Il suono della moka che finiva di preparare il caffè la distolse dai suoi pensieri.
Si avvicinò alla cucina, versò il caffè fumante in una tazzina e si sedette al tavolo e si lasciò avvolgere dal profumo caldo del caffè che aveva invaso la sua piccola cucina.
Mentre sorseggiava il caffè, il telefono vibrò sul tavolo, lo schermo si illuminò ed apparve il nome Lorenzo.
Rosa Rispose “Buongiorno Lorenzo, che succede?”
“Buongiorno Rosa, abbiamo un omicidio, un noto Professore Universitario ed archeologo stimatissimo, ti aspetto in ufficio”
“Arrivo!” rispose secca Rosa e riattaccò.
Il suo cuore accelerò.
Rapidamente si vestì in modo pratico come era nel suo outfit, perché per lei lavorare comoda era fondamentale, un jeans ed una maglietta bianca, indossò la fondina con la pistola e una giacchetta di pelle nera che nascondeva il tutto.
Uscì di casa con la consueta sicurezza che la contraddistingueva.
Camminare per i vicoli di Napoli era un rituale che adorava.
Le strette stradine, i colori vivaci dei panni stesi ad asciugare e il profumo del cibo che proveniva dalle finestre aperte la facevano sentire parte di qualcosa di più grande.
Era come se ogni angolo della città avesse una storia da raccontare, e Rosa era lì per ascoltarla.
Si fermò frettolosamente da Totò il suo amico tabaccaio all’angolo difronte la caserma e comprò le solite heets per la sua sigaretta elettronica.
“Buongiorno Commissà sempre di fretta!”
“Il tempo è tutto nel mio lavoro Totò, buona giornata!”
Uscì e attraversò frettolosamente la strada, salì le scale rapidamente ed entrò in caserma.
Entrò in ufficio, trovò Lorenzo già al lavoro, chino su una serie di documenti sparsi sulla scrivania.
Alzò lo sguardo e le sorrise quando la vide entrare.
“Buongiorno Lorenzo, mattiniero come sempre”
Scartò il suo nuovo pacchetto ed inserì la heets nella sua sigaretta elettronica, tirò a fondo e aprì il balconcino che dava sul piccolo cortile, lasciando entrare l’aria fresca del mattino.
“Dimmi tutto, di chi si tratta e cosa sappiamo” disse sedendosi alla sua scrivania.
Lorenzo si sedette alla sedia difronte a lei, aprì una cartellina con alcuni fogli freschi di stampa.
“Il professor Giovanni Ricci, sessantotto anni, un uomo di grande erudizione e rinomanza internazionale, noto per i suoi studi approfonditi sulla storia e sull’archeologia Etrusca.
Nato a Melfi una cittadina della Basilicata, aveva studiato e si era laureato con lode presso La Sapienza a Roma.
Ha trascorso la sua vita accademica esplorando le meraviglie del passato, specializzandosi nella civiltà etrusca, un campo che lo affascinava sin dalla giovinezza.
È stato ritrovato questa mattina dalla domestica nel suo studio al primo piano di un elegante palazzo antico nel cuore di Napoli. Ancora sconosciute le cause della sua morte.”
Rosa tirò un’ultima volta dalla sua sigaretta elettronica espirando in una nube di fumo, gettò la heets e presa la sua giacca dallo schienale della sedia disse a Lorenzo: “Andiamo! Al lavoro!” e si avviò a passo svelto verso la porta seguita da Lorenzo con il suo immancabile taccuino.
Lorenzo si diresse nell’ufficio in fondo al corridoio per prendere le chiavi della volante mentre Rosa andò nell’ufficio di fianco dove il vice commissario Caputo era anche lui già al lavoro sul caso.
“Ci sono novità dalle videocamere di sorveglianza della zona?” chiese Rosa.
“Ancora nulla capo, sto visionando alcuni filmati che ho avuto poco delle telecamere pubbliche, poi andrò di persona per recuperare i filmati di abitazioni e locali del quartiere.”
Rispose Caputo.
“Ottimo lavoro come sempre Francè. Aggiornami quando ci sono novità.”
“ok capo” disse sorridendo.
“Martina?”
“E’ già sul posto per tenere lontano i curiosi, vi aspetta lì.”
“Perfetto!” disse Rosa lasciando la stanza nel mentre arrivava Lorenzo.
“Possiamo andare.”
Uscirono e presero la volante, Lorenzo al posto di guida e Rosa al suo fianco.
Lorenzo mise in moto e partirono mescolandosi al traffico della città partenopea che diventava sempre più caotico con il passare delle ore.
Rosa tirò giù il finestrino e tirò fuori la sua sigaretta elettronica e iniziò a fumare assorta nei suoi pensieri mentre Lorenzo era concentrato sulla guida ed iniziava a ruminare sull’omicidio.
Rosa pensò a quanto era fortunata ad avere al suo fianco un bravo collega come Lorenzo.
Lorenzo Martini, un giovane di trentadue anni, con capelli neri disordinati che cadevano sulla fronte in modo apparentemente casuale, ma che gli conferiscono un’aria di trasandata eleganza.
Di statura alta e snella, i suoi occhi marroni vivaci brillavano di un’intelligenza curiosa, sempre in cerca di dettagli nascosti e indizi sfuggenti.
Il suo abbigliamento è pratico e informale, spesso caratterizzato da jeans e t-shirt, che riflettono la sua natura dinamica e pragmatica. Questa semplicità nel vestire nasconde però una mente complessa e meticolosa, sempre pronta a decifrare enigmi e risolvere misteri. Lorenzo porta sempre con sé un taccuino e una penna, strumenti indispensabili per annotare qualsiasi dettaglio significativo che potrebbe emergere durante un’indagine.
Nonostante la sua giovane età, Lorenzo è un poliziotto esperto e competente, la sua passione per i romanzi gialli alimenta il suo approccio investigativo, spingendolo a pensare in modo creativo e a cercare soluzioni non convenzionali.
Originario di Torino, Lorenzo si è trasferito a Napoli per seguire la sua carriera, attratto dall’energia e dalle opportunità offerte dalla città partenopea.
Lorenzo cerca sempre la verità, evitando scorciatoie e compromessi. Questa integrità morale è uno dei tratti che lo rendono rispettato tra i colleghi e ammirato dalle persone con cui lavora, in particolare da Rosa.
Insieme, formano una squadra formidabile, capace di affrontare e risolvere anche i casi più complessi e intricati.
I suoi pensieri si interrompono quando Lorenzo, non avendo trovato alcun posto nelle vicinanze, parcheggiò la volante davanti l’ingresso dell’ufficio del Professor Giovanni Ricci, un grande portone di legno, rovinato dal sole.
Era un vecchio nobile palazzo di epoca Rinascimentale, situato nei pressi del porto di Napoli.
Davanti il portone c’era Martina che teneva sotto controllo i pochi curiosi che avendo visto l’ambulanza che era intervenuta andando via dopo molti minuti ed avendo appreso della morte del professore si erano avvicinati per curiosità e a breve sarebbero arrivati anche i primi giornalisti.
Suonarono il citofono e dopo qualche istante una voce femminile rispose
“Chi è?”
“Sono il commissario Vitale.”
Dopo qualche secondo la voce rispose: “Salite”
Con un rumore elettrico il portone si aprì leggermente con uno scatto, Lorenzo spinse con energia ed il portone si spalancò cigolando ed una volta entrati si richiuse alle loro spalle.
Si ritrovarono in un grande spiazzo con al centro una fontana ed una ripida gradinata in marmo bianco sul lato destro.
Salirono fino a raggiungere il secondo piano dove una domestica dal volto solare li accolse all’ingresso della abitazione del Professore.
“Prego accomodatevi, la signora vi aspetta nel salotto.”
Seguendo la domestica percorsero un lungo corridoio, pieno di sculture, vasi e pareti piene di quadri.
La domestica si fermò alla terza porta sulla sinistra invitando gli ospiti ad accomodarsi.
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