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Equilibrium, l’ascesa del Male

Equilibrium, l'ascesa del Male
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Consegna prevista Marzo 2024

Aron è un ragazzo di quattordici anni come tanti altri, non è bello, non è atletico e non è tra i primi della classe, insomma il classico prototipo di un ragazzo anonimo della sua età.
Il racconto si articola in un età cruciale per il personaggio, quella dell’adolescenza, segnata dai primi amori e ad un faccia a faccia violento con il bullismo, che dilaga nelle scuole.
Il racconto è ambientato negli anni duemila a Milano in uno dei quartieri più malfamati della città, il rinomato Giambellino.
Parallelamente alle vicissitudini di Aron, un essere demoniaco terrorizza il quartiere con dei brutali omicidi.
Le due storie seguiranno un percorso parallelo, che li porterà ad incrociarsi.
Aron affronterà due viaggi: il primo quello dell’adolescenza. Il secondo un viaggio fatto di paura e di terrore, che lo porterà a scontrarsi con un male assoluto, trovando dentro di sé una forza primordiale, che gli permetterà di proteggere il quartiere e i suoi affetti.

Perché ho scritto questo libro?

Ho deciso di scrivere questo libro per poter far conoscere a tutti una storia che da sempre ho immaginato e mai raccontato a nessuno.
Questa storia nasce durante svariate nottate passate insonni.
Raccontandomi queste storie come pretesto per addormentarmi, mi sono ritrovato in qualche anno con una storia interessante ma mai raccontata.
La Pandemia e il molto tempo libero, mi hanno convinto a mettere per iscritto i miei pensieri e le mie storie, andando a creare un romanzo.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Prefazione

Aron vide da vicino il mostro che lo aveva sconfitto, ne sentiva l’odore putrido delle carni. L’aura di malvagità che emanava, non era mai stata così forte. I due erano faccia a faccia, forse per l’ultima volta.

Mani bianche, di un bianco perlaceo, con dita strette e ossute, si avvinghiarono al collo di Aron, stringendolo e impedendogli di respirare. Pochi secondi dopo, la vista del ragazzo si annebbiò e l’immagine dell’essere. che gli stava stritolando il collo, andava sempre più svanendo. Più Aron tentava di divincolarsi e di resistere, più la presa diventava forte, togliendogli pian piano il respiro. Quelle unghie marce, conficcate nella carne, affondavano sempre di più, penetrandola come fosse un panetto di burro.

Gli attimi prima della morte dovrebbero essere come quelli di un film, ma questa non è fantascienza: questa è la vita reale. In quei secondi, prima di morire, Aron provò solo dolore, angoscia e terrore. Il tutto durò meno di un minuto, fino a quando, esalando l’ultimo respiro, Aron smise di muoversi.

Aveva solo 14 anni.

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Capitolo 1

Primo giorno di scuola

“Cazzo. Cazzo. Sono in ritardo!”

Mentre Aron correva per non perdere l’autobus, continuava a ripetersi nella testa: “Maledizione, non posso far tardi il mio primo giorno di scuola, soprattutto dopo che l’anno scorso mi sono fatto bocciare come un pollo!”.

Il percorso scolastico di Aron era equiparabile alle montagne russe.  Tendenzialmente, nel primo quadrimestre passava le sue giornate cazzeggiando e trascurando lo studio, per poi correre ai ripari gli ultimi mesi di scuola, per cercare di recuperare tutte le insufficienze. Per i primi due anni, i professori avevano chiuso più di un occhio su quel suo comportamento, avvertendolo che a tirar troppo la corda prima o poi ne avrebbe pagato le conseguenze. Per questo motivo, l’anno precedente decisero di interrompere la solita routine e lo punirono con la bocciatura, costringendolo così a ripetere la terza media.

La bocciatura era da sempre vista come un fallimento, gli alunni facevano di tutto per evitarla. Dopo un’estate di sconforto e di continui rimproveri da parte di genitori e parenti, Aron decise di iniziare il nuovo anno con una marcia in più: non si sarebbe mai più fatto bocciare e avrebbe fatto vedere a tutti di che pasta fosse fatto.  Era determinato a riscattarsi e, per la prima volta, si sentiva motivato come non mai.

Ma la fortuna, quel giorno, non era dalla sua parte. Appena uscito di casa, si accorse di aver dimenticato il diario; si affrettò a rientrare per recuperarlo, ma questo contrattempo fu decisivo per fargli perdere l’autobus. Una volta arrivato in classe, trovò tutti i suoi nuovi compagni già seduti ai loro posti e la professoressa alla cattedra, in attesa di iniziare l’appello. “Bel modo di iniziare, il primo giorno di scuola”, pensò.

“Buongiorno a tutti e buon inizio di anno scolastico. Quest’anno avrete un nuovo compagno di classe, il suo nome è Aron Nova, dategli il benvenuto e fatelo sentire a suo agio, mi raccomando.” Aron fece per allontanarsi, ma la professoressa lo fermò, afferrandogli il braccio.

“L’anno scorso, Aron ha preso la scuola alla leggera, nonostante fosse all’ultimo anno. Questo suo comportamento gli è costato l’ammissione agli esami.  Aron potrà tranquillamente raccontarvi cosa vuol dire non essere ammessi agli esami, spero che non prendiate esempio da lui.”

Anche se non lo conosceva direttamente, Aron rappresentava per la professoressa il classico alunno da non prendere come modello, e fece in modo di farlo notare a tutta la classe. Ma la pubblica umiliazione non era ancora finita. La professoressa continuò, imperterrita: “Evidentemente, ad Aron la bocciatura non è servita a molto, dato il suo ritardo il primo giorno di scuola”.

Dopo aver sparato tutte le sue cartucce, lasciò che il ragazzo si accomodasse al suo posto, al primo banco, in modo che potesse essere tenuto d’occhio.

Dopo quattro ore di lezione e due cambi di professori, finalmente suonò la campanella. Due ragazzi si avvicinarono al banco di Aron, presentandosi. 

“Ciao Aron!  Benvenuto nella 3C, io sono Matteo Rizzo, uno dei due rappresentati di classe, mentre lui è Vincent Lo Carmine.”

“Ciao Aron, chiamami pure, Vinni”, disse il ragazzo, tendendogli la mano, con un sorriso di circostanza.

“Ciao ragazzi, il piacere è tutto mio.” Rispose Aron sorridente. “Ad essere sincero, pensavo che dopo la gentile introduzione della professoressa, mi avreste tutti evitato come la peste.” Aron osservò i due ragazzi, Matteo era poco più alto di lui ma più in carne. Aveva un viso da bambino, che contrastava con il carattere deciso e l’ottima e forbita parlantina; non per nulla, era uno dei rappresentanti di classe.

Vincent invece era più alto sia di Aron che di Matteo, anche lui era un po’ in carne, con una conformazione del fisico a pera, portava degli occhiali spessi e abiti sportivi, ma di marca.  Aveva il classico aspetto da secchione.

“Bene Aron, in quanto rappresentante di classe, sono tenuto a farti conoscere il resto della classe. 

Vedi quel gruppetto in fondo alla classe, composto da sole donne? È soprannominato da noi “le Latin Queens”, appare abbastanza evidente il perché. Ti avverto però, a loro non piace essere appellate in quel modo. Sono tutte di origine peruviana o ecuadoregna, ma guai a confonderle, le fa impazzire.

Quell’altro gruppetto di tre ragazzi, invece, sono gli appassionati di calcio. Come vedi, la classe abbonda di luoghi comuni e di stereotipi e noi, ovviamente ci sguazziamo.  L’ultimo gruppo è soprannominato “Spice Girls”, soprannome coniato da Vinni.”

Aron rimase in silenzio, poi guardando il gruppo delle ragazze disse, ammiccando ai suoi nuovi compagni: “Carine, quelle Spice Girls…”

“Immagino che tu abbia già messo gli occhi su due ragazze in particolare. Quella bionda è Clara Falcone, mentre la ragazza mora si chiama Fabiola Martin. Ti anticipo che, purtroppo, c’è già mezza scuola che gli corre dietro e, a quanto pare, hanno gusti un po’ difficili. Di rado ci rivolgono la parola, e il restante gruppo delle ragazze, anche se meno carine di quelle due, se la crede fin troppo”, disse Vincent.  Matteo alzò un sopracciglio e puntualizzò: – “Vinni, bisogna essere onesti. Clara è diversa dalle altre, non si atteggia per niente ed è sempre gentile con tutti, anche con noi due.”

“Clara ci parla, anzi TI parla, solo perché sei il rappresentante di classe”, ribatté scocciato Vincent.

Clara era la classica reginetta della scuola: bionda, occhi verdi e fisico slanciato. A detta di Matteo, oltre all’aspetto, era anche dotata di una bella testa. Aveva i migliori voti in tutte le materie, primeggiando con Matteo. Fabiola invece era mora, con occhi azzurri, fisico atletico e dall’aspetto sempre impeccabile, ma, a differenza di Clara, era più interessata alla sua immagine rispetto al rendimento scolastico.

I tre notarono che il gruppo di ragazze si era girato e continuava a fissarli.  Alcune di loro non facevano che guardare e parlottare all’orecchio, per poi scoppiare in fastidiose risatine. 

“Non fanno altro che spettegolare tra di loro e poi fanno quelle stupide classifiche di bellezza su di noi. Sono sicuro che in questo momento ti stanno squadrando da testa a piedi e, molto probabilmente, verrai messo agli ultimi posti della classifica, come noi”, commentò Vincent seccato.

“Vinni, te l’ho già ripetuto svariate volte, il loro giudizio è nullo. Queste sono le medie, in questi anni le ragazzine non fanno altro che darsi delle arie e fantasticare su quale personaggio dello spettacolo sposeranno, quando saranno grandi. Sono stupide e infantili, solo alle superiori lasceranno da parte le loro fantasie e si concentreranno sulla realtà, a quel punto finalmente arriverà il nostro turno.  Inoltre, siamo nell’età dello sviluppo ed è molto probabile che l’aspetto che abbiamo adesso non sarà quello che avremo fra qualche anno”. Aron ascoltò le parole di Matteo e si rese conto di quanto fosse più maturo di lui e dei suoi coetanei.  Era stupito di come fosse riuscito a spiegare un concetto così complicato, in poche e semplici parole. Il momento di spensieratezza venne interrotto dall’arrivo di Clara e Fabiola, che raggelò il sangue dei tre compagni.

“Ciao ragazzi, non ci presentate il nuovo arrivato?” chiese Fabiola, con un sorrisetto civettuolo.

Aron si presentò alle due ragazze, ma s’imbarazzò notando che le due ragazze continuavano a fissarlo negli occhi. Ogni tanto il loro sguardo si spostava, squadrandolo da testa a piedi.  Era intimorito e imbarazzato, tanto che cominciarono a sudargli le mani.

“Ciao Aron, io sono Clara. Matteo ti avrà già spiegato che entrambi ricopriamo il ruolo di rappresentate di classe. Qualsiasi sia la tua problematica, vieni pure da me.” La frase fu seguita da un occhiolino ammiccante, che mandò in tilt Aron.

“Io invece sono Fabiola, non sono un rappresentante di classe, però se hai qualche problema o vuoi solo fare due chiacchiere, puoi venire anche da me” disse Fabiola, accarezzando il braccio di Aron.

Il ragazzo prese coraggio e rispose: – “Grazie ragazze, anzi grazie a tutti.  Davvero, non mi aspettavo questa accoglienza dalla classe.”

“Oggi pomeriggio, finita la scuola, se vuoi ci possiamo vedere tutti insieme e fare un giro in bici. Oppure andiamo al parco, così ci racconti qualcosa di più di te” propose Matteo, con fare affabile.

Aron rispose entusiasta.

“Ci siamo anche noi” affermarono Fabiola e Clara, all’unisono.

Aron notò lo stupore negli occhi di Matteo e Vincent, poi la conversazione fu bruscamente interrotta dal suono della campanella, che preannunciava la fine dell’intervallo e la ripresa delle lezioni.

Gli atteggiamenti civettuoli delle due ragazze gli diedero molto a cui pensare, raramente si era trovato al centro delle attenzioni femminili e questo lo mandava al settimo cielo; essendo lui sia insicuro che egocentrico. Aron era sempre stato descritto, dalle sue coetanee, come un ragazzo carino, ma troppo basso per essere preso in considerazione. Aron pensò che, forse, tutta quell’attenzione fosse dovuta al fatto che era più grande, o perché di solito, chi veniva bocciato, si portava dietro la nomea di bad boy, tanto intrigante per le adolescenti.

Le ore successive volarono, con Aron immerso nei suoi pensieri, Il suono della campanella, lo riportò alla realtà, il suo primo giorno di scuola, era finalmente finito. All’uscita di scuola, Aron notò quattro ragazzi seduti sul muretto, intenti a fumare. Si chiamavano, Maurizio, Luca, Amin e Daniel.

Aron li conosceva solo di vista e negli anni aveva interagito il meno possibile con loro, soprattutto per la fama che li accompagnava. Erano i bulli della scuola, maleducati, cattivi e violenti, tra di loro facevano a gara a chi collezionava più note sul diario. Ogni anno, prendevano di mira qualcuno e lo tormentavano fino allo sfinimento.  Erano famosi nel quartiere, in quanto erano quasi sempre, la causa di ogni rissa.

Qualche anno fa, quando Maurizio e gli altri erano in prima media, girava una storia di un ragazzone di terza, che dopo aver subito, per mesi atti di bullismo, esasperato reagì bruscamente, ribellandosi e picchiandosi con Maurizio.  Il giorno dopo, il fratello più grande di Maurizio, organizzò una spedizione punitiva al campetto da Basket, dove si allenava il ragazzo.  Arrivarono armati di caschi e catene, accanendosi sul povero ragazzo e i suoi amici, alcuni di questi, finirono addirittura in ospedale.

Questo pestaggio però non passò inosservato, il fratello di Maurizio, venne denunciato, per lesioni e per tentato omicidio e venne spedito in carcere.

Maurizio, Luca, Amin e Daniel, venivano da famiglie disagiate, con almeno un genitore recluso o agli arresti domiciliari. Questa situazione, non faceva che alimentare, la loro fama di ragazzi intoccabili.

Dopo quell’episodio al campo da Basket, nessuno si azzardò più a reagire ai loro soprusi, per paura delle conseguenze.

Maurizio, si alzò dal muretto e andò incontro a Clara, spalancandole le braccia. Clara lo fermò con una mano e con aria schifata, gli disse “Cosa vuoi? Ti ho già ripetuto di starmi alla larga. Mi fai ribrezzo.”

“Amore mio, pensavo ci fossimo chiariti, ti ho chiesto più volte scuse.  Sai benissimo, che quella ragazza non conta nulla per me, è stata solo un’avventura estiva. Ho sbagliato, non puoi perdonarmi?”

“Maurizio, puoi anche chiedermi scusa in ginocchio duecento volte. La mia risposta sarà sempre la stessa. Tra di noi è finita, non ti voglio più vedere. “Clara gli voltò le spalle e se ne andò. Tutta la scuola assistette alla scena, l’umiliazione di Maurizio, era sotto gli occhi di tutti.

Durante il tragitto per il ritorno a casa, Aron, Vincent e Matteo non fecero altro che parlare di quello che avevano appena visto, nessuno di loro, era a conoscenza della relazione tra Clara e Maurizio.

“Come è possibile, che una delle ragazze più carine, educate e colte della scuola, perda il proprio tempo dietro ad un buzzurro, come quello?” Disse Matteo sconcertato.

“Sarà il fascino del delinquente.” Aggiunse Vincent e proseguì “Maurizio non brilla per intelligenza, è più basso di noi, è secco come una scopa e ha quei capelli biondo cenere, unti e sporchi.”

“Per non parlare del suo viso, è inquietante.  Ha perennemente un’espressione contrariata cucitagli addosso, anche quando sorride, il suo viso gli si contorce in una smorfia, è orrendo.” Aggiunse Aron.

“Non può offrire nulla ad una ragazza del suo calibro, eppure, sono stati insieme, e a quanto pare, l’ha persino tradita. Il mondo va al contrario, ragazzi.” Disse Matteo. Aron ascoltò le parole di Matteo, rendendosi conto, che forse era interessato a Clara.

“Oh ragazzi, forse ha un gran pistolone, la sotto.” aggiunse Vincent, scoppiando a ridere.

“Vinni, sai benissimo, che Clara è una brava ragazza e credo sia ancora vergine. Non è minimamente interessata a questo genere di cose.” Puntualizzo Matteo infastidito. Per Aron, questa fu un ulteriore conferma dell’interesse di Matteo per Clara. I tre si salutarono, dandosi appuntamento nel pomeriggio.

Qualche ora più tardi

Aron fu il primo ad arrivare all’appuntamento, era su di giri come non mai.  Dopo poco, arrivarono Matteo e Vincent, anche loro elettrizzati.  In lontananza, videro arrivare le ragazze e a tutti i tre, prese un leggero fremito nello stomaco. Erano bellissime, delle dee ai loro occhi.

Clara, aveva una jeans a zampa, scarpe bianche e capelli sciolti.  Aveva portamento elegante e raffinato, con capelli color miele, che si muovevano dolcemente andandogli a cadere sulle spalle. Indossava una magliettina bianca, da cui si intravedevano le sagome di un seno piccolo e acerbo, ma ugualmente piacevole alla vista. Il viso della ragazza era particolare, nonostante fosse bionda, aveva delle lunghe e folte sopracciglia scure, inoltre aveva un piccolo neo sopra il labbro, che ad Aron ricordava una famosa modella.

Fabiola aveva una maglietta blu, con un pantaloncino corto e bianco, che sembrava cucitole addosso.

La ragazza era più formata della amica e il suo corpo, era già al culmine dello sviluppo, il seno e il sedere erano tonici e prominenti, offrendo uno spettacolo sensoriale, ai tre ragazzi adolescenti.

“Ciao ragazzi, allora cosa facciamo di bello?” disse Fabiola sorridente.

“Io avrei un’idea, è uscito da poco, un nuovo film, che dicono sia bellissimo.” Disse Aron.

“Va bene.” Disse Clara, guardandolo negli occhi, con un sorriso, che gli fece tremare le gambe.

Clara prese l’iniziativa, prendendolo a braccetto, Il cuore di Aron batteva all’impazzata, durante il tragitto, sentiva il profumo dei suoi capelli.  Arrivati al cinema, Aron fu il primo a sedersi. Vincent con uno scatto, superò il gruppo e si sedette alla sinistra di Aron, urlando “Posto centrale, mio.” Fabiola lo emulò, scavalcando Clara e Matteo e piazzandosi al fianco di Aron.

La scelta del film si rivelò azzeccata, alcune scene ritenute spaventose dalle ragazze, crearono il pretesto a Fabiola, per buttarsi addosso ad Aron, cosa che non passò inosservata all’amica e che mandò nell’imbarazzo, il povero e impacciato Aron. Finito il film, i ragazzi fecero ritorno verso casa. Nel momento in cui si dovevano salutare, si creò l’imbarazzo. I tre adolescenti non erano abituati a relazionarsi, con il sesso femminile e si resero conto, che non sapevano come salutarle. Fu Clara a rompere il ghiaccio, si avvicinò ad Aron e lo salutò con un bacio sulla guancia, aggiungendo “Mi raccomando domani, non fare tardi.” Aron ricambiò con un saluto goffo e impacciato, che fece sorridere Vincent e Matteo.

Fabiola infastidita dalla sfacciataggine dell’amica, si limitò a salutare tutti, per poi andarsene stizzita.

Aron era felice come non mai, era il suo primo giorno di scuola e aveva già trovato degli amici e per la prima volta, era conteso da due ragazze bellissime. Tornato a casa, si buttò sul letto, con un sorriso stampato sulle labbra e senza pensarci si addormentò sereno.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Alex Alejandro Bertolotti
Alex Bertolotti, nato a Milano il 27/09/1988.
Laurea in lingue e turismo allo IULM conseguita nel 2013.
Attualmente lavoro come responsabile commerciale in una nota società di noleggio auto.
Appassionato di fantascienza da quando ne ho memoria.
Da sempre ho coltivato questa mia passione, prima con i fumetti, poi coi film ed infine con i libri.
Sono cresciuto con due libri sul comodino: IT di Stephen King e Harry Potter di J.K Rowling.
Questo mio particolare gusto letterario ha fatto crescere in me, una curiosità ed una passione per il genere il Dark Fantasy.
La storia che racconto nel mio romanzo in realtà ce l'ho in mente fin da bambino, la usavo come cura per l'insonnia. Col tempo la storia ha acquisito una forma e durante la pandemia, come molte altre persone ho deciso di metterla per iscritto.
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