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Due fratelli per un solo regno

Due fratelli per un solo regno
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Consegna prevista Febbraio 2023

Ci troviamo nella Sardegna medievale crudele e misteriosa, dentro una storia di lotte e rivalità animate da due fratelli che si fronteggiano per ottenere l’investitura del potere giudicale. Il popolo sopravviveva a stento misurandosi con la fatica quotidiana nei campi spesso in condizioni servili a favore dell’aristocrazia o delle istituzioni religiose. La lotta per il potere diventa sedizione da parte dei latifondisti guidati da Saltaro contro il legittimo diritto del giovane fratello Gonario aspirante al trono. Le vicende sconvolgono la vita del ragazzo che rappresenta il baluardo contro la sopraffazione dei potenti. Arriva il momento di prendere decisioni difficili e dolorose che schierano Gonario contro il fratello e i suoi sodali, i combattimenti sono aspri e crudeli ma illuminati dalla volontà di sostenere ideali di pace e giustizia . Il sangue versato durante la lotta indurrà il protagonista verso estreme forme di penitenza religiosa.

Perché ho scritto questo libro?

Nelle mie letture mi sono imbattuto nella figura di Gonario II di Torres, protagonista di vicende personali uniche ed epiche . Da qui la sorpresa che tale personaggio fosse stato dimenticato ed escluso dai circuiti culturali della notorietà diffusa. Ho approfondito ogni dettaglio per ricostruire le sue vicende che mi hanno sempre più coinvolto e motivato a scrivere per divulgare tale eroica figura, da collocare tra i grandi protagonisti della storia della Sardegna.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Nel palazzo regio del Giudicato Torres, in quella giornata di fine inverno si respirava un’aria di festa, intorno all’hora tertia era giunto il  feziale inviato dalla Corona De Logu che  con propria Cartas Bullatas con bolla in argento, comunicava la Laudatio dell’investitura giudicale a favore del  giovane Gonario che avrebbe assunto  il nome di Gonario II, decretando che al raggiungimento della maggiore età sarebbe  succeduto al  padre Costantino alla guida del giudicato. A questa iniziale investitura quando fosse giunto il tempo stabilito sarebbe seguita quella formale con la consegna del Baculum Regale, che il volgo chiamava con meno enfasi Matzuca, che rappresentava il Signum Confirmationis in Regnum. Era questa notizia molto attesa perché le questioni dinastiche investivano con estrema urgenza tutti i detentori di un potere trasmissibile come quello giudicale e la sola ipotesi di non avere un erede idoneo metteva in crisi la catena di comando che poteva avere conseguenze imprevedibili e tragiche.
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Queste ultime notizie furono accolte da Saltaro come la prova che il suo valore personale, che una smisurata autostima faceva sopravvalutare, non gli veniva riconosciuto mentre Gonario godeva di attenzioni immeritate  che lo proiettavano verso un futuro che gli garantiva potere e ricchezza. Saltaro rifletteva mentalmente ma talvolta esprimeva a voce alta queste sue amarezze.

< non posso sopportare di subire ingiustamente una posizione subalterna a mio fratello, questa cosa non la tollero, mi fa uscire di testa.> Preso da una crisi di rancore girovagava per il palazzo sperando di incontrare il fratello senza altri intermediari per dimostrargli tutta la sua insofferenza e il rancore che provava nei suoi confronti. Deluso da questa aspettativa si diresse verso la stanza del piccolo Gonario dove il ragazzino conservava i sui giochi d’infanzia ai quali rimaneva molto affezionato. L’intenzione di Saltaro era quella di compiere un’azione capace di dare un forte dispiacere al giovane Gonario. Arrivato nella stanza iniziò un’opera di distruzione sistematica dei giochi d’infanzia del fratello. Oggetti in gran parte in legno furono fatti a pezzi e calpestati selvaggiamente per impedire un loro recupero e restauro. Si accanì con particolare veemenza su un flauto frutto di un buon lavoro artigianale con il quale Gonario improvvisava motivetti che avevano una musicalità infantile ma allegra che dava particolare fastidio a Saltaro.  Terminata questa sciagurata impresa non avvertì il senso di soddisfazione che si attendeva dal misfatto, al contrario avvertì un senso di

solitudine che non aveva mai provato prima ma non poteva tornare indietro. A quel punto l’unico desiderio era scomparire e comunque allontanarsi quanto prima da quella stanza. Ma era appena uscito e con il pensiero si sforzava di trovare giustificazione a quella volgare bricconata. Ripeteva tra sé di tutti i torti che aveva dovuto sopportare per colpa di suo fratello e ciò giustificava ben altro rispetto a  ciò che aveva appena commesso. Quando la sera Gonario dopo una giornata speciale, per le notizie pervenute che avevano suscitato generale entusiasmo nella reggia e già si programmavano festeggiamenti, si diresse verso la sua camera  fu colto da sconforto e si dispose in allerta come se dovesse difendersi da un pericolo imminente micidiale e imprevisto. Era solo una sensazione che non trovava nessuna giustificazione in niente di concreto ma se pur giovane aveva imparato a non trascurare queste intuizioni  che in altre circostanze  lo avevano messo sull’avviso da insidie tese da persone o circostanze. Con questi pensieri per la testa Gonario si dirigeva verso la sua camera per il riposo notturno. Spinse la porta che cigolò fastidiosamente nel silenzio di quelle stanze solitarie, il rumore era quello solito  ma in quella circostanza pareva   più intenso e lugubre, la camera era al buio e distingueva appena  le sagome del letto e degli armadi. Accese subito il lume posto sul lato sinistro per trovare risposta alla sua ansia e resto ammutolito dallo sfascio che  poteva osservare scarsamente illuminato dal fiocco  lume. Tentò mentalmente di trovare una spiegazione razionale a quel disastro mentre accendeva altri lumi perché oramai temeva che nella camera fosse presente l’autore di quello scempio. I suoi giochi che

oramai non usava più come tali ma costituivano per lui un profondo legame affettivo con l’infanzia erano distrutti, e provava un vuoto indicibile. Il suo flauto ridotto in pezzi era oramai inservibile. Non trovava ancora il nome del responsabile ma delineava sommariamente il suo profilo, chiunque sia mi odia visceralmente, ha gravi motivazioni che non riesco a immaginare ma sono tali da renderlo pericoloso perché non si capisce fin dove si possa spingere, è una persona che mi conosce bene perché se voleva darmi un dolore ha colpito dove sono più vulnerabile, se si è aggirato nel palazzo arrivando sino alla mia camera significa che la sua presenza nei corridoi e negli alloggi riservati al giudice non desta allarme. Tutti questi pensieri restringevano il campo degli indiziati…… alla fine ebbe un soprassalto e pronunciò un nome ad alta voce < Saltaro>. Questa ipotesi lo rattristava ma a pensarci bene era verosimile se non probabile, infine cosa certa senza alcun dubbio. Questo lo sconcertava per comprensibili questioni affettive ma non sottovalutava una vaga sensazione di fragilità  perché si sentiva esposto e vedeva in pericolo anche la sua incolumità fisica. Decise di non informare i genitori dei suoi sospetti perché avrebbe causato un dispiacere che il padre, stante la sua condizione di salute, non avrebbe sopportato. Stabilì la sola precauzione di stare in allerta e di votarsi all’autodifesa se fosse stato necessario. Da quel giorno portò un pugnale nella cintola impratichendosi nell’uso a fini di difesa.

La salute del Giudice Costantino era oramai precaria ma con notevoli sacrifici  assolveva ancora a tutti i compiti dettati dal ruolo che deteneva ma oramai con sempre maggiore difficoltà, per questo motivo la notizia pervenuta dalla Corona De Logu gli era di grande conforto. Ma Gonario non era pronto a sostituirlo pienamente, dal punto di vista formale era necessario  attendere la sua maggiore età, per l’immediato occorreva trovare soluzioni alternative. Si sarebbe avvalso della collaborazione del  suo fedele amico e consigliere Ithoccor Gambella, uomo di provata lealtà e competenza, risoluto nell’affrontare situazioni anche le più intricate e pericolose con calma, competenza e determinazione, sapeva gestire emozioni ed era universalmente considerato impassibile al pericolo e coraggioso nella contesa. Nel caso in cui fosse venuto  a mancare il Giudice si poteva ricorrere ad una gestione temporanea con la reggenza del potere nelle mani di Marcusa assistita da Ithoccor fino alla maggiore età di Gonario. La moglie Marcusa era per Costantino una presenza di grande conforto, gli era devota fuori da ogni dubbio, vivendo il loro rapporto matrimoniale in sincera comunione spirituale e materiale avevano acquisito una forte intesa che consentiva di affrontare ogni problema in perfetta sintonia. Era donna di notevole bellezza seppure non più giovane, manteneva agilità e grazia nei movimenti che la rendevano elegante e garbata nell’aspetto. Tanti erano i pensieri che affollavano la mente di Costantino e secondo il suo carattere alle soluzioni che aveva organizzato mentalmente doveva dare immediata realizzazione per trovare serenità, per questo convocò Marcusa, Ithoccor e Gonario. Accolse tutti nel suo studio, luogo

spesso utilizzato per gli incontri informali, che trovava comodo e lo faceva sentire a suo agio. Un arredo essenziale con una grande e massiccia scrivania in ginepro di colore mielato, sul ripiano era appoggiato un lume con la base in ottone e la  parte superiore in vetro arabescato, sullo scrittoio un leggio, un calamaio di basalto, uno spadino affilato in argento che fungeva da tagliacarte. Gonario riservava per questo studio del padre un ricordo sensoriale ben preciso: un odore pungente del cuoio invecchiato che rilegava libri e documenti, l’odore balsamico del ginepro della scrivania e del lume alimentato con un olio che aveva fragranza di rosmarino. Quando stava la dentro annusava volentieri e ne traeva un senso di sicurezza e protezione. Costantino fece accomodare tutti sulle sedie impagliate che stavano dall’altro lato della scrivania, attese il silenzio dei presenti e  iniziò a parlare lentamente a voce bassa come sua abitudine, la voce era più flebile del solito e appena si sentiva. Il suo nervosismo era manifestato dal ticchettio sul piano del tavolo eseguito con le dita della mano destra. Marcusa percepì l’ansia di Costantino e gli si avvicino  posando le mani sulle spalle del marito, che esordì chiarendo i motivi della convocazione abbastanza inusuale:

< Vi state  chiedendo  quale sia il motivo di questa inaspettata convocazione, capite bene che la riunione è ristretta alle sole persone   che mi stanno costantemente più vicine e di cui ho totale fiducia, siete la mia famiglia: Marcusa e Gonario e il mio fido Consigliere e amico Ithoccor. É oramai ufficiale la decisione della Corona De Logu di accogliere la mia richiesta promuovendo Gonario alla mia successione come Giudice di Torres. Questa è per me una buona notizia, confido nelle qualità di Gonario per assolvere, quando giungerà il momento, a tutti i difficili compiti che gli saranno  affidati come  giudice. La sua nascita è già frutto della Provvidenza Divina che non lascerà certo a metà la sua opera e sarà presente ad aiutare il ragazzo nelle tante prove che sarà chiamato a sostenere. Servirà intelletto, conoscenze, dedizione e coraggio per assolvere al meglio al  suo ruolo e per servire con giustizia e passione il suo popolo. Ithoccor, sei ancora un giovanotto nel pieno delle forze, conosciamo le tue qualità che personalmente apprezzo più di ogni altro e aggiungo che confido nella tua totale lealtà, ciò premesso ti affido un compito della massima importanza per il regno, sovraintenderai alla transizione del potere verso Gonario e alla sua sicurezza e qualora fosse temporaneamente affidata la reggenza a Marcusa l’affiancherai nelle questioni di governo fino alla maggiore età di Gonario e oltre se necessario. Immediatamente ti occuperai di trovare  capaci precettori per Gonario perché possa apprendere quanto necessario  per sovraintendere alla organizzazione statale, conoscere gli strumenti della diplomazia, senza trascurare l’addestramento alle armi. Per ultimo voglio dare un avvertimento diretto a Gonario: come detentore di una prossima investitura puoi diventare oggetto di perfidie e bricconerie di ogni genere da parte di chi abbia propri interessi personali contrari a quelli de  Su Rennu, quindi occorre tener viva la massima vigilanza su chiunque e agire con determinazione quando sarai chiamato a prendere le decisioni. Dovrai vigilare con la cura necessaria sui documenti in nostro possesso come quelli che legalizzano i nostri possedimenti familiari distinti da quelli de su Rennu, farai divieto a chiunque non sia preposto alla loro tenuta  o alla compilazione dei documenti ad accedere nella Camera Scribaniae dove sono custodite le carte ufficiali del Giudicato che cadendo nelle mani sbagliate potrebbero sovvertire i diritti della dinastia, incidere sui confini del regno e chissà che altro ancora.>

Costantino

< Ithoccor ti affido inoltre un altro compito  speciale da affrontare con la dovuta cautela. Vado al dunque. Mi segnalano che nel regno sta facendo parlare di sé non certo per comportamenti encomiabili un certo Antioco De Serra. Mi viene descritto  come persona di forte carisma anche se di mediocre cultura, si professa guaritore senza aver mai avuto insegnamenti di medicina, per farsi apprezzare dalla gente millanta poteri sovrannaturali dichiarandosi capace di fare da tramite con spiriti ( o demoni?) che lo guiderebbero nelle sue intuizioni mediche e divinatorie. In questa sua attività si serve di pratiche bizzarre come l’ipnosi e l’uso di minerali che secondo la sua narrazione agirebbero in modo da modificare positivamente la struttura energetica dell’individuo. Ma  ciò che è peggio pare abbia raccolto intorno a se un gruppo di seguaci che gli sono devoti e che lo accompagnano in certi riti strani e pagani, in certe notti del sabato la sua setta si raccoglie in un casolare isolato del Marghine dove vengono accesi 12 ceri e gli adepti iniziano a danzare al suono di tamburi con un ritmo sempre più intenso in un crescendo di musica e danze si autoflagellano, concludono poi questo orribile convegno denudandosi e intrattenendosi in orge sessuali che vengono concluse all’alba con l’intervento della “vergine bianca” che offre ristoro a questa massa di peccatori  dando loro del cibo e  vino dolce. Mi si dice che tra i seguaci vi siano donnos che svolgono nel nostro regno incarichi pubblici e credo che se fosse confermato non avrebbero più la mia fiducia. Ti chiedo di compiere un’indagine senza destare clamore per capire se tutto ciò corrisponde al vero e quanto forte sia il potere di quest’uomo nei confronti dei seguaci e in quale misura tutto ciò distoglie le persone che ne sono coinvolte dai sani principi della chiesa di Roma e se queste loro predicazioni oltre che eretiche  per la chiesa rappresentino un pericolo eversivo per le istituzioni di questo regno? Agisci tu con pieni poteri ma rendimi edotto delle cose che accerterai.>

<  Avete tutti quanti inteso quanto vi ho detto?

< Tutti risposero affermativamente>

Ithoccor aveva osservato in silenzio Costantino e lo trovava ancor più invecchiato, segno evidente del decorso devastante della sua malattia che lo fiaccava e lo tormentava con dolori e sofferenze che non gli davano tregua. Era sempre più consapevole che la sua situazione di salute poteva in breve tempo portare a conseguenze funeste.

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Gaetano Meloni
Gaetano Meloni 68 anni, nato e residente ad Aritzo (NU), ingegnere. Padre di due figli Matteo e Giuseppe. Ho lavorato in qualità di ingegnere dirigente presso la Comunità Montana Gennargentu Mandrolisai. Quando ho cessato il lavoro in pensione mi sono dedicato alla lettura di opere di vari autori oltre che allo studio della storia con particolare attenzione al medioevo sardo. Ho scritto il mio primo romanzo “Alba Chiara e la promessa mantenuta” edita di Book Sprint. Seppure non ha avuto un grande esito di vendite, è stata una esperienza che mi ha coinvolto tantissimo sotto l’aspetto intellettuale ed emotivo e ciò assieme alla passione per la storia mi ha convinto a scrivere il mio secondo romanzo “ Due fratelli per un solo regno”.
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