Il giocatore randagio nasce in un paese del Sud ed ha un sogno: diventare un calciatore famoso, rispettato dalla sua gente. Sulla sua strada troverà un cane lupo malato e la Legge della più potente società calcistica nazionale per la quale i giocatori “devono soltanto giocare, non pensare”. Chi non si adegua ai voleri della società viene trasferito nell’Albergo provvidenza dove gli spiriti ribelli avranno quel che si meritano. Nel frattempo sul palcoscenico del romanzo si alterneranno altre figure randagie: il portiere Ivan Selbin che si scontrerà con l’Uomo Diabolico del Paese del Male, l’allenatore serbo Bruno Paletic con il suo rivoluzionario schema di gioco (un solo difensore e nove attaccanti), l’allenatore italiano Tommaso Bernardi che insegna ai suoi giocatori la fratellanza e la solidarietà, unico mezzo per poter vincere con merito a pallone…
Una favola nera sempre dalla parte dei visionari, dei ribelli. Perché come scriveva uno dei massimi cantori di questo sport, Eduardo Galeano: “Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto…”
Perché ho scritto questo libro?
Volevo scrivere una serie di racconti sul mondo del calcio, sulle tante figure che lo animano (non sono il primo a dire che il calcio è una potentissima metafora della vita). Ho cominciato quindi a scriverlo come un qualsiasi racconto (su una sorta di Giobbe del calcio, che ogni anno cambia squadra di appartenenza), ma poi il personaggio era troppo randagio e non ne voleva proprio sapere di tornare a casa. Così l’ho assecondato e alla fine il racconto ha cambiato pelle ed è diventato un romanzo.
giovanniparrella (proprietario verificato)
Ho approfittato degli “assaggi” in bozza del romanzo. Sono certo che sarà un libro ricco di suggestioni che spero di poter leggere il prima possibile. In bocca al lupo al “giocatore randagio!”.