Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Il Crepuscolo delle Stelle – L’artiglio del Sacrificio

smartmockups_ljib4q8p
Svuota
Quantità

In una cornice solo all’apparenza bucolica, la pace fra druidi, esseri umani, orchi, nani ed elfi è minacciata da due oscuri personaggi. Da un lato, il Reietto: nato dagli esperimenti dell’alchimista-stregone Salomon, sembra tornato dal regno dei morti per creare nuove razze e sottomettere quelle esistenti. Dall’altro, Algor: il perfido re degli elfi neri è in possesso di un artefatto malefico dai poteri senza precedenti, l’Artiglio del Sacrificio. Toccherà al saggio druido Mistrael e ai suoi coraggiosi nipoti, aiutati dal prode Altair, dal nano alchimista Koidon e dall’impavida Scarlet, unire le forze per evitare che il male abbia la meglio.

UN SICURO NIDO DOVE VIVERE

Il vento del mattino, non più pungente, soffiava da est, la primavera ormai avanzava. La rugiada fresca scivolava dalle foglie e i primi raggi del sole illuminavano la foresta ai confini della città di Bellafonte.

La soave tranquillità era disturbata da un suono martellante che proveniva dalle viscere del bosco, come il becco di un picchio, ma più grave e lento: un ritmo quasi ipnotico che sovrastava il gorgoglio della sorgente vicina.

Il giovane Arghons aveva deciso di non fermarsi nemmeno per la notte, nonostante il buio e la stanchezza era determinato a finire il lavoro.

Continua a leggere

Continua a leggere

La sua ascia colpiva forte il tronco della quercia che sovrastava la radura e occupava tutto il riflesso sullo specchio dell’acqua. Di colpo, un suono diverso vibrò nell’aria, era l’ultimo colpo, il “colpo del giudizio”, come Aurora e Arghons definivano l’ultimo baluardo prima della caduta del colosso.

Fu proprio la voce di Aurora a interrompere i pensieri di Arghons, mentre assorto scrutava la forma dell’albero ormai abbattuto.

Si voltò di scatto. Pensava di essere solo, ma subito gli sovvenne la destrezza della sorella: snella, con lunghi capelli biondi e passo felpato, avrebbe potuto avvicinarsi a un orso e sottrargli un alveare dalle zampe senza che questo potesse accorgersi di lei. La sua voce, profonda e leggermente rauca, era inconfondibile.

«Fratello!»

«Cosa c’è?» chiese il ragazzo dagli occhi verdi e i capelli neri come la pece.

«Ti rendi conto che è mattino e non sei ancora rientrato? Il nonno mi ha detto di venire a cercarti.»

«Voglio riempire la legnaia e accumulare tanta legna da portare in città, quest’anno proverò a venderne qualche tonnellata in più.»

«La legnaia è piena e il piazzale anche, ne avrai accumulata almeno il doppio, trova un’altra scusa per il vecchio, questa non regge,» disse, scuotendo la testa «inoltre hai abbattuto la quercia del lago, quante volte ti ha detto di non abbattere gli alberi centenari? Hanno un’anima, sovrastano e proteggono la foresta!»

Senza ribattere, il ragazzo si avviò verso casa. Il tragitto non fu lungo, i due conoscevano alla perfezione la foresta e sapevano dove oltrepassare senza difficoltà le rampicanti, i rovi e le radici intrecciate degli alberi. Prima che il sole potesse riscaldare la radura, raggiunsero la casetta.

Non ebbero nemmeno il tempo di varcare la porta che Orian, la sorella maggiore, cominciò a sbuffare: si ergeva sul ciglio con le mani sui fianchi, indossava una vestaglia bianca che metteva in risalto i lunghi capelli corvini e le curve. Fissava il fratello con i suoi occhi sottili e neri, l’espressione accigliata non prometteva nulla di buono.

«Quando la smetterai di abbattere la foresta? Quando sarà sazia la tua sete di distruzione? Senza tralasciare il fatto che siamo stati in pensiero tutta la notte, come quando ti sei azzuffato con l’orso!» disse, senza mai togliergli gli occhi di dosso.

Bastò uno sguardo per zittirla. Il ragazzo guardava di solito le sorelle con dolcezza ma, a volte, quando qualcosa andava storto, un fuoco illuminava i grandi occhi verdi e nessuno poteva reggere il confronto. La sua mole era impressionante. Scherzando, il nonno e le sorelle dicevano che ogni giorno sembrava più grosso. Le sue possenti spalle gli impedivano di entrare in casa, doveva curvarsi e ruotare leggermente.

«Il nonno è in cucina!»

La voce della sorella maggiore ritornò pacata e materna.

Entrando in casa, Arghons si affrettò, vide il nonno e disse: «Stavo per rientrare, ho lasciato la quercia ancora intatta devo…».

Fu interrotto.

«Per quanto è vero che mi chiamo Mistrael, tu non varcherai quella porta fino a che non ti dirò di farlo,» tuonò il nonno «ti avevo chiesto di non far stare in pensiero le tue sorelle e di rientrare sempre prima del tramonto; abbiamo legna a sufficienza, uno dei nostri buoi è morto, come pensi di trasportare tutto il carico in città? Sai che devo peregrinare fino alla luna nuova e che non potrò accompagnarti.»

«Posso andare solo, aiuterò il bue a spingere il carro, posso farcela» rispose Arghons, sicuro di sé.

Gli occhi socchiusi e minacciosi del nonno furono attirati dalle parole di Aurora, che anche questa volta prese le difese del fratello: «Nonno, ha abbattuto la quercia del lago e ai piedi di questa c’erano altri cinque alberi già tagliati e accatastati, ha fatto tutto questa notte, col buio. Ieri mi ha detto che ha provato ad abbattere un pino con un solo colpo… l’ascia si è spezzata e anche l’albero, credo che possa farcela!». Si avvicinò e piena di orgoglio batté la mano sulla spalla del fratello.

«Non voglio sentire altro, Arghons! Mangia qualcosa e raggiungimi sul retro, dobbiamo ancora sistemare la trave, abbiamo rinviato per troppo tempo.»

Il vecchio si accorse che il ragazzo era scosso e contrariato; lasciò passare qualche ora e, quando rimasero soli, chiese spiegazioni. Riusciva sempre con calma e pacatezza a far parlare chiunque, i suoi modi affabili ed educati rendevano le conversazioni piacevoli e accomodanti.

«Perché stai accumulando tanta legna?» chiese Mistrael guardando il tetto da poco aggiustato.

«Non so, ogni giorno mi sveglio e desidero dare sfogo alla mia fisicità, lavorare mi rende felice. Inoltre, il pensiero di andare in città per mercanteggiare e vendere tutto mi stimola a continuare, voglio rendermi utile» disse Arghons cercando lo sguardo assorto del nonno.

«Non mi sembra di averti dato per certo che saresti andato in città per vendere la legna» disse voltandosi di scatto. Il suo sguardo era mutato, facendo trasparire la sua preoccupazione.

«Nonno, lo avevi promesso!»

«Non mi risulta!» ribadì il vecchio con voce ferma e distaccata.

«Cosa ti ha fatto cambiare idea? Ho fatto tutto ciò che mi hai chiesto, senza battere ciglio e, inoltre, le ragazze necessitano di vestiti nuovi e io di un’ascia.»

«Avevamo un’ascia di scorta, ma hai pensato bene di distruggerla per assaporare quanta forza avevi nelle braccia» rispose il nonno con tono di sfida.

«Non è certo colpa mia se ogni giorno mi sento più forte e se nulla mi spaventa» ribatté Arghons con impeto, respirando profondamente e tirando il petto in fuori, come un orso che si rizza in piedi mostrando la sua stazza a chi ha davanti. Il nonno lo guardò e non aprì bocca: in quel silenzio c’erano più parole che nel monologo di un attore di teatro. Il ragazzo dovette presto ritrovare la calma e, dopo un profondo respiro, guardando un angolo buio della stanza disse: «C’è anche un’altra cosa: da qualche giorno riesco a vedere al buio, come se fosse illuminato dalla luna».

«È proprio questo che mi spaventa, sei troppo sicuro di te, ti senti invincibile dimenticando quanto è pericoloso il mondo lontano da qui. Non sto parlando di mostri e fantasmi, il nemico più grande si nasconde alla vista inesperta di voi ragazzi.»

Dopo quelle parole la mente catapultò Mistrael diciotto anni indietro nel tempo, quando aveva salvato il piccolo Arghons ancora in fasce: ricordi indelebili che lo distrassero a tal punto da non rendersi conto che il ragazzo aveva lasciato la stanza sbattendo la porta dietro di sé.

Pochi secondi dopo, la voce cristallina di Orian destò il vecchio dai suoi pensieri: «Mistrael, per quanto tempo pensi di riuscire a tenerlo rinchiuso nella bolla di cristallo? Il suo spirito libero è incontenibile, forse una boccata d’aria potrà renderlo più giudizioso e felice, devi accettare anche questa possibilità o rischierai di perderlo».

Era la prima volta che Orian, la più protettiva delle due, si rivolgeva al nonno con tanta determinazione; le sue parole non lasciarono l’anziano uomo indifferente, in cuor suo il druido sapeva che, prima o poi, il gigante di casa avrebbe voluto esplorare il mondo per scontrarsi con la dura realtà. Quella realtà da cui, per anni, era stato protetto ai piedi della collina vicino alle sorgenti d’acqua, lontano da tutto e tutti.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Il Crepuscolo delle Stelle – L’artiglio del Sacrificio”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Fabio Trimarco
nasce ad Avellino nel 1982. Conseguita la maturità scientifica, si laurea in musica al Conservatorio di Salerno e poi si reca a Milano per intraprendere la carriera concertistica. Vive sul Lago Maggiore, insegna musica e da dieci anni è l’art director dell’Associazione Musicale AroundMusic. Nel 2020 inizia la stesura del suo primo romanzo, Il Crepuscolo delle Stelle. L’Artiglio del Sacrificio.
Fabio Trimarco on Facebook
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors