In un mondo governato da elementari, gli umani non sono altro che una razza in schiavitù. Da questo è nato tutto, da qui sorge la nostra storia. Quattro imperatori, Kyoren al Nord, Amlak al Sud, Galathor all’est e Valion all’ovest, detengono il predominio delle terre conosciute e mantengono l’equilibrio del mondo, tacendo nei secoli un oscuro segreto sul passato di tutti loro, uomini compresi. L’unica realtà per ogni schiavo è l’incondizionata obbedienza che deve al proprio regno di appartenenza e ad ogni elementare che vi abita. Quella è la sorte dall’inizio dei tempi, quella è la sorte da loro conosciuta e mai altra sarebbe dovuta esistere. Torek lo accetta; quel comune umano accetta quel dato di fatto, ma ne è stanco, davvero molto stanco e la ribellione è inevitabile. Per salvare la propria vita sarà costretto a scappare, ma non ha idea di cosa metterà in gioco, delle vite che legherà alla sua e degli orrori che ancora non credeva potessero esistere. Ma soprattutto verrà a scoprire che il mondo non ha i confini che i suoi padroni gli avevano insegnato.
Perché ho scritto questo libro?
Che dire, un salto nel vuoto. Ce ne rendiamo conto. E le motivazioni di questo salto sono diverse: evadere, sicuramente; scrivere questo libro ci ha permesso di alleggerire i giorni, con l’obbiettivo, però, di poter far fare la stessa cosa a dei possibili lettori. Volevamo dare una nostra versione sulla nascita del tutto, dare un altro spunto e forse un punto di domanda, parlando anche dei nostri vissuti. Ma il romanzo è addirittura un riscatto: dimostrare pure a noi (e altri) di avercela fatta.
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