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Il giorno in cui seguimmo le api

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È quasi Halloween e Tommaso, 13 anni e un carattere introverso, ha un desiderio: conquistare l’attenzione dei suoi amici, raccontando la storia più paurosa di tutte alla festa di Samuele. Comincia così a navigare su Internet alla ricerca di ispirazione, fino a quando non si imbatte in una leggenda sorprendente, ambientata nella cittadina di mare dove trascorre sempre l’estate. In un attimo i piani cambiano: è l’occasione per diventare protagonista di una vera avventura, non solo raccontarla.
C’è un mistero da risolvere, una grotta da esplorare, un segreto da svelare. Insieme ai suoi amici Tommaso affronterà molte sfide, imparando ad ascoltare, condividere e ammettere che, in ogni avventura che si rispetti, non tutto può essere programmato.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Il giorno era finalmente arrivato: lo stavamo programmando da oltre sei mesi.
Ormai conoscevo talmente bene qualsiasi dettaglio di quella giornata che mi sembrava incredibile viverla davvero. Avevamo deciso ogni particolare, anche il più insignificante: dove vederci, come vestirci, cosa mettere negli zaini, a che ora partire da casa, quanti minuti impiegare per raggiungere la spiaggia. Niente poteva andare storto, tutto era pianificato.
Mi alzai dal letto e mi affacciai alla finestra. Il tempo era bello, quindi si poteva procedere con il piano A. Quello B, perché ogni avventura che si rispetti ha un piano B, sarebbe scattato solo in caso di pioggia e a dirla tutta non mi aveva mai convinto.
Guardai l’orologio: erano le sei e cinquantanove minuti. Mentre fissavo la sveglia, i numeri scattarono insieme per segnare le sette. Partì un suono acuto e fastidioso che bloccai all’istante con il palmo della mano.
Ripassai il programma. Avevo meno di dieci minuti per lavarmi e vestirmi. Alle sette e dieci dovevo andare in cucina e preparare due panini con il formaggio, riempire di acqua fresca la mia borraccia, prendere un pacchetto di biscotti e due di cracker. Non avevo preparato il cibo la sera prima per non dare troppo nell’occhio.
Alle sette e venticinque avrei avuto esattamente cinque minuti per scrivere un biglietto a mia madre con il quale giustificare la mia assenza. La scusa era semplice: avevo appuntamento in spiaggia con Andrea per cercare dei ricci di mare che mi sarebbero serviti per un progetto di scienze.

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Dovevo ricordarmi di aggiungere che non avevo voluto svegliarla, ma che era importante arrivare presto in spiaggia per trovare i ricci prima che fossero rovinati dalle onde o dai turisti. Non era una spiegazione casuale, ma studiata con molta cura affinché fosse più che verosimile e non destasse sospetti. Nei giorni precedenti mi ero preoccupato di parlare spesso a mia madre della ricerca in modo tale che, al momento opportuno, non si insospettisse.
In realtà mi preparavo a vivere l’avventura più emozionante di tutta la mia vita. O, almeno, quelle erano le mie aspettative. Certo, avevo solo tredici anni, ma sentivo di non essere per nulla presuntuoso nel credere fermamente in una simile affermazione.
Per capire meglio di cosa sto parlando, bisogna fare un passo indietro di quasi otto mesi.

 

Mancavano pochi giorni a Halloween e avevo trascorso tutta la serata su Internet, alla ricerca di una storia abbastanza paurosa da raccontare alla festa di Samuele. Avremmo dormito tutti da lui e ognuno di noi, a turno, ne avrebbe raccontata una.
Ogni anno era Giulio a conquistare l’attenzione dell’intero gruppo: le sue storie erano sempre le più appassionanti e paurose e tutti restavano con il fiato sospeso fino alle battute finali.
Parlare dopo di lui era semplicemente inutile perché la sua storia era così perfetta che rimaneva sospesa nell’aria, al punto che tutti continuavano a rifletterci anche quando era finita. Poteva succedere qualsiasi altra cosa, ma era ovvio che il pensiero di ognuno di noi fosse ancora là, a quella porta che sbatteva, a una luminescenza nel buio o a qualsiasi cosa si fosse inventato.
Quell’anno no. Avevo stabilito una sfida con me stesso: mi ero messo in testa di impegnarmi di più e di trovare una storia così avvincente che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. Giulio avrebbe persino dimenticato la sua o avrebbe rinunciato a raccontarla per non sfigurare.
Nel mio progetto l’asso nella manica doveva essere Internet: avrei trovato lì la mia storia. Se proprio non ne avessi individuata una abbastanza buona, ne avrei creata una da solo mettendo insieme pezzi di altre vicende.
A furia di navigare, mi concentrai su una specie di leggenda che mi sembrava molto interessante: era abbastanza lugubre e misteriosa, ma soprattutto era ambientata nella cittadina di mare dove trascorrevo le vacanze da quando ero nato.
Quel dettaglio facilitava tutto e sin dalle prime righe capii che era proprio la mia storia. Forse avrei potuto addirittura raccontarla in prima persona, come se l’avessi vissuta davvero o conoscessi uno dei protagonisti. E visto che passavo lì ogni estate da giugno a settembre, gli altri ragazzi mi avrebbero creduto senza difficoltà.
Tuttavia più mi documentavo e leggevo, più era evidente che la questione non fosse tanto semplice. Non era soltanto una buona storia da raccontare: era molto di più.
Circa quarant’anni prima tutti i giornali locali si erano occupati della notizia di una tragedia avvenuta in mare. Una famiglia intera era stata dichiarata dispersa durante una tempesta improvvisa e di una violenza mai vista in quel tratto di costa. Per essere più precisi, durante la tempesta il mare aveva inghiottito l’imbarcazione e a riva era tornato solo un uomo che, non vedendo più la moglie e i suoi tre figli, era stato assalito dalla disperazione e si era gettato nuovamente tra le onde per cercarli. Non rientrò più nemmeno lui.
Per tutta la notte si tentò di attivare i soccorsi, ma il mare era troppo agitato. La mattina seguente la guardia costiera e la polizia si misero alla ricerca dell’imbarcazione, ma nonostante le attività fossero proseguite per due giorni interi, non ci fu alcun risultato. Nessuna traccia della barca, né della sfortunata famiglia.
Questa la cronaca. Da quel punto in poi cominciava la leggenda.
Si narrava che l’uomo non fosse morto. Si diceva che avesse trovato riparo in una sorta di area protetta, posizionata sotto le grotte e gli scogli che si stagliavano al termine della spiaggia, alla periferia est della città.
Nessuno aveva mai verificato l’esistenza di quell’area, ma si raccontava che fosse arrivato fin lì nuotando e che ci fosse rimasto: il dolore era troppo grande e perciò si era rifiutato di ricominciare una vita normale in mezzo alla gente.
Come ogni leggenda che si rispetti, esistevano anche altre versioni. Qualcuno diceva che la notte dell’incidente l’uomo fosse effettivamente arrivato fino alla grotta, portando con sé i cadaveri della moglie e dei tre figli, ma che fosse morto anche lui, stremato dallo sforzo compiuto nel tentativo di salvarli. Da quel momento il fantasma dell’uomo infesterebbe la grotta, non rassegnandosi alla sconfitta e al dolore.
La domanda era semplice: quale delle due versioni della leggenda era quella vera? La grotta era realmente abitata da quell’uomo o dal suo fantasma? E se anche fosse arrivato vivo, cosa poteva essere rimasto di lui dopo quarant’anni?
La storia sembrava destinata a rimanere in sospeso e con la dovuta abilità, infarcendola di avvistamenti di spiriti nelle notti di luna piena (o quelle riguardavano di più i lupi mannari?), avrei potuto conquistare l’attenzione di tutti alla festa di Samuele.
Ne fui convinto fin quando non proseguii le ricerche su Internet per raccogliere maggiori informazioni sulla grotta e arricchire il mio racconto di particolari, in modo da convincere gli altri di essere stato veramente lì e magari di aver visto il fantasma dell’uomo.
Girovagando per la rete, avevo scoperto che ogni tanto si verificava una particolare coincidenza di correnti e di maree: l’acqua si abbassava a tal punto che la grotta sembrava effettivamente svelare un passaggio. Nessuno sapeva con certezza dove portasse perché stranamente la zona non era mai stata esplorata.
Le informazioni però erano poche e spesso contraddittorie. Diciamo pure che la leggenda non mi aiutava: sia perché aveva dissuaso molti ad addentrarsi nella grotta, sia perché sembrava molto più divertente cavalcare racconti senza fondamento e che nel corso degli anni erano diventati sempre più fantasiosi.
Non potendo scandagliare la grotta, continuai a esplorare la rete. Trovai una tabella che riportava una serie complicata di dati. Li incrociava, li elaborava e alla fine indicava le giornate di bassa marea all’interno della grotta.
Andai subito a verificare se la data dell’incidente coincidesse con una di quelle giornate. Era così.
Il mio occhio attraversò la tabella di quarant’anni e cercai l’anno in corso per trovare l’appuntamento più vicino con la bassa marea: il successivo 21 giugno. Mancavano circa otto mesi.
Fu in quel momento che capii che non era una storia da raccontare, ma un’avventura da vivere. Il 21 giugno sarei stato proprio lì, mentre il mare si abbassava e l’ingresso della grotta magicamente si apriva. Il successivo appuntamento con la bassa marea sarebbe stato dopo un altro anno e mezzo: non potevo aspettare tanto.

04 giugno 2020

Aggiornamento

*** Lancio del libro***
Dopo mille peripezie, il libro Il giorno in cui seguimmo le api è finalmente pronto, stampato, spedito ai sostenitori e, da oggi, in distribuzione nelle librerie.
Se non lo trovate nella vostra libreria di fiducia, fatene richiesta! Se non lo trovate ancora online e non volete più aspettare, compratelo sul sito di bookabook, che è sempre la soluzione migliore!
E quando lo avrete letto, fatemi sapere cosa ne pensate perché sono molto curiosa!
12 agosto 2019

Aggiornamento

Questa è la notizia più attesa: il libro ha superato il goal dei 200 pre ordini e sarà quindi ufficialmente pubblicato!

Grazie a tutte le persone che hanno sostenuto questo progetto: grazie a chi mi conosce e ha creduto in me, grazie a chi non mi conosce, ma ha comunque deciso di dare fiducia a questo libro. Grazie a tutti, si festeggia e si riparte!
01 luglio 2019

Aggiornamento

Ecco una bella notizia per la seconda parte di questa campagna di crowdfunding!
Dal 1 luglio al 15 agosto 2019, per ogni ordine del libro in versione cartacea o ebook, sarà devoluto 1 euro all'associazione Gaslini Onlus, che sostiene le attività dell'ospedale pediatrico Gaslini di Genova.
Da oggi, dire che questo è "un libro per ragazzi" acquista un significato in più!
10 maggio 2019

Aggiornamento

La prima presentazione del progetto di crowdfunding è stata un successo! L'emozione è stata tanta, soprattutto perché per la prima volta ho sentito leggere alcuni brani del mio libro da una persona meravigliosa che ha dato vita ai personaggi e alle atmosfere. E poi erano presenti le persone che mi hanno sempre sostenuta e che, anche in questa occasione, si sono presentate con entusiasmo ed energia. Grazie a tutti! prima presentazione del progetto di crowdfunding

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    L’ho riletto più volte perché mi piace capire bene: ogni volta nuovi particolari mi saltano all’occhio, forse ero distratta nelle precedenti letture, o la trama è tanto ricca di sorprese che nemmeno si riesce a coglierle tutte ad una prima scorsa? Il fatto mi ha stupito; ogni personaggio acquista via via più spessore e in ognuno vi ritrovo qualcosa che appartiene all’autrice! Spero non si debba attendere ancora molto prima di leggere almeno altre bozze… mi è rimasta la voglia di nuove avventure che escano dal cassetto di questa autrice. Complimenti!

  2. (proprietario verificato)

    Ho letto questo libro tutto d’un fiato e mi e’ piaciuto moltissimo!
    Lo consiglio a tutti!
    Mi ha rituffata in quel periodo della vita in cui il tempo si dilata e da’ spazio a desideri e avventure.
    Un mondo di ragazzi alla ricerca di segreti da scoprire, che sperimentano il coraggio, l’amicizia e il rispetto.
    Sicuramente una lettura avvincente per chiunque sia ancora in quella fase emozionante della vita, per chi ancora ne ha mantenuto l’incanto e per chi lo vuole ritrovare!

  3. (proprietario verificato)

    Da ragazzina vivevo avventure inimmaginabili, ho attraversato fiumi di lava, esplorato grotte profonde… la fantasia dei ragazzi è infinita e i libri sono il mare migliore in cui navigare.
    “Il giorno in cui seguimmo le api” è una meravigliosa avventura di ragazzi, per ragazzi e anche per ragazzi un po’ cresciuti come me. È un libro in cui si sente il profumo dell’estate, del mare e il piacere dell’avventura.
    Una storia da leggere e da vivere!

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Rosanna Oberbizer
nasce nel 1976 a Milano, dove vive, studia e lavora. A sette anni si impadronisce della Olivetti Lettera 32 trovata in casa e inizia a scrivere. Nel 2002 si laurea in Filosofia Teoretica con una tesi sulla narrazione in chiave semiologica. Dal 2003 lavora come copywriter e marketing strategist, conciliando il lavoro di agenzia con docenze e attività di blogging. Il giorno in cui seguimmo le api è il suo primo romanzo.
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