Scoprire i bias cognitivi è come aprire il vaso di Pandora: non siamo realmente consapevoli di quanti ce ne siano e come influenzino a fondo la nostra vita, fin quando non li conosciamo.
I bias condizionano la maggior parte delle scelte che facciamo ogni giorno, dal mattino fino a sera: da quando decidiamo cosa mangiare a colazione, alle relazioni con i colleghi, fino alla spesa giornaliera e al rapporto con il nostro partner, i bias sono perennemente presenti e pronti a influenzarci.
In Bias a colazione li abbiamo voluti raccontare in una maniera particolare osservando l’intero arco di una giornata tipo, come potrebbe essere la nostra o la tua, e mostrando come sia scandita da tanti diversi bias: troverai esempi di vita vissuta, esperimenti dei più illustri psicologi cognitivi, oltre che spunti per cercare di identificare i bias più frequenti e, magari, imparare a eluderli.
E se credi di essere una persona oggettiva che non ha poi tutti questi bias…Ti sfidiamo a verificarlo!
Perché ho scritto questo libro?
Per invitarti a scoprire, come è accaduto a noi, quanto e come i bias cognitivi influenzino inconsapevolmente la nostra vita.
Man mano che leggevamo di nuovi bias, la consapevolezza di esserne stati vittima si faceva sempre più evidente e abbiamo iniziato a condividere queste esperienze sul nostro blog guidaglinvestimenti.it.
Racchiuderle in Bias a colazione è stato il completamento di questo percorso, ma non la fine: bensì l’inizio per affrontare in maniera più consapevole le scelte future.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Al Lavoro
Finalmente arriviamo al lavoro, principale palcoscenico
in cui mandiamo in scena i nostri bias migliori.
Apriamo il pc e scorrendo le mail troviamo l’invito ad una riunione inaspettata con gli alti livelli. Nonostante l’argomento sia di nostra competenza entriamo in “panic mode” e cerchiamo di prepararci al meglio pur non sentendoci all’altezza. Pensiamo a tutte le domande che potrebbero arrivare, temendo di non essere abbastanza preparati.
Ecco che si sta presentando un bias comunissimo ma non molto noto.
Sindrome dell’impostore ed effetto Dunning Kruger
La sindrome dell’impostore è il bias di cui soffriamo quando ci sentiamo perennemente inadeguati al nostro ruolo o al compito che dobbiamo portare a termine.
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Gli stati d’animo comuni quando siamo soggetti a questo bias sono:
- Non sentirci all’altezza delle situazioni
- Giudicare i compiti da fare troppo grandi per le nostre possibilità
- Non sentirci abbastanza intelligenti per il ruolo che ricopriamo
- Non ritenere di avere le caratteristiche adatte al ruolo che ricopriamo
- Credere che qualcun altro sarebbe stato più adeguato di noi in quel ruolo
- Vivere accompagnati da un leggero e costante stato di ansia
- Timore che la nostra (non reale) incompetenza venga scoperta
Ti riconosci in almeno la metà di queste caratteristiche?
Questa sindrome, non catalogata come disturbo mentale vero e proprio, è stata coniata col suo nome attuale nel 1978: sembrerebbe essere presente soprattutto tra le persone di successo che non sono convinte di meritare i riconoscimenti ottenuti.
Inizialmente veniva riscontrata soprattutto tra le donne che ricoprivano ruoli importanti nelle aziende o università e nella società in genere, ma col passare degli anni è diventato un tratto comune anche a molti uomini nella stessa condizione.
Il comun denominatore di queste persone è l’essere ipercritici verso sé stessi.
Se da un lato è un bene perché siamo spinti a migliorare sempre di più, dall’altro rischia di degenerare in un blocco emotivo che impedisce di dare il nostro meglio distruggendo ciò che di buono abbiamo costruito.
Il risultato?
Sentirsi dei perenni impostori sempre sul punto di essere scoperti. Nel nostro film mentale in cui questa eventualità accada non proveremmo nemmeno a difenderci, ma riconosceremmo che il nostro “inquisitore” ha ragione: siamo proprio degli impostori.
Di questo bias in particolare posso parlare per esperienza personale.
Sono un ingegnere meccanico. Donna. Appassionata di motori si, ma nulla a che vedere con la “fissazione maniacale” di molti miei colleghi. Hai presente cosa accade quando andate ad un concerto di una band che non ti dispiace e ti ritrovi a passare la serata con dei fan sfegatati?
Che dibattono su quale sia la registrazione migliore di quel brano perché “oh, i bassi nella versione del ’76 erano gestiti molto meglio”, e tu sai a malapena il titolo della canzone di cui parlano?
Ecco, il mio ingresso in azienda è stato (in parallelo) più o meno di questo livello.
Nel tempo le cose migliorano, impari, magari ne sai anche di più degli altri su determinati argomenti: ma la sensazione di non meritare di essere lì, di essere nel posto sbagliato e che prima o poi qualcuno ci smaschererà, resta.
Se esiste una sindrome per chi si sente nettamente al di sotto delle proprie competenze non poteva mancare la sindrome duale per chi si sente uno scienziato pur senza averne le competenze: il Dunning-Kruger.
Cos’è l’effetto Dunning Kruger?
E’ – cito testualmente Wikipedia[1] – “una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in quel campo“
Non ti sembra di vederne molti in giro di questi tempi colpiti da questo effetto?
In particolare, sui social?
Francesco Siano (proprietario verificato)
Letto tutto d’un fiato! Lettura molto piacevole e che fa emergere molti spunti di riflessione. Interessante notare come siamo condizionati dai bias dal risveglio fino al momento del sonno. Non a caso vado a scegliere un film da guardare per la serata così da non cadere nella fallacia dei costi irrecuperabili, ovvero il bias del Sunk Cost Fallacy. Leggete il libro per saperne di più!