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Io, me e forse lei

Io, me e forse lei
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Consegna prevista Febbraio 2024

Alessandro è un padre single di 40 anni e lavora come responsabile in un’agenzia commerciale. I suoi rapporti e la sua vita, danzano su un delicato equilibrio tra lacrime e risate, serenità e stati d’ansia. Nel tempo di una canzone, riesce a vedere, il bicchiere di una vita, da mezzo pieno a mezzo vuoto e viceversa.
Tra le sue certezze c’è Martina, l’amica di sempre, con la quale condivide la scrittura del suo libro in cui racconta la storia che sta cercando di vivere con LEI.
Alessandro e Martina, nelle pieghe di questa storia, daranno luce a quei pensieri che sono soliti conservare in penombra. Si scopriranno più simili di quanto credono, soprattutto nel raccogliere il bello e il brutto a cui porta l’assurda determinazione di voler ribaltare a tutti i costi un pronostico negativo. Si ritroveranno, inevitabilmente, a fare i conti con il loro modo di interpretare la vita e i sentimenti, fino a capire che questi non hanno sesso e, beffardi, sfuggono alla logica di qualsiasi strategia

Perché ho scritto questo libro?

E’ la storia che ho sempre cercato per mettere insieme tutti quei fogli che negli anni avevo sparso qua e là e che, indisturbati, riposavano nel cassetto etichettato “ho intenzione di scrivere un libro”
Cercavo nei posti sbagliati, perché è sempre stata sotto i miei occhi. Era nell’esperienze personali, in quelle di un’amica e di un amico. Era quella storia che ognuno di noi ha vissuto, a volte da spettatore ed altre da protagonista. E cosi, un giorno di dicembre, è nato Io, me e forse lei.

ANTEPRIMA NON EDITATA

DA CHE PARTE STAI?

“Mi ha detto ti amo?”

Chi, il tuo ex?

“No, cioè, anche lui in verità me lo ha detto, ma in questo momento non mi stavo riferendo a lui.”

Frena un attimo che ci sono troppi lui nella tua vita. Troppo traffico.

“Lui è Enrico”.

Ah ecco. E te gli hai risposto anche io? Oppure ti sei nascosta, dato che sei capace di vendere il ghiaccio agli eschimesi, in un “se te lo ripeto anche io sarebbe troppo banale”.

“Nessuna delle due.”

Silenzio?

“Si”

E ora cosa vuoi da me?

“Niente volevo solo condividere la cosa, perché mi ha lasciata un po’ cosi, diciamo che mi ha spiazzata”.

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Ma sei seria?

“Ti sembra che io stia scherzando?”

No, però mi sembra molto strano che tu sia rimasta spiazzata. Era normale che presto o tardi avrebbe fatto questo passo. Da quanto mi hai sempre detto non ti ha mai nascosto che fosse preso e anche parecchio. Insomma, questo ti sposerebbe domani. Si fa delle vasche immense solo per bersi un caffè insieme. E il bello è che continua a farsele anche dopo che gliel’hai data.

“Come fai a sapere che gliel’ho data?”

Sesto senso

Capisci bene che, di fondo, c’è per forza qualcosa che va oltre, di conseguenza non mi dici niente di stravolgente. Niente che mi stupisca. 

Te piuttosto, sei innamorata?

“Eh, bho.”

Ti rifaccio la domanda perché questa risposta, proprio detta cosi, con queste due parole: “ehm bho”, mi urta il sistema nervoso.

“Perché?”

Perché, è un’altra storia, questa è la tua.

Perciò ti richiedo, e attenta a come rispondi, te sei innamorata?

“Non lo so. Può andare come risposta? Insomma, se faccio paragoni con le storie passate…”

Alt, non fare nessun paragone. Non è giusto. 

“Ma non voglio fare paragoni con le altre storie. Mi sono espressa male. Intendo paragoni basati su me stessa, per capire se quello che provo è lo stesso trasporto provato nell’unica volta in cui mi sono davvero innamorata.

Perchè poi, tutte le altre volte, mi sono trovata quasi come a rincorrere e ricambiare un sentimento provato da altri che però, alla fine, non è mai stato identico all’originale. E ora mi rendo conto che ho fatto perdere tempo a loro e, soprattutto, a me stessa.”

Mi sembri molto quadrata sull’argomento. A cosa ti serve il mio parere? Mi sembra che in queste tue osservazioni ci sia già la risposta che cerchi. Non trovi? 

“Si, ma non vorrei fosse quella sbagliata. Non vorrei che fosse sbagliato il mio modo di essere. Sempre alla ricerca di chissà che cosa.”

Credo sia una cosa troppo soggettiva, dipende molto da come si è di carattere. 

Dipende dalle emozioni di cui si è affamati, o dalle emozioni di cui ci si vuole accontentare.

Conosco persone che si accontentano di fare un lavoro parte time, hanno tarato la propria vita sulle loro possibilità economiche, e nel loro piccolo non si fanno mancare nulla in proporzione a quello che possono spendere. Sono persone serene con gli altri e con sé stesse.

Conosco altre persone che invece vogliono il top. Sempre alla ricerca di qualcosa di più bello, di migliore e quindi non possono fare altro che affidarsi a qualcosa che potenzialmente possa dare di più. Con tutti i rischi del caso. Passano continuamente dalle stelle alle stalle, ed ogni volta che si trovano nel punto più basso si ripromettono di cambiare. Alla fine, però, si piegano sempre alla propria indole, perché l’equilibrio e la stabilità li destabilizzerebbe.

“Rischio di perdermi…”

E’più facile di quello che pensi. Nelle storie d’amore funziona più o meno nello stesso modo. Ci sono persone che si sono fatte scegliere. Per queste vale più il loro bene piuttosto che correre il rischio di star male per rincorrere quell’ipotetico meglio che ci potrebbe essere dietro il voler scegliere.

Poi ci sono i folli. Quelli che vogliono scegliere. Quelli che, quella giusta, è quella che quando la vedi ti arriva un pugno nello stomaco. Uno di quei pugni così forti da togliere il respiro. Quella che una sua parola rischia di cambiarti la giornata. Quelli che prenderebbero, e non solo a parole, il primo volo per raggiungerla o raggiungerlo in qualsiasi parte del mondo. 

Te lo faresti? Se lui ora ti chiedesse ora di raggiungerlo perché vuole passare la notte con te, tu lo raggiungeresti? 

“Dovrei fare prima la valigia.”

Cosi come sei vestita ora. I vestiti, se ti serviranno, li comprerai li. Oppure gli diresti ci vediamo tra pochi giorni?

“Gli direi ci vediamo tra pochi giorni.”

I folli sono quelli che si lanciano dai piani alti. Sono quelli che se la magia riesce è magia pura, ma se non riesce, o se si spezza l’incantesimo, sono cazzi perché si cade dalle stelle. Sono quelli che vogliono convincere il mondo che se c’è uno 0,1 per cento di probabilità che non sia finita è perché non è finita, non perché sta finendo. Sono quelli che lottano contro ogni razionalità.

Sono quelli che se vedono all’orizzonte l’avvicinarsi della bufera non si girano dall’altra parte. Ci si buttano dentro per trovarsi alla fine, il più delle volte, da soli in mezzo alle macerie. 

Sono quelli che fanno sempre e solo sesso ma se fanno l’amore è quello con la a maiuscola.

Sono quelli che metterebbero i propri vestiti nelle scatole pur di fare spazio a LEI o a LUI. Sono quelli che possono mentire a tutto il mondo ma, per LEI o per LUI, sono un libro aperto.

Sono quelli che sentono tutti e non ascoltano nessuno e con gli occhi bendati corrono fino all’ultimo metro, per poi, in un giorno come l’altro, stanchi, esausti e senza più un briciolo di forza fermarsi. Sono quelli non sono scontati e nemmeno a metà prezzo. E questo è l’unico modo che conoscono per sentirsi vivi.

“Insomma il quadro che ne viene fuori è che chi si accontenta gode. O meglio, gode sicuramente.”

Tu hai riassunto tutta questa mia filosofia in un detto comune?

“Io sono pratica.”

Allora cosa vuoi che ti dica? Pratica per pratica, da che parte stai?

Ti accontenti o no?

Vuoi scegliere o essere scelta?

“Certo che il top sarebbe scegliersi.”

Chapeau. Quella si chiama magia.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Pietro Corallo
Nato a Monza, da mamma pugliese e papà italo-tunisino. Abbandono presto la scuola per ritrovarla in età avanzata e preparare, cosi, una tardiva maturità nei vagoni di una metropolitana durante il tragitto casa lavoro. Attualmente responsabile in una catena odontoiatrica, ma ricordo con immenso piacere il primo giorno di lavoro come manovale in un cantiere di Paderno Dugnano. Sogni nel cassetto? Tanti quanti me ne servono per dare vita e forma a qualche folle idea che bussa all'improvviso.
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