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I racconti di Memì e Dodò

I racconti di Memì e Dodò
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Consegna prevista Gennaio 2024
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«Mamma ci racconti una storia?»
Così Memì e Dodò incontrano, un mondo ignoto, di cui la mamma, possiede profonda conoscenza.
Luce sa che ciò che vedono i suoi occhi non è l’intera realtà. Quello che la maestra le insegna, a scuola, non rappresenta la verità sull’esistenza. Luce possiede l’abilità d’intuire la presenza di un mondo invisibile, nel quale, sono custodite le risposte alle sue domande.
Inizia così la ricerca di questa tenace bambina, verso un primo contatto con il mondo magico, che avviene, attraverso l’incontro con Fata Celeste.
Celeste condurrà Luce, lungo tre racconti, verso la rivelazione di come, il mondo sottile, s’intrecci e influenzi la vita dell’essere umano.
Quale sarà il compito che fata Celeste affiderà a Luce? Il racconto della mamma è davvero solo una storia della buona notte?

Perché ho scritto questo libro?

Ciò che mi ha spinta a trasformare, il mondo che abita la mia fantasia, in parole scritte, è stato un lungo percorso personale, come anima, e in seguito, come madre. La domanda che ha portato alla realizzazione di questo libro è stata: «Come posso guidare delle giovani anime, attraverso la complessità della nostra esistenza? Nella delicatezza di ogni relazione? Nella consapevolezza del valore di ciascuna creatura?».

ANTEPRIMA NON EDITATA

Luce ne era consapevole da sempre, come qualcosa di naturale, e ne faceva uso ogni volta che ne aveva la possibilità, assai raramente in verità.

Da quando aveva memoria impiegava tutti i suoi sforzi nell’ardua ricerca di un contatto con il popolo invisibile, custode, ne era certa, della dimensione magica ormai assopita e dimenticata dall’essere umano. Spesso nelle sue peripezie riusciva fugacemente a catturarne la presenza, ma mai era riuscita a gioire per un reale contatto con una fata, un folletto o qualsiasi altro esponente di quel mondo. Questo non la scoraggiava ed anzi diveniva sempre più tenace trascorrendo intere ore, ad esplorare boschi e spiagge, della meravigliosa Maremma toscana, certa che prima o poi, sarebbe riuscita ad ottenerne uno.

Innumerevoli erano i quesiti a cui voleva dare risposta, il più urgente tra questi, si era generato tra gli ingranaggi della sua acuta testolina, durante una lezione della maestra Rachele.
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Mancavano pochi giorni al Natale, e fuori la neve silenziava ogni cosa, trasformando il mondo in un'immensa coperta di morbido e soffice cotone bianco. Luce, come spesso accadeva, si annoiava in classe e faticava a seguire i discorsi che gli adulti sostenevano, per spiegare questo o quell’argomento in modo dettagliato ed il più possibile oggettivo. Trovava molto più interessanti le immagini e i mondi che si creavano nella sua mente. Quel giorno, il suo sguardo correva frequentemente alla finestra e il cuore desiderava giochi di palle lanciate e pupazzi rotondi, mentre la voce della maestra faceva da sottofondo confuso e monotono alle sue fantasie.

Rachele, con parole complicate e l'aiuto di un libro illustrato, cercava di catturare l’attenzione della classe. Raccontava, tra sputi volanti e senza controllo e facce buffe, come si era generato il sistema solare e ciascuno dei suoi pianeti.

L’insegnante spiegava, con fastidiosa insistenza, come la Terra si fosse generata circa dieci miliardi di anni dopo il Big Bang, come fosse stato tutto un gioco di raffreddamento e meteoriti a creare i continenti e gli oceani e, una serie di reazioni chimiche a creare poi i primi essere viventi molecolari.

Eppure a Luce, che distrattamente ascoltava, con lo sguardo a tratti perso nel vuoto, qualcosa stonava, come il richiamo lontano di un eco che ritornava distorto e mutato. Un'insidiosa vocina interiore prese a gridarle nella testa, insinuandole il dubbio che la storia, che affannosamente la maestra illustrava, non fosse completa. Un tassello importante mancava, dimenticato oltre il tempo e lo spazio. Ciò che poteva rispondere alla domanda essenziale che compariva di continuo nella sua mente: – perché? -. Il “perché” alla base di ogni realtà conosciuta. Così quasi involontariamente, non riuscendo a liberarsi di quel fastidioso ronzare tra le sue orecchie, iniziò a cercare la risposta, l’esistenza di quel piccolo pezzo di puzzle mancante, tassello gelosamente custodito dal popolo invisibile, ne era certa.

Sfogliando innumerevoli e polverosi volumi in biblioteca, in sezioni che nulla centravano con la scienza, la geografia o la storia, oltre ad approfondite ricerche sul piccolo portatile della mamma, ma soprattutto ascoltando il suo istinto, si convinse molto presto che, tale segreto, fosse in realtà custodito e celato dal popolo fatato delle foreste che, silenzioso ed ignorato, viveva in ogni piccolo spazio di vegetazione. Così, realizzò velocemente che, il primo passo, o forse l'unico modo per svelare tale mistero, fosse riuscire a contattare una creatura dei boschi vicino casa.

In origine, la curiosità di questa piccola ed esile ragazzina non allertò seriamente l’antico popolo, ma in seguito a perseveranti ed ostinate ricerche, i primi timori fecero capolino. L'intelligenza e l'astuzia delle azioni di Luce, più di una volta l'avevano condotta ad imbattersi in fate e folletti, gnomi, ondine e molte altre specie. Solo con l'ausilio della magia, questi erano riusciti a sfuggire all'incontro tanto agognato.

Venne così tenuto un gran consiglio nel cuore del più antico vulcano dell'intero pianeta, Erta Ali, al centro della bellissima Etiopia, a centinaia di chilometri dallo sperduto villaggio, sul confine tra ombrose foreste ed ondulati e verdeggianti prati, nel centro della soleggiata Italia.

A tale consiglio parteciparono i maggiori esponenti di ciascuna specie invisibile, accorsero da ogni luogo della superficie e del cuore terrestre, dai cieli e dalle profondità marine, dai fiumi e dai laghi. Al volgere del decimo giorno, in seguito a numerose discussioni, causate per lo più da timori arcaici e diffidenza assoluta nel genere umano, ormai da molto tempo separato dalla Fonte e ciecamente inconsapevole di tale distanza, venne disposto di concedere una possibilità a quella tenace piccola umana, che sembrava percepire il riverbero della matrice della Vita. Fu chiamato, dalla profumata foresta dei Cedri di Dio, nelle calde terre libanesi, uno dei più antichi esperti in lettura di cuori, e con urgenza inviato a scrutare l'animo ed i sogni di Luce, per comprendere quanto fosse reale il pericolo per l'intera comunità.

Adhi era un piccolo folletto, non più grande di una mela, con un corpo da coniglio, dal pelo candido e lucido, ma il viso e le mani simili a quelle umane. Ciò che lo rendeva uno spirito dell'aria erano le grandi ali da pipistrello, sottili e trasparenti come la seta, dalle sfumature argentee, che gli spuntavano dalla stretta schiena ossuta. I profondi occhi dalle sfumature della prima aurora erano in grado di scorgere ciò che a chiunque altro restava ignoto.

Adhi tornò ben presto nelle viscere del vulcano portando al consiglio, riunito in ansiosa attesa, ciò che aveva letto nell’animo di Luce.

Lo accolse un nervoso chiacchiericcio subito sostituito da un attento silenzio. Il convegno era stato indetto da un’antica creatura chiamata Fingolfin, appartenente al popolo degli elfi del fuoco. Queste creature, che risiedevano all’interno del vulcano con l’incarico di proteggere tutte le fonti di calore della Madre, erano esperti manipolatori del fuoco oltre a custodire antichi segreti legati al Sole. Tale popolo aveva anche il compito di congiungere le civiltà dimoranti nelle viscere della Madre e quelle sulla sua superficie. Sono gli esseri più affini al genere umano e che esplicita maggior biasimo per l’oscurità in cui esso è caduto.

Fingolfin chiese a Adhi di parlare.

«Ti ringrazio Fingolfin, sono qui per portare nuove preziose. Posso assicurarvi, in nome delle antiche foreste in cui dimoro, che quella piccola umana possiede un'anima pura e antica. Innumerevoli sono le vite e le forme in cui ella ci ha protetto e aiutato. Il suo cuore è colmo d'amore per la Madre Terra, ed è completamente immerso nel riverbero della Fonte. La sua ricerca la porterà ad essere, anche in questa esistenza, una delle nostre più grandi alleate.»

Così, nonostante le incertezze ed i timori di molti, venne decretato di favorire la bambina inviando in missione una vecchia fata che, da secoli, godeva della stima e della fiducia del consiglio poiché, nella sua lunga esistenza, più volte aveva mostrato saggezza alla presenza di umani. Fata Celeste era il suo nome, in virtù delle sue delicate ali di farfalla, sulle quali riverberavano, mobili e sinuose, tutte le sfumature del celeste esistente nell'intero creato. Ella apparteneva al popolo delle foreste quindi avvezza a fugaci incontri con gli uomini, e da diverso tempo dimorava proprio nei pressi della casa di Luce. Sin dai primi anni di vita la fata osservava quella piccola umana sentendosene inspiegabilmente attratta; era stata ella stessa ad avvertire il consiglio di quanto stava accadendo. L'incontro venne fissato nel primo giorno di primavera. Quel pomeriggio Luce, godendo dell’aria tiepida e dello splendore del sole, scelse di esplorare il bosco di noccioli alle spalle della casa in cui vivevano i nonni materni.

Appena Luce si fu addentrata nel folto degli alberi, tanto da non poter scorgere nessuna abitazione alle sue spalle, Fata Celeste si presentò alla ragazzina.

«Psss Luce, mi vedi?»

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Giovanna Sileo
Sono nata a Brescia nel 1979, mi sono laureata nella mia città in Scienze dell'Educazione nel 2007. I primi anni ho lavorato nel settore privato, inserita nell'ufficio del personale, dove ho avuto modo di muovere i primi passi nella dimensione della formazione per adulti. Negli anni, ho maturato il desiderio di spendere il mio tempo in una professione che mi facesse sentire utile al prossimo, così, dopo essere divenuta mamma nel 2012, ho iniziato a lavorare nel sociale come educatrice, affianco a persone con disabilità. Mi sono innamorata di questo mondo, nel quale voglio continuare a lavorare. La passione per la scrittura, che ho avuto sin dai primi anni di scuola, è rimasta una dimensione intima per monti anni. Ho iniziato a trasferire, in parole scritte, il mio mondo interiore, solo dopo la maternità, esperienza che ha portato una profonda trasformazione della mia persona.
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