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L’incappucciata dei murales

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Consegna prevista Febbraio 2025

Maegan vuole lavorare alla Yellow Estate: un centro criminologico e d’indagine. Mentre studia per accedervi, nota lungo le mura del suo quartiere un aumento di graffiti, i quali sembrano raccontare una storia e a narrarla è una persona anonima. Condivide con Karl, il padre, la passione per il mistero, ma il loro rapporto si incrina quando la ragazza riceve delle fotografie che esplicitano dei segreti sul suo passato. Maegan si rimbocca le maniche per scoprire chi è il mittente e chi è l’artista dei murales. Ad accompagnarla in questo lungo e travagliato percorso ci saranno Natan, figlio di un produttore di caramelle, Janet, la sua migliore amica e Theodore, il suo fidanzato.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro per darmi voce. Nel corso della mia vita sono stata screditata spesso dalle persone ed era giunto il momento di dimostrare, in primis a me stessa e in seguito a loro, che si sbagliavano. Scrivendo ho imparato a conoscere le mie debolezze, ma anche i miei punti di forza, che talvolta ho riversato sui personaggi. Mi sono sentita libera dal pensiero altrui e dalle mie insicurezze. Questo libro rappresenta per me un riscatto personale, la dimostrazione del valore che ho.

ANTEPRIMA NON EDITATA

L’autunno era la stagione che più amava. Ogni anno partecipava alla raccolta di zucche e castagne che si teneva nel suo quartiere. Era una tradizione di famiglia, tutti erano disponibili a sporcarsi le mani di terra e di foglie in quei giorni. Maegan aveva un rito d’iniziazione: raccoglieva una foglia gialla ai piedi del castagno, le sfiorava tutte le venature e la annusava a pieni polmoni. Si stupiva sempre di quanto potere avesse una sola foglia. Un promemoria dell’arrivo dell’inverno. Una valigetta che rievoca ricordi lontani. Un volo magico tra la natura. Era un piccolo granello di vegetazione, ma significava molto per la ragazza. Le piaceva proteggere la foglia nel tascone destro della giacca verde, doveva portarla a casa e scattarle una fotografia con la sua polaroid istantanea.

Le distese di zucca occupavano gran parte del suo rione. Ce n’erano di tantissimi tipi, ma quelle che più preferiva erano quelle arancioni, le sembravano delle arance giganti. Ne aveva trovata una pesante, iniziò a darle dei colpetti con le dita e dopo aver constatato fosse matura, la raccolse. Era davvero lucente, sul fondo c’erano delle sporgenze imperfette marroncine. Il tralcio era una stella perfetta alla base, rugoso e pendeva verso il basso.
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Maegan si era innamorata di quella palla di semini e polpa. Si diresse verso i carri degli agricoltori e venne accolta dalle sue amiche d’infanzia. Venivano al borgo solo due, forse tre volte l’anno. Vivevano insieme alle famiglie di agricoltori dall’altra parte del paese. Un tempo, quando Maegan aveva quattro anni, abitavano lì. Decisero di trasferirsi per le temperature poco adatte alla coltivazione di frutta e verdura presente tutto l’anno. Mantennero però i cottage nella borgata. Sembrava appartenessero a degli elfi, il camino acceso durante l’autunno e le distese di fiori colorati in primavera. L’abbracciarono e le permisero di tenersi la zucca. Nonostante si vedessero pochissimo, la loro complicità era rimasta integra. Crescendo avevano imparato a sostenersi a vicenda, a gioire dei traguardi di ognuna e a dispiacersi per le sventure. Decise di raccontare loro davanti ad una cioccolata calda, durante una pausa dalla raccolta, ciò che era successo con i suoi genitori e con Theodore.

«Il giorno dopo essere uscita di casa, sono andata alle lezioni e nel pomeriggio sono rientrata. Ho fatto pace con i miei genitori, ma non con me stessa. Non posso togliermi dalla testa quella fotografia, ragazze. Ho pensato di essere io nella foto, ma non era così robusto mio padre all’epoca e soprattutto, non ho mai visto né sentito parlare di quella donna.»

«Maegan, io credo che tu debba scoprirlo da sola. Se loro non te ne hanno mai parlato, non lo faranno adesso, no?» disse la più grande «Ad ogni modo, datti tempo. Dobbiamo riprendere la raccolta, si sta facendo tardi, forza.»

Era felice di essersi confidata con loro e che la più saggia le avesse dato dei consigli. Avevano ragione, doveva scoprire da sola chi erano i soggetti nella fotografia. Terminò di raccogliere le zucche e dopo averle caricate sul carro, indossò i guanti per le castagne. Si incamminò da sola verso il bosco dei Johnson, si aggiunse al gruppo di amiche e passò il pomeriggio a rimuovere il riccio da ogni sassolino marrone che raccoglieva. Erano così lisce e brillanti che le venne l’acquolina in bocca, calde e fumanti, tanto da scottarsi i polpastrelli e sentirsi pizzicare la lingua. La giornata di lavoro era ormai giunta alla fine e dopo aver salutato le amiche, si diresse verso casa. Non aveva molta voglia di camminare, era esausta. Decise di prendere una scorciatoia che conosceva bene ma che da tempo non frequentava. Sentì uno strano odore, molto forte e acido. Rallentò il passo non appena vide una persona incappucciata imbrattare il muro davanti a lei. Si avvicinò piano all’artista dopo averla scrutata mentre concludeva il suo capolavoro.

«Ciao, io sono Maegan. Hai talento» la persona non si voltò, ma scaltramente raccolse le sue cose e scappò via «ehi, aspetta-».

«Oddio. Dovevi assolutamente fotografare l’artista. Si è firmato, è una C. Non ci aiuta molto una lettera, ma sapremo riconoscerlo la prossima volta. Potrei aver bisogno di lui per la squadra di restauro. D’altronde, imbrattando i muri delle città, conoscerà anche luoghi abbandonati da ristrutturare.» Aveva chiamato Natan per raccontargli tutto.

«Penso che dovremo cercare altri suoi murales, sono curiosa.»

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Marica Pistorello
Mi chiamo Marica, ho 23 anni e vivo nella provincia di Vicenza. Ho un diploma linguistico e attualmente studio Lettere all'Università di Padova. Ho cominciato a scrivere racconti da ragazzina, che ho sviluppato poi in romanzi ancora inediti. Sono così amante della scrittura che aiuto un gruppo di ragazzi a raggiungere i loro obiettivi in ambito editoriale: proprio loro mi hanno spinta a proporre questo libro alle case editrici.
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