C’è una donna in ospedale, quella donna è mia mamma, la persona più bella e importante fino ad ora nella mia vita. Sta lottando per poter guarire e tornare a casa ma la strada è in salita, la paura è tanta. Vorrei che guarisse ma devo affidarmi a una volontà superiore alla mia, quella di Dio ma non è facile. Cosa faccio? Recrimino o semplicemente mi affido?
Perché ho scritto questo libro?
Cinque anni fa è capitato un episodio che ha cambiato per sempre la mia vita. Volevo raccontarlo, condividerlo e dare una speranza poiché se anche il dolore attraversa la nostra vita, si può sempre rinascere e tornare a gioire, a vivere e ad amare.
Credo che questa storia possa essere utile a persone che hanno vissuto esperienze simili alla mia.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Verso le 4 del mattino ci chiamano. L’intervento è riuscito e tu, piano piano, ti stai risvegliando. Ti portano in rianimazione. Ora non possiamo vederti, ci mandano a casa.
Grazia ed io torniamo al parcheggio. Camminiamo velocemente come due soldatesse. I volti stanchi e tirati. Distrutte ma in piedi per combattere al tuo fianco mamma. Spesso in questo periodo Grazia mi ripete: “Dobbiamo fare cose concrete”. Mi aiuta a mantenere la calma. Io sto lavorando su me stessa per affrontare tutto questo. Sono sempre stata considerata quella fragile e spaventata, ma ora non è più il tempo. Tocca crescere e bisogna farlo in fretta. Il primo passo è stato affidarsi a Dio, il resto sta venendo da sé.
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Torno a casa. Sono ormai le 5 passate, è ancora buio, al mattino non lavoro. Mi butto nel letto e mi addormento, il mio fisico crolla. Sono distrutta, ho avuto anche le mestruazioni ma non me ne sono accorta. Nonostante i dolori dei primi giorni, volavo, volavo, volavo verso te mamma, perché ogni minuto in più che Dio mi dona ancora di te, è un dono, il regalo più bello. A volte penso che vorrei salvarti, vorrei fare di più.
Ti do da bere e ti asciugo il sudore, ti rinfresco con le salviette, ma non so fare altro. Tutto questo è pochissimo rispetto a quello che tu, in questi anni hai fatto per me.
Sono sempre stata molto ribelle, ho sempre odiato obbedire, essere sottomessa e spesso mi sono rivoltata, soprattutto da adolescente. Non era cattiveria, ma solo voglia di essere libera, una frenesia di realizzare tutto e subito senza capire che c’è un tempo per ogni cosa. L’ho compreso grazie a te e col passare degli anni. Ho pensato che noi non ci saremmo mai separate. Mi sono sempre sentita parte di te, sei stata la mia ancora di salvezza. Una delle mie paure fin da bambina era proprio quella che un giorno, ti avrei persa. Quando pensavo a questa eventualità anche nei tempi più sereni, automaticamente piangevo. Ora, che si sta verificando ciò che ho sempre temuto, a cosa mi aggrapperò? La risposta è sempre una, al Signore. Tutto è partito da Lui e tutto si ricondurrà a Lui in una gioia immensa, Egli dice nel Vangelo: “Quel giorno non mi domanderete più nulla” (GV 16, 23-28).
Non so come mai, ma nonostante tutto, riesco a sentirmi speciale, voluta bene. Mi sono lamentata di tante cose futili e inutili, ora il tuo stato di salute e la mia preoccupazione hanno azzerato tutto. Non ricordo di cosa mi lamentavo, mi sembra tutto sbiadito, evanescente, i vecchi problemi non esistono più. Ogni cosa è concentrata su te. Un amico in un messaggio mi scrive: “La mamma ha bisogno di te, ora è lì la tua missione”. Si, è così. Anche se lavoro, tutto è in secondo piano, penso a te mamma, mio grande e unico amore, vera bellezza e dolcezza. Vorrei proteggerti come tu hai fatto con me.
Vedo l’inversione dei ruoli, ora siamo noi a custodirti. L’amore è così, dona tutto: “Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” come dice San Paolo. Sto sperimentando sulla mia pelle la carità, l’amore. Sto amando alla follia in questa esperienza di dolore.
Silvia Sanchini (proprietario verificato)
Complimenti Chiara per questo tuo nuovo prezioso e generoso progetto! Sono tanto felice di sostenerti!