Una gita fuori porta e una casa abbandonata legata a qualcosa di antico e malvagio: quella che era iniziata come una giornata qualunque, finirà con il cambiare per sempre il corso dell’esistenza di sette ignari ragazzi. Una serie intricata di delitti porterà Melania Ferri, agente dell’Unità Analisi Comportamentale, e Mauro Agosti, commissario di polizia, a dover ostacolare un piano oscuro e sconosciuto e a indagare in un mondo in cui dovranno abbandonare tutte le loro certezze e ogni razionalità. Perché il Male esiste, li bracca, li vuole. Perché il Male cammina accanto agli esseri umani….e alcune volte cammina con piedi umani.
Perché ho scritto questo libro?
Appassionata divoratrice di romanzi thriller e accompagnata da sempre da un’inguaribile curiosità per tutto ciò che è misterioso, un giorno vengo per caso a conoscenza di un particolare luogo su cui aleggiano strane leggende. E da qui inizio a immaginare una possibile trama per un libro. Sul subito ho cominciato a scrivere quasi per gioco; tuttavia, man mano che scrivevo, mi sono accorta che sempre più idee si aggiungevano alla mia storia. Che era ormai diventata una cosa seria.
ANTEPRIMA NON EDITATA
CAPITOLO 2
Oggi……..
La pioggia cadeva incessante da qualche giorno. Milano era un brulicare continuo di luci di auto che sfrecciavano, schizzando ovunque acqua e fango. I passanti si muovevano veloci e cupi sui marciapiedi, senza alzare lo sguardo dal suolo per evitare le pozzanghere e scontrandosi inevitabilmente tra loro con gli ombrelli.
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La metropolitana alle 18 era affollatissima. Il treno arrivò.
Gianni salì cercando di farsi largo tra quelli che stavano scendendo dal vagone, dando spallate a chi gli si parava davanti e prendendosi qualche insulto da quelli che aveva urtato. Non gli importava, neanche si girò. Riuscì a sedersi, si appoggiò con la testa al finestrino e chiuse gli occhi, nel vano tentativo di estraniarsi da quello che lo circondava. Una donna asiatica, seduta accanto a lui, stava cercando di tenere buono un bambino in lacrime che non ne voleva sapere di stare fermo, mentre gli studenti che sostavano in piedi di fronte a lui con i loro zaini ingombranti ridevano sguaiatamente e sbraitavano tra loroaccidenti, per poco uno di loro non glielo ficcava in bocca quel maledetto zaino, pensò! Volti stanchi che non vedevano l’ora di tornarsene a casa e che si sarebbero ritrovati qualche ora dopo a rientrare nello stesso tunnel sotterraneo, che li avrebbe fagocitati per risputarli in qualche altra parte della città. Odori di tutti i tipi lo infastidivano, e poi il suonatore di violino, l’insopportabile suonatore di violino con la sua solita nenia che ogni giorno propinava ai passeggeri della metro per raccogliere qualche moneta …. non si fermò nemmeno davanti a Gianni per chiedergli l’elemosina forse, guardandolo, persino lui ne aveva provato pena. Giunse alla sua fermata, nell’estrema periferia di Milano ovest. Si alzò e scese, quasi trascinato dalla folla di persone che spingeva per uscire il prima possibile. Si avviò barcollando verso le scale che conducevano all’esterno della metro. Era ubriaco anche quella sera, com’era sua consuetudine da un po’ troppo tempo. La sua vita era andata in pezzi passò mentalmente in rassegna gli ultimi anni e gli eventi che lo avevano travolto …..da broker finanziario di successo, che mai si sarebbe sognato di prendere la metropolitana, aveva visto la sua rovina con il crollo della borsa e tutti quei soldi bruciati per investimenti troppo azzardati in mercati ad alto rischio. Nessun cliente avrebbe più messo nelle sue mani nemmeno un centesimo. Eppure era un genio lui, se solo gli avessero dato ancora un briciolo di fiducia, avrebbe recuperato tutto, si sarebbe rialzato! Invece da allora ci fu il nulla! E quindi via l’attico lussuoso, via la Bmw, via la fidanzata modella, via gli amici, via i ristoranti stellati. Era riuscito a trovare uno schifo di lavoro come sguattero in un fast food per quattro soldi …. dopo aver lavato pavimenti, tavoli e cessi tutto il giorno si fermava sempre in un piccolo negozio di alimentari per comprarsi una bottiglia di vodka scadente a poco prezzo, o gin o vino o birra, poco importava. Se la trangugiava seduto da qualche parte, prima di rientrare a casa, mangiandosi un hamburger o dei nuggets che aveva sottratto al lavoro. Una volta a casa non gli restava che buttarsi a letto. Bere lo aiutava a non pensare …… la miseria della sua vita, la depressione che lo aveva colto ormai da tre anni e quella ‘cosa’ già,
quella ‘cosa’! Quella che più di tutte gli impediva di dormire una notte intera senza incubi e sudori freddi, nonostante lo stordimento dato dall’alcool; quella ‘cosa’ che lo terrorizzava, quella ‘cosa’ che voleva che lui si uccidesse ma Gianni sapeva che, nonostante la sua rovina, lo stato d’animo depresso, lo schifo in cui si era trasformata la sua esistenza, nonostante tutto questo, lui voleva vivere …. era rimasto in lui un minuscolo lumicino di speranza, una fiammella flebile di vita ancora accesa, che le cose forse, in qualche modo, potevano cambiare ….. Ma quella ‘cosa’ no, quella ‘cosa’ non voleva! E chissà perché ce l’aveva proprio con lui!
‘Questa è la punizione per aver rovinato la vita di tante persone, per avergli fatto perdere tutti i risparmi che avevano …..ma la miseria in cui sono finito non è un castigo già abbastanza terribile? Forse qualcuno si sta vendicando per gli errori che ho fatto …. e, in questo caso, o decide di fermarsi oppure per me è la fine!’
Interruppe bruscamente i suoi pensieri scuotendo il capo con forza, come se, con quel gesto, volesse farli uscire e scagliarli lontano dalla sua mente. Perché aveva paura, quella era la verità…..beveva perché non voleva più sentirla quella paura, non ci voleva pensare! Arrivò, barcollando e inciampando di tanto in tanto, davanti al portone dello squallido stabile in cui viveva, estrasse le chiavi dalla tasca, aprì ed entrò nell’androne, dirigendosi stancamente verso l’ascensore. Pigiò il tasto 5 per salire al suo piano …. solo allora si accorse di essere bagnato fradicio; aveva camminato senza ombrello e la pioggia lo aveva anche destato dallo stato di torpore che l’alcool gli provocava …. si sentiva un po’ più lucido del solito. Uscì dall’ascensore e percorse il lungo corridoio fino alla porta del suo monolocale, la aprì ed entrò. Cercò l’interruttore e accese la luce, si sfilò i pantaloni e la maglietta bagnati e li lasciò cadere a terra con noncuranza, si diresse verso il divano e sprofondò su di esso chiudendo gli occhi. Voleva addormentarsi il prima possibile! Sentì un respiro alle sue spalle …..Gianni nemmeno si voltò, non cercò neanche di lottare o di capire. Sarebbe stato inutile, le sue angosce si erano ormai materializzate. Non aveva senso reagire, sapeva che quella ‘cosa’ era lì e avrebbe preso quello che voleva. Cioè lui…. Una voce sussurrò:
“ Tempo scaduto….”
Una lacrima gli solcò il viso. Gianni non voleva morire. Quello fu il suo ultimo pensiero…….
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