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L’Aristocratica, Scimmia dundù e Boccuccia di rosa

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“Sarebbe bello se tutti raccontassero le loro storie” dice Sofia. Ed è così che inizia a raccontare la storia di tre generazioni e tre donne: una nonna, una madre e una figlia. La sua famiglia. Tre vite intrecciate e accomunate dalla forza di affrontare ogni ostacolo: una nonna con il passato segnato dai lutti, una madre che ha vissuto la violenza e la paura tra le mura di casa, e se stessa, che cerca risposte e vuole solo imparare ad amarsi. Con il registratore in una mano e la penna nell’altra, Sofia ripercorre i ricordi delle donne più importanti della sua vita, per poi aprirsi in un vero diario: una coraggiosa e sincera confessione di sé, dove l’ironia si unisce alla commozione e ogni parola sembra essere scritta con il sale delle lacrime.

Annabella

Personaggi

Annabella

Mamma Rosita: mamma biologica di Annabella

Mamma Franca: zia di Annabella e colei che viene chiamata “Mamma”

Guido: primo marito di Annabella

Rosario: fratello di Guido e secondo marito di Annabella

Petra R.: amica di Annabella e sorella di Guido e Rosario

Annalucia R.: sorella di Guido e Rosario

Nonna Adele: suocera di Annabella

Oronzo: primo figlio di Annabella

Adele: seconda figlia di Annabella

Laura: terza figlia di Annabella

Signora Nise: amica di Annabella in età adulta

Introduzione.
Annabella

La nonna piange sempre quando siamo tutti insieme. Non riesce a farne a meno. Forse, a guardarci tutti sorridenti capisce quanto in realtà la sua vita sia stata spiacevole, anche se nonostante tutto ha generato una famiglia. Un figlio e due figlie; e i suoi seni avevano allattato anche i nipoti, per questo le mammelle le arrivano fin sotto le ginocchia.

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È una donna così elegante che si definisce “aristocratica”. Orecchini e collane di perle, vestito con strass a dare luce alla sua figura, cappotti con pellicce e borse in pelle rappresentano come usualmente si veste per andare le domeniche fuori con la sua famiglia, cioè con noi. Si trucca e si tiene aggiornata sulla vita mondana. Guarda tutte le trasmissioni peggiori in televisione, tipo il Grande Fratello oppure i programmi di Maria De Filippi, e una volta in macchina mi ha chiesto: «Ma questo è J-Ax?». E io: «Sì, nonna, questo che canta è J-Ax».

Non è religiosa, non ha crocifissi sparsi per casa, non va in chiesa le domeniche (capiremo in seguito perché aveva deciso di disconoscere il Cristo Salvatore dalla sua vita) e non cucina tanto come è abitudine per le nonne, soprattutto quelle del Sud. Anzi, da vera aristocratica, è sempre attenta alla linea e se ingrassiamo, è la prima a farcelo notare. Ho paura del suo giudizio e ho paura di incontrarla quando non mi sento a mio agio con il mio corpo perché so che il commento arriverebbe.

Quando ero più piccola tendevo a schiacciarmi i capelli in testa, come fossero leccati da una mucca, pensavo io. Ero arrivata ad avere paura di lei per via dei suoi commenti, tanto mi facevano stare male.

Ma lei mi chiamava “Boccuccia di rosa” perché diceva che avevo delle labbra da boccuccia di rosa. E Bocca di rosa la ascoltavo nella Fiat 500 bianca del nonno, quindi questo nomignolo mi andava bene. Mia sorella invece era “Zanzaricchia”, perché è sempre stata minuta come una zanzara. Nomignolo coniato da suo marito, cioè mio nonno, morto nel 2011.

Quindi Annabella piange sempre quando siamo tutti insieme. Forse perché, invece, è contenta di ciò che è riuscita a creare. Una famiglia nata dall’amore, che, conoscendo Annabella, è la cosa migliore che possa esserci.

Diceva sempre: “Quando si muore giovani, rimane tutto come un sogno, una favola piena di amore”. Oppure: “Avevamo quattordici anni lui e quindici io, conoscevamo solo l’amore” pianto pianto pianto “con i pantaloncini corti” pianto pianto pianto “l’amore, una favola” pianto pianto pianto.

Quando la nonna inizia a piangere cerca di farlo in silenzio, ma il primo che se ne accorge alza il dito e dice: «La nonna sta piangendo!». E tutti: «Noooo, mamma» oppure «Noooo, nonna». Eccetera eccetera.

A volte piange per zio Guido, morto per un incidente sttradale nel 1963; a volte piange per nonno Rosario, morto nel 2011.

Parlando sinceramente, credo che Annabella non abbia mai vissuto. Certo, si muove, ha dato vita ai figli, ma sono quasi sicura che col pensiero sia rimasta a quella sera in cui zio Guido era rimasto ucciso. Il suo corpo ha continuato a invecchiare, ad andare avanti, ma la sua mente è rimasta all’anno 1963.

Zio Guido è stato il suo primo marito e da lui aveva avuto un figlio: Oronzo. Lo aveva chiamato così perché il padre di Guido si chiamava Oronzo. Oronzo è mio zio, il fratello di mia madre Adele e di mia zia Laura, avute dal secondo matrimonio con mio nonno Rosario. Zio Guido e nonno Rosario sono stati fratelli.

Ma questa è una storia lunga, che sarebbe meglio posticipare.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Avvincente, sincero, un libro da bere!! Commuove, fa pensare, aiuta se siete in simili difficolta’. Assolutamente da leggere!! Consigliatissimo

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Sofia De Cillis
è nata a Brindisi e ha ventidue anni. Ha studiato Biosciences and Biotechnology presso l’Università di Camerino, dove si è laureata nel 2022. La scrittura è una delle sue passioni e spera che un giorno possa diventare la sua professione.
Sofia De Cillis on Instagram
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