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Destini incrociati

Destini incrociati
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Consegna prevista Febbraio 2024

Una giovane coppia di sposi che ha investito tutto nell’apertura di un delivery di alta cucina si trova ad un passo dal fallimento a causa della pandemia. Per far fronte ai debiti i due decidono di compiere rapine al solo scopo di poter pagare le banche. Si ritroveranno invece inghiottiti in una spirale di sesso, sangue e violenza che cambierà le loro vite. Sulle loro tracce c’è il Commissario Gemma che, con la testa alla malattia che ha colpito la moglie e diviso tra l’assistenza alla donna e alle nottate passate con la sua amante di una vita, non si dedicherà molto alle indagini lasciando che questi eventi criminosi diventino sempre più spregiudicati e spettacolari fino a colpirlo duramente negli affetti più cari. Poliziesco lontano dai soliti ritmi dove crimine, indagini, vita, morte, sesso e cucina si troveranno continuamente a rincorrersi fino a raggiungersi e a rimescolare le carte con un finale sorprendente.

Perché ho scritto questo libro?

Ho voluto scrivere questo romanzo per far vivere nei miei ricordi una persona a me molto cara scomparsa precocemente a causa di una grave malattia. Ripercorrere nella narrazione la sua storia mi ha permesso di sentirla vicino ancora per una volta e sentire meno il peso dell’inevitabile distacco.

ANTEPRIMA NON EDITATA

…Erano quasi le 19 e Serena come sempre era intenta a sfornare la cena. Aveva preparato dei cosciotti di pollo ruspante con pancetta e fagiolini e una crostata di ricotta e visciole di cui andava ghiotta. Luigi vide l’orario entrò in cucina e guardò la moglie impegnata ai fornelli. “E’ ora” disse. Lei lo guardò con aria interrogativa “Davvero vuoi fare questa follia?” chiese. “Ne abbiamo parlato fino alla nausea. Abbiamo venduto mezza casa per pagarci la moto e adesso mi chiedi se sono sicuro?” rispose l’uomo arrabbiato. “Pensavo che assecondando la tua pazzia saresti tornato in te ma ho visto che non serve. Allora andiamo avanti. Vediamo fino a che punto vuoi arrivare” disse la moglie spegnendo il forno e tirando fuori il dolce. Poi con una certa perizia aprì la cerniera dello stampo e lo sformò. Un intenso profumo di vaniglia invase la casa. Poi gettò sul tavolo i guanti da forno passò davanti al marito e andò in camera da letto a cambiarsi. Ne  uscì dopo pochi minuti vestita completamente di nero. Aveva optato per un pantalone di pelle, stivali che le arrivavano fino al ginocchio, maglione e giubbotto sempre di pelle nera. “Ti sei vestita come Diabolik?” chiese divertito Luigi. “Andiamo genio che ho fame” rispose la moglie piccata. Il marito le diete una pistola e lei se la mise sotto il giubbotto. Poi salirono sulla moto dopo aver indossato i caschi integrali con visiera oscurata e partirono per Parabiago.

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La moto percorse delicatamente la strada sterrata che conduceva alla loro villetta e poi si immise sulla strada statale 133 e alla prima rotonda svoltò a sinistra imboccando Via Valera. Luigi aveva deciso di percorrere i circa 18 km che lo separavano dalla ricevitoria percorrendo percorsi secondari. La serata era fredda e ogni tanto venivano giù scrosci di pioggia che inzupparono i due coniugi facendoli rabbrividire. Incontrarono poche auto sul loro percorso. Il traffico era quasi inesistente a quell’ora. Dopo circa 20 minuti arrivarono su Via Santa Maria. La ricevitoria “Dal Ponte” era in realtà una graziosa villetta con tanto di giardino avanti. Vicino ad essa c’era un campo di calcio e alcuni giovani si stavano allenando sotto la tempesta che nel frattempo si era scatenata sulla zona. Luigi parcheggiò di fronte il loro bersaglio. I due scesero. L’uomo diede uno sguardo dentro. L’attività era vuota. Cercava il coraggio di entrare ma le gambe gli erano diventate di marmo. Serena allargo le braccia. Passarono alcuni secondi. Luigi sapeva bene che una volta che avrebbero varcato quella soglia sarebbero diventati dei criminali e per gente come lui, abituata a lavorare sodo, accettare quell’idea non era semplice. La moglie si spazientì e fece per risalire sulla moto. Luigi strinse i pugni ed entrò nel vialetto della villetta. Aprì la porta e varcò la soglia d’ingresso della ricevitoria. Un piacevole calore lo ristorò immediatamente……

……….Luigi era preoccupato e quando sentì il cancello del garage aprirsi fece un gran sospiro di sollievo. “Allora?” chiese appena la moglie spuntò nell’open space. “Tutto apposto. La troia è sistemata” “Sei stata attenta?” La donna sospirò e lo guardò male. Luigi non era tranquillo. Sua moglie era cambiata e temeva che adesso non avesse più limiti. “Come hai fatto a non farti notare dagli agenti?” continuò incalzandola. Serena si stufò. Andò verso il marito e con un calcio improvviso al bastone col quale si reggeva a fatica lo fece cadere. Poi si distese sopra di lui e iniziò a baciarlo. “Gli ho fatti fuori amore! Tutti! Sbirri e puttana! Tutti adesso dall’inferno vedranno noi che facciamo sesso” Luigi ebbe un brivido. I suoi timori erano diventati realtà. La donna cercò con la mano il suo pene ma il marito la bloccò “No. Devi dirmi che cosa è successo prima” Serena sorrise. “Ho fatto vedere le tette agli sbirri e poi gli ho fatto scoppiare la testa. Poi ho dato fuoco a quelle blatte e sono andata a portare la cena alla troia…” Luigi non riusciva a credere alle parole della moglie. “Che cosa hai fatto? Con cosa stavi macchinando in garage”? “Basta parole, ho sistemato tutto. Pensiamo a noi” tagliò corto la moglie. Vinse la resistenza del marito e finalmente s’impadronì del suo membro….

….. Gemma si sedette e cercò di capire dal viso della donna che notizie aveva da dargli. “Purtroppo Commissario non posso dirle quello che si aspetta. La situazione con la chemio non solo non è migliorata ma intorno al muscolo cardiaco il tumore è peggiorato. Il cuore è sofferente e abbiamo iniziato una terapia adeguata per aiutarlo…” A Corrado parve di morire. “Che cosa possiamo fare?” “La porti a casa e le faccia passare quello che le resta tranquillamente….” All’uomo parve di non capire bene “Possibile che non possiamo fare altro?” “Commissario nelle condizioni attuali di sua moglie anche l’anestesia potrebbe essere fatale…” La dottoressa vide l’espressione sconvolta dell’uomo. “Se vuole la posso mandare da un mio amico…ma deve volare fino a New York….” “Dottoressa dovessi portare Teresa sulle spalle nuotando nell’oceano fino in America voglio provare!” rispose l’uomo deciso. “Facciamo una cosa. Me lo lasci contattare. Li spiego il caso li invio tutta la cartella di Sua moglie e se mi dice che secondo lui c’è anche una piccola speranza organizza il viaggio” “Si la prego!” La donna sorrise. “Mia moglie….” “Sa tutto” l’anticipò la donna. “E’ mio preciso dovere informare il paziente delle sue condizioni”. Il commissario ringraziò la Dottoressa e tornò da Teresa. “Andiamo a casa dai” le disse. I loro sguardi s’incrociarono per un attimo ed entrambi capirono che non era quello il momento di parlare. Prese la donna sotto braccio e attese l’ascensore. Poi uscirono dal nosocomio verso l’auto. Da lì dritti a casa senza dire una parola….

…..Gemma guardava senza parole la giulietta ancora fumante. Non riusciva a credere di aver perso altri due uomini. Stava per inviare una volante sotto casa della Signora Angela quando un violento scoppio fece tremare tutto il vicinato. “Che cazzo succede?” urlò in direzione del capo squadra dei vigili del fuoco. L’uomo scosse la testa e allargò le braccia. Si voltarono indietro e videro una colonna di fumo nero salire verso il cielo. Un presentimento scese dalla schiena di Corrado sotto forma di brivido. Salì sulla sua Punto e dopo pochi secondi arrivò sotto casa della Signora Angela. C’erano detriti su tutta la strada e gente che fuggiva dallo stabile in preda al panico. L’appartamento non esisteva più. Un grande buco nero da dove uscivano fumo e  fiamme si era aperto dove prima si affacciavano le finestre del salone di casa Capra. Solo qualche ora prima lui e Fabris erano stati in quella stanza di cui adesso non rimaneva più niente. Rimase senza parole a guardare mentre dietro di lui arrivò la stessa squadra di pompieri che aveva spento la Giulietta in fiamme e che evidentemente l’aveva seguito intuendo qualcosa. Gli uomini in pochi secondi iniziarono a ricacciare dentro le lingue di fuoco e il fumo ben presto da nero divenne bianco. Nel frattempo era giunta un’altra squadra di vigili del fuoco e diverse ambulanze. “Commissario” disse il capo squadra dei vigili “dentro c’è sicuramente una vittima. Ci sono resti sparsi e carbonizzati in tutta la casa” “Mettete in sicurezza l’area che dopo mando dentro la scientifica” rispose meccanicamente Gemma. La mente del commissario era impegnata in mille ragionamenti. Questi bastardi lo stavano seguendo? Tenevano d’occhio lui o la povera Signora Angela? Perché tanta spettacolarità? Una mano lo scrollò dai suoi pensieri “Commissario la vuole il questore immediatamente” disse Fabris. “E’ arrivata l’Einaudi?” chiese l’uomo “Si signore in questo momento” rispose l’ispettore indicandola. Corrado le andò incontro “Pensaci tu a fare le solite cose a me sta aspettando il questore” “Vai pure” rispose la donna. Gemma non fece in tempo a entrare in auto che squillò ancora il telefono. “Papà la mamma non sta bene” disse Laura al telefono. “Che cosa succede?” “Ha la febbre a 39 e sta vomitando in continuazione” “Arrivo subito”. Corrado ebbe pochi secondi per decidere: o precipitarsi a casa e mandare al diavolo definitivamente quel poco di carriera che ancora li era rimasta, o andare a farsi cazziare dal questore lasciando Laura sola nei guai. Ci mise un secondo a decidere. Imboccò la strada di casa senza pensarci due volte.

Laura e Corrado dormivano sulle poltrone di fianco al letto di Teresa. Erano le 3 quando il telefono di Gemma iniziò a squillare. L’uomo si destò in cerca dell’odiato apparecchio. Lo trovò si alzò cercando di non fa rumore e se ne andò in cucina. “Gemma dove è finito?” Corrado non sapeva cosa dire “Mi scusi Dottore. Ho avuto un’emergenza a casa e sono dovuto tornare in fretta e furia” “Allora adesso con la stessa fretta venga immediatamente nel mio ufficio” “Si Dottore” rispose il Commissario sudando freddo. Il Questore Serinelli non era una brutta persona e lo lasciava abbastanza tranquillo ma quando le cose si facevano complicate e la stampa rumoreggiava interveniva per apparire sui giornali. Corrado svegliò delicatamente la figlia “Devo andare urgentemente in ufficio. Stai con la mamma.” La ragazza li fece cenno di si con la testa e gli occhi ancora assonnati. Gemma la baciò sulla fronte e uscì nella notte. Una fitta nevicata aveva lasciato il posto alla gelida pioggia di qualche ora prima. Un piccolo strato di soffice coltre bianca ricopriva le strade. L’uomo fece cadere la neve con la mano dal parabrezza della sua vecchia Punto e salito a bordo guidò con cautela fino al commissariato. Dopo 20 minuti parcheggiava la sua Fiat nel suo posto riservato e sotto quella che adesso era diventata una bufera di neve si infilò negli  uffici. Per essere notte era pieno di gente. Tutti erano in febbrile attività. Il casino della sera prima si respirava nell’aria. Coi problemi che aveva in casa il commissario si era quasi dimenticato di aver perso altri due uomini e il ricordo di questo lo fece ulteriormente innervosire. Salì velocemente nel suo ufficio lasciò il cappotto pieno di neve e poi si diresse verso l’ultimo piano dove ad aspettarlo c’era un arrabbiatissimo Serinelli. “Ecco, finalmente il Commissario Gemma ci onora della sua presenza” disse appena lo vide. “Dottore..” “Non mi interessa un cazzo di niente di quello che sta per dire. Quando dico a qualcuno di presentarsi nel mio ufficio anche se è ferito a morte mi aspetto che arrivi! Porca troia Gemma abbiamo già perso 4 uomini e per poco non salta in aria mezza Milano! Ma dove cazzo ha la testa?” Corrado non aveva mai visto il suo capo così nervoso e incazzato ma non aveva da dire niente che potesse giustificarlo. “Per fortuna la sua Vice mi ha aggiornato sul vostro percorso investigativo. A questo punto vorrei capire come è giustificabile quanto è avvenuto oggi”. “Dottore non abbiamo ancora elementi per formulare alcuna ipotesi. Le indagini sono appena partite sono a 360 gradi” cercò di prendere tempo Gemma…

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Antonio Pinto
Diplomato nel 1992 presso il liceo scientifico "Francesco Muscogiuri" di Mesagne ho subito dopo intrapreso la libera professione per diverse aziende fino ad arrivare nel 1995 alle "Assicurazioni Generali". Dopo una breve parentesi come lavoratore dipendente presso "Suzuki Italia" ho intrapreso nuovamente la libera professione prima con "Ina Assitalia" e poi "Generali Italia".
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