Si vedevano uomini e donne intenti ad abbellire le strade con ornamenti ed addobbi di vario genere, mentre gli angoli della piazza principale erano già stati adibiti a mercato: vi erano punti dove poter bere e mangiare cibo preparato per l'occasione e nell'ampia parte centrale della piazza, di fronte al municipio, erano state allestite alcune zone dove era possibile osservare la tanto attesa corsa dei cavalli, il tiro con l'arco, le battaglie con scudi e spade di legno, nonché i famosi combattimenti fra galli per i quali, solitamente, la gente scommetteva ingenti somme di denaro.
Ovviamente, non mancavano i banchetti degli indovini e dei cartomanti dove parecchie donne si recavano per conoscere le possibili infedeltà dei loro mariti.
Poco dopo, giunsero anche i musici con i loro strumenti e con loro, ad aprire la festa, si presentarono anche i giocolieri ed i cantastorie, accompagnati dal rintocco delle campane.
Nel frattempo, in un piccolo angolo accanto alla chiesetta, se ne stava seduta un'anziana signora intenta ad allestire un banchetto ricolmo di erbe. Quando gli abitanti del villaggio e gli altri avventori dei villaggi circostanti cominciarono ad affollare le vie del centro, alcuni, in breve tempo, fecero visita al suo banchetto finemente decorato con una tovaglia bianca e fiori di campo riposti all'interno di cesti di vimini.
Quando finì di completarlo, tantissime erano le erbe esposte e tutt'intorno, più di tutte, si espandeva il profumo ora della lavanda, della menta, e poi della camomilla e della salvia.
Ad un certo punto, dopo aver servito diversi avventori, una giovane ragazza si presentò al suo banchetto per dare un'occhiata alle varie erbe officinali.
“Buongiorno, signora” disse.
“Si, si! E' proprio un buongiorno questo, mia cara.” rispose l'anziana signora scrutando il cielo sgombro di nuvole. “Quindi buongiorno anche a te.”
“In cosa posso esserti utile?” domandò con fare cortese la venditrice di erbe.
“Da diverso tempo il mio sonno è disturbato. Vorrei, quindi, una miscela di erbe che mi aiuti a dormire bene.” chiese la ragazza osservando i prodotti in vendita.
“Ma certo, cara! Lascia fare a me. Uhm, vediamo un po'. Da quanto tempo il tuo sonno è disturbato?” chiese la signora.
“Da circa un mese!” rispose la ragazza.
“Allora, questo farà certamente al caso tuo!” rispose la signora che cominciò a prelevare alcune erbe dai vasetti di terracotta in cui erano conservate e le mise in un mortaio per sminuzzarle ed amalgamarle.
“Questa miscela farebbe dormire anche un orso, mia cara” disse sorridendo l'anziana signora che si accingeva a macinare il tutto. “Camomilla, malva, lavanda, tiglio e passiflora faranno al caso! Inoltre, sono sicura che alcune gocce di valeriana ti possano aiutare, quindi prendi pure una di queste boccette di vetro”.
Ma a quel punto qualcos'altro destò l'attenzione della giovane ragazza: era il ciondolo che la donna portava addosso. Quest'ultimo, infatti, era fuoriuscito dalla camicetta della vecchia signora in seguito ai ripetuti movimenti che stavano accompagnando il pestello nel mortaio.
“Ma che bel ciondolo! Me lo vendereste? E' davvero bello!” disse la giovane ragazza che, intanto, teneva fra le mani alcune erbe essiccate e ne sentiva il profumo.
“Che strana domanda!” rispose l'anziana signora osservando la ragazza e accarezzandosi il ciondolo.
“Come mai sei interessata a questo ciondolo?” chiese incuriosita la venditrice di erbe.
“Mi piace per la sua forma e nella sua semplicità conserva tutta la bellezza” rispose l'avventrice. “Ma quello che desta di più la mia curiosità è quella piccola pergamena la cui punta sembra fuoriuscire dal monile. Sono sempre stata attratta dai messaggi nascosti dentro gli oggetti. Che cosa c'è scritto?”
In realtà, quel ciondolo non aveva niente di particolare ed era di semplice fattura. Niente di più che un semplice pezzo di legno a forma di foglia di edera. Inoltre, sembrava essere molto vecchio dato come stava a testimoniare il verde del suo colore che era parecchio sbiadito.
“Dentro c'è un messaggio scritto molto tempo fa al quale sono molto affezionata. Non posso venderlo, mi dispiace!” rispose la signora.
“Sospettavo che quel ciondolo avesse un qualcosa di speciale. Posso almeno conoscerne il contenuto? Perdoni la mia curiosità” chiese la ragazza con fare gentile e soprattutto incuriosito.
“Certo cara. Qual è il tuo nome?” chiese la vecchia signora che, intanto, si stava sfilando la collana.
“Il mio nome è Diamante. Qual è il vostro?” chiese la giovane donna.
“Porgimi la mano, ragazza” disse l'anziana signora.
Diamante fece quanto richiestole dalla venditrice di erbe e quest'ultima le mise il ciondolo nelle mani.
“Tira fuori tu stessa la pergamena. Anzi, a proposito, visto che me lo hai chiesto: il mio nome è Nantea” disse la signora.
“Abitate in questo villaggio?” chiese la ragazza che, intanto, stava sfilando la pergamena dal ciondolo di legno.
“No! Un tempo qui ha lavorato mio marito. Io abito in una casetta di legno nel bosco fuori dal paese ed è lì che coltivo le erbe che vendo al mercato” rispose Nantea.
La piccola pergamena, appena srotolata, recitava questo messaggio: “Corrono tempi bui e misteriosi. Il vecchio Floro ti salverà”.
“Che cosa significa questo messaggio? E chi è Floro” chiese incuriosita la giovane ragazza.
“E' una storia lunga, mia cara, molto lunga” rispose la vecchia signora facendo un profondo sospiro.
“Le andrebbe di raccontarmela? Mi piacciono molto le storie di un tempo andato” chiese speranzosa la ragazza che, intanto, aveva riposto il messaggio all'interno del ciondolo e lo aveva restituito alla gentile signora.
“Dimmi un po', ti piacciono le avventure?” domandò Nantea alla ragazza che era stata distratta dal verso della coppia di cicogne che stavano costruendo il nido sul campanile della chiesetta.
“Le avventure? Ma certo, sono le mie preferite! Il tempo libero lo trascorro sempre in biblioteca in cerca di storie in cui perdermi” rispose felice la ragazza.
“In effetti, passo le mie giornate da sola e la compagnia di una ragazza graziosa e curiosa come te non può farmi che bene” rispose l'anziana. “Bene! Allora mettiamoci comode, mia cara. Su! Siediti pure accanto a me”.
A quel punto, il racconto di Nantea ebbe inizio.
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