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Consegna prevista Dicembre 2025
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Juliet è una madre amorevole, sposata con Robert, con cui condivide una vita tranquilla in un piccolo e pittoresco paesino francese vicino a Bordeaux. La loro quotidianità è scandita dalla vita dei due figli piccoli, Mark e Alice, e dall’assistenza al suocero anziano, Hubert.
La pace della sua esistenza viene bruscamente interrotta dall’arrivo della nuova vicina, un’anziana signora, Olga Mathieu, che porta con sé un passato da dimenticare.
Ma, nell’assonnato villaggio, la donna non è la sola a voler nascondere una storia tremenda. Una serie di eventi drammatici, all’apparenza casuali, minacciano la quotidianità di Juliet e della sua famiglia, attirando l’attenzione della Gendarmeria e dei due Tenenti, Kazinsky e Ribou.
Juliet si troverà a dover affrontare una realtà inquietante, fatta di segreti, di vendetta e di tradimenti, in una corsa contro il tempo per proteggere i suoi cari e svelare la verità che minaccia di distruggere la sua vita.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro per dare voce a una storia sconvolgente, radicata in un passato atroce che tutti conosciamo. Inganni, segreti e una vendetta maturata nel tempo sono gli elementi portanti di questo romanzo, in cui il lettore, pagina dopo pagina, si troverà immerso in un vortice di emozioni – rabbia, tensione, dolore – fino a sentirsi inevitabilmente schierato dalla parte di uno dei protagonisti.

ANTEPRIMA NON EDITATA

PROLOGO

I grossi stivali impolverati sbattevano duri sul parquet sgangherato della cucina, facendo vibrare i piatti incrostati contro i bicchieri opachi, appoggiati sul tavolo spoglio di legno grezzo. L’inverno rigido aveva bruciato il poco raccolto nei campi dietro alla cascina. Eppure, a loro, sarebbe bastato. Arrivarono in sei. Avevano le guance arrossate, i capelli rasati, le labbra rotte dal freddo e le mani viola e le dita gonfie. Gli occhi azzurri si erano trasformati nel colore della nebbia. Erano giovani, inesperti, stanchi, spaventati e incattiviti. Volevano tutto. Bere. Mangiare. Fumare. Riposare. Scopare. Uccidere. Probabilmente, qualcuno, avrebbe preferito fermarsi alla scopata. Ma non c’era tempo per le presentazioni. In un altro momento, in un altro giorno, magari, avrebbero potuto essere amici. Avrebbero preso una tovaglia a quadri, una coperta grezza, un cestino, alcuni panini neri e del formaggio. E sottratto ai genitori una bottiglia di vino rosso. Sarebbero saliti sulle bici e avrebbero pedalato lungo le strade bianche e polverose sino al fiume, che scorreva assonnato e silenzioso. Trovato un prato lungo la riva, si sarebbero sdraiati, avrebbero mangiato e bevuto fino ad ubriacarsi, ridendo delle battute sceme, tipiche degli adolescenti. Poi si sarebbero tuffati semi nudi nelle acque del piccolo laghetto che si formava, ogni estate, dietro alla diga naturale di arbusti, trascinati dal disgelo fino a li. Sarebbe stato un giorno spensierato, meraviglioso e indimenticabile. Anche quel giorno, comunque, fu indimenticabile. Per tutti.

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APRILE 2022

L’utilitaria viaggia veloce lungo il corso alberato, zigzagando in mezzo al traffico del mattino, schivando scooter, moto, monopattini e temerari ciclisti che preferiscono rischiare la morte tra le auto, piuttosto che approfittare della pista ciclabile. La telefonata del mattino era stata una di quelle telefonate che ogni scrittore spera di ricevere, prima o poi, nella propria vita.

“È fatta! Hanno accettato. Si farà!”

Paula è euforica. Abbassa il finestrino e respira l’aria frizzante che proviene dalla Senna. Migliaia di turisti sono impegnati a fotografare una delle più belle città del mondo. Il cuore batte veloce dall’eccitazione. La sua agente letteraria ha fatto un ottimo lavoro. Considerando che, quello che Paula le aveva consegnato, diversi mesi prima, era una semplice bozza con le linee generali del libro che avrebbe voluto scrivere. L’agente aveva immediatamente compreso la verità e la potenza di quel racconto. Paula era una sconosciuta che, comunque, aveva qualcosa di unico da far conoscere al mondo. Una storia vera. Una storia come tante, ma sopravvissute al tempo e agli uomini. L’auto si ferma davanti al bel palazzo in stile e Paula scende saltellando. L’ascensore arriva veloce fino al sesto piano, dove una bella ragazza, con i lunghi capelli rossi e le guance colorate dalle lentiggini, l’attende per accompagnarla nel grande ufficio, dalle imponenti finestre che si affacciano sul fiume sottostante.

“Gradisce un caffè o dell’acqua?” Chiede la segretaria.

“Grazie, sto bene così.”

La giovane esce e Paula rimane da sola ad ammirare la vista su Parigi, con il naso schiacciato sul vetro che odora di pulito. Le mani sudano. Paula oramai è certa che quel giorno, per lei, diventerà il giorno più importante di tutta la sua vita.

La porta si apre e, accompagnata da una luce meravigliosa che proviene dal fondo del corridoio, la sua agente entra nella stanza, insieme ad un uomo ben vestito, con i capelli brizzolati e gli occhialini rettangolari appoggiati sul naso. Paula si siede attorno all’austero tavolo, insieme ai due. L’uomo sfila, da una cartellina di pelle marrone scuro, una serie di fogli. Il titolo che da il nome al fascicolo è inequivocabile: contratto editoriale di esclusiva. Paula ascolta  attentamente ogni singolo articolo che viene letto a voce alta dall’uomo; le pagine scorrono leggere sotto alle sue mani e Paula non vede l’ora che il tizio finisca per apporre la sua firma su ogni singolo foglio. L’agente, seduta con le gambe sportive accavallate, consulta il cellulare e sorride, consapevole del successo che otterrà grazie a quel nuovo lavoro editoriale.

La lettura termina. L’agente sorride e, guardando negli occhi Paula, le domanda:

“Hai capito tutto quello che c’è scritto, Paula?”

“Si, certamente.”

“Bene, allora possiamo procedere.”

Paula prende la penna stilografica e, tremando, scrive la propria sigla su ciascuna facciata. In fondo all’ultimo foglio, firma per intero, con il proprio nome e cognome: Paula Bertier. Alza lo sguardo e si volta verso la finestra. Il cielo ha i colori della felicità. Le sembra di sentire una musica arrivare dalla strada. Con il cuore che sta per esplodergli nel petto segue la donna che, quel giorno, le ha cambiato per sempre la vita. Quella donna, ha creduto in lei.

OTTOBRE 1999

Alice guardava fuori dalla finestra il grande camion bianco e rosso. Il cielo era sereno ma, l’aria fresca di inizio ottobre, stava già facendo dimenticare la lunga estate calda appena passata, portando alte nuvole bianche a giocare a nascondino con il tiepido sole. Uomini grandi come giocatori di rugby stavano scaricando mobili, tavoli, sedie, lampade, specchi, quadri e decine di scatoloni dal grosso articolato che occupava oltre la metà del viale privato, sul quale si affacciavano le otto villette a schiera, tutte uguali, tutte con lo stesso giardinetto frontale dove l’erba verde smeraldo non era alta che pochi centimetri. Una selezione di piantine basse e di fiori colorati delimitavano, ordinate, la stradina d’accesso che dalla provinciale portava all’ingresso della casa. Sull’uscio, come un gatto che controlla la propria preda, una donna. Con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo attento, faceva la guardia e impartiva agli energumeni le indicazioni su dove poggiare ogni singolo pezzo che veniva trasportato, a mano, dentro alla casa. Alice non aveva mai visto un trasloco. Era nata e cresciuta nella villetta azzurra con le imposte blu e, dalla finestra della sua camera, al primo piano, poteva controllare tutta la via e le altre case colorate della zona. Inginocchiata sopra ad una panca in legno coperta da un cuscino rosa e bianco, aveva il naso schiacciato contro il vetro gelido e non si lasciava scappare nemmeno un movimento di quell’andirivieni. Quando la porta della sua camera si aprì di botto ed entrò di corsa suo fratello Mark, urlando e gesticolando come un forsennato, Alice gridò per lo spavento e, dopo pochi secondi, la loro madre si precipitò a controllare che i due non stessero litigando come al solito.

“E’ arrivata la nuova vicina. Andiamo a vedere, mamma!” Urlò Alice, appena la madre apparve sulla porta della stanza.

“Tra un paio di giorni ci andremo a presentare ufficialmente. Diamole il tempo di sistemarsi. Adesso, però, andate entrambi a lavarvi le mani e la faccia per la cena che tra poco papà sarà a casa.”

“E il nonno?” Chiese Mark.

“Adesso lo vado a chiamare. Su, forza, andatevi a preparare!”

Juliet scese le scale velocemente, lasciando i due figli da soli e spalancò la porta di casa. Un’aria fresca la avvolse, facendole venire i brividi. Si voltò e rientrò immediatamente nell’ingresso. Prese un giubbino leggero dall’appendi abiti, lo infilò ed uscì, stringendosi su se stessa. Fece alcuni rapidi passi nel vialetto, raggiungendo il camion oramai mezzo vuoto; rallentò, cercando di scorgere chi fosse la nuova arrivata. Davanti al grande portone verde scuro del villino vicino, una bella signora dai lineamenti dolci, le gote arrossate, gli occhiali rotondi e i capelli bianchi raccolti sopra la testa, stava chiacchierando con uno dei traslocatori. Aveva un atteggiamento all’apparenza severo. Juliet si fermò, curiosa, ad osservarla. Si chiese chi fosse, da dove venisse e come mai avesse scelto di andare a vivere proprio in quel piccolo paesino di campagna, in quel grazioso quartiere residenziale, fuori dal caos della grande città di Bordeaux. La donna si voltò verso il camion e incrociò, per una frazione di secondo, lo sguardo indagatore di Juliet che, presa alla sprovvista, alzò un braccio come a voler salutare. L’anziana non la considerò; si girò e riprese a parlare con l’uomo, lasciando Juliet ebete, con la mano a mezz’aria.

UN NUOVO INIZIO

“Quindi è arrivata la nuova vicina?” Domandò Robert, affogando gli occhi nel piatto che aveva davanti a se.

“Si, caro. Pare sia una signora da sola, abbastanza in là con gli anni.” Rispose subito Juliet.

“Beh, visto l’età media degli abitanti di questa zona e soprattutto delle villette vicine, non mi stupisce affatto che non sia arrivata una coppia di giovani! Magari con dei figli piccoli come i nostri.” E sorrise.

Juliet alzò gli occhi al cielo, come a compatire quell’affermazione e si affrettò a versare nel piatto del marito altro cibo.

Robert mangiava il purè di patate, inzuppandovi i pezzi di hamburger che aveva minuziosamente tagliato precedentemente per farli raffreddare, mentre ascoltava svogliatamente la moglie raccontare della nuova inquilina e della giornata passata con i figli, che erano stati impegnati nei compiti e nella lezione di nuoto pomeridiana nella piscina comunale. La sua mente era sviata dal cercare di captare le notizie provenienti dalla televisione, davanti alla quale stava seduto suo padre Hubert; con in mano una tazza ricolma di latte caldo e biscotti al burro, li aveva sbriciolati al suo interno, trasformando il tutto in una specie di zuppa dolce. Nel paese non c’erano novità importanti, se non l’avvicinarsi di una forte perturbazione e l’apertura delle imminenti campagne politiche.

Alice e Mark giocavano col cibo nel piatto. Juliet era un continuo alzarsi e risedersi per servire tutti i familiari, sparecchiare i piatti sporchi e pregare i figli di finire la cena velocemente. Aveva voglia di spedirli a dormire per poter passare poche ore con la sola compagnia del marito, magari davanti ad un bel film in bianco e nero, sorseggiando una tisana allo zenzero e limone.

“Papà, che cos’hai fatto oggi?” Chiese Robert al padre.

Questi non rispose e Robert dovette ripetere la domanda con un tono di voce più alto. L’anziano, per poco, non prese uno spavento. Senza distogliere lo sguardo dallo schermo, rispose con sufficienza.

“Niente di che. Stamattina sono andato all’ufficio postale, poi ho fatto una camminata e dopo pranzo il mio solito riposino. A ottantuno anni è il massimo che possa permettermi. Sai che Mark e Alice nuotano proprio bene?”

“Sei andato a vederli in piscina?” Domandò curioso il figlio.

“Si, oggi con tua moglie.” Rivolgendo lo sguardo a Juliet.

“Oggi tuo padre ha fatto proprio il bravo nonno.” Sentenziò Juliet rivolgendosi al marito. “Mi ha anche aiutato, negli spogliatoi, ad asciugare i capelli di Alice.”

Robert sorrise e portò alla bocca la forchetta con infilzato l’ultimo pezzo di carne.

“Menomale che Juliet mi coinvolge nelle sue giornate. Altrimenti farei la fine di quei pensionati sulle panchine al parco, tutti soli e senza voglia di vivere.”

“Nonno Hubert, al parco non ti ci vedo proprio. Comunque mi fa piacere che tu mi dia una mano con queste due pesti. E poi Alice e Mark ti vogliono un gran bene. Soprattutto quando li accompagni a letto!”

Robert sorrise, invidiando i metodi sbrigativi della moglie e il suo porsi con le persone. Da quando l’aveva sposata, era sempre stata lei a gestire i rapporti con il vicinato, le scuole, i parenti.

“Lo sapevo che alla fine c’era l’inganno!” Disse il vecchio, alzandosi dal divano e sbattendo le mani sopra le cosce. Tutti scoppiarono a ridere e, dopo alcuni minuti, il nonno e i nipoti salirono le scale, lasciando la sala libera alla giovane coppia.

“Sei proprio un tesoro. Come potrei fare senza di te?” Disse Robert abbracciando la moglie e baciandola sulla fronte.

“Tu, amore, pensa a lavorare e a portare a casa i soldi e, soprattutto, quella dannata promozione; così, poi, andremo in vacanza nel posto che sogno da tanto tempo.”

“Ricordami dove volevi andare?”

“Non fare il furbo, Signor Guerlan. Lo sai benissimo dove mi devi portare alla fine di quest’anno. Anzi, dove ci devi portare!” E si strinse ancora più forte.

“E con mio padre, come faremo?” Chiese Robert.

“Potrà stare cinque giorni da solo, o no?”

“Lo sai che ha la sua età. Non ci voglio pensare. E’ in gamba, ma…” E lasciò a mezz’aria la frase.

“Non preoccuparti. Anche io sono in apprensione se una sera mi dice che non se la sente di venire a cena da noi. Però è in piena salute, è forte, è brillante e credo che riuscirà a rimanere senza di noi per pochi giorni.” Sentenziò Juliet, baciando il marito e non lasciandogli spazio ad alcuna replica.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Marco Bertani
Marco Bertani è uno scrittore di thriller ispirati alla quotidianità, caratterizzati da continui colpi di scena che tengono il lettore in costante tensione emotiva. Ha esordito con Non giudicare, accolto con entusiasmo dal pubblico, a cui sono seguiti Non mi hanno detto la verità, Stragedia di Natale, Genova Milano A/R e Perso nel sangue.

Milanese di nascita, vive tra Genova e Roma, dove lavora come Direttore Marketing e Comunicazione nel settore dell'hotellerie di lusso. È anche autore televisivo, direttore creativo, regista, musicista, cantautore e podcaster.

Oltre ai suoi romanzi, ha pubblicato diversi manuali dedicati al marketing, all’uso della voce e ai podcast, oltre al primo libro in Italia su Clubhouse, il social network che ha avuto grande successo durante la pandemia.
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