Quattro ragazzi di poco più di trent’anni: Niccolò è medico internista, Damiano insegna al Liceo, Marco si occupa di informatica, Francesco, entrato nel gruppo solo in tempi recenti, è un mago della finanza. Scelte diverse, personalità diverse, problemi diversi. Nick è il classico bravo ragazzo, profondamente religioso. Frick pensa solo alle donne, unica passione della sua esistenza. Marco è convinto che nella sua vita vada tutto bene. Franz è divorato dall’ambizione e dall’orgoglio. La comparsa di una donna nella vita di uno di loro scompiglierà tutte le carte, cancellando ogni certezza, e costringendo i vari protagonisti a rimettersi in gioco, interrogandosi su quali sono i valori per i quali val la pena di vivere e morire. Ma proprio quando le cose iniziano a sistemarsi, la tragedia si abbatte su di loro, rivelando quanto siano fragili i progetti umani. Ma anche il male può condurre, misteriosamente, a un bene più grande, perché il destino è nelle mani della Provvidenza.
Perché ho scritto questo libro?
Il tempo non scorre mai allo stesso modo. No, non parlo della sua velocità. Mi riferisco alla qualità del tempo. Basta un episodio inatteso, una svolta improvvisa e tutto inizia a muoversi con caotica frenesia.. Ma, se trovi il coraggio di guardare attraverso le crepe di un’esistenza che ti sfugge di mano, puoi scoprire che, oltre, esiste, insospettato, un mondo nuovo, ricco di nuove possibilità.
ANTEPRIMA NON EDITATA
LE CENE DEI DIALOGHI
Prologo
(Venerdì 20 marzo 2019, giorno della cena)
“Ho trovato un vino eccezionale! Un Barolo Marassio del 2016. Spero che il menù sia adeguato a tanta prelibatezza!” – Frick accolse con la bottiglia in mano e un gran sorriso sul volto il dottor Niccolò Frassini, Nick per gli amici. E loro erano amici, veri amici, dai tempi dell’infanzia. Fratelli diversi, cresciuti nello stesso condominio a Padova. Avevano sempre condiviso tutto, famiglie comprese, anche se i genitori di Nick erano cattolici-integralisti-da-Messa-quotidiana-in-latino mentre la famiglia di Damiano era pugno-alzato-leggiamo-solo-l’Unità. Peppone e don Camillo in pratica; e come i personaggi di Guareschi, si era creata tra le due fazioni una sorta di rispetto, fondato sul valorizzare-ciò-che-unisce; il che da un lato escludeva dai discorsi ovviamente la politica, le rivendicazioni sociali e la lotta di classe; dall’altro altrettanto ovvio era evitare i santini, le corone del rosario, i libri di devozione a Padre Pio ecc.
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In questo modo i due ragazzi erano cresciuti sani e robusti, strattonati tra il diavolo e l’acqua santa. Poi dopo il Liceo le loro strade si erano divise, almeno per quanto riguardava il campo di studi: medicina per Nick, matematica per Damiano; il quale nel frattempo si era guadagnato il soprannome di “Frik”, tanti erano i casini in cui riusciva a cacciarsi. Normalmente per via delle donne.
“Guarda che di norma si sceglie il vino in base al menù e non viceversa. Sono il primo?” – chiese Nick.
“Come sempre” – replicò Frik. Si trovavano sempre in quattro, sempre una volta al mese, almeno nell’occasione canonica della “Cena dei dialoghi”, in cui era d’obbligo parlare seriamente di cose serie; il che voleva dire escludere dai discorsi le donne, il calcio (lo sport in generale) e il gossip che riguardasse conoscenze comuni. La politica era ammessa, ma nella sua accezione più alta; niente beghe di partito e storie di intrallazzi, veri o presunti tali.
“Cos’è che hai preparato?” – Frik si credeva un grande intenditore di vini e un po’ lo era veramente, ma in cucina era un’autentica frana. Nick invece se la cavava piuttosto bene, almeno con i primi piatti, e quella sera aveva preparato una teglia di lasagne alla bolognese. in realtà aveva dovuto prepararne due, perché l’appetito degli amici poteva tranquillamente aspirare a entrare nel Guinness dei primati, semmai fosse esistita una classifica del genere. Una volta ne avevano parlato quasi seriamente, ma poi Marco aveva mostrato loro le immagini su YouTube di un tipo che s’era divorato in pochi minuti un numero impressionante di hot dog e da quel momento l’argomento era stato accantonato. Marco Quadrini era il terzo della compagnia. Era un esperto di informatica e lavorava in una software house. Anche lui aveva condiviso gli anni del liceo insieme a Nick e a Damiano, anzi la stessa classe, ma l’amicizia era sbocciata solo al IV anno, quando s’era ammalato gravemente e Nick gli era stato vicino. L’unico che l’avesse davvero aiutato, Frick passava per casa sua solo perché s’era incapricciato di sua sorella maggiore.
Marco arrivò in ritardo, come al solito, insieme a Franz, anche questo come al solito. I due erano inseparabili. Era stato Marco a introdurre Francesco Parenzi nel Gruppo dei Dialoganti. Franz aveva qualche anno in più e si occupava di finanza. Di alta finanza, a sentire lui. Nick, che sull’argomento denaro era davvero scarsissimo, non era ancora riuscito a capire di cosa si occupasse davvero l’amico e sinceramente la cosa non lo interessava affatto. Francesco gli piaceva come persona, era simpatico, brillante e soprattutto era un autentico genio nel preparare dolci. Quella sera aveva portato un’enorme cheesecake; anche lui era consapevole dell’appetito dei commensali. Il Barolo ebbe il posto d’onore a tavola, ma fu degnamente accompagnato da un Prosecco DOCG prima e da un Ribolla Gialla DOC. dopo.
Il giorno dopo nessuno ricordava chiaramente di cosa avessero mai parlato nelle quattro ore trascorse insieme.
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