a farlo smettere.

“Non mi resta che dirvi di Silvana” dissi indicando una bella bruna sui 45 anni che vestita di un minuscolo bikini stava in piedi in fondo al nostro muretto, vicina ai gradini che scendono nel lago. Guardava il cane con malcelata insofferenza.

“Non credi che starebbe meglio su in casa, cara?” disse rivolta all’altra donna che però non la degnò di una risposta.

“Bé, quella è ancora una bella gnocca” commentò Sabrina.

Come avevo fatto non poche volte in vita ne contemplai il corpo flessuoso e i muscoli guizzanti sotto la pelle abbronzata.

“Perché si sta legando quel palloncino giallo in vita?” chiese Stefano.

“Ma non sai proprio un cazzo tu!” lo redarguì Sabrina con esasperazione. “E’ una di quelle boe che si portano dietro i sub e quelli che nuotano su distanze lunghe. Per rendersi visibili ed evitare di farsi frullare dai motoscafi.”

“Esatto”. Confermai. “l’ho vista   attraversare a nuoto il lago. Ma ultimamente si accontentava  di nuotare fino a quella darsena laggiù sulla sinistra e ritorno”.

Tancredi si sollevò sui gomiti e le diede una lunga occhiata.

“Buona nuotata Silvana. E fai attenzione”

“Oh, sono un po’ fuori allenamento,   non vado lontano.” Con gesti rapidi e precisi si raccolse i bei capelli  in modo da potersi infilare la cuffia, poi indossò gli occhialini e cominciò a fare qualche lento esercizio di stretching per scaldarsi i muscoli. Lo sguardo con il quale Cinzia la osservava non era esattamente amichevole.

“Che sia lei il corpo del reato della tresca?” si chiese Sabrina.

“Non credo. Ha perso da poco entrambi i genitori e a parte le nuotate al lago pare faccia una vita molto ritirata.”

Tancredi si mise in piedi e si stiracchiò con evidente piacere. Poi si spostò lungo il muretto chiedendo cortesemente a Cinzia di scostarsi per lasciarlo passare. Lo schnautzer Pino lo guardò ringhiando sommessamente.

“Per noi comuni mortali il mezzo ideale è il materassino. Vado a prenderlo.”

“Lo devi gonfiare Tancredi, lo informò il bambino. “Se non lo gonfi affondi”.

Tancredi sorrise e gli scompigliò i capelli. “Hai ragione. Anche perché ho messo su qualche chilo di troppo e il materassino fa fatica a tenermi su.”

Quando  scomparve oltre l’arco ci fu un momento di strana, silenziosa immobilità. Cinzia guardava nel vuoto. Il bambino era tranquillo appoggiato a sua madre e perfino il cane aveva accettato di buon grado che un personaggio avesse osato uscire di scena.

Forse fu per questo che  i rumori che   seguirono   parvero tremendamente nitidi e precisi. Come scolpiti nell’aria.

Prima il tuffo di Silvana nelle acque del lago e le prime bracciate regolari che la fecero sparire oltre  l’angolo della darsena. Subito dopo lo scatto del cane e il suo furioso abbaiare verso la nuotatrice. Poi trascorse un po’ tempo, forse meno di un minuto, e ci fu lo sparo.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Alberto Osella
Alberto Osella – Torino 1959 – piemontese innestato a Milano.
Faccio il produttore di audiovisivi: documentari, film istituzionali, comunicazione cross-media
e sono socio di uno studio di doppiaggio.
Ho scritto e prodotto diversi documentari, soprattutto nel campo dell’arte, anche per il mercato televisivo internazionale. Nel 2022 un fisico di grande caratura (l’esperto) ha accettato di venire bombardato da me (l’ignorante) di domande sulla rivoluzione della fisica quantistica. Ne è venuto fuori un libro per Editoriale Delfino: “Spiegami la fisica: dialoghi in pausa pranzo”.
Oltre a portare avanti la saga di Andrea Vergante, di cui sto scrivendo il terzo capitolo, tento da anni di comporre un thriller ambientato nel VII secolo d.C. tra i monaci anacoreti di Palestina. Di questo non so se arriverò mai a scrivere la parola fine.
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