Ma sei seria?
“Ti sembra che io stia scherzando?”
No, però mi sembra molto strano che tu sia rimasta spiazzata. Era normale che presto o tardi avrebbe fatto questo passo. Da quanto mi hai sempre detto non ti ha mai nascosto che fosse preso e anche parecchio. Insomma, questo ti sposerebbe domani. Si fa delle vasche immense solo per bersi un caffè insieme. E il bello è che continua a farsele anche dopo che gliel’hai data.
“Come fai a sapere che gliel’ho data?”
Sesto senso
Capisci bene che, di fondo, c’è per forza qualcosa che va oltre, di conseguenza non mi dici niente di stravolgente. Niente che mi stupisca.
Te piuttosto, sei innamorata?
“Eh, bho.”
Ti rifaccio la domanda perché questa risposta, proprio detta cosi, con queste due parole: “ehm bho”, mi urta il sistema nervoso.
“Perché?”
Perché, è un’altra storia, questa è la tua.
Perciò ti richiedo, e attenta a come rispondi, te sei innamorata?
“Non lo so. Può andare come risposta? Insomma, se faccio paragoni con le storie passate…”
Alt, non fare nessun paragone. Non è giusto.
“Ma non voglio fare paragoni con le altre storie. Mi sono espressa male. Intendo paragoni basati su me stessa, per capire se quello che provo è lo stesso trasporto provato nell’unica volta in cui mi sono davvero innamorata.
Perchè poi, tutte le altre volte, mi sono trovata quasi come a rincorrere e ricambiare un sentimento provato da altri che però, alla fine, non è mai stato identico all’originale. E ora mi rendo conto che ho fatto perdere tempo a loro e, soprattutto, a me stessa.”
Mi sembri molto quadrata sull’argomento. A cosa ti serve il mio parere? Mi sembra che in queste tue osservazioni ci sia già la risposta che cerchi. Non trovi?
“Si, ma non vorrei fosse quella sbagliata. Non vorrei che fosse sbagliato il mio modo di essere. Sempre alla ricerca di chissà che cosa.”
Credo sia una cosa troppo soggettiva, dipende molto da come si è di carattere.
Dipende dalle emozioni di cui si è affamati, o dalle emozioni di cui ci si vuole accontentare.
Conosco persone che si accontentano di fare un lavoro parte time, hanno tarato la propria vita sulle loro possibilità economiche, e nel loro piccolo non si fanno mancare nulla in proporzione a quello che possono spendere. Sono persone serene con gli altri e con sé stesse.
Conosco altre persone che invece vogliono il top. Sempre alla ricerca di qualcosa di più bello, di migliore e quindi non possono fare altro che affidarsi a qualcosa che potenzialmente possa dare di più. Con tutti i rischi del caso. Passano continuamente dalle stelle alle stalle, ed ogni volta che si trovano nel punto più basso si ripromettono di cambiare. Alla fine, però, si piegano sempre alla propria indole, perché l’equilibrio e la stabilità li destabilizzerebbe.
“Rischio di perdermi…”
E’più facile di quello che pensi. Nelle storie d’amore funziona più o meno nello stesso modo. Ci sono persone che si sono fatte scegliere. Per queste vale più il loro bene piuttosto che correre il rischio di star male per rincorrere quell’ipotetico meglio che ci potrebbe essere dietro il voler scegliere.
Poi ci sono i folli. Quelli che vogliono scegliere. Quelli che, quella giusta, è quella che quando la vedi ti arriva un pugno nello stomaco. Uno di quei pugni così forti da togliere il respiro. Quella che una sua parola rischia di cambiarti la giornata. Quelli che prenderebbero, e non solo a parole, il primo volo per raggiungerla o raggiungerlo in qualsiasi parte del mondo.
Te lo faresti? Se lui ora ti chiedesse ora di raggiungerlo perché vuole passare la notte con te, tu lo raggiungeresti?
“Dovrei fare prima la valigia.”
Cosi come sei vestita ora. I vestiti, se ti serviranno, li comprerai li. Oppure gli diresti ci vediamo tra pochi giorni?
“Gli direi ci vediamo tra pochi giorni.”
I folli sono quelli che si lanciano dai piani alti. Sono quelli che se la magia riesce è magia pura, ma se non riesce, o se si spezza l’incantesimo, sono cazzi perché si cade dalle stelle. Sono quelli che vogliono convincere il mondo che se c’è uno 0,1 per cento di probabilità che non sia finita è perché non è finita, non perché sta finendo. Sono quelli che lottano contro ogni razionalità.
Sono quelli che se vedono all’orizzonte l’avvicinarsi della bufera non si girano dall’altra parte. Ci si buttano dentro per trovarsi alla fine, il più delle volte, da soli in mezzo alle macerie.
Sono quelli che fanno sempre e solo sesso ma se fanno l’amore è quello con la a maiuscola.
Sono quelli che metterebbero i propri vestiti nelle scatole pur di fare spazio a LEI o a LUI. Sono quelli che possono mentire a tutto il mondo ma, per LEI o per LUI, sono un libro aperto.
Sono quelli che sentono tutti e non ascoltano nessuno e con gli occhi bendati corrono fino all’ultimo metro, per poi, in un giorno come l’altro, stanchi, esausti e senza più un briciolo di forza fermarsi. Sono quelli non sono scontati e nemmeno a metà prezzo. E questo è l’unico modo che conoscono per sentirsi vivi.
“Insomma il quadro che ne viene fuori è che chi si accontenta gode. O meglio, gode sicuramente.”
Tu hai riassunto tutta questa mia filosofia in un detto comune?
“Io sono pratica.”
Allora cosa vuoi che ti dica? Pratica per pratica, da che parte stai?
Ti accontenti o no?
Vuoi scegliere o essere scelta?
“Certo che il top sarebbe scegliersi.”
Chapeau. Quella si chiama magia.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.