prima che inizi a leggere questo libro ho bisogno di darti delle informazioni. La storia che sta per iniziare si svolge al presente, i personaggi non sanno che tu fai parte della loro realtà e per questo motivo non faranno nulla per farti capire cosa sta succedendo, poiché non sapendo della tua presenza, sono ignari del fatto che tu voglia conoscere per qualche motivo le loro vicende.
I capitoli dispari, dall’ 1. fino al 19., sono i capitoli che raccontano di Lisa e quelli pari, dal 2. al 18., sono quelli che raccontano di Daniel.
I capitoli che terminano con lo zero (0., 10, 20., 30.) saranno invece delle piccole ancore per conoscere il passato della storia dei due personaggi principali di cui nel corso delle pagine potresti trovare delle notizie parziali.
Capitolo 0.
Capitoli dispari dall’1. al 19.
Capitoli pari dal 2. al 18. per poi passare al capitolo 20.
Capitolo 0.
capitoli pari dal 2. al 18. (eccetto il 10.)
capitoli dispari dall’ 1. al 19. per poi passare al capitolo 20.
Ricorda che qualsiasi delle due modalità sceglierai, dal capitolo 20. in poi non potrai più leggerli in modo alternato. La lettura per alternanza dei capitoli altro non è che una possibilità di poter decidere quale personaggio voler conoscere per primo. Il libro potrà essere letto anche in modalità progressiva, senza alternare i capitoli e leggendo le vicende così come si presentano in ordine crescente partendo dal capitolo 0.
Ci tengo a dirti che nessuna di queste opzioni è da considerarsi la migliore e per questo ti chiedo di seguire serenamente e liberamente la tua preferenza.
Buona lettura.
0.
“Lisa, che cosa fai qui?”
“Tu che cosa fai qui!”
“Io lavoro a Chancery Lane, non ti ricordi? Tu piuttosto…”
“Io ho bevuto una birra con un’amica nel nostro bar qui dietro ed ora prendo la metro per tornare a casa.”
“Mi sembri triste.”
“Lo sono.”
“Non avrei mai voluto farti del male. Ho fatto qualcosa che mai nessuno ti farà più nella tua vita, ma volevo solo che ce la facessi con le tue forze.”
“Perché mi hai abbandonato senza una parola? Perché non mi hai guardato negli occhi e mi hai detto quello che sentivi? Perché mi hai lasciato nel dolore?”
“Shshsh… è tutto finito ora, non parliamone più, forza, hai una vita da vivere… svegliati!”
Di nuovo lo stesso maledetto sogno slash incubo e non è nemmeno iniziata la settimana. Riuscirò a dimenticarmi di quell’essere immondo prima o poi? Forse mi ci vorrà una terapia, o forse no. Forse sì. Eravamo a Chancery Lane? Siamo sempre a Chancery Lane a quel punto del sogno. Si avvicina, si siede e mi chiede che ci faccio lì.
Sogni ricorrenti… click. Sognare di cadere nel vuoto, sognare di perdere il treno, sognare di guidare la macchina, sognare di morire, sognare tuo padre, tua madre, il tuo migliore amico, sognare il tuo ex… ecco! Forse non siete riusciti a superare una relazione significativa, blablabla, forse questa persona rappresenta per voi… qualcosa di importante. Be’, cosa dire? Se queste sono le risposte di Google non mi resta che la terapia. Se faccio in tempo potrei chiamare quel terapeuta che ho trovato su internet ma se non mi sbrigo perderò l’autobus, la metro, la coincidenza con l’altra metro e poi perderò tempo a prendere l’ascensore al lavoro, dieci minuti buttati nel nulla. Vorrà dire che prenderò il caffè per strada, ed anche il pranzo. Chiamerò più tardi, o magari domani.
1.
È una bellissima giornata oggi, non piove e non ho messo i guanti, mi sembra un ottimo inizio per essere a Londra. Eccola lì la capa, è già in ufficio, ma non doveva arrivare alle 10:00? Un’altra vita regalata alla compagnia, ma resta a casa invece di anticiparti il lavoro che quando ci sei tu è sempre un disastro. Tutti si sentono a disagio, ti sorridono e tu nemmeno ti rendi conto che ti vorrebbero solo sputare in un occhio per le immense cazzate che dici dall’inizio della giornata fino a che non chiudi la porta dietro di te e te ne vai per quindici ore nette nella tua beneamata abitazione che a quanto dicono sia un loft da donnamazzanelculo freddo quanto il tuo falso sorriso.
“Lisa, potresti prendere queste pratiche e portarle nel tuo ufficio?”
“Certo Ross, nessun problema. Comincio a lavorarci?”
“ No. Finisci con quelle di ieri sera e riparti con queste.”
Lo dico io che è una Donnamazzanelculo! Ma se quelle di ieri sono ottomilacinquecentoventiquattro, come faccio a ripartire con le pratiche di oggi? Cioè, esattamente, in quale punto del tempo e dello spazio dovrei riprenderle? A meno che non inizi a pagare segretamente qualcuno per farmi il lavoro, e a quel punto non avrebbe senso lavorare qui per avere uno stipendio, mi verrebbe più di quello che guadagno, eppure mi sembra l’unica possibilità plausibile a soli tre minuti dal mio ultimo caffè. La caffeina non è ancora in circolo, lo sento, ma perché le ho chiesto se avrei dovuto iniziare a lavorarci?
Il mio è un masochismo cronico che inizia con il lavoro e finisce nella vita sentimentale. Devo assolutamente chiamare il terapeuta, non mi resta altra scelta. Prostrarsi per lavorare di più alla donna che rovina tutti i giorni della tua vita equivale ad un campanello d’allarme che segnala chiaramente quanto il masochismo stia sconfinando oltre la soglia della pseudo normalità, ovvero oltre quel terreno che ti permette di avere una vita semi normale.
Ma quando mai sono stata normale, io? All’asilo non lo ero e forse nemmeno alle elementari. Al liceo ero figa, ma non ci voleva tanto in mezzo alle teste rasate e ai maglioni tre taglie più grandi indossate dalla concorrenza. Sarà meglio iniziare con i contratti di ieri di questi più masochisti di me che hanno acquistato delle sedie da ufficio da questa squilibrata che non si è mai seduta in tutta la sua vita e nemmeno per via della mazza. È che proprio non riesce a stare ferma, deve sempre dire e fare qualcosa, anche se stupido, non importa. E a chi importa? Non so nemmeno come ci sono finita qui! Arredamenti da ufficio, io che volevo fare qualcosa di artistico. Dipingere, danzare, scrivere. Forse nella prossima vita rinasco ballerina e pace!
Quando troverò pace? Forse sarebbe già una buona idea chiudere il conto corrente che abbiamo in comune io e l’essere immondo, potrebbe essere il passo all’indietro verso la soglia di pseudo normalità che mi garantirà un futuro migliore. Magari il conto corrente si autodistruggerà tra sei mesi ed io non avrò bisogno di perdere due ore per andare in banca, o forse dovrei farlo comunque perché non ha senso tenere i ricordi a portata di mano.
Lui non è più parte della mia vita, questo è quanto e nemmeno nella mia prossima vita da ballerina lo sarà. Anzi, nella mia prossima vita da ballerina sarà lui a voler stare con me ed io nemmeno lo guarderò. Anzi, lo guarderò e non mi piacerà. Dimentico che anche lui sarà qualcos’altro nella prossima vita, ma per come si è comportato in questa sarà di certo della famiglia degli insetti o degli invertebrati, quindi resterà comunque ammazzato da qualcuno da qualche parte nel mondo nel giro di poco tempo e così non ci incontreremo nemmeno.
Lo ammetto, ho del rancore da smaltire, ho della rabbia da canalizzare, ma ancor di più ammetto che non mi dispiacerebbe vederlo stecchito da una di quelle racchette dotate di scossa per zanzare e cimici. Chi mi sta chiamando adesso? Ah, è un messaggio…
Vediamoci fuori dal tuo ufficio appena finisci devo parlarti
Perché ho scopato con quest’uomo?! Ma non si può neanche più scopare con nessuno oggigiorno che ti richiamano e ti chiedono un secondo e se non stai attenta anche un terzo incontro! Nemmeno per le prove del matrimonio si organizzano così tanti appuntamenti. Dovrò parlare chiaro con John, dirgli che è un carissimo ragazzo, che le dimensioni sono perfette e che non c’è niente di sbagliato in lui, ma che purtroppo io sono ancora innamorata di Daniel e che l’altra notte c’è stato un errore di valutazione.
Forse non c’è stato nessun errore di valutazione ma comunque è stata una valutazione estemporanea di un momento estemporaneo di due persone che estemporaneamente hanno condiviso un momento meraviglioso che non ritornerà. E non ritornerà perché la vita è effimera John, e chi siamo noi per porre catene ai nostri corpi custodie dell’anima? Sarà meglio fermarsi alla parte in cui dico che sono ancora innamorata di Daniel, l’uomo dei Balcani che mi spezzò il cuore. L’uomo che si presentò con un mazzo di fiori all’aeroporto e si portò via perfino la mascherina antiluce per dormire, quando senza nemmeno avvisarmi, nel giro di una giornata, lasciò la casa che dividevamo da sei mesi.
John, ti prego, lo capisci che sono distrutta? Abbi un po’ di comprensione per chi vive un lutto senza il morto. È tremendo. Non lo puoi piangere. Non lo puoi salutare. Non riesci nemmeno a capire se sia mai esistito. Non resta più niente di lui, nemmeno il corpo, ma la parte orribile è che io mi sento così mentre lui se ne va in giro chissà dove e con chi nella pienezza e fierezza di se stesso. Chissà dove starà scopando in questo preciso istante.
A chi starà facendo le stesse cose che faceva a me? A chi starà legando le braccia al letto con le manette che abbiamo comprato durante la nostra relazione? Perché ha creduto di potersene appropriare? Solo perché le aveva comprate con la sua carta di credito? E questo basta e dire che una cosa ti appartiene?! Erano della coppia, andavano divise, forse distrutte o forse tirate a sorte, ma non rubate, perché è di furto che stiamo parlando. Eviterò la parte delle manette quando parlerò con John.
Che strano, ci sono milioni di cose che puoi dire ad un uomo quando vuoi farti scopare e nessuna plausibile quando vuoi rompere con lo stesso uomo. Improvvisamente non ci sono argomenti, tutto sembra assolutamente inutile e futile da dire, lui ti guarda come se gli avessero staccato la presa della corrente accennando frasi di circostanza in dotazione sul database del tipo: ‘Non-ti-devi-giustificare-che-cosa-hai pensato-per-me-siamo-solo-amici’.
L’esemplare plebeamente nomenclato il “rosicone”, invece, direbbe qualcosa a proposito del fatto che le donne sono tutte uguali perché sfruttano gli uomini e i loro soldi solo per divertirsi, perché decidono sempre loro quando si scopa e che tutto questo è ingiusto. Il rosicone lo odio. È il classico uomo che non vorrei mai incontrare sul mio cammino. A che ti serve metterti in competizione con le donne? Spiegamelo! Lo voglio sapere ora! Vuoi decidere tu quando si scopa? Decidi tu, ma poi non ti lamentare dei bidet che ti porti a casa! La vita non è mai equa mio caro rosicone, come credi che mi senta io senza le mie manette?
È stata un’ingiustizia bella e buona rubarmi le manette e usarle con qualche diciottenne vestita da drag queen incontrata in qualche club, ma credi che mi metta ad aizzare una questione per questo? Incassa rosicone, io farò lo stesso e forse per la prima volta nella vita saremo pari.
perché non facciamo che ne parliamo a cena… potremmo andare in quel ristorante thai che ti piace tanto a Soho
Non parliamo di cosa?? Quale thai? Ma perché continua a scrivermi? E chi gliel’ha detto che mi piace il thai? Io? A Soho? Ma se non ci vado da almeno tre mesi!
John non so di cosa tu stia parlando
Preferisco prendere solo un caffè, esco alle 17:00 a dopo
Risoluta. Decisa. Chiara. Ecco come dovrei essere sempre, come in questo messaggio.
mia cara tutto quello che vuoi
Confermo che non c’è frase che tenga con un uomo che ha deciso che vuole scoparti di nuovo. Ecco cosa vorrei aggiungere nel discorso al rosicone, noi decidiamo la prima volta e voi decidete le altre a venire.
2.
Stasera prenoto il biglietto per Amsterdam, mi ci vuole proprio un week end di relax. Parto, visito la città, dormo in quell’albergo che ho controllato stamattina, spendo poco e ho un appoggio perfetto in centro. Non è stata un’idea brillante l’acquisto dell’ IPad, praticamente non lo uso mai, specialmente se realizzo di passare tre quarti della mia giornata in ufficio. Stamattina quasi mi ammazzavo fuori dalla metro per arrivare in tempo. Comunque chi se ne frega, me lo rivendo su Amazon quando torno da Amsterdam.
A proposito di Amazon, nessuna offerta per il caricabatterie del Samsung? E nemmeno per i libri? Strano, credevo che almeno offrissero il minimo. Forse aveva ragione Lisa quando diceva che ci sono cose che non vale la pena di vendere, nemmeno per il tempo che perdi ad organizzare la vendita. Fammi vedere se ci sono altri voli interessanti per mete europee… ehm… magari controllo più tardi, potrebbe entrare il capo da un momento all’altro.
Devo spostare tutte le foto recenti sull’hard disk esterno, anzi non tutte, quelle di Lisa le cancello, non c’è motivo di tenerle e non mi devo dimenticare di chiamare l’ufficio delle tasse. Come hanno fatto a sbagliarmi il codice delle tasse proprio non riesco a capirlo. Vivo a Londra da sette anni, ho cambiato quasi un lavoro all’anno e non ho mai avuto problemi. Meglio chiarire subito, questa situazione mi innervosisce. Non voglio pagare più di quello che mi spetta e non voglio rimborsi futuri, chiamerò nella pausa pranzo così non ci penso più.
Non mi dispiacerebbe cambiare lavoro, ma qui posso imparare tantissime cose, non mi pagano quanto dovrebbero ma è pur sempre un’esperienza in una grande compagnia, me la rivenderò dopo essere stato qui un anno, altri sei mesi di sacrificio e adios!
“Pronto?”
“Daniel Petrovic?”
“Sì, chi è?”
“Ho trovato il suo portafogli vicino la stazione di Chancery Lane. Mi chiamo Helen.”
“Il mio portafogli? Dove? Ma io non ho perso il… aspetti un attimo in linea.”
Dov’è il mio portafogli? Cazzo è vero… in tasca non c’è! Nello zaino? Nemmeno qui!
“Sì, pronto? Ha ragione, non riesco più a trovarlo. Dove l’ha trovato? Possiamo vederci?”
“A Chancery Lane. Sì, possiamo vederci ma sono al lavoro. L’ho raccolto al volo mentre camminavo stamattina, ce l’ho con me ma non finirò prima delle 18:00. Volevo solo rassicurarla che non è andato perduto, ma scopro con un po’ di sorpresa che non se ne era nemmeno accorto.”
“Be’, sì, in effetti è strano, ma stamattina andavo di fretta, pensi che stavo finendo sotto un taxi per arrivare al lavoro, non ho avuto il tempo di accorgermene. Mi dica allora quando possiamo incontrarci, forse potrei venire dove lavora e non darle più fastidio di quello che le ho già dato.”
“Nei pressi di Old Street. C’è uno Starbucks proprio vicino la stazione, se riesce ad essere lì per le 18:10 sarebbe perfetto. Non posso aspettarla se fa tardi, andrò di fretta.”
“Io, tardi? Sarò lì prima di lei, come ha detto che si chiama?”
“Helen. Mi raccomando sia puntuale.”
“Come ho già detto sarò lì prima di lei, la chiamo appena arrivo lì. A più tardi.”
“A più tardi.”
Uh che fortuna! Poteva andarmi molto male. Tutte le carte da bloccare, i contanti, i documenti, ma come ho fatto a non accorgermene? Sto perdendo colpi e ho appena 30 anni, questa è davvero da raccontare! Stamattina potevo finire sotto un taxi e mi è andata bene, potevo perdere il portafogli e mi è andata bene, se non c’è due senza tre dovrebbe succedere ancora qualcosa, che sia il mio biglietto per Amsterdam? Meglio farlo stasera come organizzato stamattina e meglio chiamare l’ufficio delle tasse al più presto, sarà di certo questo il terzo intoppo della giornata.
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