Questa è proprio la base. E poi è facile dividere per quattro, no? Due tagli netti e hai fatto. Ho imparato in questi anni che nelle famiglie funziona allo stesso modo: se i soldi che entrano dal lavoro dei genitori sono sempre gli stessi, avere due figli o tre fa la differenza. Insomma, nella mia famiglia si stava nettamente meglio prima del mio arrivo. È matematica. Una logica ferrea. Lo so perché si parla molto di soldi da queste parti. E di rate. E di altre cose. Ma non voglio parlare ora delle “altre cose”. Non di nuovo.
Ho trascorso qualche notte fa a parlare e parlare. Con i miei genitori, con mia sorella, forse fino a un certo momento anche con mio fratello, non lo so, ho parlato e parlato e parlato. Non perché volessi farlo, mi hanno costretta. Volevano risposte, volevano spiegazioni. E le mie sembravano tante lunghe arringhe della difesa, come nei telefilm con gli avvocati che mi piacciono tanto. Dovevo difendermi e dimostrare che i miei motivi erano validi.
“Ma non hai pensato a noi?!” diceva l’accusa.
Come spiegare, ancora, che lo stavo facendo per il loro bene, che è soprattutto a loro che pensavo? Ho persino calcolato come non beccare i motorini parcheggiati lì sotto, per non fare danni.
Ve lo dico subito, non sono stata brava. Forse hanno ascoltato, non lo so, ma sicuramente non li ho convinti. Si è visto qualche ora dopo, quando mio papà ha voluto accompagnarmi a scuola, fino al portone, come una sorvegliata speciale. Perché l’indomani ovviamente sono andata a scuola, altrimenti: “Cosa penserà la gente? Non ti rendi conto?”.
No, papà, penso di no. Non me ne rendo conto, o forse non mi interessa.
Tania Polla (proprietario verificato)
Quando si parla di arte creata per attivare un cambiamento concreto nella vita delle persone, penso a Daniela Dellavalle e a questo libro. Lo stile narrativo, incalzante e travolgente, trasporta il lettore in un vortice emotivo che passa da momenti di tensione e riflessione profonda, a momenti delicati e di grande umanità.
Racconta una storia che potrebbe essere di chiunque, perché non si sa mai quali possano essere le fatiche delle persone che abbiamo intorno. Ognuno di noi ha i propri fantasmi, e questo racconto esprime con profondità l’esperienza di una ragazza, Francesca, che ha appena tentato il suicidio. La prospettiva è unica, ed efficace nell’esprimere cosa significhi il non esserci riuscita, e il dover gestire un presente che non era previsto. L’autrice riesce perfettamente a far entrare il lettore nella mente della protagonista, con tutte le sue sfaccettature. Il senso di smarrimento è tangibile, come lo è l’ironia di tante situazioni che Francesca si trova ad affrontare. Il tutto radicato nella vita quotidiana e in dinamiche familiari, raccontate attraverso una lente specifica e in maniera tutt’altro che scontata, con un pizzico di soprannaturale. Il lettore è immediatamente risucchiato nella realtà della vita di Francesca, e ne esce rinvigorito da una lettura stimolante ed emozionante, che lascia spazio all’auto riflessione.
Questo è un libro che può condizionare in positivo chiunque si trovi a combattere contro le proprie ombre in silenzio; e permette di identificarsi e di trovare la forza di vivere la vita a pieno.