Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Anveersia – Il Sottomondo

Svuota
Quantità

A villa Oconnor il tempo sembra essersi fermato. I gemelli Grammell non mettono il naso fuori da settimane, e il mondo esterno si stringe attorno a loro sempre più soffocante e minaccioso. Gli stratiàponi sospettano che qualcosa accada dentro a quelle mura, qualcosa di illegale. Per di più, i Ribellanti stanno rapendo cittadini marchiati ogni giorno. Dove finiscono i marchiati rapiti? Che cosa nascondono le viscere della Terra Arsura? Dove si trova il professor Torrier e che legami ha con i Ribellanti? Alan e Debora non sono più al sicuro, devono partire in cerca di risposte. Per la seconda volta.

CAPITOLO 1

Con l’arrivo di dicembre, un clima gelido avvolgeva la cittadina di Dormut, scatenando le discussioni degli abitanti, soprattutto i più anziani, che trovavano quelle temperature decisamente inconsuete per un paesino affacciato sul mare. Passando tra le piccole viuzze piastrellate era difficile incontrare gente, soprattutto di notte, imbattendosi solo nelle comitive di ragazzi fuori dai bar e nei camion dei netturbini, quando l’orario si faceva più vicino al sorgere del sole. Le folate di vento alzavano spesso la sabbia dalle spiagge, riversandola in strada, e la condensa ricopriva le vetrate di tutti i negozi della via centrale, offuscandone il contenuto.

Continua a leggere

Continua a leggere

Nei pressi della periferia, un’elegante dimora dalle pareti blu cobalto regnava solenne, attorniata da un lucente recinto argentato. Sorgeva ai piedi di una collinetta e, poco più elevata rispetto al resto del paese, se ne stava rivolta verso le casette colorate che si susseguivano parallele al mare, quasi le osservasse silenziosa, come un uccello acquattato su un ramo e impegnato a scrutare qualsiasi cosa accada nelle vicinanze del suo albero.

Di rimando, anche gli abitanti osservavano spesso Villa Oconnor, con aria sospettosa, notando insoliti movimenti che non facevano sicuramente presagire nulla di normale. Da svariate settimane, diverse persone sembravano divertirsi a fare avanti e indietro, entrando e uscendo dalla casa: Amanda Simmon, la fioraia, il signor Kaf, direttore del museo di storia naturale, Romilda Gweller e il signor Marvin, che lavoravano alla Locanda in cima alla collina, Sparrow Crocker, il postino umamorfo dal piumaggio turchese, e Cameron Willett, corpulento camionista addetto alla guida di furgoni per il trasporto alimentare.

Un’accozzaglia di persone che non sembravano avere alcun legame tra loro, e che invece si vedevano molto spesso salire gli scalini dell’ingresso, accanto al pavone del sindaco Oconnor che prendeva beatamente il sole appollaiato sulla veranda.

Nessuno osava volgere domande ad Annabel Oconnor, anche perché, se le avessero chiesto cosa stesse succedendo a casa sua, solo un ingenuo si sarebbe aspettato una risposta sincera. Per fortuna, i Dormutiani si divertivano solo a curiosare, senza indagare troppo a fondo e si limitavano a scambiare ipotesi e finte spiegazioni quando si incontravano in fila al supermercato, o seduti sulle panchine ombreggiate del parco. Se avessero osservato la Villa con più attenzione si sarebbero accorti che, oltre al continuo viavai che affollava l’entrata, a una delle finestre del primo piano c’era sempre il solito ragazzino affacciato, con i gomiti appoggiati al davanzale. Anche quel pomeriggio, Alan Grammell si trovava dietro alla finestra, il viso lentigginoso a pochi centimetri dal vetro. Osservava il cielo autunnale, gravido di nuvoloni grigi, mentre si proiettava con l’immaginazione nei prati verdi che poteva scorgere oltre al cancello argentato, e pensando a quanto fosse ingiusto che né lui né i suoi amici potessero lasciare la Villa nemmeno per qualche ora.

Dietro di lui, a pochi metri di distanza, Debora Grammell se ne stava ritta in piedi, lo sguardo incollato su un largo tabellone di sughero appeso al muro, dove, fissati con puntine colorate, erano attaccati decine di fogli scritti a penna.

Gli occhi color nocciola saettavano da una parte all’altra, scorgendo schemi, strisce di evidenziatori, frecce sinuose che curvavano sulla carta e collegavano tra loro parole distanti. Alan non osava parlarle, sapeva quanto odiasse l’interruzione delle sue profonde riflessioni e preferiva non avere le urla irritate della gemella che gli trapanavano i timpani, accusandolo di averla disturbata per la seconda volta nel giro di mezz’ora.

Eppure Debora venne interrotta, ma non da Alan.

La figura di Amanda Simmon apparve nel corridoio, a ridosso della porta aperta, le braccia cariche di magliette e indumenti piegati.

«Ragazzi…» disse. «Allora… allora io vado. Sono solo questi i vestiti che devo portare a casa? Non ne avete altri che volete lasciarmi?» «No, mamma» rispose Alan, distogliendo lo sguardo dalla vetrata. Debora rimase zitta, a scrutare i suoi diagrammi appesi al tabellone e bofonchiando.

«Debora, potresti considerarmi? Non solo passi giorni dietro a quei fogli, ma lo fai anche mentre tua madre ti sta parlando?» la riprese Amanda.

Lei si voltò, gli ondulati capelli color miele ciondolarono lievemente dietro al collo. «No, mamma» rispose secca, tornando poi a concentrarsi sulle scritte.

Amanda si tolse lo zaino dalle spalle, lo appoggiò a terra e vi infilò gli indumenti, cercando di stropicciarli il meno possibile. «Spero solo che non mi fermi nessuno mentre sto tornando a casa…» brontolò, inserendo la chiusura a scatto e risollevando lo zaino dal pavimento.

«Sempre la solita storia,» lamentò Alan «perché mai dovrebbero fermarti, mamma? E poi, anche se dovesse succedere, non ti perquisirebbero mai senza un valido motivo. E poi, anche se dovessero farlo, non hai nulla di incriminante addosso. Solo dei vestiti in uno zaino, di che ti preoccupi?» La signora Simmon sospirò, i suoi occhi cristallini si fecero ancora più piccoli, inglobati dalle palpebre che si abbassavano. «Ma sai come sono gli Stratiàponi, Alan. Inizierebbero a chiedermi dove sto andando, da dove provengo, di chi sono questi vestiti, perché li sto trasportando…»

Alan rise. «Mamma… sono tutte paranoie che ti stai facendo. Gli Stratiàponi non avrebbero mai un comportamento simile. Tu vai tranquilla a casa come se niente fosse e vedrai che non avrai problemi.»

«E se dovessi incontrare gli Stratiàponi per strad…»

«Oh mamma, ma che discorsi! Se dovessi incontrare gli Stratiàponi per strada, che dovresti fare, scusami? Metterti a correre in direzione opposta agitando le braccia al cielo e urlando? Devi semplicemente far finta di nulla e proseguire.»

Amanda annuì convinta, caricandosi lo zaino sulla schiena. «Sì… sì, giusto, ho fatto una domanda stupida. Il fatto è che… è che sono molto agitata, ragazzi… Bisognerà trovare una soluzione, prima o poi…»

Debora distolse nuovamente l’attenzione dalla bacheca. «Di nuovo con questo discorso, mamma… Non è così facile come sembra trovare una soluzione, ne abbiamo già parlato» replicò.

«Invidio questa vostra leggerezza nell’affrontare le cose…» affermò Amanda prendendo la direzione della porta, il parquet che scricchiolava sotto i suoi scarponcini.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Anveersia – Il Sottomondo”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Gregorio Bisio
Nasce nel 1998. Vive a Cogoleto, in provincia di Genova, ed è laureato in Chimica e tecnologia farmaceutiche. Ha sempre avuto la passione per la lettura, prediligendo libri fantasy, fantascientifici e gialli. “Anveersia - il Sottomondo” è il suo secondo romanzo, sequel di “Anveersia - il Centromondo” (bookabook, 2020).
Gregorio Bisio on FacebookGregorio Bisio on Instagram
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors