Siamo in macchina, sulla strada di casa, quando il mio cellulare inizia a vibrare.
Rispondo. «Ciao, mamma.»
«Ciao tesoro. Quando avete intenzione di rientrare?»
«Non manca molto, trenta minuti e siamo lì!» Un rumore in sottofondo mi fa rizzare le orecchie. Mi sembrano delle risatine compiaciute e altri mormorii. Resto in ascolto e metto il vivavoce in modo che tutte possano ascoltare.
«Pronto Evy, ci sei?» La voce di mamma è tesa, come se stesse cercando di mantenere la calma.
«Va bene.» Il suo tono è ansioso.
«No. Per niente!» La risposta è secca e decisa.
«Sì. Sì, senz’altro!»
Sento Tory e Mariel sussultare, scambiandosi sguardi allarmati.
«Sì. Proprio così!» La voce di mamma si fa sempre più tesa.
«Mi preoccupo proprio per questo!» dice spazientita.
Chiude la chiamata.
Mi giro verso le ragazze e dalla mia espressione capiscono la situazione.
«Merda!» Tory si porta la mano alla fronte agitata.
«Non ci faranno mettere piede nemmeno in casa,» dico pensierosa, cercando di immaginare cosa ci aspetti.
«Che cosa hanno intenzione di fare?» Mariel è in panico, e posso vedere il terrore nei suoi occhi.
«Non lo so, ma dobbiamo affrontarli. Cerchiamo di prenderli in contropiede. Mariel, Simon ha ancora i fucili da paintball?»
«Sì, ne ha diversi tipi e dimensioni. Perché?»
«Perché andiamo a caccia.» Sogghigno con malvagità.
Con le ragazze ci guardiamo negli occhi, consapevoli che la nostra vendetta non sarà priva di rischi. Arriviamo a casa di Mariel e corriamo nel garage, dove si trovano i fucili da paintball. Mariel apre l’armadietto e ci mostra l’arsenale: pistole, fucili e palline colorate di vernice.
«Dobbiamo organizzarci bene,» dico. «Non possiamo permetterci errori.»
«Abbiamo bisogno di un piano,» dice Lory, afferrando un fucile e controllandone il funzionamento.
«Okay, ascoltate,» le richiamo e loro mi accerchiano. «Il piano è… che dobbiamo colpirli di sorpresa!» concludo.
Lory incrocia le braccia, lo sguardo scettico. «Un piano geniale. E non ci hai messo molto a studiarlo.»
«Non abbiamo tempo, okay?!»
«E se ci vedono?» chiede Tory, preoccupata.
«In quel caso, svuotiamo il nostro arsenale su di loro per coprirci la ritirata,» rispondo. «Dobbiamo essere veloci e precise.»
Parcheggiamo ai confini del ranch. Prendiamo le armi e ci incamminiamo nascondendoci tra gli alberi, cercando di fare il minimo rumore. Ci avviciniamo il più possibile. In casa è tutto spento e non c’è ombra di nessuno in giro. L’unica luce che si vede viene dalla scuderia, ma è troppo lontana dalla casa perché siano lì.
«Non lasciatemi indietro, ho paura!» Mariel sussurra, stringendo la mia mano.
«Ssh. Mariel, non dobbiamo farci sentire!» Le do la mano per rassicurarla.
«Hanno nascosto le loro auto. Pensano che siamo così stupide da cascarci?» dice Lory elettrizzata, con un sorrisetto.
«Okay, Tory e Mariel, andate verso il lato est. Io e Lory copriremo il lato ovest. Qualsiasi cosa si muova, sparate e scappate in casa. Lì sarete al sicuro, mamma non li farebbe entrare per nessun motivo.»
«Qual è l’est?» chiede Tory, confusa.
«È quello!» indico una direzione.
«Ma che cazzo dici, quello è il sud. Siamo già nel punto est.» Lory mi corregge, alzando gli occhi al cielo.
«Che diavolo ne so, era giusto per essere più professionali. Okay, voi andate di là, e noi di qua!»
«Non è per niente come il piano che abbiamo stabilito!» ribatte Lory, con un tono di rimprovero.
«Non sono sicura di farcela,» dice Mariel, la sua voce tremante.
«Se non ti senti pronta, resta nascosta. Noi faremo da esca e voi potete entrare in casa senza problemi.»
«State attente ragazze,» ci avverte Mariel.
Cerchiamo di fare le serie ma è impossibile nella situazione in cui ci troviamo. Noi, che diamo la caccia agli uomini?!
Ci battiamo un silenzioso cinque e ci dividiamo. Io e Lory ci appostiamo tra gli alberi, cercando di cogliere qualsiasi rumore o movimento sospetto. Rimaniamo immobili per qualche minuto, ma sembra che la situazione sia tranquilla. Se non conoscessi bene i miei fratelli, potrei anche credere che siano andati via.
All’improvviso, un fruscio tra i cespugli ci fa irrigidire. «Hai sentito anche tu?» sussurra Lory, occhi spalancati.
«Sì, resta calma,» rispondo.
Di nuovo un silenzio raggelante.
«Mi è venuta un idea,» bisbiglio.
Prendo il cellulare e faccio il numero di Alex, sperando sia acceso.
Sento la suoneria, la musica non è molto lontana da dove siamo noi.
«Maledizione!» sentiamo
«Che idiota!» esulta Lory.
Individuiamo la sua posizione, è a quaranta metri da noi, alla nostra sinistra in direzione della casa di Robert. Per un breve momento lo vediamo sbucare da un albero. Cogliamo l’occasione per avvicinarci di più.
«Lascialo a me.» dice Lory.
Acconsento e, mentre lei si avvicina, io resto indietro per coprirle le spalle. Sento l’arma di Lory sparare e le urla di Alex che viene colpito.
«Maledizione, ma che diavolo…!» urla.
La risata soddisfatta di Lory risuona tra gli alberi. I miei occhi catturano un movimento non molto lontano da dove è sbucato Alex. Un’ombra si muove furtivamente tra gli alberi, e il mio cuore inizia a battere più forte.
«Lory, togliti da lì.» urlo.
Miro all’altezza delle gambe, ma prima che possa sparare, la figura maschile scompare. Mi fiondo all’inseguimento.
«Non fartelo scappare!» mi incita Lory, mentre continua a sparare verso Alex ridendo con malvagità.
Nel buio del bosco è difficile evitare i rami che mi frustano le gambe. So già che non uscirò indenne da questa caccia alla cieca. Ma la mia pelle è l’ultimo dei miei pensieri. Sono sicura che fosse Cam l’ombra che ho visto, e di sicuro non posso farmi scappare questa opportunità.
Certo, non so che possibilità avrò contro un uomo che, in teoria, è stato addestrato ad abbattere il suo nemico, ma io non sono il nemico, giusto?
Oltrepassiamo la casa di Robert, addentrandoci ancora di più tra gli alberi. L’ombra svanisce dietro un tronco. Mi blocco, sfinita e con il fiato corto. Mi guardo attorno pronta a scattare in caso di una sua mossa, ma niente. Tutto tace. Sparo un colpo verso l’albero dove è sparito. Ancora niente. Nessun rumore. Nessun movimento. Mi guardo alle spalle, non sento più nemmeno Lory e Alex che litigano.
Sono venuta qui fin da bambina e conosco molto bene questo posto, ma il giorno è una cosa e la notte un’altra.
Cerco di orientarmi. «Che punto è?» Mi chiedo, guardandomi attorno. È troppo buio, la luce della luna non riesce a passare attraverso i fitti rami. Sono sicura di aver visto qualcuno scappare o era frutto della mia immaginazione? E se non fosse Cam, Simon o Mike?
Il silenzio del bosco è quasi assordante, interrotto solo dal battito frenetico del mio cuore. La mia mente corre a mille all’ora, analizzando ogni possibile scenario. Un leggero fruscio mi fa voltare di scatto. Mi preparo a sparare, ma vedo solo l’ombra di un ramo che si muove al vento.
Sento il mio respiro accelerare. «Devo mantenere la calma.» Decido di avvicinarmi lentamente all’albero dove ho visto l’ombra sparire. Ogni passo è un’impresa, cercando di non fare rumore e di rimanere vigile.
Quando finalmente raggiungo l’albero, mi appoggio al tronco, cercando di ascoltare qualsiasi segnale. Il buio sembra avvolgermi, e la paura inizia a insinuarsi. Ma non posso arrendermi ora.
Il panico inizia a impadronirsi di me. Non mi è mai piaciuto il buio, anzi, lo odio proprio, soprattutto se sono da sola. La mia mente inizia a farmi vedere brutti film.
“Mi sto cagando sotto.”
Il mio cuore accelera come il mio respiro.
«Ehi!» urlo.
Devo calmarmi, non devo farmi prendere dal panico. Sento qualcosa sfiorarmi il polpaccio e soffoco un grido. Un serpente? Con non so quale coraggio allungo la mano e sento un ramo. Tiro un sospiro di sollievo.
Sento un leggero rumore non molto lontano da me.
«Cam?» resto in ascolto, ma nessuna risposta. Un altro tenue rumore, molto più vicino di prima. «Fanculo!» inizio a correre nella direzione da cui sono venuta.
“Sempre se è la direzione giusta.”
Un rumore di passi alle mie spalle mi fa rizzare la pelle e una risata profonda mi blocca. Mi volto, ma non c’è nessuno.
«Okay, Cam. Non è divertente. Vieni fuori o…» delle braccia forti mi circondano da dietro, la sua mano mi tappa la bocca soffocando il mio grido.
«Presa!» sussurra nel mio orecchio.
Mi rilasso contro il suo corpo sentendomi al sicuro.
«Cam!» dico, appena la sua mano mi libera la bocca. Noto che anche il suo respiro è affannato come il mio, e il suo fiato caldo nel mio orecchio mi provoca un brivido nello stomaco.
«Sì. E ora sei mia!» mormora.
Il mio cuore fa un tuffo in avanti.
«Questa… la prendo io.» La sua mano scivola nella mia e prende l’arma che stringo forte a me. «Ora ti lascerò andare e tu farai la brava e non scapperai. Okay?»
Annuisco e con cautela mi lascia. Mi volto lentamente arretrando di qualche passo. È pericoloso stargli così vicino. I miei occhi, ormai abituati al buio, intravedono il suo magnifico sorriso nella penombra.
«Mi segui con le buone o con le cattive?»
«Non mi piacciono le cose semplici.» lo sfido, con un sorriso malizioso.
Ride, un suono profondo e vibrante che risuona nel silenzio del bosco. «Allora preparati, perché non sarà facile.» dice, avanzando verso di me. «Non hai molte possibilità, non mi scapperai.»
«Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco!» grido, dribblandolo e riprendendo la mia corsa nel buio, evitando rami e facendomi strada tra un albero e l’altro. Sento l’adrenalina scorrermi nelle vene e non so se ridere o gridare per il fatto che Cam è alle mie spalle. Mi giro per vedere la sua posizione. Il mio piede prende una pietra, storcendomi la caviglia e facendomi cadere. Grido più per la sconfitta che per il dolore.
«Evy!» grida lui preoccupato. In pochi secondi mi ha raggiunto. «Che ti sei fatta?!»
«Niente, una piccola storta. Maledizione!»
«Fammi dare un’occhiata.»
Con mani esperte prende la mia caviglia e la piega in diverse angolazioni, chiedendomi se sento dolore. Mi limito a scuotere la testa, se parlassi proprio adesso capirebbe che sono troppo nervosa.
«Sembra tutto a posto. Riesci a camminare?»
Quella vocina bastarda dentro di me dice che dovrei approfittare della situazione che mi è stata servita su un piatto d’argento. “Cosa c’è di male nel fare una piccola sceneggiata? Quando mai potrebbe ricapitarmi?!”
«Non so, potrei provare,» dico timidamente.
Mi prende entrambe le mani e mi tira su, portandomi al suo fianco.
Provo a fare un passo, ma il dolore mi costringe a zoppicare.
Lui mi osserva attentamente. «Meglio non rischiare di peggiorare la situazione. Ti porto io.»
Prima che possa protestare, mi solleva facilmente, portandomi tra le sue braccia. Il suo calore e la sua forza mi danno un senso di sicurezza. Mi avvolgo intorno a lui, sentendo il battito del suo cuore contro il mio.
Mentre ci incamminiamo verso la villa, il silenzio del bosco è rotto solo dai nostri respiri e dal fruscio delle foglie sotto i suoi passi. La luna sopra di noi getta una luce argentea, creando un’atmosfera quasi magica. Le ombre degli alberi danzano intorno a noi, rendendo il momento ancora più intimo e speciale.
Ogni passo che Cam fa mi sembra di fluttuare, il suo profumo avvolgente riempie i miei sensi, e per un momento mi sento parte di una fiaba. Resisto alla tentazione di lasciarmi andare completamente, ma non posso fare a meno di appoggiare la testa contro il suo petto, ascoltando il ritmo regolare del suo cuore.
«Tutto bene?» chiede.
«Sì, sì, sto bene.» rispondo crogiolandomi nel suo profumo.
«Non so, sei troppo silenziosa. A cosa pensi?»
«Al collo… Cioè volevo dire al colpo che avresti preso se non fossi stato così veloce a scappare.» mi sento avvampare dall’imbarazzo.
Fa una profonda risata. «Non dirmi che pensavi di avere anche una sola possibilità contro di me?!»
Ripenso alla lotta con Steve e a come era agile e scattante.
«Come hai fatto a trovarmi? Io non riuscivo a vedere niente.»
«Se tu non vedevi me, io non vedevo te. Mi hai detto tu dove ti trovavi, facendo rumore.»
«Mi sono fatta prendere dal panico e sono scappata.»
«Ed è quello che ti ha fregata.» ride.
«Sei bravo in quello che fai.»
Cam prende un gran respiro prima di parlare. «Se non lo fossi, adesso non sarei qui con te,» la luce della luna è riuscita a farsi strada tra i rami, illuminando i nostri volti e riuscendo a scorgere i suoi occhi profondi su di me.
L’emozione mi stringe la gola, impedendomi di parlare.
Quante volte mi sono ritrovata a pensare al pericolo che correva. Quante volte mi trattenevo nel chiedere a Robert di lui quando non ci dava sue notizie. Ho sempre cercato di ignorare la cosa, di far finta che lui non esistesse, ma ogni volta che sentivo parlare di guerre, di attentati e di esplosioni alla TV, il primo pensiero era per lui.
«È strano…» dice Cam dopo un po’, riportandomi alla realtà.
«Cosa è strano?»
«Qualche tempo fa eravamo nella stessa situazione.»
Alzo lo sguardo per cercare il suo. «Non capisco.»
Rimane in silenzio per qualche istante. «Diciamo all’incirca… diciannove anni fa.»
Storco il naso. «Sono molti anni. Io ne avevo… nove?» Continuo a non capire di cosa stia parlando.
«Quell’estate ero venuto con mia madre in vacanza, l’ultima estate prima che lei… ecco…» si interrompe per un attimo. «… stavo uscendo per andare in piscina, quando ho sentito le tue grida provenire da dietro casa di mio nonno. Ricordo che ero terrorizzato al solo pensiero che ti fossi fatta male. Quando ti trovai, mi stupii, perché sì, ti eri fatta male, ma gridavi per la rabbia, perché eri caduta dall’albero e non eri riuscita a rimettere nel nido un uccellino che era caduto a terra,» scuote la testa al ricordo «Riuscii a prenderti in braccio solo dopo che mi arrampicai sull’albero per rimettere quel cosino nel suo nido. Che testa dura!»
«Per fortuna non mi trovò uno dei miei fratelli, che invece di arrampicarsi avrebbe tirato quel povero uccellino cercando di fare canestro nel nido.»
Ridiamo al pensiero.
«Sai cosa hai fatto poi?» sorride. «Mi hai guardato con i tuoi occhioni grandi e hai detto…» si ferma.
«Cosa?» lo incito a proseguire.
Scuote la testa, «Niente, non ricordo bene. Sicuramente mi avrai minacciato.» ride.
«Mi descrivi come una terrorista.»
«Lo eri e non ti stavo molto a genio.»
«Questo non è vero!» dico sincera. L’ho sempre visto come il mio principe, pronto a salvarmi in ogni situazione.
«È vero eccome! Non ho dimenticato tutti gli scherzi e le trappole che mi facevi solo per tenermi lontano dai tuoi fratelli.»
Sì, in effetti ero molto gelosa. Ma ero anche ingenua e innocente.
«Ti facevo gli scherzi solo perché tu li facevi a me!»
«Prima di andare a letto perlustravo sempre la mia camera per paura di trovare serpenti, rane o ogni genere di essere vivente.»
«Solo una volta ti ho messo il rospo dentro le scarpe,» rido al ricordo. «Colpa tua che le avevi lasciate davanti alla porta di casa.»
«Eri tremenda!» non so se involontariamente, ma mi stringe un po’ di più a sé. «Poi sei cresciuta, e… le cose sono cambiate!»
Le grida dei ragazzi mi riportano alla realtà, aiutandomi a uscire da una situazione imbarazzante. Mi giro verso la voce indistinguibile di Lory; non siamo molto lontani da loro.
«Siamo arrivati.» Sospiro.
Usciti dal bosco, lo spettacolo che vediamo non ha prezzo.
Il vialetto d’entrata è una macchia unica di rosso. Mamma grida come una furia dalla veranda di casa, minacciando i miei fratelli che entro domani mattina dovrà essere tutto pulito come prima. Le grida delle mie cognate si mischiano a quelle di mia madre. Tory è furiosa con Mike, che le ha appena rovesciato un secchio di salsa sulla testa. Lo insegue, tirandogli dietro ogni cosa le capita a tiro.
«Mi hai rovinato le scarpe nuove. Non la passerai liscia!» Mike schiva in tempo un piccolo vaso di fiori.
«Basta! Non vi perdonerò mai!» Le proteste di mia madre vanno a vuoto.
La mia attenzione si sposta su Lory, sporca di salsa dalla testa ai piedi. A distanza di sicurezza, Alex se la sghignazza con ancora il secchio in mano. Provo un po’ di pietà per lui, pensando a quello che gli farà Lory non appena gli metterà le mani addosso.
«Simon, non ci provare!» Mariel cerca di convincere il marito a non rovesciarle addosso il secchio che tiene in mano, ma Simon avanza ignorando le minacce della moglie. «Giuro che se lo fai, dormirai nel garage per il resto della tua vita.»
«Non è male come idea. Uno spazio tutto per me!» si avvicina di più a lei.
«Allora di’ addio alla collezione di figurine di baseball.»
«Era l’eredità per i nostri futuri nipoti. Peggio per loro.»
«Ti prego, Simon. Non puoi farlo.»
«Ah, no? Tu hai sporcato la mia auto. Dal video, ho visto la tua faccia indiavolata mentre lo facevi.»
«Ti amo, tesoro.»
«Anche io! Come amo la mia auto.»
«Mi paragoni a quella maledetta auto? Dovevo bruciarla!»
«Risposta sbagliata.» alza il secchio.
«Aspetta, amore… io… io… Sono incinta!» urla senza fiato.
Le urla cessano all’improvviso.
«Cosa hai detto?» chiede Simon lasciando cadere il secchio ai suoi piedi.
«Hai capito bene. Sono incinta!» Mariel si copre il viso con le mani e scoppia a piangere. «Mi dispiace.»
«Ti dispiace per cosa?» Simon in pochi passi la raggiunge e l’abbraccia.
Da qui non riesco più a sentire la risposta di mia cognata, ma noto Alex alle loro spalle che prende il secchio lasciato da Simon. Prima che possa avvisarli, Alex rovescia il contenuto di salsa sulle loro teste. Entrambi urlano contro di lui, con sguardi furiosi.
Il mio campanello d’allarme suona. Mi volto, giusto in tempo per vedere Mike pronto a rovesciare su me e Cam un altro secchio di salsa di pomodoro. Provo a svincolarmi, ma Cam mi stringe più forte a sé, impedendomi di scappare dalla sua presa.
«Scusa piccola, ma la vendetta non guarda in faccia nessuno,» ridacchia, con un sorriso malizioso.
Trattengo il fiato mentre una doccia di viscida salsa ci sommerge. La sensazione fredda e appiccicosa della salsa mi fa rabbrividire. Mi aggrappo al suo collo, mentre scoppia a ridere, e non so se piangere o ridere anche io. Alla fine, mi arrendo alla risata, lasciandomi andare al momento.
«Ma così ti sei sporcato anche tu!» esclamo tra le risate, cercando di liberare il viso dalla salsa.
Cam fa spallucce e mi posa delicatamente a terra al suo fianco. Sono fradicia dalla testa ai piedi, le mie scarpe nuove sono ormai da buttare, ma non me ne importa assolutamente niente. La risata contagiosa di Cam mi fa dimenticare tutto.
Mentre mi guardo intorno, noto il caos che regna nel vialetto. Lory, sporca di salsa dalla testa ai piedi, si dirige minacciosamente verso Alex, che ride ancora tenendo il secchio vuoto. Provo un po’ di pietà per lui, immaginando cosa gli farà Lory una volta che lo raggiungerà.
La mia attenzione torna su Mike, che cerca di scappare. Decido di non lasciargliela passare. Allungo la gamba e gli faccio lo sgambetto, facendolo cadere rovinosamente nella pozza di salsa ai nostri piedi. Alzo la testa e vedo Lory fare lo stesso con Alex, solo con più forza. Forse Alex si è dimenticato che Lory è una delle più brave del corso di autodifesa di Steve.
«Ora basta giocare!» La voce di papà, che fino a ora stava a guardare in silenzio, ci mette tutti a tacere.
Guardiamo il disastro attorno a noi. Salsa di pomodoro OVUNQUE. Sul vialetto, sui fiori, sui muri della casa. Mamma non ci perdonerà molto presto per questo casino. Iniziamo a raccogliere i secchi sparpagliati in giro e andiamo a congratularci con Mariel e Simon per la bella notizia.
«Dove pensate di andare?!» grida mamma, non appena metto piede sul primo gradino. «Non vi azzardate a mettere un solo dito in casa mia!» Poi si rivolge a Mariel e Simon con dolcezza. «Cari, vi faremo i nostri auguri appena sarete ripuliti.»
«E cosa dobbiamo fare?! Non pretenderai che ci spogliamo qui fuori, spero!» chiede Mike, guardando preoccupato le sue scarpe fradice di salsa.
«Non sono affari miei quello che farete, l’importante è che stiate lontani da qua. Andate a farvi un bagno nel lago. L’unica cosa che vi permetto è di andare nella dependance.» risponde mamma con fermezza, incrociando le braccia.
Ci guardiamo tutti con aria di sfida, consapevoli che sta per iniziare un’altra gara.
«L’ultimo che arriva, pulirà tutto!» grida Alex, già in corsa verso il sentiero che porta al lago.
Lory parte subito dopo di lui. Inizia la corsa per la vittoria, tra spintoni e gomitate per non perdere la propria postazione. Supero Simon e Mariel che procedono lentamente poi tocca a Mike che si gira ad aiutare Tory, la quale si libera delle sue nuove scarpe con dei calci. Cam è poco più avanti di me.
«Ti sono dietro, lumacone!» grido euforica.
«Questo lo vedremo!» risponde lui, con un sorriso sfidante.
Lo guardo sfinita dallo sforzo, mentre lui sembra che stia facendo un po’ di jogging. Il terreno sotto i nostri piedi è irregolare, con radici e sassi che ci costringono a fare attenzione. Cerco di spingere al massimo appena entriamo nell’ultima curva. Il lago si apre davanti a noi, la superficie dell’acqua che riflette la luce argentata della luna. I polmoni mi stanno scoppiando e le gambe mi stanno cedendo, ma non mollo. Mi affianco a Cam che, sono certa, abbia rallentato il passo per godersi il mio ridicolo tentativo di batterlo.
Percorriamo gli ultimi metri della banchina. Senza esitazione, ci tuffiamo. Urlo per il contatto freddo, ma almeno l’acqua fresca lava via la salsa. Quando emergo dall’acqua, cerco Cam, Lory e Alex, ma non vedo nessuno. Qualcosa mi afferra la caviglia e mi tira sott’acqua, facendomi bere dallo spavento. Poi, le braccia forti di Cam mi attirano a lui, aiutandomi a riprendermi.
«Cavolo, avevo dimenticato che sei una pessima nuotatrice.»
Tossisco, incapace di parlare, e gli do uno schiaffo sulla spalla muscolosa.
«E se non ricordo male, ti spaventa entrare in acqua al buio, per paura di quello che non vedi.»
“O cavolo! L’avevo dimenticato pure io.” Presa dal panico, mi arrampico sulla sua schiena, cercando di stare attenta a non toccare il fondo o qualcosa di viscido. Giuro che non voglio approfittare della situazione, sono proprio terrorizzata.
Cam ride di gusto. «Ci avrei scommesso.»
«Smettila!» lo ammonisco. «Qui sotto potrebbero esserci creature spaventose pronte a succhiarci il sangue o, peggio, un alligatore!» Gli stringo le braccia al collo al solo pensiero.
«Se non la smetti di strangolarmi, finiremo entrambi sul fondo.»
«Ti prego, fammi uscire.»
Fa una risatina bassa. «Agli ordini!»
Mi guardo attorno. «Ma dove sono Lory e Alex? Erano davanti a noi.»
«Forse li abbiamo lasciati indietro, oppure, qualcosa di grande e grosso li ha portati nella sua tana per fare uno spuntino.»
Il solo pensiero mi fa rabbrividire. «Smettila di scherzare!»
Ancora divertito, Cam mi prende per i fianchi e mi solleva dall’acqua per farmi sedere sulla banchina. Mi sento meglio, anche se stare attaccata a lui non era niente male.
Lascio i piedi nell’acqua solo perché c’è lui sotto di me. Le voci dei ritardatari arrivano alle mie spalle. Tory e Mariel corrono come delle forsennate, dietro loro Simon e Mike si contendono il penultimo posto.
«Forza ragazze!» le incito.
Tory e Mariel si tuffano a bomba, facendo esultare me e Cam. Poi tocca a Mike e infine al perdente Simon.
«Perdente. Perdente.» lo sfottiamo in coro.
«Un attimo, dove sono Alex e Lory?» chiede Simon.
«In effetti, non sono ancora arrivati, perciò sono loro i perdenti.» Mariel esulta.
«Vedi, non sono un perdente, sono l’uomo più fortunato del mondo.» attira la moglie per baciarla con passione.
Anche Mike e Tory prendono l’occasione per scambiarsi tenerezze. Mi ritrovo a guardare Cam con imbarazzo. Quando lui cattura il mio sguardo, mi sento avvampare.
Mi alzo in piedi. «Forse è meglio che vada a prendere qualche cambio.»
«Prendi anche qualcosa da mangiare.» suggerisce Mariel.
«Va bene.» dovrò prendere il mio vecchio carretto per caricare tutto lì.
Cam mette le mani sulle travi di legno e si tira su. «Vengo a darti una mano.»
«No!» mi affretto a rispondere. «Non ce n’è bisogno, farò veloce non preoccuparti.»
«Vuoi lasciarmi solo mentre questi fanno i piccioncini?» mormora.
Stare ancora una volta sola al buio con lui non è una buona idea. Ho rischiato già abbastanza stasera, meglio mantenere le distanze. Sto per rispondere, ma le parole mi sfuggono quando lo vedo sollevare la maglietta bagnata, sfilandola con un gesto lento e naturale.
L’acqua scorre in rivoli lungo i suoi muscoli, disegnando ogni linea, accentuando ogni dettaglio. Il mio cervello decide di sabotarmi, trasformando la scena in un trailer cinematografico. Manca solo l’inquadratura in slow motion e la colonna sonora struggente.
Cerco di riprendermi, ma è troppo tardi: la mia mente ha già attivato gli effetti speciali.
Nella mia testa, il vento inizia inspiegabilmente a soffiare, una luce soffusa, spuntata da chissà dove, illumina il contorno del suo viso e, per qualche assurda ragione, mi aspetto che stia per pronunciare una frase epica. Qualcosa tipo: “Il destino ci ha portati qui per un motivo.”
STOP. NO. Questo non è un film. È la realtà.
«Tu… tu… devi coprirti! Cioè, sai soprattutto per… l’umidità! Il freddo! Il rischio di bronchite è letale!»
Lui mi guarda, chiaramente divertito. «Non ho freddo, anzi…»
«Non lo dico io ma… le statistiche! Quelle sono importanti! Non conosco le calcoli esatti, ma sono sicura che ci sia una percentuale allarmante di persone che si ammalano per colpa dell’acqua fredda!»
Lui sorride. Fa un altro passo.
Io indietreggio di più. «Sai cosa? Troverò vestiti! Per tutti! Anzi, meglio ancora, coperte! Una distribuzione di coperte generale!»
Mi giro e mi allontano con la grazia di un gatto che ha appena visto un cetriolo.
Al mio ritorno, trovo i miei fratelli in veranda della dependance con indosso l’accappatoio. Cam non c’è, mi domando dove sia, forse è tornato a casa a prendere un cambio. Avevo preso qualcosa anche per lui, più o meno ha la stessa taglia di Alex. Prima di entrare in casa mi tolgo le scarpe. Mariel è seduta sull’ampio divano che padroneggia la stanza, ha l’asciugamano in testa e l’accappatoio.
«Dimmi che hai portato qualcosa di buono, ho una fame!»
«Mamma mi ha dato l’occorrente per mangiare una settimana. Mi ha fatto aspettare fuori mentre io le dicevo cosa prendere. In questo borsone ci sono vestiti per noi, in quello per i ragazzi, mentre qui…» sollevo l’altra borsa «c’è il mangiare.» Mi guardo attorno non vedendo ancora la mia amica. «Lory?»
Tory mi viene incontro per liberarmi le mani. «Si sta lavando nella camera a destra. Va pure a lavarti, ci pensiamo noi qui. Spero solo che a Emmet non dispiaccia che siamo qui senza il suo permesso.»
Scuoto la testa. Perché dovrebbe? Alla fine, anche lui è ospite, alcune volte rimane a dormire qui solo per non fare avanti e indietro dalla città. Percorro il corridoio che porta nella zona notte. Entro nella camera da letto chiudendomi la porta alle spalle e vado dritta nel bagno.
«Hai finito? Perché non vedo l’ora di togliermi questi vestiti sporchi e farmi una doccia come si deve.» chiudo la porta e inizio a spogliarmi buttando i pantaloncini e la camicetta nella cesta dei panni sporchi. «Ti devo raccontare alcune cose, e si può sapere dove eri finita poco fa?» sto per slacciarmi il reggiseno quando vedo la faccia di Cam sbucare da dietro il muro della doccia.
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