Garmor guida l’esercito di Miro in battaglia, perciò ha sulle sue spalle la vita di tutti i soldati e dei cittadini della Miria, ma non può prendere alcuna decisione senza il consenso del Generale e del Re. Ha una famiglia che lo ama e lo rasserena, ma non ha il tempo di godersela. È una persona onesta e leale al servizio di un sistema avido e furbo. Verrà allontanato dalla città con la scusa di battaglie distanti, ma questo gli permetterà di conoscere dei suoi simili, persone isolate dalle loro società solo perché considerate “diverse”.
Ognuno di noi vive una vita fatta di mille battaglie, più o meno grandi, dalle quali usciamo vincitori o perdenti, ma sempre avendo imparato qualcosa in più. Sta a noi capire ogni volta, per la battaglia successiva, se sia più importante “combattere” onestamente o ricorrere a sotterfugi pur di vincere.
Perché ho scritto questo libro?
Ho iniziato a scrivere perché avevo troppe cose da dire e non trovavo nessuno nella posizione di capirle. L’unica persona che avrebbe potuto farlo era l’unica che era sulla mia stessa barca: mio fratello. Volevo cercare di spiegare la vita dell’imprenditore agli altri.
La mia esperienza è terminata con un fallimento, perciò ho trovato uno sfogo nella scrittura. Inizialmente erano spezzoni che mascheravano fatti realmente accaduti, solo in seguito li ho legati l’uno all’altro formando una storia.
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