Sheriuk decise che avrebbe dovuto rischiare. Se non poteva evitare quel massacro, almeno avrebbe indebolito l’esercito privandolo del suo soldato migliore. Concentrò le sue energie nelle zampe e al contempo alzò lo scudo di keth, poi scattò fulmineo verso il nemico. L’aria calda dell’incendio sferzò il suo muso peloso, mentre nauseanti zaffate d’aria gli ricordarono che della carne umana stava ancora bruciando.
Kandragal percepì da lontano i suoi movimenti e si girò con una calma quasi ipnotica, roteando armoniosamente l’elsa della spada e puntando la lama nella sua direzione. A separare Sheriuk, la Tigre Albina, da Kandragal, il Cavaliere Cremisi, vi erano pressappoco una decina di passi. Una distanza che, tuttavia, non sarebbe stata colmata.
Dal cielo un’intensa scarica di luce si abbatté sul campo di battaglia, accecando gli occhi dei presenti e spazzando via con forza mostruosa il bellicoso incendio che aveva divorato il villaggio.
Sheriuk percepì quella luce come una densa fonte di energia, poco familiare e lontana. La sua vista fu imbiancata temporaneamente da quel curioso fenomeno, ma la cosa non lo spaventò. Infatti, a poco a poco forme e colori tornarono al loro posto e alla fine lo vide chiaramente: un ragazzo dai capelli neri giaceva rannicchiato sul soffice terreno, privo di sensi.
Approfittò dello stato confusionale di Kandragal e si avvicinò con cautela: anche se quell’umano non gli incuteva timore, in tempi come quelli diffidare era la parola d’ordine. Lo osservò più da vicino e si accorse che il ragazzo manteneva saldamente il braccio destro con la mano sinistra, come a volerlo proteggere. Era incosciente, ma il suo viso era contorto in una smorfia di dolore.
«Ragazzo, stai bene?» domandò apprensivamente Sheriuk. Non ebbe nemmeno il tempo di attendere una risposta, perché Kandragal si riprese subito. Non sembrava felice di essere stato colto di sorpresa in quel modo. «Tornatene dal tuo re, miserabile», sibilò furiosa la tigre. «Avete ottenuto ciò che volevate, forse è tempo che richiami all’ordine i tuoi uomini.»
«Non sarà certo un’albina creatura a dirmi cosa fare», rispose aspro il Cavaliere Cremisi. «Chi è il ragazzo piovuto dal cielo? Lo hai mandato tu?»
«Lascialo in pace, chiunque egli sia. Hai già ucciso abbastanza!» s’impose Sheriuk.
Kandragal accennò un sorrisetto maligno: «E cos’avresti intenzione di fare? Lo prenderai in custodia? Con l’aiuto di chi? Di quale esercito? Non essere tanto arrogante dinanzi ad un rappresentante del regno!» concluse puntando nuovamente la lama contro il suo interlocutore.
«Rappresentante del regno… Da quando siete scesi così in basso?! Sterminare un intero villaggio di contadini solo per la vostra brama di potere! O forse dovrei dire per la vostra… malattia! Il mondo viene inghiottito dal caos e voi fate finta di nulla!» ruggì Sheriuk.
«Preferiresti i bei tempi andati? Quelli in compagnia di Thozak? Quando tutti indugiavano sul da farsi, valutando ogni decisione sui voleri del popolo?»
«Non hai alcun diritto di nominare Thozak in mia presenza!» ringhiò furioso Sheriuk. «Né di supporre come andrebbe guidata la gente di queste terre!»
«Non sei nessuno per opporti a me, tigre, tantomeno al re. Arrenditi ora o diverrai cibo per le mie truppe. Sempre che di te rimanga qualcosa», sentenziò Kandragal.
Sheriuk si rese conto solo in quel momento che era stato circondato da decine di soldati: aveva puntate contro lance e spade che attendevano solo l’ordine di attaccare. In condizioni normali, con l’energia che gli era rimasta, avrebbe potuto sconfiggerli tutti, eccezion fatta per Kandragal. L’umano tuttavia era diventato una priorità e portarlo con sé lo avrebbe affaticato col tempo, durante il tragitto.
«Non volevo arrivare a tanto…» disse quindi impassibile il gigantesco felino.
«Guardie, attaccate!» ordinò d’impulso Kandragal.
Ma Sheriuk fu più veloce di loro. In pochi secondi congelò il terreno intorno ai suoi nemici, bloccandone i piedi in tante piccole prigioni di ghiaccio. Il Cavaliere Cremisi subì un trattamento privilegiato, immobilizzato fin sotto la vita.
«Maledetta bestia, come hai osato?!»
Ma non c’era tempo per parlare, Kandragal non ci avrebbe messo molto a liberarsi. Sheriuk afferrò il ragazzo con le zanne e se lo caricò sul dorso. Concentrò la poca energia che gli era rimasta nelle possenti zampe e spiccò un lungo balzo in modo da evadere l’accerchiamento dei nemici. Riuscì nel suo intento e prese poi a correre, veloce come il vento, stremato dalla quantità di potere che aveva dovuto rilasciare, ma spronato dalle urla furiose dei crudeli uomini del re.
Quando seppe di essere sufficientemente lontana, la tigre bianca rallentò e levò lo sguardo verso l’alto. Una grande e infuocata corona nera si confondeva col cielo notturno in corrispondenza del villaggio assaltato.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.