Un brutto incidente mette in pausa la vita di Ismaele. Al risveglio dal coma si ritrova in una bianca stanza d’ospedale. É vivo e sta bene, deve solo aspettare che gli venga tolto il gesso alle gambe. Lo Iacono e l’infermiera Morelli sono le prime persone che incontra, i quali si limitano a dirgli di rilassarsi e riposare. Ismaele, però, è turbato, poiché non ricorda niente se non il suo nome. Nessuno ha trovato un suo documento o denunciato la scomparsa. In ospedale nessuno viene a fargli visita. Ismaele sembra essere un fantasma venuto dal nulla. Medici e infermieri si dimostrano sempre più schivi e vaghi, limitandosi a somministragli una medicina chiamata Prazoc. Qualcosa non va e Ismaele se ne accorge quando sente parlare Lo Iacono e Morelli lungo i corridoi nelle buie notti. Tutto sembra essere sospeso nel nulla, nemmeno l’aiuto della psicologa Wong Li, unica donna di cui si fida, riesce a ripristinare i ricordi perduti. La ricerca diventa ossessione, poi abisso.
Perché ho scritto questo libro?
Quando ho concepito questa storia volevo giocare provando a immaginare l’istinto dell’essere umano. Non è stata una storia per sfogare un determinato sentimento, avevo una gran voglia di addentrarmi in una caverna sempre più buia. Volevo ricreare una situazione claustrofobica per la mente, scalare le vette dell’immaginazione per ricercare una curiosità asfissiante.
Insomma, credo questo libro sia un grande gioco.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.