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Le Rondini e l’Alchimista

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Alex è in un momento difficile della sua vita: è stato lasciato dalla sua ragazza, il lavoro non lo soddisfa più ed è dipendente da psicofarmaci. È l’estate del 1997 quando una telefonata lo riporta indietro di diciassette anni, riaprendo una ferita che credeva ormai chiusa: un cadavere è stato trovato a Lariasco, paese dove ha vissuto fin da bambino. È lì che ha passato la sua giovinezza insieme alle Rondini, un gruppo di amici inseparabili, tra corse in bici, bagni nel torrente e scherzi innocenti. Nel 1980 la scomparsa di una bambina di sei anni sembra far calare un’ombra su quell’oasi felice, innescando una serie di vicende che coinvolgeranno i ragazzi, ma non solo.

PRELUDIO

Ci sono segreti che intasano i pensieri per anni. Brancolano nel silenzio, ma fanno più rumore delle cannonate. Sono boati che ti catapultano sull’attenti, alle tre e quaranta di notte. Le lenzuola madide di angosce diventano consuetudine e la calma del riposo si frantuma in caos.

Poi ci sono i sensi di colpa, perfidi alleati dei segreti. Sono come fiammelle ostinate, che consumano le carni e l’anima con lentezza esasperante. È attraverso i sensi di colpa che i segreti più angoscianti si tramutano in condanne da scontare negli anni. Diventano pesi opprimenti, che ti fottono il respiro, la gioia e la vita. Tentare di sfuggir loro è un’impresa colossale, è come un incubo che fa calare le tenebre sul giorno. Un’oscurità avvolgente, giustiziera di luce.

Certi segreti sono figli della violenza. La violenza, a sua volta, è figlia del male. Il male è la causa di tutto.

Il male è subdolo e si nasconde dietro maschere di carta sottile. Attraversa le epoche ed è ovunque, intorno a noi. È invischiato nelle nostre vite e si cela dietro il volto di chi ci cammina accanto. Muta forma e cambia faccia, ma permane nella mente degli uomini e chi ne è detentore sa maneggiarlo con abilità.

Il male sopravvive negli anni e i buoni sono condannati a combatterlo, generazione dopo generazione.

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1997

23 GIUGNO

Un lampo scarlatto mi tagliò la strada ridestandomi dal torpore dei pensieri. Un ragazzetto su una mountain bike rossa era in testa a un gruppo di giovani incoscienti. Erano in quattro e pedalavano con foga, quasi a voler sovvertire le regole fisiche che governano il mondo. Li osservai mentre si allontanavano sul sentiero del parco: ragazzini spensierati che saltavano da un angolo all’altro della vita, con la voglia di crescere in fretta. Li accompagnai con un sorriso pregno di ricordi e ripresi a correre.

Lasciai quell’angolo verde e attraversai i vicoli cittadini. Sgusciai dalle ombre dei palazzi sulla strada parallela al lungomare. Attraversai l’arteria rigonfia di auto e ripresi la corsa sulla passeggiata accanto alla costa. Se giugno era iniziato con temperature in linea con le medie del periodo, in quei giorni le correnti rendevano l’aria pungente.

Terminai il percorso sul lungomare e arrivai al Porto Antico, dove l’aria era densa di salmastro. Fu allora che iniziò a piovere, così salii su per i carruggi sino al mio appartamento.

Mi fiondai sotto la doccia. Il vetro smerigliato della cabina faceva apparire il bagno una coltre annebbiata, dai colori impastati. La perfetta metafora della mia esistenza.

Allora ero un giornalista d’inchiesta. Non ero sotto contratto, ma un freelance, come dicono gli inglesi. Vendevo i miei pezzi ai giornali locali e più di rado a qualche quotidiano nazionale. Me l’ero sempre cavata, ma alla soglia dei trent’anni la mia prosa era diventata stantia. Negli ultimi mesi le storie di cui scrivevo rasentavano il ridicolo. Ricordo un pezzo su una scimmia dello zoo: aveva rubato il gelato a un ragazzino. Scrissi un articolo di mille parole su quella stronzata. E non fu l’unico.

A mano a mano che la mia capacità di scrivere su questioni di spessore scemava (e con essa la mia reputazione), i giornali iniziarono a rifiutare i miei testi. Gli articoli a firma “Alessandro Garrone” erano diventati sinonimo di spazzatura. Così iniziai a cercare un nuovo impiego dando fondo ai risparmi.

Anche il fatto che Pamela mi avesse scaricato non era d’aiuto. Aveva scelto il momento ideale per innamorarsi del suo docente di diritto penale: un avvocato di grido, oltre che un tipo sopra le righe. “Non cogliere la felicità è una prerogativa degli stolti”, professava il brillante quarantenne dalla sua barca a vela da ottanta milioni.

Pamela non era la prima a salpare sul vascello di Capitan Imbecille. Come lei, ce n’erano state a decine, ma l’avvocato le aveva assicurato che con lei sarebbe stato diverso.

“Una scelta ponderata” aveva detto Pamela. “E poi è un uomo davvero brillante.”

Tanti saluti, signori. Buon vento e mare calmo.

Mi infilai l’accappatoio e mi spostai in camera, dove accesi il televisore. Rimasi seduto sul letto per una decina di minuti senza prestare attenzione alle battute di Friends. Ero troppo preso dai miei crucci.

Mi ridestai per l’ennesima volta. Era un ciclo chiuso da giorni, come fossi ipnotizzato dalle sventure e dalle preoccupazioni. Ripensai ai quattro ragazzini in bicicletta. La mia mente fece un balzo indietro di diciassette anni. Cercai un appiglio nella spensieratezza di quei giorni, ma non lo trovai.

Pranzai con un po’ di trippa rimasta in frigo dalla sera prima. Mangiai con calma, assorto nei miei grattacapi. Finii l’ultimo boccone giusto in tempo per lo Xanax.

Ansia e panico sono bestie subdole. Non era la prima volta che avevo a che fare con loro. Aver perso lavoro e ragazza era solo la cornice di un quadro fatto di disegni oscuri, che risalivano all’estate del 1980.

“Alex, cerca di distrarti” aveva detto lo psicologo qualche giorno prima.

Aveva ragione. Evitare di pensare troppo era imperativo se non volevo uscire di testa.

La lettura era sempre stata di aiuto in questo senso. I libri mi portavano in luoghi diversi, lontani, dove le fauci delle preoccupazioni non potevano raggiungermi. Un libro era un alleato insostituibile, come una guardia del corpo silenziosa che raduna i pensieri infausti e li caccia via, a calci nel culo.

Ad attendermi, sul divano di pelle consumata, c’era Misery di Stephen King. Aprii le pagine e mi immersi nella storia. Provavo una certa empatia per il povero Paul Sheldon. Riuscivo quasi a identificarmi con lui. Certo, Paul era prigioniero di una pazza fuori di testa, io della mia stessa mente (che poi è un po’ la stessa cosa). Lessi per un’oretta, ma quando Annie – la pazza – investì il corpo di un poliziotto con un tagliaerba, decisi di fare una pausa.

Contemplai l’interno del frigorifero per una manciata di secondi e optai per un sorso di chinotto.

Nessun pensiero insano all’orizzonte. La benzodiazepina stava facendo il suo lavoro.

Tornai alla lettura. Scansai il segnalibro, quando squillò il telefono.

2022-08-23

Aggiornamento

Raggiunte le 200 copie! Un grazie a tutti coloro che hanno creduto in questo progetto. Il sostegno di ognuno di voi è davvero importante. E ora si punta al prossimo obiettivo...

Commenti

  1. Futura Lacqua

    (proprietario verificato)

    Ottimo romanzo!
    Una bella storia in cui il lettore viene affascinato dalle vite dei personaggi segnate da un oscuro evento avvenuto in un passato sfocato che viene a poco a poco svelato e reso nitido dal narratore fino alla rivelazione della verità.

  2. (proprietario verificato)

    Una storia piacevole, una trama per niente scontata, un testo coinvolgente che ti invoglia a immergerti nella lettura. Non ho avuto mai la percezione di leggere il libro di un esordiente scrittore. Ogni pagina, ogni personaggio e ogni dettaglio sono stati costruiti alla perfezione creando un atmosfera intrigante e mai noiosa. Il finale, poi, è stato davvero emozionante. Un libro che quando arrivi alla fine, ti dispiace di non averne altre pagine da leggere!!

  3. Lucia Panati

    (proprietario verificato)

    L’atmosfera e gli ambienti anni 80, un po’ Stand by me e un po’ Stranger Things, l’immediatezza dei protagonisti e la loro credibilità condita con ironia e suspense per la vicenda narrata creano un mix da subito intrigante; i personaggi amabili e la colonna sonora piacevolissima accompagnano il lettore a seguirne le vicende come parte attiva della storia. Lettura consigliata!

  4. Roberta Sartor

    Veramente piacevole da leggere. L’atmosfera di Stand by me sull’appennino piemontese.

  5. (proprietario verificato)

    Ho avuto il piacere di leggere un estratto del libro quando era ancora in bozza. Mi è piaciuto tantissimo!
    Storia affascinante, avvolta in un alone di mistero, con avvenimenti che ti lasciano sempre col fiato sospeso. Muoio dalla voglia di scoprire come va a finire! 😁

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Paolo Alpa
è nato a Ovada nel 1987 e vive a Molare, tra le colline dell’Alto Monferrato. Dopo una parentesi da cuoco, si dedica al mondo della comunicazione. Attualmente lavora come libero professionista e si occupa di scrittura e contenuti per il web. Le Rondini e l’Alchimista è il suo romanzo d’esordio.
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