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I Diari del Dybbuk

I Diari del Dybbuk
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Consegna prevista Agosto 2023
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Nel rigido inverno del 1942, a causa di incessanti nevicate, un più che eterogeneo gruppo di persone resta suo malgrado isolato in una locanda dell’Appennino Modenese.
Costretti a convivere in uno spazio ristretto, gli ospiti si studiano fra di loro e comincia così una terribile danza, fatta di intrighi, segreti inconfessabili e desideri di vendetta, di cui siamo testimoni rileggendo i diari, le lettere ed i rapporti dei protagonisti.
Ma qualcosa di ben più oscuro trama nascosto tra le ombre della folta foresta, un male ancestrale che brama vendetta.

Perché ho scritto questo libro?

I Diari del Dybbuk nasce inizialmente come un modo per sfuggire dalle costrizioni che la quarantena ci ha imposto. Seguendo i miei personaggi e le loro disavventure ho potuto allontanarmi da una realtà che non riconoscevo più come mia. Poco a poco questo piccolo mondo si è espanso, crescendo di pari passo con la mia passione nei confronti della storia che prendeva forma nella piccola Montese, un luogo che recentemente ha segnato la fine di un capitolo della mia vita.

ANTEPRIMA NON EDITATA

A pochi passi dalla folta pineta e arrampicato sul Montello, il vecchio edificio in pietra e legno

si ergeva fiero, attorniato da una manciata di strutture minori e capanni di servizio.

Uno stradello sterrato partiva da quel luogo impervio e si srotolava sul fianco del monte,

fungendo altresì da confine ideale con la foresta, svanendo e riapparendo alla vista delle

molteplici finestre della locanda, che si trovava a valle, appena al di là di quel fossato

immaginario che divideva la selva dalle terre dedicate alle attività dei pastori.

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Camminando a passo svelto su quellunica via, in unoretta o poco più ed escludendo

imprevisti, era possibile nel periodo estivo raggiungere il paesino di Montese con la sua bella

rocca. Tuttavia, in quei rigidi giorni di inverno, i tempi per una impresa del genere potevano

anche arrivare a decuplicarsi, senza nemmeno considerare il rischio rappresentato dagli

animali selvatici, come cinghiali o lupi, che infestavano i boschi e le foreste dellAppennino

Modenese.

La porta delledificio era serrata, e la neve arrivava a coprire una buona parte delle prime

due assi che ne componevano la metà lignea inferiore; mentre, dalla parte superiore -che la

signora Elvira anni prima aveva preteso fosse di vetro- spuntò una folta chioma di capelli

ricci, neri come la pece.

Dallaltra parte, Enrica guardò attraverso i vetri appannati della porta della locanda. Il sole

era sorto solo da pochi minuti tuttavia, la sua luce così pura, pareva aver scacciato tutte le

ombre che per così lungo tempo avevano dominato in quel luogo maledetto e dimenticato da

Dio.

La giovane vide lampio spiazzo che fungeva da aia per il vecchio casolare. Vicino a dove si

sarebbe dovuta trovare la strada, spuntava dalla neve il pacchiano cartello in ferro battuto

laccato, in pieno stile liberty con il nuovo nome della locanda che donna Elvira aveva

imposto a quella povera anima del marito: Il Bellavista”… E oltre la strada, la pineta, fitta e

inviolabile, coi suoi segreti e i suoi pericoli, fino alla cima del Montello.

La bambina spalancò la porta e un soffio di vento gelido investì lintero salone, facendo

gonfiare le candide tende bianche delle finestre frontali che, ondeggiando, produssero una

danza delicata.

Finalmente gli angeli erano arrivati per lei… pensò tra sé e sé, cercando di accennare un

sorriso. Ma il viso le faceva troppo male.

La pungente aria mattutina di montagna, entrò subito in contrasto con lolezzo di morte che

stagnava allinterno dellatrio della locanda ed Enrica non riuscì a trattenere una smorfia

nauseata. Non poteva aspettare oltre, il tempo era ormai agli sgoccioli.

Varcò quindi la soglia e uscì dalla locanda. I suoi piedi nudi, ricoperti di piaghe e profondi

tagli, affondarono nella neve ma lei non parve farvi caso. Un passo alla volta, traballando, si

diresse verso il margine della foresta situata a poca distanza dalledificio a ritmo serrato e

senza mai voltarsi.

Tutto taceva. Per qualche interminabile istante i passi della giovane affondarono nella neve

producendo un suono assordante. Parve quasi che lintera montagna stesse trattenendo il

fiato per non disturbare quella scena.

Improvvisamente, un battito di ali interruppe quella pace così forzata. Dai rami di uno degli

alberi che si trovavano al limitare della foresta, qualcosa si alzò in volo. Inizialmente la

ragazzina non se ne curò, aveva ben altri pensieri per la testa. Poi lo vide librarsi in volo e si

bloccò nella neve, come in preda alla paralisi.

In cuor suo sapeva che non poteva trattarsi daltro…

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Lorenzo Sola
Sono nato e cresciuto nella mite provincia modenese, annata 1986, e fin dal diploma ho sempre lavorato nell’ambito della comunicazione. Di recente ho deciso di iniziare un percorso di laurea in questo campo a Reggio Emilia, tutt’ora in corso, che mi ha permesso di scoprire una passione per lo studio della semiotica e della storia, nonché l'amore per la scrittura. Ho pubblicato diversi racconti, perlopiù fantasy e gotici, su diverse piattaforme ma i Diari del Dybbuk è il mio primo, vero libro.
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