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Gomma & Matita

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Consegna prevista Luglio 2025
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Nella Milano del 2010 Meno o Demo, perché il suo vero nome non è certo, abituato a farsi su ogni cosa domande che nessuno si pone e a darsi risposte che nessuno vuole cercare, progetta un viaggio epico ma, dovendo fare i conti con le proprie sostanze, opta per un progetto meno oneroso. Tra ironia, umorismo e domande apparentemente folli anche se probabilmente profonde Neon parte così per un viaggio alla ricerca della libertà e di sé stesso.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto “Gomma & Matita” per raccontare in primis a me stesso una storia che nessuno aveva ancora raccontato, divertendomi a seguire le vicende di quell’insolito e strano personaggio, talvolta quasi folle ma spesso profondo.
Da lui ho imparato ad osservare le cose in modo diverso e immagino che altri e diversi lettori possano appassionarsi a lui quanto ho fatto io.

  ANTEPRIMA NON EDITATA

1

Era una limpida mattina di primavera e il nostro protagonista si era alzato ancor prima che spuntasse l’alba: se il buon vecchio Magnum P. I. gli avesse chiesto:”Hai visto l’alba, stamattina?” avrebbe certo saputo cosa rispondere.

La giornata cominciava in modo promettente, con la giusta dose di paranoia, pensieri tetri e preoccupazioni per il presente. Per il futuro non si preoccupava: solo il gerundio e il participio potevano metterlo in difficoltà, ma quel segreto apparteneva a lui e alla sua vecchia insegnante, scomparsa chissà dove tra le Pieghe del Tempo e le Liste di Precarietà.

Una musica malinconica gli risuonava nelle orecchie, qualcosa tipo Whitout You degli Air Supply… cazzo, ancora una volta s’era dimenticato di regolare il volume del suo MP3!… e ora, con una mano sporca di grasso (il suo era un lavoro sporco ma qualcuno doveva pur farlo) ed un dito incastrato nel naso, non poteva certo porre rimedio a quell’imperdonabile mancanza.

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“Chissà se i nostri antenati avevano questi stessi problemi?” si chiese il nostro eroe cercando di ripulirsi l’indice, visto che non aveva nessun bisogno di pulire la prefazione o la copertina del libro che teneva nell’armadietto.

Ma lui aveva sempre una risposta per tutto e sapeva bene che i suoi antenati non avevano mai avuto a che fare con quel cavolo di MP3 e con gli auricolari.

Guardò l’ora e una rivelazione lo colse: “Cavolo! Se il presente diventa passato un secondo dopo l’altro, il futuro diventa/diventerà/diventerebbe… o, insomma!… Se il Futuro è adesso, sto cacchio di Gerundio sta arrivando?”.

Che modo di merda di cominciare una giornata!…

Ma è giunta l’ora di conoscere meglio il nostro eroe.

Quest’essere straordinario rispondeva al nome di Nemo, o Meno, o Demo. Vabbè, a farla breve, abituato com’era a isolarsi mentalmente per estraniarsi dal frastuono della fabbrica, rispondeva sempre, anche quando non era chiamato, e se il più delle volte rispondeva cortesemente, altre rispondeva malissimo in un modo tutto suo, educato, ma che voleva dire:” M’avete rotto tutti quanti e andatevene un po’ affanculo.”.

Eppure, nonostante le apparenze non era un duro. E non aveva neppure dei duroni. Qualche callo, forse… ma nemmeno il suo callista ne era certo, perché Demo non l’aveva mai avuto un callista!

Quella mattina il cielo era blu, ma c’è sempre qualche giorno in cui il cielo è blu, e a Meno il colore interessava quanto a un normale studente di medicina la Sequenza di Fibonacci: un tubo.

Domande maledettamente concrete avevano bisogno di una risposta: perché una fetta di pane imburrata cade sempre col lato del burro verso il suolo, sia che cada dalle mani di un uomo calvo che dalle mani di una modella con le tette rifatte?

Se una goccia d’acqua finisce sempre (prima o poi) nel mare, perché non può essere mare da subito invece che nuvola/pioggia/sorgente/pipì d’ubriaco/ lacrima d’amore / torrente/fogna/o bicchiere di tè caldo?

Lui, che con gli auricolari fissi nelle orecchie, rispondeva sempre anche se non lo chiamavano mai, voleva delle risposte a domande che nessuno si poneva… e le avrebbe trovate!

Così guardò quel cazzo di cielo blu e si chiese come mai non poter bere un caffè rendeva più nervosi che berne due di seguito e soprappensiero infilò un dito nel naso:”Che schifo!” esclamò “Ho la mano zozza di grasso e non me lo ricordavo! Long, long fresh taste…” che magari non c’entra niente con questa storia, o magari sì… ma una lingua esotica fa sempre la sua bella figura.

Interno giorno.

Neon posò il cellulare. Si guardò attorno: nel suo perfetto disordine la casa era perfettamente in ordine, ogni cosa nel solito posto, quello più pratico, non il più adatto. La Legge del Caos trovava lì una perfetta applicazione!

Nemo era un uomo molto buono e pensava che ogni cosa, al mondo, dovesse stare dove meglio si trovava: se una donna sposata era più felice nel letto con l’amante che con il marito, era giusto così. E se uno studente stava meglio al bar che a scuola… ebbene, era giusto così.

Abituato a porsi domande che altri non si ponevano sapeva che talvolta era meglio non affannarsi a trovare delle risposte imbarazzanti, e con indulgenza evitava di sentirsi in imbarazzo: le contraddizioni insite nella sua filosofia non gli erano quasi mai evidenti e se succedeva era sufficientemente buono da perdonarsi da solo!

Egli era buono e odiava vedere gli altri infelici… e proprio per questo la telefonata ricevuta l’aveva reso pieno d’odio.

L’amica con cui aveva appena parlato, in vacanza da pochi giorni, era stata derubata! Privata dei suoi beni, dei suoi documenti, della propria serenità e conseguentemente della sua legittima parte di felicità!

Meno, che era talmente buono da buttare gli insetti fuori dalla finestra, invece di schiacciarli, talmente buono che a volte si sentiva un Buono a Nulla… non sopportava che qualcuno potesse soffrire ed essere infelice, così il suo desiderio di vedere puniti gli artefici di quel gesto che aveva portato un vento di infelicità, era perfettamente naturale. Ma poiché Memo era buono non augurava la morte a nessuno: gli augurava solo di finire sotto a un Tir, con rotule e femori sbriciolati, invalidi e sofferenti per il resto della vita.

Accese la TV e un documentario sull’Inquisizione lo turbò profondamente, perché lui era buono e non concepiva torture e sofferenze.

Oltre la finestra il cielo era un capolavoro gotico di nuvole nere, macchie giallastre e lame di luce che cadevano diagonali sul paesaggio. Ma Greta Mauro, conduttrice di una nota serie di documentari, era altrettanto appagante per lo sguardo e Neon girò le spalle al paesaggio temporalesco che, sempre uguale e diverso, si ripeteva da milioni di anni.

Ancora una levataccia prima del sorgere del sole, ma da un punto di vista strettamente semantico la cosa importava ben poco: l’acqua che cadeva dal cielo era intensa quanto quella che lui stesso schizzava sui parabrezza delle poche altre auto circolanti.

Quel giorno non ci sarebbe stata un’alba e forse neppure un giorno, se per ciò si intendeva qualcosa che non fosse grigiore, malinconia e altre simili, odiose cazzate.

Meno guidava abbastanza velocemente lungo strade che parevano ruscelli o lungo ruscelli che sino a poche ore prima erano stati normalissime strade. ”Da che punto guardi il Mondo, tutto dipende, e, e, eh..” canticchiò incongruentemente felice mentre l’autoradio

trasmetteva “Come Giuda”, un preistorico successo anni ’50 di una tale Vittorina Puppo.

Una domanda si affacciò alla mente di Balabiott-tù-tù, che pur rispondendo sempre anche quando non lo chiamavano, a questo appellativo si rifiutava di rispondere per principio perché lo considerava idiota ed offensivo anche senza conoscerne significato ed etimologia.

Nessuno è perfetto!

In ogni caso la domanda che lo assillava era questa: se con la crisi economica imperante era lecito che le radio raschiassero il fondo del barile per trasmettere qualcosa che sembrasse insolito nella speranza di conquistare un ascoltatore in più, col costo del carburante alle stelle cosa ci facevano in giro tutti quegli imbecilli a quell’ora sotto il diluvio?

Se qualche idiota, pur di dargli fastidio guidando come un bradipo sotto overdose di Vicodin, era pronto a buttare nel cesso la benzina invece di starsene a casa a dormire, la crisi non poteva essere così grave.

La storia del furto gli ronzava ancora nel cervello! Più che altro a ronzare era la ventola del riscaldamento spinta alla massima velocità nel tentativo di disappannare il parabrezza, ma comunque si sentiva infastidito.

Mentre parcheggiava un rapido pensiero lo fece sorridere: le banche rubavano, gli evasori rubavano, imprenditori, esercenti ed artigiani rubavano… e allora perché prendersela se anche i ladri rubavano?

Ma a dirla con Venditti “Le domande non avevano mai avuto una risposta chiara”, anche se lui, Nemo, avrebbe provato a darla.

Neon davvero non credeva che la Crisi Economica Mondiale fosse così grave come la dipingevano. Gli veniva da paragonarla un po’ all’Aviaria: un allarme globale per qualche migliaio di morti, roba che ne causava di più l’infarto, e un colpo alle Aziende Avicole dagli effetti devastanti.

Molto rumore per nulla!

Poi, per carità, a lui non sarebbe piaciuto essere tra i morituri, ma per quello non gli sarebbe neppure piaciuto essere investito, precipitare con un aereo o avere un infarto, ed erano cose che accadevano tutti giorni.

Anche nell’Azienda in cui lavorava c’era aria di crisi. Ricorrente, da dieci anni… e molti suoi colleghi avevano perso il posto senza che nessuno si fosse minimamente preoccupato!

La Crisi, strisciante, subdola, letale, c’era da anni, come gli squali negli oceani, ma se qualcuno vedeva una pinna (o gridava di averla vista) sulle spiagge si scatenavano scene di panico.

Così era il mondo dell’economia e allora dove stavano le colpe? In chi per anni aveva sottovalutato il pericolo degli squali? In chi era stato divorato inducendo gli squali a diventare più temerari? O in chi, preso dal terrore di fare la stessa fine, aveva scatenato il panico tra inconsapevoli ed ottusi bagnanti?

Domande, domande a cui nessuno pensava e che esigevano una risposta, anche se spietata.

Meno, tuttavia, non si considerava un cinico ma si chiedeva perché una moria di balene, o di pinguini non doveva essere importante quanto la sofferenza di mammiferi bipedi di genere Homo.

Punti di vista e relatività.

Che diavolo! Alcuni avevano trovato drammatico lo scioglimento dei Duran Duran, altri trovavano drammatico lo scioglimento dei ghiacciai.

Un suo amico trovava incredibile che il batterista dei Pooh avesse lasciato il mitico gruppo e chi moriva di fame, o la vedeva tutti i giorni, trovava incredibile che nell’Economia Globale tonnellate di frutta, verdura e alimenti vari venissero sistematicamente avviati alla distruzione.

Chi aveva ragione?

“Ciao, caffè?” Beppe, in Cassa Integrazione da quattro mesi, aveva preso l’abitudine, un giorno sì ed uno no, di aspettare al parcheggio per bere un caffè insieme.

Due chiacchiere e poi Memo entrava in azienda, e Beppe faceva il giro delle case popolari della zona per portare fuori i sacchi neri o per spazzare i portoni.

“Crisi o no, la gente butta di tutto, e tra quello che mi pagano i condomini e quello che recupero e poi vendo, guadagno più di prima.” ripeteva spesso Beppe sorridendo, ma era esattamente quello che ci si poteva aspettare da uno che fischiettava volentieri “Let it be”!

Neon avrebbe voluto chiedergli perché era così ottimista, ma sapeva che Beppe avrebbe risposto ”Let it be!” perché non si faceva mai troppe domande, e si accontentava di poche risposte… ma buone!

Stava tornando a casa. Non che il fatto in sé fosse speciale: miliardi di persone tornavano a casa alla fine di ogni giornata lavorativa! Ma lui ne avrebbe fatto volentieri a meno, nel senso che avrebbe rinunciato tranquillamente all’obbligo di uscire di casa tutti i giorni, macinare chilometri per timbrare un cartellino, e infine tornare a casa propria, anno dopo anno.

Non era egoista, Nemo, e certi piaceri li avrebbe lasciati volentieri ad altri!

Fermo in coda a un semaforo fu affiancato dal “solito” ragazzo che vendeva rose agli incroci.

C’era sempre qualcuno che voleva vendergli una cazzo di rosa! Dovunque andasse, in qualsiasi città:, non aveva scampo! Ormai s’era abituato: sorrideva, scuoteva il capo in un modo che riteneva disarmante e allargava le braccia. Il venditore di turno a quel punto di solito sorrideva a sua volta e poi andava ad offrire la sua merce a qualcun altro.

Non aveva niente contro le rose, Memo, anzi, ed essendo molto buono deplorava, pur senza troppa convinzione, la morte prematura di un fiore reciso. Insomma, lui non amava cogliere fiori, e superata l’infanzia non l’aveva più fatto, così come non andava più a pesca… ma non è che non mangiasse più i pesci o non apprezzasse più I fiori.

Il problema reale tra Neon e le rose non era quindi la sua eccessiva bontà, bensì la mancanza di una persona che accettasse con gioia una rosa, una margherita, un giglio, un tulipano… ma per fortuna erano solo le rose ad essere vendute ai semafori, e quindi gli altri fiori rappresentavano soltanto un problema teorico.

Il problema di Demo non erano neppure le donne, in senso stretto: egli amava le donne!

Amava quasi tutte le donne: intelligenti, belle, simpatiche… E se non ne amava qualcuna in particolare, era seriamente convinto che nel mondo ci fosse qualcun’ altro disposto ad amarla.

E’ talmente vasto, il Mondo!

No, il problema era che lui amava troppo le donne, per amarne davvero solo una.

E quindi nessuna donna con lui si sentiva veramente amata, ed era disposta ad amarlo!

Aveva senso rovesciare un bicchier d’acqua nel deserto, o nell’oceano? Ecco una domanda che voleva una risposta, anche se Neon, in cuor suo, temeva che una qualsiasi donna l’avesse già, una risposta.

Finalmente era sabato.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Andrea Salina
Andrea Salina nasce a Milano nel 1971. Cresciuto e vissuto sui Navigli di Milano, con un diploma di Grafico Pubblicitario appeso al muro si iscrive alla Facoltà di Lettere senza conseguire alcuna laurea per sopraggiunti impegni lavorativi.
Nel periodo delle superiori iniziano le prime pubblicazioni di racconti e poesie su riviste amatoriali.
Si trasferisce poi in Valtellina svolgendo i più diversi lavori ma coltivando al contempo la sua passione per "raccontare".
Ciò lo porta a veder pubblicati tre romanzi brevi.
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