Un maglione arancione, un cane gigante, una donna con occhi così belli da far invidia a un dio. Uno specchio appannato e un tragico incidente. Potrebbero essere pezzi di ricordi che riaffiorano alla memoria? È quanto si chiede il protagonista, che tenta di trovare un senso in quei frammenti sparsi, come se dovesse ricomporre in un’immagine mai vista i pezzi abbandonati di un puzzle. Ma la mente è ingannevole e non tutto è come sembra… Inizia così un viaggio tra storie caotiche e minuziose, che guidano protagonista e lettore attraverso un percorso apparentemente familiare, ma con vicoli privi di senso e strade immaginarie, all’insegna del potere della volontà umana e dell’autosuggestione.
Sono una farfalla senza memoria di bruco.
Cauto, osservo con stupore ciò che mi circonda, alla ricerca di qualcosa cui agganciarmi.
Chiudo gli occhi per un attimo e lo trovo. Nel buio vedo scorrere un numero indefinito di immagini sfocate. In un primo momento sono simili a diapositive, visioni singole che si alternano velocemente. Poi si compattano, diventano scene più omogenee e messe a fuoco. Persone e luoghi che non conosco. L’aspetto è simile a un filmato amatoriale. Non c’è audio.
Apro gli occhi per un attimo, mi guardo intorno.
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Sono solo.
Chiudo gli occhi ancora una volta. Deve esserci stato un salto temporale notevole. Le riprese adesso sono nitide, di alta qualità. Ancora nessun rumore in sottofondo. Per un attimo ho avuto l’impressione di notare qualcosa di familiare. Le immagini continuano a scorrere e non ho modo di controllarle.
Apro gli occhi. Che film è?
Non è un film, sembrano ricordi.
Di chi sono questi ricordi?
Con la mano sinistra sto impugnando una penna. La stretta è molto forte e la mano è sudata. Porgo la penna alla destra e, nel farlo, noto che nel palmo della sinistra il rosso torna a scorrere, coprendo il bianco esangue.
C’è una pila di fogli bianchi, appoggiati su un tavolino di fianco alla mia sedia. Ne prendo uno.
Appoggio delicatamente la penna su un punto del foglio, in alto a sinistra. La punta sfiora appena la carta e una macchia rossa comincia a spandersi, sporcando il foglio niveo. Continuo a osservarla crescere, lentamente, fino a trafiggere la carta e, per la ferita, ucciderla.
Chiudo gli occhi.
lylium77
Raffaele Franciò, oltre a essere un caro amico, è un autore originale ed eclettico. Il suo genio trova modo di esprimersi nel suo romanzo d’esordio “L’elefante alla porta”. La trama, in cui nulla può considerarsi scontato, fa sorridere ma anche riflettere, affrontando, per esempio, il tema, purtroppo sempre attuale, dell’emigrazione dei giovani siciliani dalla loro amata isola. Il protagonista del romanzo ti trascina con sè in un viaggio nei labirinti della sua mente, un percorso in cui sogni, reminiscenze e falsi ricordi si intrecciano fino a fondersi e che tiene viva la curiosità del lettore fino all’ultima riga. ❤
Angela Pinto (proprietario verificato)
Credo che in questo libro, mio fratello abbia esternato, mettendolo per iscritto, qualcosa che difficilmente dimenticheremo!!
Ojas Azzaro (proprietario verificato)
Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro, ma da alcuni stralci, si intuiva già una scrittura evocativa ricca di immagini, mi è sembrato di vedere un film. Traspare tutto l’amore per la donna, per gli esseri umani e la curiosità della vita nella sua imprevedibilità. Franciò entra nei meandri della mente e dell’anima, e questo libro è risultato delle sue introspezioni, veicolate in maniera creativa con la scrittura. E’ certamente un uomo profondamente introspettivo. Un libro avvincente in cui si è condotti progressivamente verso una tensione che poi si dissolve con eventi inaspettati, dei colpi di scena in cui i personaggi si rivelano solo alla fine. Bellissimo libro di esordio, non vedo l’ora di leggere il prossimo.