Con il suo passo svelto Annalisa, non si accorse di nulla e durante la lezione, già iniziata, si sentì sfiorare la spalla; fu così che incontrò Diego, un giovane ragazzo alto e robusto che gentilmente le aveva restituito il foglio perduto. Si piacquero subito a vicenda e decisero di rivedersi. Lui si mostrò così gentile e premuroso, avrebbe fatto di tutto per lei. Annalisa si lasciò corteggiare, era raro incontrare ragazzi così galanti e carini. Si frequentarono per un anno, poi, dopo la sua laurea, Diego le chiese di sposarlo. Così, un giorno d’estate si unirono in matrimonio. I primi mesi furono magnifici, amore, coccole, carezze e baci infiniti guidarono Annalisa verso una dimensione sublime e irreale. Sembrava tutto così magico. Ogni abbraccio di Diego, ogni suo bacio la rendeva una donna e moglie felice. Una mattina Annalisa riprese i cari libri che aveva trascurato volentieri per amore e decise di laurearsi in fretta prima che arrivasse un figlio. Diego tornava da lavoro per la pausa pranzo e dopo una prima carezza affettuosa la sorprese con l’intenzione di non farle perdere più tempo dietro i libri; adesso da brava mogliettina doveva essere il marito la sua unica priorità. Annalisa si sentì umiliata e al suo atteggiamento contrario seguì una seconda violenza, fisica questa volta: uno schiaffo le fece perdere l’equilibrio e il suo castello d’amore e gentilezza crollò improvvisamente insieme a lei. Annalisa cadde dalle nuvole; cos’era successo, dov’era finito l’uomo gentile che aveva appena sposato? Il trambusto di quel gesto così estremo coinvolse l’animo e le viscere di Annalisa fino a farla vomitare anche quello che non c’era nel suo stomaco. Per ore rimase in bagno sotto shock, sentendosi al sicuro dietro quella porta. Ma l’unica sicurezza in quel momento, sarebbe stata scappare. Una voce dolce e dispiaciuta la chiamava da dietro la porta. Diego era ritornato l’uomo docile e affettuoso, lei gli aprì spaventata lui, con le lacrime agli occhi le chiese scusa abbracciandola. Annalisa pensò si fosse trattato di un episodio singolo; di un momento che non si sarebbe più ripetuto. Si sentì nuovamente al sicuro tra le braccia di Diego come svegliata da un incubo. Passarono i giorni, Diego sembrava quello di sempre, educato e premuroso. Annalisa, guardandosi allo specchio con un leggero rossore ormai affievolito, ripensava a quel gesto subìto e le parve di averlo immaginato o forse il suo inconscio innamorato la proteggeva dalla verità.
Una sera al telefono comunicò al marito non ancora rientrato da lavoro, di avergli premurosamente preparato la cena e che lei sarebbe uscita con le amiche come ai vecchi tempi. Lui riattaccò improvvisamente senza darle risposta. Annalisa pensò fosse caduta la linea, gli scrisse un biglietto, lo lasciò accanto alla cena pronta e andò a prepararsi per la serata. Non era una ragazza vanitosa, a stento metteva un tratto di matita colorata sugli occhi, così da ravvivare il suo sguardo di un dolce color cenere. Di fronte allo specchio canticchiava spensierata e felice di rivedere le sue amiche d’università dopo il matrimonio; era cresciuta insieme a loro, un trio unico sin dai tempi del liceo. D’improvviso, un riflesso oscuro di suo marito la fulminò, non ebbe neanche il tempo di voltarsi verso di lui che Annalisa sentì tirarsi forte i capelli, fino a cedere e cadere per terra ai suoi piedi. Diego la guardava dall’alto con un’aria di possesso come se lei fosse un oggetto di sua proprietà ormai. Spaventata, cercò di spiegargli che non sarebbe tornata tardi ma contemporaneamente pensava al perché stava giustificandosi e poi da cosa. Diego era impassibile, le prese il collo sollevandola da terra sussurrandole un amaro: “Sei solo mia”; come fosse stata acquistata piuttosto che sposata! Il rispetto per la sua persona, pensò incredula Annalisa per quello che stava vivendo, forse Diego non lo aveva mai avuto. Questa volta fu l’inizio dell’incubo. La prepotenza di Diego iniziò a manifestarsi al minimo sciocco litigio sempre per cose futili e Annalisa ogni giorno subiva minacce sempre più violente. A volte le parole la ferivano più di uno schiaffo. Il divieto di poter leggere, informarsi o sentire al telefono qualche amica la catapultò in una prigione in cui oramai era intrappolata. Non era più libera di decidere né di scegliere per lei. Visse giorni bui, annullando se stessa, pensando di non valere nulla e di doverlo assecondare per tutta la vita. Quella vita che aveva immaginato felice, accanto a suo marito, fatta di complicità e amore ma anche di studio e impegno verso quello che aveva sognato di fare sin da bambina, scrivere e raccontare al mondo d’esistere. A volte in qualche piccola occasione le sembrava di scorgere ancora quella gentilezza che l’aveva rapita e ripensava tristemente a quel giorno tanto lontano in cui si erano promessi rispetto reciproco. Pensava al suo dolce Diego con nostalgia cercandolo in quell’uomo ormai sconosciuto. Tentava di avvicinarsi e di poter salvare la parte buona di lui ma a un primo momento di amore seguiva il possesso.
Non era amore, non lo era più. Annalisa piangeva tra quelle braccia che la trattenevano stretta, si sentiva usata, abusata. Quando Diego era a lavoro Annalisa era chiusa in casa, a chiave. Tra le faccende per cercare di impegnarsi il corpo e la mente, rifletteva e piangeva. Si sentiva succube e prigioniera di suo marito ma allo stesso tempo lo amava e lo cercava disperatamente, dipendeva da lui come da un padrone. Si rendeva conto però che quell’amore era malato, non poteva amare un uomo che la maltrattava e annullava come essere umano. Ma lo amava, per questo, voleva salvarlo, decise di lottare per lui per il loro amore, per giustificare quell’affetto inspiegabile ma doveva essere forte di fronte ad ogni possibile reazione. Quella sera preparò una cena speciale, era trascorso un anno dal loro matrimonio e Annalisa pensò di ricordare a Diego quel giorno; magari lo avrebbe addolcito e sarebbe stato un primo passo verso la possibile salvezza. Annalisa scelse un bell’abito rosso, si legò i capelli come al loro primo incontro all’università, si truccò leggermente e si sedette ad aspettarlo ansiosa e spaventata. Sentì aprire la porta, lui entrò sorpreso da quell’accoglienza e sbuffò rimproverandola per il trucco. Stava per sferrargli uno schiaffo ma Annalisa gli fermò con difficoltà la mano portandosela al petto, facendogli sentire il suo cuore che batteva forte, di spavento e di amore. Per qualche attimo Diego restò basito, non aveva mai ricevuto un affronto da sua moglie ma quasi immediatamente il suo sguardo mutò in un’oscurità che Annalisa non aveva mai visto. Rifiutandosi di vedere la realtà buia Annalisa continuò a sussurrargli parole d’amore mentre la mano di Diego si strinse attorno al collo, lei continuava a stento a parlare, a piangere, e l’altra mano di Diego iniziò a strapparle frettolosamente il vestito. Non la ascoltava, anzi più lei parlava più lui forzava le mani. Annalisa ebbe molta paura, mentre suo marito contro il suo volere abusava di lei, come di un corpo inerme, a stento riusciva a respirare. D’improvviso lui si fermò, si allontanò sbattendo e distruggendo ogni cosa fosse a suo tiro; i piatti appositamente preparati per la cena, i bicchieri, lo stesso tavolo finì sul pavimento. Pietrificata Annalisa cadde a terra, stravolta dall’abuso e dalla cattiveria incomprensibile di suo marito. Gridò di volerlo salvare, di voler salvare il loro amore finché una fitta al ventre le fece perdere i sensi.
Si svegliò ricordando uno strano sogno di un uomo svilito e dispiaciuto che cercava di rianimarla e piangeva urlando il suo nome; era stato Diego a portarla in ospedale ma poi era andato via lasciandola sola e ancora sporca della sua violenza. Le sue azioni erano contrarie, forse non riusciva a chiedere aiuto e il solo modo per farlo reagire era denunciarlo e allontanarlo da lei. Annalisa in ospedale raccontò tutto, scoprì che la fitta era stata dovuta alla brutalità dell’atto. Il dottore che la visitò era un uomo sulla cinquantina, il Dottor Bianchi. L’uomo, dolcemente, le trasmise una forza inaspettata, la stessa che forse quella sera le aveva salvato la vita e che rappresentava un motivo per reagire, per salvarsi e poter ancora salvare Diego da se stesso.
Si riprese, non lo vide per giorni, tra le mura di casa si sentiva sicura, aveva cambiato la toppa, barricato tutte le finestre e decise, per sicurezza, di conservare nascosto tra la biancheria intima un piccolo coltellino. Una sera quasi appisolata di fronte alla televisione, sentì a stento battere sulla porta; spaventata si avvicinò e lo vide al di la del vetro. Era malconcio, trasudava vergogna, rabbia e devastazione. Bussava pregandola di aprire, di aiutarlo ma Annalisa sforzandosi d’apparire impassibile non aprì. I colpi alla porta divennero più forti, lo vide cambiare, trasformarsi nell’uomo violento e pieno di rancore, come fosse un’altra persona e indietreggiò correndo a chiamare aiuto. I rumori cessarono e per un attimo la casa si avvolse in un silenzio assordante. Il cuore di Annalisa batteva forte, aveva paura ma allo stesso tempo si sentiva coraggiosa; ripensava alle parole rincuoranti e incoraggianti del medico e si avvicinò nuovamente alla porta. Diego era lì per terra, con le mani sulla fronte, appena la vide si avvicinò al vetro della porta, lei non si mosse e furono vicini, come se il vetro non ci fosse. Lui vi appoggiò la mano e Annalisa mise sopra la sua, era come sentire il suo calore e si guardarono negli occhi come non facevano da qualche tempo. Arrivò la polizia, lo arrestarono e il suo sguardo non smise di guardarla finché non fu costretto a salire in auto.
Passarono dei mesi, Annalisa cominciò di nuovo a vivere, riprese in mano le sue passioni, leggendo e pensando alla sua tesi. Rivide le care amiche ma decise di non raccontare nulla dell’oscurità vissuta, ammise a malincuore il fallimento del suo matrimonio. Diego le sembrò un brutto sogno, da cui finalmente si era svegliata, ma ben presto una parola le divenne familiare: Stalking! Era come se qualcuno la osservasse sempre, la seguisse, non si sentiva mai sola. A casa quando chiudeva la porta, osservava da dietro il vetro stranita. Un pomeriggio uscendo dall’università dove aveva ormai ultimato gli appunti per la tesi, sentì dietro di lei dei passi sempre più vicini; si voltò ma non vide nessuno. Continuò a camminare a passo svelto verso casa e di nuovo sentì gli stessi passi sempre più insistenti e vicini, questa volta girandosi lo rivide. Era Diego e capì che non era mai stata sola e libera come aveva finalmente creduto. Lui con insistenza provò a sfiorarla ma Annalisa lo respinse, sembrava diverso, più remissivo, forse perché si sentiva insicuro in mezzo alla gente. Le disse di voler solo parlare e di farlo entrare in casa ma Annalisa rifiutò voltandogli le spalle. Di colpo si sentì afferrare il braccio e solo un suo grido gli fece lasciare la presa. Annalisa si mise a correre come non aveva mai fatto in vita sua neanche per recuperare un ritardo a lezione. Lo sentiva dietro di lei. Appena in tempo chiuse alle sue spalle la porta di casa lasciandolo fuori dal suo mondo creduto sicuro. Di nuovo era imprigionata in casa e questa volta per proteggersi. Chiamò tante volte la polizia ma appena arrivava una volante, lui si dileguava; doveva affrontarlo da sola e sapeva che la sua forza poteva non bastare a fermarlo. Era un continuo tormento, sempre lì a chiamarla e bussare alla porta. Un incubo più oscuro e perseverante. Una sera Annalisa seduta a tavola a cenare sentì di essere osservata, aveva dimenticato di chiudere le persiane della finestra sopra la cucina e Diego ne aveva approfittato per respirare l’aria di casa. A trattenerlo c’erano solo delle sbarre ma poteva, a stento, allungare le braccia ed entrare nel suo mondo. Iniziò a toccare tutto ciò che riusciva ad arrivare. Quelle mani che un tempo accarezzavano il corpo di sua moglie adesso la facevano rabbrividire. Annalisa gli gridò di smetterla senza avvicinarsi troppo ma era inutile insistere; il dolore psicologico di veder invadere le sue cose, la sua casa dove finalmente si era sentita protetta era insopportabile.
Prese la prima cosa che si trovò a tiro e lo minacciò ma ebbe un sorriso come risposta, lui voleva avvicinarla e ci stava riuscendo. Annalisa adocchiò un coltello sopra la cucina, proprio vicino a lui e mentre tentava di prenderlo Diego, riuscì ad afferrarle il braccio con una presa così forte che la bloccò. La avvicinò a sé e finalmente la sentì vicina, con l’altro braccio le sfiorò i capelli e la strinse mentre le sbarre in mezzo lo ostacolavano. Le chiese di aprire la porta accanto minacciando di non mollare la presa e Annalisa fu costretta a cedere. Furono uno di fronte all’altra, questa volta nulla poteva fermarlo, Annalisa cercò di mantenere la calma più che poteva ma lo sguardo di Diego la pietrificava, iniziò per gioco a inseguirla dentro casa, fingendo di non riuscire a prenderla. Annalisa correva tra i mobili, sfinita sia fisicamente sia mentalmente; quell’uomo era diventato un sadico e godeva nel vedere in trappola sua moglie. Diego spense tutte le luci, il buio invase la casa. Il fiato di Annalisa era ansioso, aspettava di essere colta di sorpresa, lui le arrivò alle spalle, iniziando ad accarezzarla, Annalisa fece il suo gioco senza reagire. Si girò guardandolo negli occhi, sfidandolo con coraggio e lui la baciò appassionatamente poi, la strinse fortemente a se possedendola, strappandole i vestiti e tirandole i capelli fino a farle male. Annalisa non fece resistenza e piangendo per non essere riuscita a salvarlo, lo colpì affondandogli il coltello che da qualche tempo portava con sé, sul ventre.
Caddero entrambi a terra, lui morente e lei devastata dall’epilogo; si guardarono mentre gli occhi di Diego si riempirono di lacrime, le sussurrò di averla sempre amata, di non essere riuscito a resistere al suo lato oscuro, poi, prima di andarsene, le diede una carezza chiedendole perdono.
L’incubo era finito ma aveva segnato Annalisa profondamente, non sarebbe stata più la stessa.
Diego continuò a vivere dentro di lei con la sua parte buona, dolce e premurosa. È così che volle ricordarlo.
Annalisa si è salvata, grazie al suo coraggio e forse al destino che ha voluto renderla testimone, come tante, della violenza dell’uomo. Un uomo inizialmente buono e affabile che d’improvviso si trasforma in padrone geloso e possessivo. La donna non può e non deve subire le sue minacce, le sue frustrazioni, le sue mani usate per farle del male. La donna merita amore e rispetto e non deve sentirsi usata o colpevole: la colpa è dell’uomo, del suo lato malato che può solo produrre amore malato! Scappate e difendetevi finché siete in tempo. Le leggi promettono illusa protezione.
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