Senza risponderle l’investigatore si scostò di lato indicandole il divanetto preparato per i clienti. Quei pochi passi che dovette affrontare per arrivare al luogo indicatole fecero perdere il senso del tempo a Tommaso.
Il fisico tonico, la pelle già leggermente abbronzata e le spalle larghe che suggerivano anni di sport, accompagnavano un incedere sicuro, retto e impossibile da descrivere se non come nobile. Un portamento da dama dell’alta società, che però non lasciava trasparire nessun segno di alterigia o superiorità verso il prossimo. Era semplicemente il suo modo di muoversi e donava alla donna un qualcosa di speciale che affascinò immediatamente entrambi gli uomini. Infatti, anche a Said non era passato inosservato l’incedere di Sara Zerbini. Tommaso non poteva fare a meno di pensare di avere davanti una potenziale protagonista di Magnum P.I., quella donna poteva benissimo aspirare a essere una cliente di Thomas Magnum, una di quelle donne che avrebbe trascinato l’idolo di gioventù dell’investigatore in un’avventura pericolosa e che li avrebbe anche visti obbligatoriamente impegnati in una storia d’amore. Il primo a riprendersi fu ovviamente Said, che si alzò in piedi sorridendo.
«Buongiorno, mi chiamo Said Fertani e sono un collaboratore della “TM Investigations”. Lui invece è il titolare, Tommaso Minghetti»
Sentendosi nominare, Tommaso tornò alla realtà in tempo per ascoltare la seconda presentazione della donna.
«Piacere di conoscervi, mi chiamo Sara Zerbini e sono qui perché vorrei chiedervi una consulenza»
«Saremo lieti di poterla aiutare Sara, ci spieghi per quale motivo ha deciso di venire qui da noi» riuscì finalmente a dire Tommaso. La donna non sembrava però del tutto a proprio agio.
«Vuole del the verde per rilassarsi un po’?» chiese Said.
Sara Zerbini accettò l’offerta e sistematasi meglio sul divanetto, iniziò a parlare.
«Ecco, ho un problema abbastanza importante e non so se voi siate…»
La donna continuava a toccarsi e martoriarsi le mani cercando le parole. Sembrava aver perso la sicurezza dimostrata entrando, e in effetti Sara Zerbini non era più sicura della decisione che aveva preso. I due investigatori erano entrambi più giovani di lei, e il titolare non sembrava la persona giusta a cui affidarsi.
Tommaso, dall’alto del suo metro e ottanta, non aveva però un fisico scultoreo da uomo d’azione, e il blocco mostrato all’ingresso della possibile cliente non lo aveva fatto apparire neppure troppo intelligente. Per quello che riguardava Said, il suo stile impeccabile era più quello dell’avvocato o del burocrate, che quello di un investigatore privato.
«Facciamo un passo indietro signorina, mentre pensa a cosa deve dirci e attende il the, perché non ci racconta come ci ha trovati?» intervenne Tommaso.
«Mi ha indirizzato qui la signora Clielia Fantoni» iniziò Sara, interrotta da Said che le porgeva una tazza con l’infuso caldo. Tommaso cercò nel proprio cervello di affiancare il nome appena sentito a un volto, senza per altro riuscirci. Non fu così per Said, che intuendo la mancata connessione dell’amico gli lanciò un salvagente per evitare di farlo annegare nel mare della memoria.
«Non è la proprietaria di quel gatto che abbiamo ritrovato?»
Tommaso ringraziò mentalmente l’amico che lo aiutava a non fare la figura del totale rincitrullito senza farlo capire alla possibile cliente.
«Si certo, me la ricordo bene la signora Fantoni, così come il suo amabile micione Fuffy. Continui pure signorina»
La potenziale cliente riprese la sua introduzione non ancora del tutto convinta sul da farsi.
«Non vorrei offendervi, ma mentre per la signora Clelia avete dovuto ritrovare un gatto, il mio problema è enormemente più grande e complesso. Io infatti devo ritrovare mio fratello che è sparito»
Tommaso e Said si guardarono in faccia leggermente stupiti: era la prima volta che qualcuno entrava alla “TM Investigations” chiedendo di ritrovare una persona, sebbene non fosse passato troppo tempo da quando all’investigatore era stato proposto di ritrovare un uomo rapito, che in realtà non rispondeva solamente al telefono.
«Può essere più precisa per favore? Cosa vorrebbe dire sparito? Se ne è andato da casa? Aveva forse qualche problema?» lasciò cadere Tommaso pensando che forse il fratello di Sara Zerbini fosse una persona con una qualche disabilità, che uscito di casa non era più riuscito a tornarvi per un motivo collegato alla propria malattia psicologica o fisica che fosse.
«Nessun problema che io sappia. In effetti credo che mio fratello Matteo sia stato rapito» disse Sara Zerbini facendo cadere il silenzio nella stanza.
Nella mente di Tommaso Minghetti iniziarono a suonare campane a festa, perché aveva finalmente davanti un probabile caso degno di Thomas Magnum, con una protagonista femminile degna della sua serie preferita. Fu Said a rompere il silenzio che era seguito all’affermazione di Sara Zerbini con una frase di buon senso che a Tommaso in quel momento non sarebbe mai uscita di bocca.
«Signorina, credo di parlare anche a nome di Tommaso quando dico che un caso di rapimento deve essere trattato dalla Polizia. Siamo investigatori professionisti, è vero, ma questo non è un film né un romanzo. Se suo fratello è stato rapito, solo le forze dell’ordine possono aiutarla realmente a ritrovarlo sano e salvo»
Il fatto che i due non avessero tentato di banalizzare, rassicurandola che l’avrebbero sicuramente aiutata, migliorò il giudizio della donna su di loro.
«Me ne rendo conto e vi ringrazio dell’onestà e della serietà dimostrate nel premettere che la strada corretta sia quella della denuncia alla Polizia, ma c’è un problema: li ho già informati e pensano che mio fratello si sia volontariamente allontanato da Bologna, quindi non faranno nulla per trovalo»
«Perdoni la franchezza, ma perché sono convinti di un allontanamento volontario? Le avranno dato delle spiegazioni suppongo» chiese Tommaso.
Lei rimuginò un poco su come rendere più efficace il turbinio di pensieri che le affollavano la mente, diede un altro sorso al the verde, e quindi diede ulteriori spiegazioni.
«Vedete, Matteo è un restauratore, si occupa principalmente di quadri ma non solo. Ha una passione per gli impressionisti e alcuni post-impressionisti. Vive e lavora qui a Bologna dove siamo nati, io invece mi sono spostata in Romagna perché sono una biologa marina e lavoro presso l’acquario di Cattolica. Siamo molto legati perché abbiamo perso nonni e genitori abbastanza giovani, quindi ci siamo sempre aiutati tra di noi e ci sentivamo almeno tre volte a settimana, quando non addirittura ogni giorno. Non mi ha mai neppure parlato di andarsene da Bologna, cosa assai strana se davvero avesse previsto un viaggio da qualche parte. Mi avrebbe certamente parlato del fatto che da lì a pochi giorni sarebbe partito per la Francia, ne sono certa. Spesso ci raccontavamo quando andavamo a mangiare fuori con gli amici, figuriamoci se mi avesse taciuto un viaggio in Francia!»
«Perché parla di un viaggio in Francia? Non aveva detto che è stato rapito?»
Sara Zerbini guardò Tommaso cercando di fargli capire che se avesse continuato a interromperla, difficilmente sarebbe riuscita a finire il racconto e quindi a dare loto tutte le informazioni necessarie. Il messaggio arrivò chiaro all’investigatore, senza bisogno che la donna utilizzasse le parole.
La donna si rese però anche conto di aver saltato alcuni passaggi fondamentali. Si sistemò la gonna come se si trattasse delle proprie idee, quindi riprese il filo del discorso.
«Nei primi giorni di Aprile, non avendo notizie di mio fratello e non riuscendolo a contattare telefonicamente, mi sono insospettita e sono venuta a Bologna. Ma a casa non c’era nessuno, ho provato e riprovato, ma non l’ho mai trovato. Così ho sporto denuncia. La Polizia ha fatto alcuni accertamenti ed in effetti non c’è nulla che non torni in quello che sostengono, se non che è tutto completamente assurdo. Attraverso il suo cellulare e la sua carta di credito hanno tracciato gli spostamenti di Matteo: il suo percorso è stato seguito da qui fino a Parigi, dove ha visitato alcuni musei, ma non pare aver pagato nessun hotel»
«E questo mi pare strano in effetti. Vai a Parigi facendoti tracciare, ma non paghi l’albergo con la carta di credito? Perché usare i contanti proprio per la spesa più sostanziosa?» intervenne Tommaso.
«Questo lo hanno detto anche loro, ma hanno verificato che prima di partire Matteo aveva prelevato parecchi contanti e hanno ipotizzato che si possa essere fermato in un posto poco costoso o da qualcuno che lo ha ospitato. Non si trova neppure la sua auto ma le celle agganciate dal telefono sono compatibili con il viaggio Bologna Parigi in automobile»
Sara Zerbini riprese a torturarsi le dita evidentemente preoccupata per il fratello.
«Comunque sia, mi hanno detto che si possono seguire gli spostamenti dal centro di Parigi al piccolo comune di Argentuil e subito dopo a Giverny»
«Sembrerebbe un viaggio sulle orme di Monet» intervenne Said.
«Si, e anche questo non è del tutto coerente. Certo, Matteo era un amante degli impressionisti e non solo, ma la sua fissa erano alcuni pittori russi. Il suo viaggio ideale lo avrebbe portato in Russia non in Francia, ma ovviamente potrei aver pensato anche possibile che avesse optato per un giro più breve, se non fosse che sono stata io stessa a Giverny…»
«Lei è andata in Francia?» chiese stupito Tommaso.
«Si. Oggi mi hanno detto che il suo ultimo spostamento a Giverny risalirebbe al 7 Aprile, ma io in quei giorni ero proprio là, dopo che mi era stato detto che avevano rintracciato telefono e carta di credito a Parigi. Ho preso il primo volo ma chiaramente era follia pensare di trovarlo nella capitale, anche se mi avevano detto in quale zona pareva stazionare. Mi hanno poi informato che si era spostato ad Argentuil e così ho pensato che il passaggio successivo sarebbe stato Giverny. Era logico no? E così ci sono andata direttamente, ero là proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto esserci anche lui. Posso garantirvi di aver girato tutti gli alberghetti e affini con una sua foto, ma niente. Nessuno lo ha visto, né io l’ho incrociato. Eppure, anche lì ha pagato l’ingresso alla casa di Monet con la carta di credito, e il suo telefono era agganciato alle celle di quella zona assieme al mio. E Giverny non è Parigi, in pochi minuti la si gira tutta»
Una volta che ebbe finito di parlare, Sara iniziò a guardare i due investigatori che stavano in silenzio cercando di ordinare le informazioni appena acquisite.
«E dopo Giverny?» chiese a quel punto Tommaso.
«Anche questo è un punto interessante. Di colpo sono finiti i movimenti. Nulla dalla carta di credito e nulla dal telefono, che inizialmente veniva acceso e spento. Di colpo, dopo Giverny, è sempre rimasto staccato»
«E di tutto questo cosa le ha detto la Polizia?» si sincerò Said.
«Dicono che anche se con particolari alquanto bizzarri, la casistica dell’allontanamento volontario non è del tutto da scartare. In più dicono di essere molto impegnati e, ma questo non lo dicono, chiaramente mio fratello non è una priorità. Cercheranno di capire meglio dicono, ma sinceramente non ci credo»
«Posso chiamarla Sara?» chiese l’investigatore.
«Certo, non c’è problema»
«Sara, non nego che la voglia di aiutarla sia immensa, perché questo è un caso professionalmente affascinante oltre al fatto che, come la signora Clelia le avrà detto, a noi fa piacere aiutare il prossimo che si trovi in difficoltà. Non nego neppure di essere onorato per la fiducia concessaci per un problema così grave, ma proprio per questo devo essere onesto: temo che questa storia sia più grande di noi, non so se possiamo aiutarla»
Il volto di Sara Zerbini perse la luce che pareva avere fino ad un attimo prima.
«Le faccio una domanda contro il mio interesse, ma in difesa del suo: noi come potremmo aiutarla in questo momento?»
La domanda di Tommaso parve far tornare alla realtà la donna, il cui volto venne solcato da una lacrima. Ma fu solo un attimo, e poi riprese il controllo di sé stessa.
«Ha ragione. Sono una stupida. Che altro possiamo fare? Come avete detto ho fatto il possibile, e anche se sono sicura che Matteo sia nei guai non posso fare altro… avevo solo pensato che forse voi che lo fate di mestiere, potevate trovate qualcosa che a me è sfuggito. Tutto qui. Per altro casa di mio fratello è proprio a due passi da qui…»
Non ci fu bisogno che la donna si mettesse a piangere in modo più copioso per convincere Tommaso a cambiare idea. La voglia di lanciarsi in un’avventura simile stava montando dentro di lui e vedere Sara Zerbini accennare una lacrima aveva sciolto completamente le sue riserve.
«Senta Sara, facciamo così: adesso lei ci porta a casa da suo fratello, in fondo ha detto che è qui vicino giusto? Io e Said diamo un’occhiata in giro, magari lui fa qualcuna delle sue magie sul computer di Matteo… ah, a proposito, c’è ancora il suo computer a casa?»
Sara Zerbini aveva ormai deciso di fidarsi di quella coppia improbabile che quanto meno si era dimostrata onesta, la signora Clielia Fantoni non è solita tessere elogi per dei giovani, quindi la” TM Investigations” doveva davvero avere qualcosa di buono.
«Ecco, vedete! Non ci ho fatto caso… non so se in effetti ci fosse o meno il computer, ma la polizia di certo non me ne ha parlato. Vedete, forse potete ancora fare qualcosa»
«Non le chiederò soldi per il sopralluogo, e se ci sarà un computer o altro, perderemo la serata per cercare di entrarvi, sempre in modo gratuito. Se troveremo qualcosa, allora valuteremo come e cosa fare, senza escludere di mandarla con quelle nuove informazioni a parlare con chi di dovere. Concordi?»
L’amico fece un cenno affermativo e si avvicinò alla propria scrivania iniziando a cercare il materiale che di lì a poco avrebbe dovuto utilizzare nel caso in cui avessero rintracciato il computer. Tommaso intanto stava dando la notizia a Sara Zerbini: avrebbero fatto un sopralluogo in casa del fratello per vedere se a lei o alla polizia fosse sfuggita una qualche traccia. Se avessero trovato qualcosa, allora si sarebbe parlato di compenso e di lavoro, senza escludere la possibilità di fare avere quelle prove alla Polizia senza che loro venissero coinvolti. Se non avessero trovato nulla, almeno sarebbero stati tutti certi di avere quantomeno fatto tutto il possibile. […]
Claudio Surpi (proprietario verificato)
Già conoscevo Simone come bravo scrittore di piccole storie in GDR e per articoli sportivi, ora ho avuto la conferma della sua bravura con questo scritto che non vedo l’ora di avere tra le mani…
Simone Caniati (proprietario verificato)
Lette le prime pagine della bozza e sono già felicissimo di averlo ordinato… bravo Simone, da comprare (e soprattutto da leggere) assolutamente