Vivere senza i genitori era sempre stata per Alice una sfida continua, tra gli amichetti di scuola che guardano in modo strano e chiedono come mai viene sempre la nonna a prenderla e le varie vicissitudini in cui ci si aspetta un supporto emotivo da parte della madre, per lei era sempre difficile. Aveva imparato a non dare ascolto ai pettegolezzi e parlava della sua situazione a persone di cui si fidava e a cui voleva davvero bene, gli altri potevano dire e pensare ciò che volevano.
L’ assenza di sua mamma era sempre stata forte, ma in qualche modo aveva trovato la soluzione per stare vicino alla sua adorata bambina senza essere lì in carne ed ossa. Aveva scritto delle lettere per Alice e le aveva fatte conservare accuratamente da nonna Lucia in attesa che arrivasse il momento giusto per fargliele leggere, momenti che ovviamente aveva scelto lei stessa con cura. La prima la ricevette a 6 anni, la sera prima dell’inizio delle elementari.
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<> disse la nonna mentre la sistemò nel letto dopo cena. Era elettrizzata all’idea di iniziare la scuola. Nei giorni precedenti, insieme ai nonni, aveva scelto lo zaino, rigorosamente di Barbie, l’astuccio rosa con tutto il materiale che serviva e le avevano comprato una quantità decisamente esagerata di quaderni sia a quadretti che a righe.
<> rispose Alice pronta ad abbandonarsi nel letto nella speranza che arrivasse presto l’alba.
<> sentì la voce strozzata e si alzò per abbracciarla. Immaginava il dolore che stava provando poiché anche lei, nonostante l’età, aveva sofferto e pianto molto dopo la morte di sua madre. <>
<> Non era convinta di capire cosa stava succedendo. Come poteva sua madre che era morta l’anno prima aver scritto una lettera in quel momento?
La nonna aprì la busta ben sigillata e Alice notò che a lato destro vi era attaccato un adesivo con una margherita. In quel momento capii che era davvero una lettera di sua madre e si sedette sul letto impaziente di sentire cosa diceva.
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Settembre 2000, Firenze
Cara, dolce Alice,
So che ti sembrerà strano sapere di questa lettera quando ti appare evidente la mia assenza nella tua vita, capisco la difficoltà nell’intuire il perché ti scrivo data la tua tenera età, ma va bene così. È perfettamente normale non capire ciò che sta succedendo a volte, capita a tutti, me compresa. Ti scrivo oggi perché so che domani sarà un giorno importante per te, e io purtroppo non potrò esserci. Non potrò accompagnarti al tuo primo giorno di scuola e vederti andare verso la classe insieme ai tuoi nuovi compagni. Mi fa tanto male pensarci, ma so che tu sei una bambina incredibilmente forte e sveglia quindi sono sicura che te la caverai benissimo. So che ti divertirai e che troverai tante belle persone che condivideranno questo primo anno insieme a te. Piccola mia, non perdere mai quel meraviglioso sorriso che hai, però rispetta sempre le maestre e i tuoi compagni. L’inizio delle elementari è la tua prima vera occasione di crescita e devi viverla al meglio, imparando più cose possibili. Non smettere mai di essere curiosa e di chiedere spiegazioni, in futuro ti renderà una donna intelligente e sicura di se stessa. Spero che il tuo primo giorno di scuola sia bellissimo ed emozionante e se ti capiterà di sentire la mia mancanza, ricorda che io sono sempre accanto a te, dentro al tuo cuore. Ti amo tesoro mio.
La tua mamma.
La nonna si asciugò le lacrime scese durante la lettura e guardò Alice che aveva uno sguardo triste e confuso. <> Glielo diceva spesso. Forse faceva parte della sua missione di portare avanti la memoria della figlia persa troppo precocemente. <> rispose Alice.
Quella notte non fece altro che pensare a sua mamma. Come mai era accaduto proprio a lei? Era stata una brava bambina, quindi perché le era successa una cosa tanto brutta? Certe cose non riusciva proprio a spiegarsele. D’altronde aveva solo sei anni e domande di questo tipo rimangono senza risposte anche in età adulta.
Il giorno dopo, quando vide tutti i bambini che salutavano i genitori con un bacio e un abbraccio si sentì in difetto. Fu la prima volta che capii di essere diversa dagli altri, lei non poteva dare un bacio a sua mamma e non c’era neanche il padre ad accompagnarla in classe. Non capiva come mai, ma si sentì in qualche modo sbagliata.
<> disse la nonna sistemando il grembiulino alla nipote. <> rispose un po’ dubbiosa la bambina. <> Le diede un tenero bacio sulla fronte e la salutò con la mano mentre la vedeva entrare in classe. “Non avrò i genitori come gli altri, ma ho la nonna migliore dell’universo” pensò Alice entrando in classe con un piccolo ghigno di soddisfazione.
*
Prima di andare a festeggiare il compleanno a casa della nonna, Alice approfittò del tempo che aveva a disposizione per rileggere le lettere che aveva ricevuto anni prima. Le aveva conservate tutte in una scatola rossa, insieme a qualche foto di loro due insieme scattate quando era molto piccola. Quella scatola era tutto ciò che le rimaneva di sua madre, il suo bene più prezioso.
Trovate le lettere si sedette sul divano e le aprì una ad una. Avevano tutte la data dell’anno in cui avrei dovuto riceverle ed erano numerate progressivamente dalla prima all’ultima. Toccarle dopo alcuni anni che erano rimaste ignorate e quasi dimenticate le fece un effetto strano. Prima, quando aveva iniziato a riceverle, si sentiva fortemente connessa con lei, come se davvero fosse presente e capisse il suo stato d’animo e i suoi sentimenti. Da un po’ di tempo invece la sentiva distante, quasi invisibile. L’università e dopo il lavoro avevano completamente assorbito la sua vita e non aveva più avuto modo di rileggerle e di ricordarla.
Settembre 2000, la prima lettera.
Settembre 2005, la seconda lettera. Iniziò a rileggerla.
Settembre 2005, Firenze.
Cara Alice,
Sono sempre io, la mamma. Scusa gli anni di silenzio, ma queste lettere sono un dono speciale e non possono arrivarti ogni volta che lo desideri. Arriveranno solo nei momenti più importanti e speciali della tua vita, quindi abbi fede e aspetta il loro arrivo.
Ormai hai undici anni e sei una signorina, sono sicura che sei bellissima e incredibilmente sveglia. Spero che tu non faccia impazzire la nonna più del dovuto o per lo meno che tu sia più brava di quanto non lo fossi io alla tua età. Se chiedi alla nonna ti racconterà tante belle storie di tutte le marachelle che combinavo in casa.
Immagino che tu sia molto emozionata per l’inizio delle scuole medie. È sempre difficile accettare un cambiamento, ma è una cosa positiva. Superare tutti gli ostacoli, sia piccoli che grandi, ti aiuteranno a diventare una donna forte quindi saltali tutti senza paura.
Le scuole medie ti faranno provare tante nuove emozioni, nuove amicizie, le prime cotte e altre esperienze che formeranno il tuo carattere. Sii sempre sorridente amore mio, da piccola illuminavi le stanze in cui eri presente e sono sicura che quel potere è rimasto con te. Goditi questi tre anni incredibili e studia molto. Ti servirà in futuro sapere tutte queste cose, so che non lo pensi adesso, ma è così, fidati di mamma.
Ti auguro un meraviglioso inizio anno scolastico e ricorda che se sentirai la mia mancanza io sono sempre lì con te, dentro il tuo cuore. Ti amo tanto.
La tua mamma.
Ad un certo punto si accorse che ne mancava una, mancava la lettera numero cinque, fino ad ora ne aveva ricevute sette, ma la cinque non era tra quelle. L’aveva persa? Aveva sbagliato a numerarle?
Chiamò al telefono sua nonna per chiedere informazioni in più.
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<<L’hai persa?>> chiese la nonna preoccupata.
<> Ci fu all’improvviso un silenzio assordante.
<> chiese Alice
<<Si, ce l’ho io.>> disse infine la nonna con un tono un po’ strano.
<<D’accordo meno male. Allora dopo la cerchiamo ok?>>
<<Si, a dopo.>>
Aveva percepito uno strano timore nella voce della nonna, non sapeva perché ma tutta la faccenda le iniziò a sembrare sospetta. Prese la scatola di corsa e la borsa ed uscì di casa.
“Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri ad Alice, tanti auguri a te!!”
La classica faccia imbarazzata di chi non vuole essere al centro dell’attenzione e la nonna che canta a squarcia gola la canzone del compleanno. Si era svolto così il suo ultimo compleanno nella vecchia casa dei nonni. Erano rimaste solo loro due, nonno Mariano era morto qualche mese prima e nonna Lucia aveva deciso di vendere la grande casa dove aveva passato quasi tutta la sua vita per andare in una pensione dove avrebbe vissuto fino alla fine dei suoi giorni insieme ai suoi fidati e vecchi amici. La camera da letto era stata sgombrata, così come quasi tutte le altre stanze, ma la cucina era ancora intatta, Lucia aveva specificatamente obbligato la nipote a non toccarla fino al suo ordine e quel giorno capì il perché. La nonna voleva regalare un’ultima sorpresa alla nipote che aveva cresciuto e che amava più della sua vita.
Il giorno del suo compleanno avevano ordinato una pizza da asporto e la nonna le aveva preparato la sua torta preferita, una millefoglie al cioccolato. <> disse Alice estasiata dal dolce che aveva davanti. <> Lucia accese una candelina sopra il dessert e aspettò la nipote.
Che desiderio poteva esprimere in quel momento? Lei non credeva nei sogni e nella magia, non credeva al fato e le sembrava stupido ogni anno ripetere quella scena davanti alla nonna che la guardava con occhi sognanti. “Desidero smetterla di cercare un desiderio”. No era troppo cinico persino per lei. “Desidero scrivere un romanzo”. Forse era quello il suo desiderio più grande, ma di certo soffiare sopra un dolce il giorno del compleanno non lo avrebbe avverato. Alice sapeva benissimo che per realizzare un sogno ci voleva tanto sacrificio, impegno, determinazione e tempo. Soffiò e sotto l’applauso della nonna tirò via la candelina dalla torta. <<È buonissima.>> Adorava il cibo che cucinava sua nonna. Era sempre stata molto attenta alla sua alimentazione, ma i dolci di Lucia erano l’unica cosa a cui non poteva rinunciare. <> Alice si alzò dopo aver finito di mangiare e si diresse verso la sala.
Ormai mancava poco alla fine del trasloco e c’era ancora parecchia roba da imballare tra cui tutti gli album di foto che si trovavano nella credenza. Decise di iniziare da loro in modo da rivivere, per l’ultima volta, tutti i momenti più belli trascorsi insieme alla sua famiglia.
Quella casa per lei aveva avuto un’importanza notevole in tutto l’arco della sua vita. È stato li che ha festeggiato quasi tutti i suoi compleanni quando era piccola. È stato in quel giardino che lei e Margherita giocavano dopo scuola ed è stata in quella casa che aveva passato il periodo difficile dell’adolescenza. Le prime cotte, i primi litigi, la prima volta. Alice ci era cresciuta tra quelle mura e lasciarle avrebbe voluto dire chiudere un capitolo fondamentale della sua vita. Non si sentiva ancora pronta, ma sapeva che per sua nonna sarebbe stato molto meglio andare via che vivere da sola circondata dai ricordi di una vita che non sarebbe più tornata.
Ormai era un’adulta con un lavoro che la soddisfaceva e una piccola casetta nel centro di Firenze dove viveva con il suo gattino Poldo. I cambiamenti erano inevitabili ed era giusto andare avanti con la sua vita anche se la malinconia a volte prendeva il sopravvento. Era sicura che i ricordi che aveva vissuto con i suoi nonni e i suoi amici li avrebbe portati nel cuore per sempre.
Era molto concentrata sul lavoro da finire quando intravide il viso di sua mamma da una fotografia che spuntò in mezzo a tante altre. La prese e con cura ammirò il viso bellissimo di Sofia, sentendo un tonfo al cuore. Non era molto alta, ma aveva i capelli biondissimi e degli occhi castani che le illuminavano il viso. Alice le invidiava il neo che aveva sotto l’occhio destro e il portamento e la grazia che spiccavano in tutte le foto che aveva visto su sua mamma. Non le assomigliava molto, lei era castana e aveva una carnagione più olivastra della madre. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere anche solo un quarto bella quanto lei. Le mancava davvero molto e anche se aveva sempre avuto Lucia al suo fianco, sentiva spesso come se una parte di lei mancasse. La osservò per un po’ quando notò che accanto alla madre c’era un ragazzo molto carino e abbronzato che le cingeva i fianchi.
<< Tesoro perché stai ferma lì? Abbiamo tantissimo lavoro e davvero poco tempo a disposizione.>> La nonna si avvicinò e notò la fotografia che aveva tra le mani Alice. << Questo ragazzo chi è? Non mi sembra papà.>>
<< È un vecchio amico di tua madre.>> Rispose frettolosamente la nonna togliendole la foto dalle mani e mettendola via. << Che succede? Mi sembri un po’ strana.>> rispose Alice vedendo la nonna un po’ alterata. Non l’aveva mai vista così, sua nonna era la calma fatta a persona. Quando il nonno si arrabbiava per qualcosa lo lasciava sfogare e andava a farsi una passeggiata. Quando, dopo mezz’oretta, tornava facevano pace come se non fosse successo nulla. Non l’aveva mai vista arrabbiata o infastidita, era capace come nessun altro a nascondere tutte le emozioni negative che provava, tranne oggi. << Insomma hai perso la lingua.. Non mi vuoi dire che succede? >> insistette Alice. << Tesoro devo dirti una cosa, ma voglio che mi stai ad ascoltare molto attentamente fino alla fine e voglio che non ti arrabbi. >>
Alice si sedette sul divano accanto alla nonna e iniziò a pensare a tutti i momenti che in passato le avevano cambiato la vita. “Eccolo è arrivato. Un altro attimo che scombussolerà tutto, me lo sento.” Cercò con tutta se stessa di restare calma e di ascoltare per filo e per segno ogni parola che le avrebbe detto la nonna. Non sapeva di cosa voleva parlare, ma dalla sua faccia aveva intuito che sarebbe stato qualcosa di importante.
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<<Si, la stavo proprio cercando in mezzo a tutte queste foto e fogli sparsi per la credenza.>>
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<<Tesoro, questa lettera è un po’ diversa dalle altre e tua madre mi ha fatto promettere di non dartela finché non saresti stata pronta..>>
<> chiese Alice che stava quasi sudando dall’ansia provocata da quella situazione.
<> silenzio assoluto. <<Senti, io te la lascio qui e ti do il tempo di leggerla con calma, poi se vorrai potrai chiedermi spiegazioni.>> appoggiò la lettera sul tavolino e lasciò la stanza.
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