La vicenda si sviluppa fra la Scozia e l’Italia. Flora, giornalista televisiva con il naufragio di un matrimonio alle spalle, accompagnata dal suo nuovo compagno, Andrea, si ritrova all’improvviso sulla nave di un capo clan, Allan MacDonald, il cui destino sembra essere quello di vendicare in eterno il massacro compiuto da un clan rivale, quello dei MacLeod, ai danni della sua gente.
Rientrata a Milano, Flora viene presto raggiunta da Lord Allan, intenzionato a fare chiarezza sul perché del loro incontro. Ma qual è il ruolo di Flora? Perché lei possiede il dono di “ vedere”, che la accomuna a poche altre persone sparse fra la Scozia e il resto del mondo? Ha forse a che fare con le vicende di alcuni suoi familiari, occorse durante la Seconda guerra mondiale? Dalla Milano della movida e dei parchi infestati dagli spacciatori alle scogliere della Scozia, “Il faro di Skye” conduce il lettore alla scoperta di una vicenda appassionante, raccontata con i toni del realismo fantastico e con sottile umorismo. I piani temporali si intersecano, le rivalità del passato si riflettono negli amori del presente. I temi sottesi sono quelli del valore della memoria, del passato che non passa, del faticoso superamento dei conflitti e degli odi secolari.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro per restituire il mistero e la passione che si generano, ogni volta, quando si intraprende un nuovo viaggio, che non è solo uno spostamento nello spazio, un’esplorazione geografica, ma anche un fare esperienza di culture e vicende storiche “altre”. Ho cercato di dar vita ad un moderno romanzo d’avventura, assumendo come numi tutelari autori molto diversi tra loro, da R.L. Stevenson a Tabucchi ed Eco. Questo libro è un atto d’amore al ragazzo che sono stato.
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