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Bounded Souls

Bounded Souls
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Consegna prevista Dicembre 2023
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Freya vive a Londra, fa la giornalista e adora osservare le persone mentre beve cioccolata calda. La sua è una vita tranquilla fino a quando non incontra Lucas, un giovane dottore affascinante e dai modi gentili. Dopo il loro incontro, Freya inizia ad avere strani sogni: abiti da ballo, sale colme di gente, uomini vestiti da soldati. Tutti hanno in comune una sola cosa: lei e Lucas si amano ma uno dei due perde la vita.Una maledizione antica di secoli accompagna i due sventurati, che non possono far a meno di cercarsi in ogni vita e innamorarsi ancora una volta l’uno dell’altra. Questa volta però le cose sono diverse: è la loro ultima vita a disposizione per annullare la maledizione e poter finalmente vivere felici e contenti. Ma se le cose non fossero così semplici come sembrano?

Perché ho scritto questo libro?

Sono da sempre innamorata delle storie fantasy, in quanto cresciuta a pane ed Harry Potter. L’idea di una storia d’amore così forte da poter sconfiggere qualsiasi cosa è sempre stato uno dei miei temi preferiti quando leggo dei libri, e questa storia si è un po’ scritta da sola. L’ispirazione è nata mentre guardavo un episodio della serie Vikings, e un po’ come i Greci che si lasciavano guidare dalle Muse, io mi sono lasciata trasportare dalla mia fantasia fino a creare Bounded Souls.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Prologo

06.02.1524

I lunghi capelli biondi le scivolavano dall’acconciatura fatta quella mattina mentre, ancora incredula, lasciava vagare lo sguardo lungo la fascia dorata che le circondava il dito: un sorriso commosso le tirava le labbra all’insù. Aveva smesso di prestare attenzione a tutte le persone che li circondavano nel momento in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli del suo amante, in piedi ad attenderla, ma era sicura che tutti li stessero ammirando con, se non la stessa, almeno una minima parte della gioia che lei provava in quel momento. Alzò gli occhi per guardare quello che ora era suo marito, lui la stava già guardando e sulle sue labbra regnava un sorriso uguale a quello che aveva lei. Quando si permise di lasciar vagare lo sguardo sulle altre persone si rese conto che non si sbagliava affatto. Ogni singolo invitato del villaggio li guardava commosso, le donne un po’ di più, gli uomini si nascondevano dietro una finta serietà che lei vide svanire negli occhi di suo padre, colmi di lacrime. Quel matrimonio era stato la più grande gioia della sua famiglia: finalmente aveva trovato l’uomo giusto per lei, che si sarebbe preso cura dei loro bambini e l’avrebbe amata fino alla fine dei loro giorni.
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La fanciulla tornò a guardare l’uomo davanti a sé e fece per aprire bocca, ma in quell’esatto momento un rumore assordante la interruppe e tutta la gioia che riempiva la chiesa scomparve, come se quel rumore l’avesse assorbita per sostituirla con terrore e confusione. Degli uomini entrarono, armi strette tra le mani e volti corrucciati. Lei si sentì afferrare dai fianchi e si girò per poter guardare suo marito. Sentiva il cuore in gola e il petto stretto in una morsa. Era la fine. Suo marito la tirava con sé, nascondendole il viso contro il proprio petto per non permetterle di girarsi a guardare. Dietro di loro stava avvenendo uno sterminio.

«Dobbiamo scappare» riuscì a dirle lui, stringendola ancora di più a sé come se volesse assorbirla dentro il proprio corpo per proteggerla da qualsiasi cosa stesse accadendo, anche se nessuno avrebbe protetto lui. Lei riuscì ad alzare il viso un solo secondo, ma fu il secondo peggiore che riuscisse a ricordare: lo vide spalancare gli occhi e le labbra, e riuscì a guardarla solo un attimo, prima che di iniziare ad accasciarsi verso il pavimento. Lei provò a sorreggerlo, trovando una forza che non sapeva di possedere, mentre le lacrime le offuscavano la vista.

«No! Amore mio» gridò spaventata, lo aiutò a sedersi per terra con delicatezza. Non voleva fargli del male. Affaticata si lasciò cadere accanto a lui e gli accarezzò il viso con dita tremanti.

«Non lasciarmi, ti prego. Come farò senza di te? Non posso farcela, ti prego» domandò con voce tremante, il tono simile a un sussurro, lui allungò una mano debolmente per asciugarle una lacrima e sbatté le palpebre affaticato

«un giorno torneremo a stare insieme, credimi» le sussurrò con non poca difficoltà, ogni parola interrotta da un gemito, lasciò che le dita le accarezzassero le labbra un’ultima volta e lei chiuse gli occhi scuotendo la testa. Poi un dolore tremendo la invase, spalancò gli occhi fissandoli in quelli di suo marito che balbettava qualcosa con dolore ma lei non riusciva a sentirlo. Abbassò il viso: del sangue aveva macchiato il suo abito di rosso e la punta di una lama usciva dal suo stomaco.

«Amore guardarmi! Amore mio» la voce di suo marito le giungeva lontana, tornò a guardarlo

«brava, concentrati su di me. Così. Baciami ora» sussurrò poi e lei annuì piano. Tremante, lo strinse a sé, sentendolo tremare a sua volta contro il proprio corpo. Si chinò verso di lui ed un gemito di dolore le sfuggì insieme ad una lacrima. Fece sfiorare le loro labbra, il sangue si mescolò alle lacrime, ed entrambi esalarono l’ultimo respiro l’uno nelle labbra dell’altra.

31.10.1794

Sorrideva mentre si lasciava aiutare a salire sulla carrozza, si girò a guardarlo non appena fu seduta e lo vide entrare subito dopo di lei

«dove mi stai portando? Non mi hai neanche dato tempo di prepararmi» domandò a suo marito che invece di risponderle si era limitato a dire al cocchiere di partire sorridendole perché in serbo aveva una sorpresa che sapeva lei avrebbe adorato. La carrozza iniziò a muoversi e la donna si girò a guardare fuori, la città si muoveva intorno a loro, diventando sempre più lontana

«ti piacerà da morire, mia cara» suo marito parlò ad un tratto, spostandosi accanto a lei che lo guardò sorridendo e lasciò sfiorare le loro labbra in un dolce bacio. Poi, ancora contro il suo viso, sospirò prima di parlare: «non vedo l’ora di scoprire cos’hai in serbo per me, mio adorato marito» ma non appena finì di parlare la carrozza si fermò di colpo, traballò. I cavalli si lamentarono fortemente dimenandosi. Il cocchiere gli gridava di fermarsi, affaticato, e a un tratto si lasciò sfuggire un verso di dolore, seguito da un tonfo. Ancora una volta i cavalli nitrirono. I due sposi si guardarono, lei era terrorizzata, lui ostentava un coraggio che non possedeva.

«Rimani qui amore mio» sussurrò lui, poi, facendo attenzione ad ogni movimento, si spostò lentamente verso la porta della carrozza. Quando fu sul punto di uscire, lei gli prese una mano facendolo girare verso di sé, gli occhi colmi di lacrime

«ti prego, no! Non uscire» lo pregò sottovoce ma prima che potessero fare qualsiasi altra mossa la carrozza venne aperta, entrambi vennero afferrati e tirati fuori da degli sconosciuti. Suo marito fu gettato a terra, lei gridò con paura e preoccupazione, sentendosi afferrare dalla vita dall’uomo che l’aveva afferrata, le spostò i capelli dal collo annusandola

«zitta sgualdrina, o ammazziamo entrambi» ordinò al suo orecchio per poi iniziare a baciarle il collo. Lei si dimenò con forza, provò a colpirlo, ma nulla sembrava bastare. Suo marito lottava contro due uomini, venne ferito ad un fianco. Lei gridò piangendo, l’uomo che aveva colpito mentre era sul punto di attaccare di nuovo suo marito, si girò verso di lei

«avresti dovuto stare ferma» gridò con forza e le colpì lo stomaco. Il pugnale che stringeva tra le mani le trafisse la pelle. Un verso strozzato le sfuggì, mentre veniva lasciata libera di accasciarsi per terra. Gli uomini corsero via e suo marito le si avvicinò

«Amore mio, resisti! Ti porterò in salvo» diceva di fretta e nervosamente, la prese in braccio e iniziò a correre per raggiungere il paese. Entrambi sapevano, tuttavia, che non avrebbero mai fatto in tempo. Quando vide che suo marito stava per cedere, che era esausto, gli accarezzò il viso e lo vide fermarsi affannato.

«Mettimi giù amore mio, sappiamo tutti e due che non sopravvivrò» balbettò con voce tremante e una lacrima di dolore le sfuggì.

«No! Non puoi morire! Non puoi lasciarmi, non ora, non qui» rispose lui riprendendo a camminare verso la città ma dovette fermarsi per non cadere. Era esausto, aveva corso senza fermarsi nonostante il dolore al fianco

«mettimi giù» ripeté lei cercando di usare un tono dolce, allora lui si inginocchiò a terra, lasciandosi cadere senza allentare la presa su di lei nemmeno un attimo, si chinò per baciarle la fronte e poi le labbra. Chiusero entrambi gli occhi, piangendo l’una sulla pelle dell’altro. Lui sospirò sulle labbra di lei

«ti vendicherò amore mio, fosse l’ultima cosa che faccio» sussurrò, un singhiozzo gli sfuggì e la baciò ancora. Lei sorrise guardandolo negli occhi

«ti amo» sussurrò prima di cedere al buio tra le braccia dell’uomo che amava.

15.05.1943

Aspettava ansiosamente guardando ogni uomo che raggiungeva i propri cari per poterli riabbracciare. Incontrava occhi azzurri, castani, capelli biondi ricci o castani corti, sorrisi ed espressioni colme di gioia. Tutti festeggiavano il ritorno a casa. Tutti tranne lui. Un peso le attanagliò il petto, un uomo le si avvicinò: i capelli chiari così come gli occhi per un attimo la stordirono, ma la sua espressione la fece tornare alla realtà.

«Siete Elisabeth, giusto?» le domandò cauto, e tutte le certezze della giovane si avverarono. Il dolore invase il suo petto e le lacrime riempirono i suoi occhi

«lui è… Sebastian è morto. Io ero con lui, avrei voluto salvarlo con tutto me stesso ma non ce l’ho fatta. Le sue ultime parole sono state chiedermi di dirvi che vi amava. E io sono venuto fin qui per dirvelo Elisabeth. Vi amava da morire, come non ho mai visto amare nessuno. I suoi occhi brillavano ogni qual volta parlasse di voi e non vedeva l’ora di tornare finalmente a casa. Mi spiace che lo abbiate saputo in questo modo, ma lui mi ha chiesto di dirvelo e di darvi questa lettera. La leggerete quando ne avrete la forza. Addio Elisabeth» ogni parola di quell’uomo le arrivava più ovattata della precedente, come se lui si allontanasse ad ogni sillaba e ascoltarlo diventava sempre più faticoso. Aveva preso la lettera meccanicamente e se l’era stretta al petto. Era tutto ciò che le rimaneva di lui oltre al ciondolo che le aveva regalato. Era morto. L’aveva lasciata sola.

Rimase ferma ancora per qualche minuto, guardando il vuoto, persa nei suoi pensieri. Quando tutti furono andati via si rimise sui suoi passi e se ne tornò a casa. Il freddo le entrava nelle ossa, il dolore aveva colorato tutto di nero e ogni respiro era un pugnale nel petto. Era morto, e forse dentro, insieme a lui, era morta un po’ anche lei.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Alessandra Formisano
Sono nata a Milano, ma ho vissuto anche a Napoli e attualmente sono a Formia, studio giornalismo a Roma e ho una laurea in lingue. Amo scrivere, che si tratti di storie di mia invenzione, di cinema o di sport, sono sempre con una penna e dei fogli nella borsa o le note del telefono aperte.
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