D’altronde, Alexis stessa era un esperimento fallito.
Un esperimento che ora avrebbe creato più problemi possibili.
Grazie al disastro che aveva provocato con il suo primo colpo, era finita in prima pagina e ricordava con fierezza di aver sorriso alle camere fotografiche sollevando con entusiasmo un agente sanguinante e semisvenuto per il colletto della divisa.
Quell’agente, che quel giorno durante il loro primissimo vis-à-vis era stato colto alla sprovvista dopo aver significativamente sottovalutato la forza e l’astuzia della criminale, era Ryan.
Quella fotografia era l’unico ritratto che aveva con la sua nemesi, il suo miglior nemico, e lei la conservava con molto entusiasmo.
[…]
Il cameraman stava chiaramente tremando, e dietro la giornalista si potevano nitidamente vedere le macerie di quello che, fino a qualche minuto prima, era stato il municipio. Sopra di esse, qualcuno con un paio di scarpe jet stava sfrecciando avanti e indietro nel cielo, sparando come un maniaco sulla folla che correva ed indietreggiava urlando alla ricerca di un riparo.
«Siamo in collegamento? Sì? Ottimo. Buongiorno a tutti, sono Reiko Truman, dal canale delle news, e mi trovo nei pressi del municipio» cominciò la donna, voltandosi a guardare la scena.
«Le autorità hanno evacuato la zona, e consigliano caldamente a chiunque di rimanere nelle proprie case. Quello che sta succedendo è decisamente sconvolgente ed inaspettato: come potete vedere, il giovane agente in carriera della SFCE Ryan De Cesaro, incaricato dalle forze speciali di sorvegliare ed arrestare Alexis Garcia, la delinquente che fa tremare da anni i cittadini della nostra città, questa mattina ha iniziato a comportarsi in modo violento ed irrazionale, rapinando un negozio di vestiti, una gioielleria, e, solo un paio di minuti fa, facendo esplodere il municipio. Il capo della polizia ci informa che-»
Alexis abbassò il volume fino a zero, con la bocca aperta. Aveva smesso di ascoltare quando la videocamera aveva ingrandito l’immagine sulla persona artefice di quel disastro che avrebbe volentieri reclamato come opera sua. Era Ryan, il suo persecutore, la sua nemesi; lo stesso agente delle forze speciali che aveva dispiacere persino a dire ad un bambino che erano finite le caramelle alla fragola e ne restavano soltanto al limone.
[…]
Il telefono iniziò a squillare, una, due, tre volte. Alexis sperava che nessuno rispondesse. Ma dopo la quarta, rispose una voce dal tono disorientato.
«…pronto?»
«Uh, ciao. Con chi parlo?» balbettando nella speranza che non le richiudesse in faccia, stava armeggiando con il computer sulla scrivania per rintracciare la chiamata. Era, con Ryan che aveva il compito di essere un buon supporto morale, nella sala di controllo. La stanza migliore nella quale era immagazzinata buona parte della tecnologia presente in casa sua.
«Come hai avuto questo numero?» da confuso, ora il tono si stava facendo aggressivo. La voce sembrava diversa da quella della volta precedente.
«Io ho… ecco… sai cosa? Sarò sincera. Mi hai chiamato. Qualche giorno fa. Sono Alexis Garcia.»
Seguì un attimo di silenzio, durante il quale Ryan si mise le mani nei capelli perché lei aveva bruciato la copertura.
[…]
Ticchettando con le dita sul volante, di tanto in tanto Alexis lanciava occhiate preoccupate a Ryan: la sua testa ciondolava e rimbalzava ad ogni buca e dislivello, ed era chiaro quanto si stesse impegnando per non lamentarsi troppo del dolore. Sembrava anche molto stanco.
«Scusa» sospirò Alexis, sterzando per evitare una fossa. «Sto cercando di prenderne il meno possibile, ma questo asfalto ha ancora le cicatrici del Terremoto»
Ryan annuì, con le labbra strette. Mugolò.
«Come ti senti?»
«Non mi sento svenire tanto per cominciare, e direi che è già buono» cercò di scherzare, abbassando un po’ il finestrino. «Ho perso sangue ma sopravviverò. Grazie per la cucitura, a proposito» le sorrise, gemendo –per una fitta, immaginò Alexis- subito dopo a palpebre serrate.
«Bene, perché non ho intenzione di dovermi anche occupare del tuo funerale»
Dopo qualche attimo di silenzio, Ryan si passò una mano tra i capelli con esasperazione. «Ma che diavolo è questo rumore che continua da quando siamo partiti?»
Lei sollevò le sopracciglia, ricordandosi all’improvviso del passeggero nel bagagliaio.
«Il postino della setta. È di dietro. Lo porto a casa e lo interroghiamo» rispose, con una sorta di fierezza nel tono.
Ryan non le rispose, si limitò ad appoggiare la nuca al sedile sospirando, avendo probabilmente perso ogni speranza.
Lei gli lanciò uno sguardo apprensivo, perlustrando il suo volto sciupato e pallido alla ricerca di segni di cedimento alla fatica. Aveva gli occhi infossati e circondati da due visibili cerchi scuri, e si passava una mano sulla faccia in continuazione.
«Sei sicuro di resistere? Quella ferita sembra averti steso»
L’agente agitò una mano con fare svogliato. «Sì, ho solo bisogno di dormire un po’…» la liquidò, con gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate.
Eleonora Anello (proprietario verificato)
Non ho resistito e ho deciso di leggere la bozza e non potrei aver fatto scelta migliore nell’ordinare questo libro. Tra personaggi a cui mi sono affezionata nonostante fossero solo ricordi e personaggi che ho trovato molto vicini (serve rappresentazione per quanto riguarda personaggi queer e neurodivergenti che semplicemente vivono la loro vita, ma vi somigliano? L’avete trovata) ho adorato tutti, persino i “cattivi” mi hanno colpito! (Non è solo la solita storia sul bene contro il male, ma è molto più complessa). È stata una bellissima lettura e ho avuto modo di apprezzare anche lo stile dell’autore, la sua scrittura scorrevole e il suo modo di presentare le scene o di introdurre i plot twist. In più di un momento non riuscivo a smettere di leggere e ho sentito la necessità di parlarne con qualcuno, quindi non aspetto altro che di poterla condividere con qualcuno che come me l’ha apprezzata così tanto. Non vedo l’ora di poter stringere la copia cartacea e rileggere come si deve questa storia.